di Italo Lo Vecchio
Cinguettio della sera
Vladimiro Giacché @Comunardo
C’è qualcuno a Bruxelles in grado di spiegare agli USA che non è una buona idea scatenare la WWIII per difendere terroristi e tagliagole ?
Cinguettio del mattino
blu mirtillo @blumirtillo
Chiedere ai popoli di pagare per non nuocere ai responsabili della loro stessa miseria. E la cosa grottesca è che molti acconsentono.
L’autobus rombava sordo e minaccioso, ma la sua silohuette ammaccata non incuteva paura a nessuno. Emetteva ansimi e singulti a raffica attaccando i tornanti stretti e infidi della montagna a strapiombo sulla valle, corredati da strepiti di ferraglia e una fetenzia di fumo nero che scorreggiava dal tubo di scappamento.
Il centro della cittadina era ben tenuto, ordinato, pulito: un gioiellino. Anche l’infilata delle facciate primonovecentesche dei palazzi esibiva quell’aria accogliente e un po’ distratta che tranquillizza il visitatore a passeggio per strade ariose e dritte facendolo sentire a suo agio. Senza alcun imbarazzo il visitatore sbirciava qui e là, confortato dal senso di tolleranza che respirava assieme al profumo soave dei fiori nei vasi sui terrazzi o disposti a schiere compatte nelle aiuole dei giardini comunali
palazzo umbertino, 4 piani
progressisti, cornici post&neo
facciata pervinca, persiane ingrommate
di polvere e cronaca, poggioli orwelliani
in ferro battuto, portone di legno elitario con intarsi
floreali incrostati
di storia e di smog
androne in marmo
bianco striato di nero a-ideologico, ascensore
selettivo: portata max Kg 350
scale luminose, democratiche
posizione centrale, zona (no-populista) a
traffico limitato, quel che si dice
ottima location, vani ampi, pre-Brexit, ma
dell’intérieur non qui, un’altra volta
Puzzle
“L’ultimo rapporto del FMI conferma che l’euro è sopravvalutato del 5% per l’Italia e sottovalutato del 15% per la Germania: una moneta unica per paesi diversi falsa quindi la concorrenza a nostro danno” (A. Bagnai, Il Tempo, 13/8/2016).
Ma che sono codesti deliri d’un olfatto alterato, si chiederà irritato il lettore, se non manifestazioni d’un carattere malinconico, o forse sintomi d’una depressione conclamata? Lezzi, puzze, fetori, schifezze olfattive, disgustevoli miasmi, e mai un odore gradevole, che so, di lavanda, gelsomino, o muschio di bosco
rinserrato a riccio nel suo mondo, pudico
nell’esporsi
lo zelante golia in livrea
intercettatolo prima che se la desse a gambe
sbuffando la sua collera dalle nari dilatate
interpose lo sgraziato corpaccione
tra quel cencioso davide e l’agognata
sua via di fuga
la strada verso l’uscita era irta d’ostacoli e inganni
com’era solito condursi, in quei tumultuosi frangenti
a lui così consueti che
derubricato dallo stato di potenzialmente pericoloso (classificato
A+)
a quello di fondamentalmente baggiano (Bˉ)
scaricò dalla bocca parole grevi, impillacciate di risentimento
che avrebbero messo al loro giusto posto
“sus caderas cubanas y sus piernas de amazona”
Se vince il NO al referendum, sarà peggio della Brexit.
Tradisce una nota d’impaccio nella voce Roberto Benigni, mascherata dal sorriso da schiaffi con cui è solito concludere i suoi sfottò. L’asserzione è eccessiva, indimostrabile nella sua apoditticità, e lui pare esserne consapevole, perché provvede a stemperarla colla sua disinvoltura da comico: un valore aggiunto a rafforzare la diagnosi. Ma quale autorevolezza ha Benigni, visto che la catastrofe della Brexit vaticinata da Bruxelles, e ripetuta con toni terroristici dai corifei del Potere, non s’è avverata?
Gli irrilevanti
Ho due idiosincrasie. La prima nei riguardi del cioccolato fondente. Ma questa, si dirà, è questione di gusti. O d’intolleranza alimentare. L’altra invece, di cui vale la pena parlare, è verso l’espressione “i poteri forti”. Da che mondo è mondo i poteri sono forti per antonomasia, di conseguenza i “poteri forti” altro non sono che una tautologia. S’è mai visto un potere debole? No di certo, semmai si può parlare d’un potere indebolito, il che è frutto d’un processo, non già d’una staticità. Per cui, se proprio si vuole aggettivizzare un termine che semanticamente basta a sé, si dica almeno: “i poteri dominanti”.
un’interpretazione del periodo considerato sostiene che, a partire dal 12 dicembre 1969, le conquiste salariali e sociali dei lavoratori nella redistribuzione del reddito – s’era a ridosso dell’autunno caldo – venissero attaccate con metodologia esplosiva. La necessità per il capitale era quella di creare uno stato di terrore sociale tale da far stringere attorno alle istituzioni la maggior parte dei cittadini
Il brand TTIP (Transatlantic trade and investment partnership) era in odore di scomunica, puntualmente arrivata con la dichiarazione del Vicecancelliere e Ministro dell’economia tedesco Sigmar Gabriel: “i colloqui con gli Stati Uniti (sul TTIP) sono di fatto falliti”. Da tempo i riflettori della stampa alternativa erano puntati su di esso e la sua cattiva fama oscurava l’altro accordo in corso di cui, non a caso, pochissimi denunciavano l’esistenza: il CETA (Comprehensive economic and trade agreement) tra Europa e Canada. C’è voluto lo stop del Parlamento Vallone per cominciare a parlarne
Nel suo articolo “La deflazione salariale spiegata agli operai della Whirlpool che la conoscono già” (consultabile sul sito on line a/simmetrie), Sergio Cesaratto racconta d’un paese, il nostro, che “a fine degli anni 1960 vantava quella che un tempo si chiamava una ‘matrice industriale completa’, vale a dire produceva un po’ di tutto, dal nucleare all’elettromeccanica, dal chiodo al microchip, dal farmaco alle scarpe”.
“La svolta – scrive Cesaratto – avvenne alla fine degli anni 1970 quando, superato l’apice del terrorismo, il Paese allineò le proprie politiche alla nuova ventata monetarista che si andava affermando in Europa e negli Stati Uniti. In questi ultimi, muore con Carter l’ultimo rigurgito keynesiano. L’adesione al sistema europeo di cambi fissi, lo SME (sistema monetario europeo), fu il segnale ai sindacati che la politica economica non avrebbe più accomodato il conflitto sulla distribuzione del reddito attraverso il tasso di cambio, un percorso suicida con cui il paese s’è ‘legato le mani’ prima di gettarsi in acqua”.
“Dagli anni 1990 – continua l’economista senese – la globalizzazione di capitale e lavoro si fa più massiccia. Questa va intesa come un imponente movimento del capitalismo verso l’estensione su scala globale dell’esercito industriale di riserva (la sacca di disoccupati che serve a calmierare i salari, il termine è di Marx). Da un lato gli impianti si spostano verso paesi dove il costo del lavoro è più basso, dall’altro i fenomeni migratori portano all’interno dei paesi industrializzati la concorrenza della forza-lavoro a basso costo. La pressione su salari e diritti si fa tremenda”.
Questa lettura della politica economica italiana degli ultimi decenni dovrebbe far piazza pulita (dico dovrebbe perché, come si sa, la madre degli imbecilli…) dei luoghi comuni sparati da pseudo-economisti e diffusi dalla grancassa dei media sul tessuto produttivo perdente delle PMI che caratterizza l’Italia, sulla mancata redistribuzione del reddito perché siamo un paese corrotto, c’è la casta-la cricca-gli sprechi, la spesa pubblica è brutta, il privato è bello, ecc. Il percorso suicida è altro, ed è stato salutato dai nostrani gauleiter e quisling come una benedizione. Il vincolo esterno mai è stato più gradito. Gli italiani hanno bisogno di essere tenuti al guinzaglio, e se mani straniere lo reggono, tanto meglio, sostengono gli autorazzisti, categoria in crescita. Perdita di sovranità? Un prezzo giusto da pagare. Questo è stato il refrain che ci è risuonato nelle orecchie. E ancora risuona.
09 Novembre 2016
Le elezioni presidenziali statunitensi si sono concluse con la vittoria del repubblicano Donald Trump. Trump salto-nel-buio, l’orco cattivo dei media pro-Obama e della destra che si finge sinistra. Ora, tra persone intelligenti sarebbe superfluo precisare che la contesa elettorale non s’è svolta tra Vladimir Ilic Lenin e Donald Trump, bensì tra Hillary Clinton e Donald Trump. Ma viviamo in un’epoca in cui nulla è scontato, perciò precisiamolo: ha vinto Trump contro la Clinton, e non contro Lenin. In lizza per qualche tempo c’è stato anche il tertium (non) datur: la piuma-al-vento Bernie Sanders, ovvero l’espressione autorizzata del socialismo rosé messa a soddisfare i desideri della nicchia progressista d’elettori. Che abbiamo poi visto dove s’è posata.
E sempre tra persone intelligenti non varrebbe la pena di dire che: qualsiasi candidato alle elezioni presidenziali USA sa che, in caso di vittoria, dovrà lasciare fuori della porta della Casa Bianca il suo fagottino d’idee “innovatrici”, grazie anche alle quali è stato eletto, e che, una volta entrato, dovrà ascoltare attentamente le direttive del potere (che anche al singolare è parola plurale) riguardo la sua performance presidenziale per i prossimi cinque anni.
In altre parole: “A me fanno sinceramente sorridere di compassione quelli che ‘è arrivato il compagno Trump, è arrivato l’outsider Trump’. Non fatevi fottere una seconda volta dai gazzettieri, se possibile! Un candidato alla presidenza degli Stati Uniti non può essere un outsider. Chi crede di assistere alla rivincita dei diseredati, degli sconfitti della globalizzazione, è un povero farlocco che si lascia strumentalizzare dai furbi, dai furbetti e dai furbini che nei giornaloni insistono nel dipingere una jacquerie dei tempi moderni, con lo scopo nemmeno tanto velato di delegittimare il processo democratico qui a casa nostra. Quello che stiamo vedendo è semplicemente il cambio della guardia fra una parte dell’establishment Usa, e un’altra parte dello stesso establishment. Non illudetevi che questo cambio della guardia avvenga senza un rigido passaggio di consegne (ovviamente sotto banco, mentre lo scambio di contumelie era ostentato, for the sake of show)”. (A. Bagnai, “Nixon moment”, Goofynomics, 9/11/16).
Adesso bisogna lottare contro la povertà, fanno dire ai loro portavoce i poteri dominanti mondiali (in neolingua: élite), quelli stessi che, con le loro politiche economiche, la povertà l’hanno accresciuta. Ma se l’hanno accresciuta per favorire i propri interessi, come possono combatterla senza ledere i loro stessi interessi?
I fatti
Nel passaggio dalla cronaca alla storia, gli eventi si depurano della collosità che li lega al presente, rappresentata dal fatto. Il fatto appartiene al vissuto esistenziale, all’experientiam rerum individuale, all’impatto lordo di ciò che costituirà al netto l’evento ha nell’attualità sul groviglio soggettivo-accidentale di percezioni, circostanze, emozioni, contingenze.
Opportunamente messa a dieta, la storia decanta le sue scorie espungendo il soggettivo dall’oggettivo, il marginale dal sostanziale, filtrando il vissuto attraverso la ricostruzione documentale dell’evento; ciò, tuttavia, non rende la narrazione storica “più” veritiera, semmai, al contrario, essa patisce una perdita irrimediabile. Per dir così, nel procedimento penale della storia è saltata la fase istruttoria.
Il Palazzo d’Inverno
dove mai s’è cacciato? lo sapete voi?
qui venta, fa freddo, il sole
s’è esiliato dietro una cortina di nubi
e un frullo d’uccello scompiglia
capelli e pensieri, qui non vedo
assalti all’arma bianca ma solo
pixel e byte a incanalare il dissenso
nelle trincee dei social e in tanto trambusto mi sono scordato
di ritirare i panni alla finestra, con tutta questa pioggia
si saranno inzuppati, inesorabilmente
come la sua nuova architettura senza storia
del Palazzo d’Inverno, intendo, che
basterebbe frugarsi in tasca per scoprire
dove infine s’è cacciato.
La combutta di verdone e cardellino
Se tutti i genitori a cui è nato un figlio si mettessero a lottare per un mondo migliore da lasciargli, non ci sarebbe già da tempo questa masnada di farabutti che ci devasta la vita.
Invece si continua a confidare in consorterie e clientelismi, lavorando per un mondo peggiore.
Cero, ci vogliono intelligenza e palle, non cervelli anchilosati e rambo da computer.
Ci dà dentro a tutto spiano
col suo canto zoppo il cardellino
che se n’impippa del silenzio del bosco
in combutta, manco a dirlo, col verdone
due bastardi matricolati, così di punto in bianco
la quiete alza i tacchi, infastidita
da gorgheggi sopra i toni, mai una volta
azzeccati, abbandona il bosco
che pare ora un campo minato dove il vento
scorrazza a piacimento, è proprio
insopportabile questo trillare sconsiderato
che mi fa rimpiangere il precedente idillio
da quattrosoldi, senz’arte né parte
Pat @PgGrilli
Qual è il limite che gli avvoltoi si sono dati sulla #Grecia? E che fine hanno fatto i kalimeri pro-Tsipras?
“Una crisi senza fine. Il Brasile arranca e si affida alla ricetta del suo presidente Michel Temer (del partito di centrodestra Pmdb) che annuncia riforme draconiane: blocco della spesa pubblica per vent’anni. Un annuncio senza precedenti che tenta di ripristinare fiducia, all’interno e all’esterno del Paese.
Il Fondo monetario internazionale dà appoggio alla linea del nuovo governo. Christine Lagarde, direttrice generale del Fmi, ha dichiarato di essere d’accordo con Temer e con il ministro delle Finanze brasiliane, Henrique Meirelles” (Il Sole 24ore, 11 ottobre 2016).
Gli avvoltoi hanno ripreso a volare. In cerchi sempre più concentrici.
Via @Brancaleone74
“Per quanto non si possa dire pubblicamente, il fatto è che l’Europa per nascere ha bisogno di una forte tensione russo-americana, e non della distensione, così come per consolidarsi essa avrà bisogno di una guerra contro l’Unione Sovietica, da saper fare al momento buono in cui il regime poliziesco sarà marcio, ma pur sempre da fare per liberare i popoli assoggettati, e per dare ai popoli della comunità il senso della loro unità”. (12 aprile 1953: Altiero Spinelli, Diario europeo 1948-1969, Il Mulino, Bologna 1989, pag. 175).
“Il voto sulla Brexit ha innescato un rapido deflusso di fondi speculativi che avevano investito nel settore privato – e questo deflusso ha causato un deprezzamento della sterlina britannica, in precedenza molto sopravvalutata.
E così, senza che nessuno se lo aspettasse, la Brexit ha fatto sgonfiare la bolla finanziario-immobiliare e, al tempo stesso, ha favorito la parte dell’economia britannica più orientata alle imprese produttive. Contrariamente alla narrativa dominante, la svalutazione della sterlina è una buona notizia”.
(Ashoka Mody, 10 ottobre 2016, in vocidallestero.it)
Autocritica
Leggo in un articolo d’Alessandro Scuro (poliscritture.it; 15/10/2016): “Oggi nel cimitero di Portbou, costruito su una collina dirimpetto alla stazione, a cingere dall’altro capo la piccola baia, in omaggio a Benjamin esiste una lapide che indica simbolicamente la sua sepoltura; su di essa è incisa, a memoria dei posteri, una citazione particolarmente significativa: ‘Non esiste testimonianza di cultura che non sia al tempo stesso testimonianza di barbarie'”.
Questa frase riassume uno degli aspetti centrali della riflessione di Walter Benjamin, e riconosce la peculiare “dialettica” di piacere e orrore che accompagna la fruizione dell’opera d’arte. Dialettica che la critica letteraria e artistica successiva, soprattutto d’area francese (la cosiddetta “nouvelle critique”), aveva provveduto ad amputare, concentrando la sua interrogazione unicamente sul “plaisir” e la “jouissance du texte”. Quando si perde la cognizione della complessità contraddittoria dell’arte, non si ha occhi che per il “Bello”.
Sempre più spesso appesi ai vetri all’entrata dei supermercati si vedono cartelli raffiguranti simpatici cagnolini con sotto la scritta: Noi possiamo entrare.
Sempre più spesso dinanzi all’entrata dei supermercati si vedono stazionare persone indigenti che chiedono l’elemosina.
E ai vetri nessuna scritta che consente loro d’entrare.
19/10 La petorica (alcuni se la odorano come fosse gelsomino, altri ci ironizzano su)
@MatteoRenzi:
L’Europa arriva su Marte con una missione a guida italiana. Trepidazione e orgoglio #schiaparelli
Lavanda: appena ha tuittato, persi i contatti
#portajellasicheportajella
Abate di Thelème: @matteorenzi Non vorrei dire, ma tacere talvolta aiuterebbe. Specie te.
Francesco: @matteorenzi aspettare un attimo per tuittare no, eh? La sonda riprenderà le trasmissioni dopo il 4 dicembre
Change Paradigme: @ matteorenzi
- Sonda Schiaparelli entra in atmosfera Marte: tutto OK
- Tweet di Renzi
- Contatti persi con la sonda
Uno spiraglio d’ottimismo
“Come spiraglio di ottimismo per l’anno che viene, sembra che le manovre tedesche di respingimento al mittente del pacco migranti confezionato dai vari Soros stiano convincendo anche il governo del signor conte che, con un clamoroso contrordine compagni affidato al poliziotto cattivo Minniti, annuncia che ‘aumenteranno i respingimenti e i rimpatri e riapriranno i CIE’.
Magari iniziare anche ad impedire alle navi delle ONG di traghettare clandestini a migliaia sarebbe un ottimo inizio. Ci si arriverà, è inevitabile. Ci arriveranno quando sentiranno il fiato degli inseguitori sul collo.
Si, decisamente, aperto il pacco migranti, una gran delusione. La merce non era mica come sul catalogo. Càpita, quando si comprano schiavi a scatola chiusa”.
(Barbara Tamperi, aka Lameduck, Buon 17, anno nuovamente rivoluzionario, blog “L’orizzonte degli eventi”, 1° gennaio 2017).
Testo davvero godibile se non fosse a denti stretti.
Aggiungo una nota di poco rilievo: i poteri sono forti in rapporto a quelli deboli, quelli multipli e locali, prepotenti e superflui. Quelli forti li avverti appena smonti uno di quelli deboli votando no a un referendum, allora ti circonda un garbuglio di prediche, di indottrinamenti e minacce di cui non si afferra il capo.
Condivido la nota, ma: “a denti stretti”.
…tanto simpatiche le poesie, sembrano scritte da uno sfrattato della storia in cerca di alloggio, tra Palazzo umbertino” e “palazzo d’inverno”, ma niente pace neanche nel bosco…sempre in fuga. Teneri resistenti sono solo i personaggini virtuali, mentre quelli reali, si salvi chi può…Un po’ da cartone animato in chiaro-scuro, schiva pietre volanti, e, sorridendo “a denti stretti”, arriva a tallonare i golia, a scoperchiare i sepolcri: “…la povertà l’hanno accresciuta. Ma se l’hanno accresciuta per favorire i propri interessi, come possono combatterla senza ledere i loro stessi interessi?”…Compare e scompare tra un’acrobazia e l’altra, ma poi arriva sempre al nocciolo di verità scomode…
“sfrattato della storia in cerca di alloggio”: espressione molto evocatrice, quasi quasi te la rubo.