di Franco Nova
Quand’ero giovane, avevo ali forti e instancabili, ma non conoscevo le montagne. Quando fui vecchio, conobbi le montagne ma le ali stanche non tennero più dietro alla visione. Il genio è saggezza e gioventù. (Edgar Lee Masters, Spoon River)
Quest’autore, di cui saccheggerò ancora il bel libro di poesie, è uno di quelli che mi fanno amare la “Merica”. In effetti, mi sono formato, dai dieci anni in su, al cinema, alla musica leggera e jazz, alla letteratura, di quel paese aborrito per tutt’altri motivi. Poi ho letto, magari con ancora maggiore piacere, i russi, i francesi, Dickens e Oscar Wilde, ecc. Non ho mai però smesso di amare quanto di americano ho appena nominato. E Spoon River è stata la mia passione continua, mon livre de chevet.
Ricordo ancora quando, sui 12 anni mi sembra, lessi di Tom Sawyer e Huck(leberry) Finn. Li rilessi innumerevoli volte e mi “ammalai di twainite”. Quegli ampi campi, le cittadine che erano in realtà villaggi dove tutti si conoscevano, si aiutavano e brontolavano l’uno contro l’altro. Dove anche essersi irrimediabilmente antipatici significava non poter vivere senza vedersi e parlarsi (cioè “abbaiarsi” addosso) tutti i giorni. E quando l’“insopportabile” moriva, ci si sentiva sperduti e diminuiti nella propria anima. E il grande fiume che scorreva tranquillo lì vicino, con tante isolette dove ci si poteva rifugiare (o scappare) per giorni e giorni senza essere scoperti. E le tradizioni, le credenze, le cerimonie prestabilite, il tutto vissuto come intensa partecipazione ad una vita in comune, e pure ricca di contrasti e accese litigate. Tanti sogni mi hanno suscitato quelle letture, per poi tanto ricredersi. Un giorno riporterò un curioso mio brano di quand’ero adolescente; un’altra volta.
Piuttosto, rileggendo oggi la poesia, comunque bella come la leggevo un tempo, ho notato in definitiva un leggero spirito americano anche in questo autore molto sofferto e amaro. Quello spirito per cui l’individuo si fa e si disfa in pratica da solo. Quindi, il genio deve essere sia giovane (con le ali ancora forti per volare alto) e saggio, cioè arricchito dall’esperienza del tempo vissuto. Manca un elemento. Sia chiaro che ci vogliono anche i due indicati da Masters. Ne manca però uno: l’ambiente in cui si vive, l’incrocio dei rapporti in cui ogni individuo è inserito. Manca quello che Marx avrebbe definito “determinazione sociale”. Gli individui occupano pur sempre delle caselline nella rete delle loro interrelazioni, per cui non si può “rendere il singolo responsabile di rapporti dei quali esso rimane socialmente creatura, per quanto soggettivamente possa elevarsi al di sopra di essi” (Marx, Prefazione a “Il Capitale”).
E’ esattamente il motivo per cui ancora studio e porto avanti certe sue teorizzazioni, pur rilevando carenze e vecchiezza come ho ormai posto in luce da non so quanti anni. Nessuno può essere valutato soltanto in base alle sue prerogative individuali. Pur esistenti, sia chiaro; ci sono senz’altro gli intelligenti e gli scemi anche “per natura”. Tuttavia, le differenze sono minime rispetto a quanto diventano in base alle loro relazioni, che dipendono dalla famiglia, dallo strato sociale, dalla comunità, ecc. in cui si nasce. Vi è però un’ulteriore determinazione sociale, la più dimenticata e forse la più rilevante: l’epoca storica in cui ogni dato individuo sta vivendo. Per motivi, che adesso sarebbe superfluo indicare in tutta la loro complessità, ci sono periodi più o meno lunghi di particolare effervescenza di quella società nel suo complesso, e altri di sostanziale inedia e “sonnolenza”. Ci sono spinte suscitate dal conflitto, da cui è permeato l’insieme sociale in una data fase storica; spinte tali che, per galleggiarvi, bisogna avere speciali caratteristiche e, in certi casi appunto, una spiccata intelligenza. Allora nascono le grandi personalità, nei più svariati campi; quelle che noi definiamo geniali. In altre fasi, di generale apatia e meschinità, non c’è intelligenza che tenga in grado di condurre alla “nascita” di un genio.
Forse per il poeta, non solo americano, è più facile prendere in considerazione soprattutto le caratteristiche individuali, che consentono al singolo di elevarsi al di sopra dei rapporti sociali (non tanto però, a mio avviso). Quando egli considera pure gli influssi “esterni”, presta attenzione sostanzialmente a quelli legati allo specifico ambiente in cui il singolo è nato e cresciuto; a partire dalla famiglia, dalla collocazione in uno dei vari strati sociali, dalle vicende che ogni individuo vive quotidianamente. Lo scienziato si concentra invece sul “più generale”: l’area socio-regionale, la nazione e “continente”; e, infine, la fase storica con il suo “epocale” andamento più complessivo.
Per concludere questo mio veloce svolazzo, diciamo pure che è molto, ma molto difficile che nell’epoca in cui stiamo vivendo “nascano” dei geni; anche se avessero saggezza e gioventù come dice Masters. I “geni” sono quelli incensati dagli opportunisti e “lecchini” della TV e dei giornali, di una bassezza intellettuale e morale che fa….. veramente EPOCA. E sono anche quelli che si odiano l’un l’altro, cercano di farsi le scarpe, ma di fronte al volgo si rivolgono infiniti complimenti reciproci per convincere tanti sprovveduti che loro sono geni e devono dunque essere ascoltati nelle immani fesserie a noi ammannite. E sono appunto i più limitati che esistano, arroganti, presuntuosi, amorali, privi di qualsiasi lucidità. Approfittano della scarsa memoria della gente di questi tempi così bassi; se si facesse attenzione alle loro vuote amenità, si scoprirebbe che sbagliano “predizioni” perfino di pochi giorni o magari di ore. Speriamo che si tratti di una fase di transizione ad un’altra epoca. Molto probabilmente sarà di tragedia; ma almeno non si sentiranno più pontificare questi miserabili dementi, accettati da “poveracci” che non sanno proprio più cosa sia anche la semplice intelligenza media, altro che il genio!
…seguendo “lo svolazzo” di Franco Nova, e anch’io svolazzando un po’… Mi colpisce che, come sottolinea l’autore, nei romanzi di Mark Twain i personaggi, non certo tra i più baciati dalla sorte, riescano a tirar fuori una grande e positiva vitalità, anche favorita dalla presenza del grande fiume, intrecciando tra loro rapporti amichevoli e contrastati (si “abbaiano” spesso) per tutta una vita e oltre…Quell’ “oltre” c’è anche nell’altro autore amato da F. N. , Edgar Lee Masters, dove, a destini conclusi, i personaggi di Spoon River riprendono vita e continuano ad interrogarsi e ad interrogarci…Riguardo alla questione dei “geni”, per prima cosa penso che se si tratta di stelle che brillano di luce propria in un firmamento lontano allora all’umanità intera deriverà poco, mentre se anche piccoli soli a scaldare e ad illuminare ben vengano…Se devono inventare armi e tecnologie sempre più micidiali al servizio dei potenti, meglio la mediocrità…Sì, la nostra epoca non favorisce…eppure epoche difficili come quelle dominate da poteri forti, vedi il seicento e la chiesa, hanno generato geni come Galileo Galilei. Oggi un” genio” che ci potrebbe aiutare ad uscire da un’epoca tanto infelice che caratteristiche dovrebbe avere?