di Arnaldo Éderle
O Brahms, continua i tuoi enormi
esercizi di possente musica che entra
tra le tempie di noi piccoli ascoltatori
di noi fitti fruitori della tua
grande arte delle tue lisce
note stese una dopo l’altra come
foglie di tenui e risonanti colori
accordi svettanti e piani,
gravi e acuti nelle parlate
tenui e aggressive dei tuoi
lunghi discorsi sul mondo e sulle
sue passioni i suoi amori
le sue catastrofi i fiacchi
riscontri nelle battaglie delle genti.
Oh Brahms, parallelo fratello di Michelangelo,
armato del suo stesso scalpello
tenue guerriero di lande verticali
e gracilissimo accarezzatore di visi
lucenti e fieri, persi in pianure rigogliose
di nostre fantasie tonante signore
dei nostri cieli!
Chi ti conferì lo scettro sinfoniale
sapeva di te, del tuo bel cervello a spicchi
rossi blu e rosa della loro fonda capacità
d’indovinare armonie e melodie
come arance mature mai flosce e sempre
pronte per i forti attacchi seguiti da
candidi risulti distesi in candide proposte
e in nere risonanze.
Chi ti consegnò il diapason della prediletta
sinfonia ti fornì anche il cuore del
narratore che plasma i suoi vari
discorsi su filigrane di magica e
reale fattura, reale forza umana distesa
su gravi pentagrammi, ma docili e pronti
alle incurvature più nostre come i nostri
pensieri e le nostre titubanze strette
nei fugaci battiti delle nostre menti
e delle nostre mani. Oh Brahms, questa, credo,
sia la nostra vera lingua dove le parole
cangiate nelle tue turgide note
ci regalano la loro verità, l’antica
e la nuova dentro fasce nere e bianche
e di altri cento colori.
Brahms, virulento e tenero produttore
di fenicotteri e uccelli di gamba lunga
sostenitore di sciami di passeri dall’ali
dorate e di enormi elefanti trombuti,
di rotonde pelli ampie come immagini giganti
sonore come immensi violini. Brahms, dignitoso
inventore di regali alla folla di chi
t’ascolta pronta a seguirti nei paesaggi
del tuo innumerevole popolo.
Il tuo popolo innumerevole e attento alle tue
massime, ai tuoi seri consigli ai tuoi soavi
suggerimenti ai tuoi perentori dictat,
suggeriti da gravi percussioni come voci
di caldi baritoni come voci
dell’oltre-mondo chiamate a manifestare
l’esistenza del creduto inesistente, del mondo
delle presenze invisibili ma certe
e vive nell’impensabile pensiero.
Oh Brahms che conduci gli uomini nelle sfere
del supposto ignoto e indecifrabile fato
delle anime e dei corpi. Oh, ti siamo
infinitamente grati della dolcezza
e della tua ferma volontà di spiegare il mondo.
Noi ti vogliamo lì sempre lì, presso
i tuoi scaffali di musica grezza
a sgrezzarla come l’orafo che sei e renderla
commestibile come hai fatto finora
facile e profonda, come hai potuto infilarla
fulgida nelle nostre anime
per i labirinti delle nostre assetate
orecchie.
è cosi bella da non parer vera
eppure si snoda come musica. poesia è musica e musica è poesia. Finalmente ancora credo in un sogno. grazie .
Carissima Emilia, ti avevo scritto un commento al tuo commento. Ma per errore si è
cancellato. Te lo scrivo di nuovo:
Grazie del tuo esaltante breve commento. Sei sempre così gentile ed essenziale da
sorprendermi sempre. Grazie ancora per le tue bellissime parole. Spero di conoscerti un
giorno. Intanto ti abbraccio forte. Arnaldo
Caro Arnaldo, riprenderò qualcuno dei tuoi versi dedicati a Brahms e li riferirò a te e alla tua poesia, perchè non saprei trovare note migliori delle tue per dirmi cosa leggo quando ti leggo. Solo poche parole e poche frasi, ma così competenti! “Esercizi” “lisce/note stese una dopo l’altra” “foglie di tenui e risonanti colori” “fonda capacità/d’indovinare” e “cuore del narratore”, “verità l’antica/e la nuova dentro fasce nere e bianche” “inventore di regali alla folla di chi/t’ascolta pronta a seguirti nei paesaggi” “musica grezza/a sgrezzarla come l’orafo che sei”.
Poi voglio sottolineare dei passaggi insoliti rispetto ad altre tue poesie, l’immagine di un “tenue guerriero di lande verticali” che, scettico, riconosce “voci/dell’oltre-mondo” “mondo/delle presenze invisibili ma certe/e vive nell’impensabile pensiero”, a questo modo anche la poesia si infila “fulgida nelle nostre anime/per i labirinti della nostre assetate/orecchie”.
Grazie Cristiana per il tuo commento e le tue egrege intuizioni. Il tuo dettato sta sempre sopra le righe, e la tua grande intuizione di usare le mie stesse parole per spiegare le “mie” intuizioni è un grande itervento critico che finora non ho mai visto nelle mie letture, né ho mai pensato possa verificarsi. Grazie Cristiana, spero di incontrarti almeno una volta nella vita per poterti abbracciare fisicamente, come ho sempre desiderato fare da quando ti conosco. Il tuo Arnaldo