di Alessandro Scuro
Pecca forse di ingenuità l’interrogativo che risiede alla base del progetto utopico di Charles Fourier; ciò non toglie che essa tormenti, una volta posta, chiunque si disponga ad acco-glierla senza scetticismo, con la dovuta gravità. Se questa supposta e tanto decantata civiltà rappresenta davvero il frutto di un processo che, dallo stato selvaggio, attraverso la barbarie, ha condotto l’umanità allo stato attuale dell’evoluzione, come si può credere che ad essa non succederanno nuovi stadi, forme e modi di vita inusitati, al confronto dei quali l’odierna civiltà apparirà incredibile e spaventosa come incubo, lontana e indefinita come una catastrofe del passato? Insomma, davvero le conoscenze acquisite dall’uomo durante millenni di storia non gli permettono l’accesso a nuovi e sorprendenti gradi dell’evoluzione? È questo, sul serio, il migliore dei mondi possibili?
Le mirabolanti trasformazioni promesse da Fourier, la sua concezione di benessere e felicità appaiono talmente esagerate, così scandalose in confronto all’ordinario, alla quotidianità mediocre del mondo civilizzato, da rendere credibili le parole di Walter Benjamin quando afferma che se la teoria delle passioni fosse risultata esatta, una volta la loro armonia raggiunta e l’utopia fourieriana realizzata, nel firmamento notturno sarebbero apparse quattro lune, i ghiacci si sarebbero ritirati dai poli, l’acqua del mare avrebbe assunto il gusto di limonata e le belve modi docili.
Non si spaventi il lettore poco avvezzo; questi sono alcuni tra i molti particolari stravaganti della teoria fourierana, arricchita di numerose e dettagliate descrizioni della vita in Armonia. Fourier tentò sempre, soprattutto in principio, di auto-censurarsi, per garantirsi i primi consensi e i primi sostegni rendendo pubblici solo i risvolti più accettabili del sue ricerche, quelli relativi all’ambito dell’economia e del commercio, all’organizzazione del lavoro e della vita in comunità, tentando di occultare, per quanto possibile, i dettagli più eccentrici e scandalosi della sua teoria. Va detto che non gli riuscì mai di contenersi e che nei suoi scritti i toni pamphletari e le analisi da trattato scientifico si confondono con le descrizioni minuziose di verosimili scene della vita futura, dettagliati esempi degli usi e dei costumi degli abitanti del Falansterio, dei loro gusti e delle loro manie in ambito gastronomico o sessuale, teorie sul destino dell’universo e sull’evoluzione dei pianeti etc. Cosciente del materiale fornito in questo modo ai detrattori, Fourier credeva altresì che sarebbe stato impossibile rendere una visione completa del suo progetto senza anticipare, almeno parzialmente le fortune alle quali il suo compimento avrebbe dato accesso, senza dimostrare le leggi rivelate, le analogie esistenti tra i quattro movimenti che danno il titolo al suo primo trattato (sociale, animale, organico et materiale).
Furono i discepoli tanto attesi che, dopo aver appartato il vecchio e prolisso Fourier dalla rivista del movimento che si ispirava alla sua teoria, si preoccuparono di divulgare, dopo la sua morte, solo gli aspetti più concreti delle sue idee, tralasciando, come un corollario di stravaganze le sue produzioni più fantasiose per timore di vederlo passare alla storia come un ciarlatano, un visionario, quale era stato considerato in vita. Il tentativo non fu del tutto vano, poiché fu solo nei decenni immediatamente successivi alla sua morte che l’opera di Fourier riuscì a riscuotere i primi successi, che rimasero anche gli ultimi di un certo rilievo, e che vennero definitivamente scongiurati dai fallimentari esperimenti di comunità organizzate secondo il suo modello.
Con il passare dei secoli la sua reputazione non è di certo migliorata, né si riscontrano tracce significative della sua influenza allo stato attuale delle cose.
Di Fourier è rimasto il socialista utopico, l’autore umoristico della genealogia dei cornuti, il precursore dei movimenti femministi («È sulle donne che grava la civilizzazione; tocca a loro attaccarla») o della liberazione sessuale, ed ognuno di questi aspetti forma parte della sua cosmogonia; ma nessuno di essi può rendere, isolato, la complessità dell’insieme. A tal scopo, se non si intendono analizzare nei dettagli i copiosi materiali che lo costituiscono è sufficiente considerare la questione posta in principio e lasciare ad un’immaginazione e a una costanza senza limiti le possibili soluzioni.
Secondo Fourier le civiltà fino ad allora conosciute erano frutto di un malinteso eretto a legge, un’enorme truffa volta a soffocare le passioni umane e ad arginare con la repressione quel che la morale non era in grado di comprendere e di accettare. Ai suoi occhi la civiltà, con le sue costrizioni e i suoi pregiudizi, era fonte di appetiti insoddisfatti, aspirazioni frustrate e lamenti senza consolazione possibile. L’intero sistema della civiltà veniva così messo in questione e, a suo avviso, nessuna riforma avrebbe mai potuto redimerla.
Autodidatta ed estraneo agli ambienti intellettuali della sua epoca Fourier avanzava senza mezze misure e applicava alla civiltà e alle conoscenze da essa generate, conservate e tra-smesse, il metodo del dubbio assoluto, mostrando insomma una totale diffidenza nei con-fronti di ogni sua emanazione. La critica non riguardava esclusivamente la società della sua epoca, ma ridimensionava l’intera storia umana, mettendo in discussione il processo storico che la giustificava e la legittimava. L’ideologia reazionaria lo disgustava tanto quanto quella progressista, e di quest’ultima non poteva sopportare l’ambizione egualitaria, della quale non smise mai di prendersi gioco. Tale condizione risultava completamente assente dalle descrizioni della vita in Armonia. Alla base stava la convinzione del fatto che sarebbe stato possibile equilibrare le passioni umane distribuendole in diversi gradi, per analogia e per contrasto, affinché ognuna di esse fosse finalmente soddisfatta rendendo al contempo un beneficio ad altri membri della comunità.
Per quanto sia complesso rendere in uno spazio così ridotto l’universo fourierano, ci si può avvicinare alla comprensione immaginando quanto di più lontano dalla mediocrità e dal conformismo, elementi fondanti e preponderanti, oggi come allora, di quel che si suole as-sociare all’idea di civiltà e di progresso.
Quando si parla di civiltà si sottintende una cultura, un sistema di valori una morale al di fuori della quale non esiste altro che barbarie. Per essere riconosciuta come tale, ogni civiltà necessita un’adesione massiva al suo ideale, che si manifesta sempre nella presunta superiorità rispetto ad ognuna di quelle che l’hanno preceduta e a tutte le contemporanee che non si adeguano al suo modello. Da qui la fiducia in un futuro che, inevitabilmente sarà sempre migliore del passato, unica alternativa allo stallo del presente e al timore di una regressione a forme di vita arretrate e primitive.
Alla mediocrità borghese, stretta per le ambizioni di chi ne gode, sconveniente per la classe più facoltosa e irraggiungibile da quella meno abbiente, Fourier opponeva un lusso spropositato nei mezzi per chiunque, ragione per la quale le invidie sociali sarebbero venute meno e ognuno sarebbe stato soddisfatto della propria sorte. Le pretese di Fourier sono degne di ogni progetto utopico e se alcune delle sue proposte sono state sorpassate dal tempo e sono in gran parte associabili all’epoca in cui vennero scritte, le sue opere contengono particolari sbalorditivi quanto all’ingegno, all’immaginazione e alla fantasia applicate alle questioni che oggi sono compito sempre più esclusivo dell’ordine e della burocrazia. Nella società fourieriana ognuno era libero di dedicarsi a quel che lo aggradava o che meglio gli riusciva, e anche il nullafacente avrebbe goduto del lusso che gli si confaceva, ben al di là della mera sussistenza.
Questo è forse tra tutti l’aspetto più improbabile delle sue visioni ed è spontaneo domandarsi chi, in tali condizioni, avrebbe svolto i compiti repellenti che il funzionamento di ogni società genera.
La teoria fourierana si sviluppa a partire dal presupposto che la stessa forza che regola la gravitazione terrestre, sia applicabile alle dinamiche umane e alle loro infinite passioni. Le soluzioni di Fourier a tal proposito sbalordiscono per la capacità di estraniarsi da modelli conosciuti raggiungendo vette immaginative incredibili agli occhi del lettore odierno come a quello del suo tempo. Per fare un esempio basta citare le Petites Hordes.
Fourier osservava come i giovani della fascia cosiddetta pre-adolescenziale fossero attratti dalla sporcizia e negligenti nell’igiene, oltre che animati da uno spirito di ribellione contro il mondo adulto e da un sentimento di amicizia fraterna con i coetanei. Per questo, in Armonia, essi si sarebbero dedicati ai lavori più sconci e ingrati, alla raccolta dei rifiuti, alla manutenzione delle fognature o a compiti caritatevoli, a cambio dei quali sarebbero stati santificati e ricoperti di onori dall’intera comunità.
Senza aderire necessariamente alle sue proposte non si può restare indifferenti di fronte ai quesiti che i ragionamenti di Fourier mettono in luce. Quali che siano le soluzioni proposte è tempo di ritornare sulla questione. Non si può davvero immaginare nulla oltre questa democrazia?
…trovo molto interessante questo scritto intorno a C. Fourier di Alessandro Scuro, che ringrazio. “IL dubbio assoluto” che sta alla base del pensiero di questo filosofo mi sembra di grande attualità se si osserva la china distruttrice che la nostra società ha imboccato e, sembra, senza volersi arrestare…Il pensiero di C. Fourier è utopico ma, a tratti, anche profetico perciò, secondo me, non ingenuo, viste anche le capacità pratiche che dimostrò nell’organizzazione di comunità reali, magari di una profezia a lungo lungo termine…Siamo l’ultima civiltà (inciviltà) possibile? Trovo molto originale, e rivoluzionaria, la sua concezione delle passioni, che comunque si accompagna ad un pensiero “socialista”, per quel volerle sganciate, in Armonia, sia dal senso del peccato sia, e soprattutto, dal sentimento individualistico del possesso, che in fondo sta alla base delle società capitalistiche…Così le passioni, in una comunità cooperante, potrebbero essere potenziate o modulate da una ragione non mortificante…
Simpatico Fourier, che metteva in dubbio la cesura del moderno! (Come in fondo anche Voltaire, che derideva il loro migliore dei mondi possibili.)
Non è detto che Fourier si possa intendere come un conservatore, nei termini in cui se ne parla oggi. Con la fantasia e l’immaginazione, disegnava mondi “moderni” e non filisteicamente appiattiti sul progresso disponibile. In un legame tra scetticismo e utopia.