A due voci
– Non sarò più tua moglie.
– Non sarò più tuo marito.
– I bambini non capiranno cos’è accaduto.
– Bisogna mandarli al cinema.
– I segugi dei miei pensieri hanno fiutato
la separazione.
– Una grossa cicatrice dopo questo amore
resterà.
– Lo seppelliremo visto che è giunto
così insensato.
– Le sentinelle dei ricordi metteremo
presso la bara.
– Quanto si può tenere un cadavere
in casa?
– Quanto si può tenere un cadavere
nel cuore?
– Faremo brevi discorsi.
– Gli augureremo ogni bene.
– Affinché non ritorni.
– Forse ancora una volta…
– Non ci troverà in casa. Andiamo in tintoria.
– Troppo incauti siamo stati con noi stessi.
Prima dell’alluvione fuggivamo verso il fiume.
– Prima della siccità fuggivamo verso il sole.
Eternamente stanchi abusavamo della farmacia.
– Coprivamo le orecchie quando l’orologio ci minacciava
sonando l’allarme sonando l’allarme.
– Ci separavamo per ulteriori incontri
su una funivia. Fissando il baratro
sceglievamo l’amore che ci occorreva.
– Eravamo atterriti dalla profondità del destino.
– Soli come il deserto che non spera più nel cielo.
– E soltanto del nostro amore ancora
la camicetta di seta. Del nostro amore
il pettine.
– E le labbra
che impediscono l’accesso alla parola.
– La sera fa già fresco.
Prendiamo i cappotti dei bambini.
– E andiamogli incontro.
Il cinema è lontano.
* Una nota su Ewa Lipska e altre sue poesie tradotte da Paolo Statuti sul blog UN’ANIMA E TRE ALI qui
L’aver scelto questa poesia, invece di altre, è cosa che condivido perché a me sembra la migliore; per via delle voci, forse, che sostituiscono terze considerazioni. Perciò capisco il fatto che si faccia cenno alla Szymborska, ma viene detto che Ewa Lipska è anche pubblicista e ha scritto testi per canzoni; nulla di male, anzi, solo avvalora la sensazione che ho di una poesia che resta in superficie, una poesia fatta con finali a sorpresa, un po’ facili. E oggi quel che è facile piace, e spiegherebbe perché Ewa Lipska è stata tradotta in quasi 40 lingue. Ma questa poesia a me sembra particolarmente riuscita: una coppia che si separa, quella tristezza data da “le labbra
che impediscono l’accesso alla parola”. Troppo tardi, non si può rimediare, “soltanto del nostro amore ancora / la camicetta di seta. Del nostro amore / il pettine”.
…c’è un’infinita desolazione ma anche una grande dignità nel lasciarsi di questa coppia, apppunto “A due voci”, senza sbranarsi e salvaguardando l’affetto per i figli: che non soffrano troppo. che si distraggano, che non prendano freddo…
Come alluvioni e siccità generano deserti, baratri e solitudine in continenti una volta lussureggianti e popolosi, lasciando alle spalle solo detriti da seppellire, cosi’ puo’ succedere in un rapporto tra persone che fu d’amore…Il tempo logora e sfalda, distanzia e serra le labbra al dialogo: “eravamo atterriti alla profondità del destino”, che unisce e poi separa…”troppo incauti siamo stati con noi stessi”. Ragioni comuni, non accuse reciproche…e qualche ricordo da conservare…
I distacchi, anche voluti, che sofferenza…Molto bella la poesia che sa restituirne tutto lo strazio