di Andrea Di Salvo
*
Reductio ad unum
fin dalla prima vagolante percezione
aspiriamo discriminare
l’ovunque e il molto, il troppo e l’altrimenti
l’identità nel caos e nel durare il noi
o almeno, perché di quelle sensazioni
la traccia è tutto e grimaldello
la memoria stessa assieme ad esse
costruendosi abaco vuol farsi ed alfabeto
metro per misurare dimensioni, catalogo
archetipo, anelito di tassonomia
oltre lo sguardo amniotico stiamo forzati a vita
a distillare inesausti diagrammi di conformità
esatte econometrie, impunturate formulazioni
in uno scandire che tutto discreto pretende
Moduli asseverativi, rassicuranti, geometrie rampicanti
reticoli infinitamente ricombinanti
paradigmatiche visioni, intese a soppesare spazi e vuoti
a passi d’architetto, a leggere il variare del risucchio
d’un cuore in ecocardio, l’affettare di tomografie a misura ancor
d’ogniun respiro, che l’aria immette nel pneuma
che ossigeno lava nel sangue che pompa
irriducibile cartografia di sincopi e armonie
tipologie e pantoni, ponti e pilastri
passetti, statistiche, ritmi, calendari, prospezioni
ben altro! risale alla radice del cervello
oltre l’istante di un atropocene appena nato estinto
nel perdurante flusso siderale di sempre tutto ri-considerare …
… risale inscritto sul fondo della retina riflesso dalla canopea
un sentore di menta intrappolato sulle dita
Dissolve quell’istanza del discriminare, dismette
l’ambizione del ri-nominare ciascuno ed uno ad uno
i fili d’erba per farne melodia di nomi che soli
identità interpolano indentando punti di vista,
risacca di caratteri, personalità …
Al più ci resta d’essere custodi di quel che non ci è dato
considerare se non nel vario irraggiungibile fluire
prestatori d’ombre che avanti proiettiamo intercambiabili
comparse intermittenti, migranti ad insaputa, sempre diretti
d’onde si proviene, sempre marciando sull’orlo delle cose
marcando gli scalini che ci incamminano al destino
*
Frattempo
Eppure fin qui distanti
radiografici lampi d’istanti rigano
e accendono d’ombre acquamarina
il cielo a guascia
Di sotto in sopra la costiera e l’isola
risalendo a balze ruvidi ribollono
secchi i rimbalzi d’echi di tuoni
e resinosa s’arroventano
per l’aria che ancora non si bagna
Eppure presto sulla tolda del paese
deserta finirà all’istante l’attesa della festa
guastata al passar del fortunale
che ancora lontano squarta il mare
*
nell’accavallarsi del nuovo sul vecchio
sta, perno d’equilibrio
l’utopia quotidiana di sempre ripartire
per difetto di più non poter stare
ma pure per mancanza d’ogni dove l’arrivare
*
s’infila contro tempo
nello slargo d’un respiro
vocalizzo di bimbo che si prova – fitta di gioia pura
troppo forte per non scoprirsi sola
troppo ancora
sola avanti a tutto
Volgersi indietro
richiama la paura
di non saperla d’altri condivisa
come se, se così fosse
meno valesse
quasi non esistesse
invece prezioso è il suo destino
per l’esserci così senza permesso
senza bisogno dell’assenso di nessuno
*
arcobersaglio
siamo come la freccia
che lungo tutto il suo tragitto
inscritta porta nella traiettoria
antica l’incocca del polso
sulla tangente della corda tesa
libera di svariare
nel risucchio d’aria
d’incessantincontrinnamoramenti
di sperdersi nel sibilo affilato al vuoto
muto dei ragionamenti
eppure da sempre
destinata al punto dove solo
la porta con il suo cadere il volo
fatto ricco solo di sé
il suo viaggio
ché solo quando è colpito
il punto appare conoscibile, essenziale
Da Ovunque – Nessun luogo – Terra di nessuno ch’eravamo
lungo tutto quel mentre e fintanto che siamo
bersaglio per noi stessi confitto diveniamo
*Andrea Di Salvo
Dal 2010 curo la rubrica Vìride. Critica del giardino su Alias, supplemento culturale del quotidiano Il Manifesto. Curo per la collana Habitus di Derive Approdi i volumi su Giardini e Paesaggio di Gilles Clément e Lucilla Zanzazzi. Storico di formazione (Mph a Venezia), lavoro nel mondo dell’editoria e ho insegnato per oltre dieci anni “Editoria e tecnica dei nuovi media” all’Università La Sapienza di Roma. Master in Architettura del paesaggio presso l’Istituto Quasar di Roma, studio, ragiono e ardisco progettare giardini (nel 2010, ho vinto il Festival internazionale dei giardini di Ponte de Lima in Portogallo). Ho collaborato ai numeri 8 e 10 di Poliscritture.
Interessante , puntiglioso ( e lodevole ) tentativo di monitorare la contemporaneità oggettivando il discorso . Interessante per la fitta articolazione delle soluzioni linguistiche , alcune delle quali molto personali .
Grazie
leopoldo attolico –
Come una luce visibile sul fondo di un specchio d’acqua è la verità che Andrea Di Salvo cerca di intravedere attraverso la poesia. Non è una improvvisazione, ma il frutto di una lunga e direi estenuante, quotidiana, ricerca:
nell’accavallarsi del nuovo sul vecchio
sta, perno d’equilibrio
l’utopia quotidiana di sempre ripartire
Faccio i miei complimenti al poeta per questo suo lavoro.
…mi sembrano delle belle poesie di riflessione scritte quasi correndo da un poeta che insegue ed é inseguito nel suo intento di denuncia di quell’accellerazione insopportabile impressa alla natura dall’uomo…quando “…al più ci resta di essere custodi di quel che non ci é dato”. Un poeta giardiniere che ama l’infinita bellezza e pazienza degli alberi e crede nel destino non può arrendersi allo sconvolgimento di un pianeta nato per essere un immenso giardino…