di Isidora Tesic
Con questo post una giovane poetessa, Isidora Tesic*, inizia a collaborare con Poliscritture. Terrà in piena libertà una sua rubrica, ‘cammino delle comete’, che, come lei scrive, vuole essere «un percorso per sentimento nella poesia italiana e internazionale, per scrivere, in brevi commenti, della poesia l’impronta che resta dopo averla letta. La seconda voce, l’eco interiore che risuona nel silenzio di fine recita, e che tramanda onestà universali. Ciascuno interrogando, per restituire tempo alla coscienza ed alla evocazione». Commenti benevoli o critici accompagneranno – si spera – la sua avventura in nostra compagnia. [E. A.]
Il complice
‘Mi crocifiggono e io devo essere la croce ed i chiodi.
Mi tendono il calice ed io devo essere la cicuta.
Mi ingannano ed io devo essere la menzogna.
Mi bruciano ed io devo essere l’inferno.
Devo———– lodare———– e ringraziare————ogni——– istante—— del—— tempo.
Il mio nutrimento son tutte le cose.
Il peso preciso dell’universo, l’umiliazione, il giubilo.
Devo giustificare ciò che mi ferisce.
Non importa————- la——- mia———- fortuna—– –o—— la—— mia——— sventura.
Sono il poeta.’
Jorge Luis Borges
La poesia è arte di non volere -non sapere- mai distogliere lo sguardo. Hanno pupille ferme, i poeti. Senza cecità improvvise. Con gli sguardi spalancati, nascono poeti. Affamati di buio, perché manca di luce. Devoti al dolore, perché mancano di quiete. E nulla fuggono, niente fugge loro. Perché di mancanza, e vuoto, di ciò che incide e incendia e poi pacifica, dicono, a nome di altri. E’ loro il compito di essere coscienza del mondo, in veglia, con l’anima atrocemente aperta.
Per meglio sentire, per meglio dire
che non v’è nulla di non abbastanza sublime o feroce,
da essere nascosto ai versi,
purché sia umano.
*Isidora Tesic
Nata nel luglio del ’96 a Brescia, ma con le radici affondate anche nel cielo di Belgrado, ha sempre voluto cercare per le parole un volto, un luogo, un tempo, senza trovar loro confini. Dopo il diploma scientifico, prosegue i suoi studi frequentando la Facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Brescia. Ha esordito al Festival di Mantova 2014 con il progetto ‘L’Alfabeto dei Fuori Tema’, selezionato al concorso ‘Meglio di un romanzo’ e presentato al Pitching in piazza Leon Battista Alberti. Nello stesso anno inizia la sua collaborazione poetica con l’artista Giorgio Milani che porta alla nascita della sezione ‘Intagli’, la quale racconta la sua raccolta inedita di liriche brevi ‘Canti ad ombre rare’. Dal 2015 scrive per Q Code Magazine, tenendo la rubrica ‘Parole in Esilio’, raccolta di racconti che danno dimora a parole che esistono solo se pronunciate in lingua d’origine. Con la convinzione che sia gesto di cura, il saper scegliere le parole, e nel sceglierle, donarle, continua il suo cammino incontro all’altro.
Leggeremo volentieri l’intorno alla poesia 🙂
…la luce e l’ombra danno alla poesia la forza di esistere, nulla le è estraneo “purché sia umano”. Ringrazio Isidora Tesic per questo promettente inizio…
“La poesia è *arte* di non volere -non sapere- mai distogliere lo sguardo”, dove l’arte, l’arto, l’articolazione, ma anche il ritmo, l’areté, cioè l’eccellenza…
E’ vera, buona e giusta, brava Isidora.
Grazie Isadora ! Complimenti!
questa mia è per te:
Al poeta
Scrivi poesie?
Allora sei poeta, dissero
con il sorriso di sbieco
di chi imbroglia
Furono giorni accesi,
al niente che rende muti
Celebrarono la storia
con un bicchier di vino.
Il poeta scostatosi,
scrisse di una lotta
senz’affari da proteggere
scrisse della vita così com’è
come la vorrebbe e se così non fosse
imparare a farla.
E.Banfi
benvenuta, leggeremo con piacere ciò che scriverai.
Benvenuta, Isidora, su questo sito…Leggerò volentieri i tuoi pensieri e i tuoi versi, ne ascolterò la temperatura:
Trasformare il caso in destino,
ecco il prodigio divino
che anima la mia persona.
Forse anche la tua.
Ma lo sapremo solo alla fine,
quando questa partita,
tutt’altro che sportiva,
sarà finita.
…”Il cammino delle comete” arriva a pennello in questi giorni che sono i più bui dell’anno…qualche verso…
La luce dov’è?
Sollevo le pietre ad una ad una
non c’è
aride pagliuzze
e accecati sguardi.
Sollevo il mio cuore
oscurità d’amore.
Per inerzia trascino
il mio cammino
solo un lumicino,
affie vo len do si…
Ma l’è giamò Natal
el pass d’un gal
Il mio benvenuto a Isidora con un vecchio testo (speranzoso):
Dove andare? e correre ancora?
o ubriacarsi dondolando sulla soglia?
I troppo lucidati intelletti
hanno esaminato senza amore
solo i corpi più vicini;
e tramortiti ambiscono, in latino e in rancore
solo a quelli gloriosi.
Ma alla femminetta, alla giovane animosa
guizza
la capriola dell’esodo
quel dolce affanno che si brucia
¬nell’altro affanno della contingenza.
E va, si consuma in sorriso
già più non oscilla.
Smesso l’assillo
al chiarore di altra luna e altro sole
è sbucato accanto a lei
il muso dell’antica, buona bestia.
Nell’esodo, dunque.
La tana di sempre sfondata
la gabbia approntata da secoli
aperta, finalmente deserta…
ma anche con un dipinto (titolo:” Sempre guerre”) più cupo in via di completamento in questi giorni:
Ennio è stupenda.
Anche da parte mia un affettuoso benvenuto a questa giovanissima poetessa che già ci introduce, attraverso il testo borgesiano de “Il complice”, nel cuore della ambigua essenza del poeta, complice e attore nel suo essere ingannato e ingannatore attraverso l’equivocità della parola. E sul filo sottile di questo limite – che lo tiene in bilico tra aspetti tra loro contraddittori – , deve dare un senso a ciò che lo ferisce senza respingerlo, tout court, come una insensatezza, perché *il suo nutrimento sono tutte le cose*.
Auguri vivissimi, dunque ad Isadora.
Approfitto di questo spazio – e Isidora mi perdonerà questa intrusione – per scusarmi con i collaboratori del Blog per la mia assenza di interventi su recenti post davvero meritevoli di attenzione e di risposta (fra gli altri, sto pensando in particolare a “Due idee di spazio” di G. Mannacio; a “Scena di soffioni” di Salzarulo; a “Appunti politici (2)” di Abate): dei pensieri in proposito già li avevo formulati ma problemi di vario ordine e natura mi hanno per il momento messo in difficoltà per la loro ‘pubblicazione’. Può essere che ci ritorni più avanti.
Rubo ancora due righe per fare non tanto gli scontati auguri di buone feste (c’è poi chi ci crede e chi no) ma gli auguri che ognuno trovi il suo spazio relazionale entro il quale può esprimersi e, da lì, poter entrare in contatto con altri spazi senza sovrapporsi ad essi ma, anche, senza esserne schiacciato.
A risentirci, spero, presto.
Rita
Rita, grazie dell’intrusione e degli auguri.
…grazie, Rita. Auguri a te e a tutti voi
Vi ringrazio, di cuore, della vostra splendida accoglienza (e vogliate scusarmi il ritardo). E sopra ogni cosa, grazie d’aver condiviso con me, i vostri versi.
A rimanere sul cammino!