Mostra di Lucio Mayoor a Como
Non so dire con precisione quando iniziai con l’astrattismo, forse da ragazzo, al liceo Artistico, per prendermi delle libertà dallo studio accademico. Giunto in Accademia era ormai cosa fatta.
Il mio astrattismo si svolge in luoghi minimali, quasi irriconoscibili, adatti a ricevere il passaggio corpuscolare della luce, e quindi del colore: la linea d’angolo tra parete e pavimento, il profilo di una verticale edilizia, il campo ristretto di una pozzanghera.
La definizione del luogo, dello spazio, anche se solo suggerito, mi è necessaria per non cadere nel decorativismo, che forse è la pecca storica dell’astrattismo: almeno stando a quel che ne diceva Francis Bacon (da lui ho tratto spunti per gli sfondi).
La verità è che tengo a comunicare con lo spettatore qualcosa di poetico che si possa sentire, se non anche capire.
Realizzo le mie opere su supporti di formato irregolare. Quindi i miei “quadri” nascono come sculture piane. Una volta preparata la superficie destabilizzante, inizio una sfida per cercare nuovi equilibri: trovare il centro d’attenzione, vedere dove volgere il ritmo delle luci, delle pennellate (più spesso le mani), capire in quale modo l’oggetto potrà “muoversi” sulle pareti.
In bocca al lupo per il vernissage, al pittore poeta Lucio Mayor, i suoi colori e le sue parole sanno trasmettere emozioni, piú vere di quelle che ci puó trasmettere la razionalità.
Ubaldo de Robertis
Astrattista da sempre (almeno nei periodi nei quali credevo di avere / mi capitava di avere spazi per mostrare i miei lavori), non credo che il decorativismo sia stato il tallone d’Achille dell’Astrattismo; non più di quanto potesse esserlo per altri Movimenti o periodi storici; a parte forse il Rinascimento.
In bocca al lupo per la tua mostra, dunque.
Trovo molto interessante questa idea di dipingere su superfici irregolari, stimola la mia fantasia geometrica (ho sempre amato la geometria). Perché allora non spingersi alle superfici curve, a quelle fibrate, anche allo spazio a tre e più dimensioni, ai frattali?
La geometria ha sempre svolto un ruolo importantissimo nella descrizione della realtà e oggi questo ruolo sembra ancor più preponderante in teorie come quelle delle Superstringhe (o Stringhe che si voglia dire). Chissà che effetto farebbe dipingere su una varietà di Calabi-Yau (naturalmente sulla sua proiezione 3D in quanto questi sono spazi complessi a più dimensioni). Auguri per la tua mostra.
Non mi spingo oltre perché ho scelto di fare pittura. In passato ho usato materiali industriali molto interessanti e per quindici anni ho fatto solo arte digitale. Il ritorno alla pittura è una scelta ragionata: la pittura si caratterizza per il fatto di non essere un mezzo totalmente mentale. Ogni volta non sai dove potrai arrivare, mentre oggi si fanno progetti dove tutto è previsto. Oggi la pittura soffre quanto la poesia per il generale disinteresse; nella storia dell’umanità non s’era mai vista una produzione di immagini tanto grande ( e tra loro concorrenziali), pochi l’avevano previsto, lo stesso Benjamin non seppe pensare oltre le fotocopie. Ma stare in piedi e sentirsi totalmente incapaci e perduti, malgrado la padronanza dei mezzi, è un’esperienza che mi sento di consigliare a tutti ( gli artisti).
@ Ubaldo De Robertis
Non è vero che la razionalità non può trasmettere emozioni. La Scienza, quella vera, è stracolma di emozionalità e di visioni artistiche. Vedi il mio post precedente su Mayoor.
Ad Angelo Ricotta. Legga bene. Non ho scritto che la razionalità NON PUÒ trasmettere emozioni.
Se A è più vero di B ciò implica che B è almeno parzialmente falso. Il sillogismo applicato alle emozioni significa che le emozioni dovute alla razionalità sono almeno parzialmente false. Ma le emozioni o sono vere o sono false altrimenti sono ipocrisie.
Premetto che da questo momento in poi non intendo sottrarre ancora spazio all’evento annunciato dall’amico Lucio Mayor al quale rinnovo i miei complimenti.
A Ricotta rispondo con le parole di André Gide:
“Da un sillogismo non si può cavare nulla che lo spirito non vi abbia messo in anticipo.”
Ubaldo de Robertis
Auguri Mayoor!
Per la tua bellissima esperienza
Ma daaaai emozioniamoci e basta!
Uno che si fa cento domande come farà ad emozionarsi?
…molto belli i dipinti di Mayoor e originali: mi sembra che stimolino il lettore ( vale anche per le sue poesie) a scardinare punti di vista consolidati, a ricercare la geometria, ma come asimmetria e armonia del caos…Sono come squarci di natura in cui, magari inclinando più volte la testa per centrare la visone, individuare il baricentro, in posizione marginale, come lui stesso dice: “…la linea d’angolo tra parete e pavimento, il profilo di una verticale edilizia, il campo ristretto di una pozzanghera…” Gli spazi, anche grazie al taglio irregolare delle cornici, si presentano concavi, convessi, sovrapposti e riempti di materia, spesso un elemento liquido come l’acqua dai riflessi delicati o brillanti. Complimenti!
Grazie, Annamaria. Questa è la prima mostra personale che faccio da quando ho ripreso con la pittura tradizionale, quindi ancora non so cosa ne penserà il pubblico: che ci vedranno, le stesse cose che cercavo io oppure qualcosa che non ho saputo vedere? Credo sia questa la segreta ragione per la quale si espone. Tutto il resto sarà un regalo.