di Paolo Ragni
Chi non conosce il nuovo Palazzo di Giustizia di Firenze non sa
come la luce del tramonto si specchi sui vetri. Se vieni dal centro,
i giorni di ottobre limpidi ma con le nuvole rosse all’orizzonte,
sembra che perfino le macchine in coda siano in attesa.
Gli elementi triangolari del Palazzo paiono vele spiegate o
tende da campeggio che prendono il vento da nord est, si chiama Grecale.
E’ questo che si vede dai giardini di San Donato alzando la testa.
Càpita spesso di passarci vicino perché in quella zona della città
ci sono molti laboratori che riparano elettrodomestici.
Si può perfino lasciarvi l’auto davanti sul passo carrabile
e riuscire a portarci un forno a microonde senza bloccare la strada.
Manca purtroppo ancora la linea della tranvia o
una piccola stazione ferroviaria per i residenti,
di quelle che chiudono la sera verso le undici, undici e mezzo.
La zona è quella che è, di giorno un allegro marasma,
la Coop, la Virgin, i ragazzi del Polo universitario –
ma la sera davanti al multisala stazionano le prostitute dell’Est,
si piazzano seminude in mezzo alla strada e ti fanno frenare per forza,
anche se hai fretta di andare a Peretola, in Via Baracca o in Autostrada.
E’ però sempre possibile ricordare i momenti belli, come quando
hai visto i raggi del sole riflettersi sui vetri del Palazzo di Giustizia
* Su Paolo Ragni vedi qui: www.paoloragni.it
Se c’è un Sacro Gra, c’è anche un Sacro Vetro, donato in uno scatto quasi cinematografico in questa poesia che a un campeggio deserto della giustizia, lascia inesploratoil suo mostro , che sia della città di renzi o di pisapia, di marino o del bono. La megapoli rivela ancora riflessi, ombre e luci del tramonto di una civiltà dove la mitica bellezza donava qualche traccia, ormai tenuta viva con una maschera di ossigeno o di grecale attaccata alla propria memoria. ..
Grazie a Ennio del suo talento tecnico e avventuroso nel farci scoprire sempre nuovi autori…un caro saluto a tutti
rò
http://video.sky.it/cinema/trailer/sacro_gra_il_trailer/v166415.vid
Bella ,bella. Sì un inno alla bellezza urbana ma anche alla sua autentica espressione. Ma chiedo ad Ennio : erano necessari gli a capo?
“E’ però sempre possibile ricordare i momenti belli, come quando
hai visto i raggi del sole riflettersi sui vetri del Palazzo di Giustizia”
Si fatica un po’ a cogliere l’ironia, ammesso che ce ne sia. I vetri sono visti da fuori… chissà, visti da dentro saranno anche più belli. Un’idea ce l’ho perché ci sono stato, ma nel palazzo di giustizia di un’altra città, solo che avevo altro per la testa. Dovesse capitare ancora giuro che ci starò più attento.
Secondo me la toponomastica è benvenuta in poesia, ti aiuta a vedere mentre capisci, è testimonianza della contemporaneità; però, ragazzi, s’è anche detto molto dei difetti dell’iperealismo…
…trovo questa poesia di P. Ragni molto allegra, forse perché il movimento metropolitano descritto, dove predomina un imponente palazzo di giustizia, quasi una montagna sacra in cui si riflette il sole e trascorrono nuvole e tramonti, mi rievoca certe scene di un vecchio comico francese, J. Tati, nel caos del traffico cittadino, con il suo sguardo di simpatia. Non scorgo ironia, ma forse mi sbaglio…