“Poema per gli adulti” si legge interamente
nella traduzione di Paolo Statuti
sul suo blog UN’ANIMA E TRE ALI qui
di Ennio Abate
Lavorando su ”Disobbedienze I, II”, gli articoli di Franco Fortini usciti su “il manifesto” dal 1972 al 1994, ho trovato che nell’aprile 1982 scrisse la presentazione “Poesia agli adulti” (o “Poema per gli adulti” di Adam Ważyk. Pubblicato nel numero del 21 agosto 1955 dalla rivista varsaviana «Nowa Kultura» ed andato subito a ruba, era stato presto tradotto in Occidente: in Italia da Franco Fortini su «Ragionamenti» (Dicembre 1956-Gennaio 1957); in Francia dal sartriano «Les Temps Modernes» (Février-Mars 1957).
Ecco uno stralcio della presentazione del 1982:
Ficchiamoci in testa che questi versi di Ważyk sono di ventisette anni fa; che i polacchi che li hanno letti con passione sono i padri degli operai di Solidarnosc; che per ventisette anni, una vita, sono rimasti inascoltati o traditi. Ma, e questo è ancora più grave, sono rimasti inascoltati o traditi, qui, da noi, da quelli che intingevano il loro pane di politici o di intellettuali nel nostro piatto e bevevano il vino che noi producevamo, le nostre poesie e pro-
se. Ai più sciocchi ricordiamo che non si trattava davvero di aver letto i versi di Ważyk nell’oscura rivista che li pubblicava allora [“Ragionamenti”]; si trattava di politica, non di letteratura o di medaglie espiatorie da conferire a questo o quell’intellettuale. Ebbene, i nemici dell’Uomo di marmo [il film di Andrzej Wajda del 1977], cioè della classe operaia polacca e italiana, i nemici del comunismo, in una parola, hanno continuato a stare,
lungo quel ventisette anni, dietro i loro microfoni e tavoli di redazioni e di comitati e a fare la lezione in nome di Marx e Lenin, a tracciarci la via come scrivevo nel 1956, in un verso,
appunto «la via che senza di loro faremo». E, la maggior parte di costoro, se la pia mano della Padrona Assoluta non ha già loro chiuse le arterie, stanno ancora là. E peggiori dei vecchi i più giovani, che avrebbero dovuto avere vista più chiara. Tutti a spiegarci com’è che si sbaglia e a promettere che la prossima volta, dopo averci chiesto il loro voto, faranno meglio. Ah no, niente poesia, allora. J’irai cracher sur vos tombes [“Sputerò sulle vostre tombe”, romanzo uscito in Francia nel 1946], come dice un vecchio titolo, mi pare, di Boris Vian. Più probabilmente lo faranno essi, indistruttibili, sulla mia. Allegri comunque; e rileggiamo, in questo Ważyk una lezione di suicidio storico.
Tutto è poi precipitato da quel 1982 in cui ancora si poteva parlare di comunismo e polemizzare all’interno di una cultura ancora marxista. Oggi sia le parole di Fortini a tratti enfatiche per l’eccesso di speranza sia i versi gelidi di Adam Ważyk sembrano risuonare a vuoto. Ma la lucidità nello stare addosso alla realtà non è mai vana e vale anche per l’oggi di questa Italia. “Qui tutto è vecchio. Vecchi sono i furfanti / della moralità socialista” scriveva Ważyk. Cambiamo l’aggettivo ‘socialista’ e cerchiamo nei versi di questo poeta polacco quello che ci serve.
Si restaura, si vive, si cambiano strade e il loro nomi e poi si dovrebbe risorgere dentro,capire quando la vita chiama . La Storia resta ancora là ad insegnare qualcosa che si deve ascoltare , ma la sua voce si fa sempre più debole nel gran chiasso del nuovo. Questi versi colpiscono per la loro profonda verità che nell’oggi è più che mai ancora evidente , resta il fatto che questa buona lettura dovrebbe creare interesse in tutti coloro che vogliono capire quanto la poesia diventi messaggio per tutti e restare scolpita nel tempo. Non conoscevo questo poeta. Ringrazio.