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Per avere un’idea di com’è nato nel tempo il “narratorio” si può leggere l’intervista apparsa su WSF: qui
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MERCOLEDI’ 13 GENNAIO 2016, ORE 18.00
Vita di poesia
Leggono le loro poesie: Antonio Laneve, Carla Spinella, Ennio Abate, Luciano Aguzzi, Attilio Mangano, Marilena Salvarezza
Modera: Giuseppe Deiana
CENTRO PUECHER
Spazio del sole e della luna – Via U. Dini 7 – 20141 Milano
(tram 3 e 15; MM2/verde-capolinea piazza Abbiategrasso)
www.associazionepuecher.it–pagina facebook: amici del puecher- info@associazionepuecher.it – tel. 028266379
Auguri, Ennio!
Caro Ennio, siamo all’esodo.
In bocca al lupo per la mostra di pittura. Per la poesia esponi/ presenta quella che trovai veramente significativa. Mi sto abituando, dopo Courbet, Bazille, Francoise Gilot ecc. a guardare i quadri con occhio particolare. Mi intriga la tua Fanciulla Rapita. Chissà… Complimenti e saluti,
Ubaldo de Robertis
@ De Robertis
Mi piacerebbe che tu scrivessi qualcosa sulla fanciulla rapita.
E poi magari replicherei…
…grazie per l’invito
Annamaria
Sto aspettando il momento propizio per…scrivere o per…rapire la fanciulla.
Ubaldo de Robertis
Dopo aver visto la tua mostra, ecco alcune considerazioni ‘a caldo’:
– La mia preferenza va ai carboncini del tuo periodo oscuro, quelli che dichiari di aver fatto in momenti di depressione; compositivamente complessi, a volte spregiudicati (con richiami seicenteschi che mi fanno pensare a El Greco), hanno profondità, mistero, dramma e sono espressivamente molto coinvolgenti. Non mi sento di dire altrettanto per le altre opere, che per lo più sono silhouette, quasi senza volto ( quindi senza parola); evitando la ricerca psicologica, o forse per affrontarla diversamente, non si confrontano con l’arte di altri che hanno affrontato la figura umana ( Lucian Freud, Giacometti …), ma risentono di ricerche formali che discendono da Picasso ( e di tanti suoi derivati, anche nostrani: Migneco, Guttuso…). Le silhouette mi fanno pensare alle ombre cinesi, quindi alle marionette o ai pupi siciliani ( nobilmente, non è dispregiativo); ma in generale si ha l’impressione di essere a teatro, di assistere ad una rappresentazione; lo dicono anche i contrasti, le luci ora vivide ora smorzate; solo che il soggetto non si sa quale sia; dal che lo spettatore – se uno storico – penserebbe all’inconoscibilità del presente, ai molti che non hanno quasi individualità e quant’altro. Solo, in generale, datosi che si tratta di pittura che non cerca leziosità estetiche, si può dire che esista una comunanza ‘di classe’, non di tutta l’umanità ma di quella parte che vive, subendo, come può, nel bene e nel male. Non è un caso che abbia accennato a Picasso: anche lui aveva la caratteristica di essere principalmente un buon disegnatore, un pittore ‘di linea’ come dico spesso io quando voglio distinguere certe categorie della pittura. Ma El Greco, se posso permettermi un consiglio, lo considererei un alleato da tener presente; così come molta altra pittura del seicento, compreso Caravaggio.
Spero di esseri stato utile, non so. Da spettatore ne sono uscito emozionato e con non pochi interrogativi sulla contemporaneità. Vale decisamente la pena di proseguire.
Ciao
…mi è piaciuto molto l’incontro di ieri, sia la prima parte dedicata alla poesia, con molti poeti, alcuni soltanto da me già noti: una bella polifonia di voci, sia la seconda dedicata alla mostra delle opere figurative di Ennio Abate…Forse per quest’ultima non mi sono fermata abbastanza, per cui spero di tornare in compagnia di un’amica. Tuttavia devo dire che mi è piaciuta moltissimo, ne sono stata emozionata, come si esprime Mayoor, ma senza avere le sue competenze, certo…Le figure dei carboncini mi sono sembrati corpi in esplosione, in uno spazio in assenza di gravità…quasi cristallizzati. Nei dipinti invece il colore segna con strisce rimarcate la separazione dei corpi o di loro parti, ma il tutto prende più il movimento di un piroettare nello spazio…Questi corpi, quasi pezzi di puzzle in libertà non si sfiorano, ma compongono una danza di gruppo…I colori dei corpi, a volte pastello, a volte scuri, soprattutto quelli degli animali, sembrano raschiati o graffiati, a farli (i corpi ) emergere in trasparenza, liquidi, con suggestioni e presenze: cieli, mari…Ho notato solo alcuni dipinti, di più manifesta serenità, dove i corpi poggiano i piedi sulla terra, in forme femminili, infantili o di animali protettori…La pallina quasi sempre presente, una piccola sfera forse a significare una ricerca di completezza che sempre sfugge…
Ringrazio pubblicamente amici e amiche che ieri sera hanno potuto partecipare all’inaugurazione della mia mostra. E in particolare Mayoor e Annamaria Locatelli. Non tanto per le lodi ma per le loro impressioni, che mi offrono un’occasione di riflessione su questo mio *lato artistico* rimasto, per varie e complicate ragioni, secondario e in tensione (finora mai conciliata) con le mie principali o più note attività: il lavoro per Poliscritture, la poesia, i commenti e le riflessioni su storia e letteratura. Brevemente in replica:
1. Preferenza ai carboncini. Non la discuto. Anche Mannacio mi ha fatto sapere che li preferisce. In realtà sono più essenziali. Ma la formazione del *corpo figurato e distante* avviene nello stesso modo sia nel b/n che coi colori. I monocromi li ho fatti in un periodo particolarmente “nero” della mia esistenza, è vero. Ma ho tutta una produzione pluriennale di piccolissimi disegni rigorosamente in b/n. Per cui dovrei concludere che i «momenti di depressione» sono stati molteplici e prolungati nella mia vita. Che rapporto allora fra depressione e bianco e nero? Sarebbe tema da esplorare.
2. Silhouette «quasi senza volto».
Trovato per caso stasera:
Jean Luc Nancy: Sì, credo che se si cancella completamente il viso, allora, dove è che mai andremo a cercare l’umano? Non tanto l’uomo singolo, ma probabilmente in senso più vasto. Se si cancella il viso umano si cancella l’Uomo. Che è poi l’espressione celebre di Foucault, e cioè che la figura dell’uomo si cancellerà, come una sagoma disegnata sulla sabbia in riva al mare. Può anche restare vera quest’ipotesi, ma allora il viso diventa molto probabilmente qualcosa d’‘altro’, che non il solito, semplice viso umano. E pur senza tornare a essere un volto di Dio-animale. Non so, nella mostra ci sono sia dei visi, che sono semplicemente umani, ma ci sono anche dei volti umani sfigurati, deformati, in trasformazione, che diventano maschere ghignanti, inquietanti. Ad esempio ci sono vari auto-ritratti di Francesca Woodman, in cui deforma se stessa o anche che si ritrae del tutto nuda, ma con una maschera sul volto. Visi che si deformano, che si tramutano, ma che sempre si interrogano, che tornano alla stessa domanda. Che cosa è un viso?
(http://www.ifioridelmale.it/articoli/il-ritratto-secondo-jean-luc-nancy)
3. Antenati. Picasso, El Greco, Caravaggio e altri pittori del Seicento? Ci penserò, ma ho guardato disordinatamente anche agli espressionisti, agli astrattisti, all’informale, ecc …
4. « corpi in esplosione, in uno spazio in assenza di gravità».
Sì, c’è proprio un «piroettare nello spazio» e poche volte « i corpi poggiano i piedi sulla terra». Me l’aveva fatto notare anche un pittore molti anni fa. C’è instabilità e inquietudine. E «ricerca di completezza che sempre sfugge»: la pallina appunto.
A Ennio Abate
Riguardosi contrasti di colore
inconsueti sguardi
fissavano le tele
Dentro s’animavano le vite
i colori subirono la sconfitta
Qualcosa era successo
Grida e fughe , attese e statiche
rinunce, nella pacata collera
Dolce era il rinascere
dentro i margini
L’esperta poesia
fu abile guida.
Emilia
E’ giusto che tu difenda la tua propensione alla de-forma della figura. La mia era soltanto una osservazione estetica, un accenno critico storiografico per dire che tutto parte dal novecento: fino ad allora i corpi erano corpi, e così pure i volti. La storia figurativa de-formata inizia da Picasso, che segna, in pittura, l’inizio della modernità. Il mio richiamo alla pittura seicentesca è una osservazione personale sui tuoi bianco/neri. Forse tentavo di porre in discussione la modernità novecentesca e, indirettamente, di porre la questione del post-modernismo. Serve a qualcosa? Forse no, la risposta puoi darla solo tu. Nella pittura di Caravaggio, ma nel tuo caso più El Greco (Dominikos Theotokopoulos) , a parer mio, i volti hanno un’importanza secondaria rispetto alla composizione. Dovrei a questo punto indicarti quali, tra i tuoi B/N, mi hanno fatto pensare al barocco ma non ho preso appunti. Spero avremo altre occasioni per parlarne più approfonditamente.
Il nero merita qualche riflessione: il nero non dice, nasconde. Non a caso è stato adottato dalle giovani generazioni degli anni’80 ( Punk e Dark); per loro significava: con te non ci parlo, non abbiamo nulla da dirci, né da spartire! In origine erano movimenti di rivolta. Ma ci fu anche il nero degli esistenzialisti (abiti, cantine…): lutto per la libertà mancata del dopoguerra. Da qui alla depressione il passo è breve, io stesso, che per vari motivi mi ritrovo a non avere un animo sereno, dipingo spesso in nero; non ti nascondo che un po’ me lo rimprovero, ma sento che devo entrarci con coraggio, onestamente… ché tutto il colore che vedo intorno, a volte mi sembra falso (del resto, in natura, i colori sono assai più sfumati e variegati di quanto appaia in televisione, così pure come in tanta fotografia). Ci possiamo benissimo prendere delle pause di riflessione, spegnere la tv e chiudere gli occhi…
SEGNALAZIONE
Alcune foto della mostra al Centro Puecher di Milano
https://narratoriografico.wordpress.com/2016/01/27/mostra-di-ennio-abate-al-centro-puecher-alcune-foto-di-anita-dognini/#more-489
…sono molto belli i dipinti di Enio Abate e trasmettono molte emozioni…Sembra di vedere la materia, acqua cielo terra in movimento, condensarsi in figure assorte nei loro gesti vitali, nel mistero dei loro rapporti, ma anche distanti, sotto il peso dei propri affanni..In alcuni dipinti prevale la leggerezza del sogno e i colori si fanno caldi e teneri. I carboncini in bianco e nero presentano figure attorcigliate nei loro tormenti e avviluppate all’interno di grotte primordiali…Nel dipinto della sola donna, lei sembra dirigere un’orchestra musicale di elementi naturali, che si dispongono quali note in movimento oppure come una pittrice a dipingere, a gesti rapidi, la sua stessa tela…