di Arnaldo Éderle
(Raccontino suggerito)
A Nella-Tommasina
(La mia terra perduta: Apulia, la casa:
un lungo viale, svolta a destra dopo
le carceri, la strada a metà delle palazzine
gemelle a due piani, numeri 48 e 50
un grande atrio: mio nonno Felice usciva
col tabarro sulla strada non asfaltata.
Mia madre andava in città a trovare la sorella,
noi le correvamo dietro disperati)
Roba da bambini, naturalmente,
una sequela di bambinate con nonni e nipoti
fino alle risate ai salti a pie-pari
o su un piede solo (le mie piantine grasse)
(la scuola elementare me la fecero cambiare
troppe volte, la nonna Tommasina dettava legge,
mia madre soffriva in silenzio).
I giochi con i ragazzi vicini di casa
erano assoluti, inviolabili.
Erano inviolabili! (la vecchia sempre
ubriaca era l’inquilina di fronte)
Il postino traghettava i giornali,
Grand’Hotel e Bolero, la bimba
li leggeva e poi glieli dava. Il postino
gridava i nomi (quando andavo a scuola
non volevo indossare il fiocco inamidato)
(Mi doleva la gambina, dissi, e un signore
mi portò a casa in braccio)
Oh, quante ne fece in quella scuola!
Ma era una filiforme bambina con un sorriso
sempre brillante e un broncio simpatico
e musone.
In quinta elementare fu affidata a una
brava maestra.
(Primi giochi tra femmine sul letto,
molto puri, solo guardare!)
(Con i maschi nessuna concessione,
nemmeno guardare!)
Poi, i primi innamoramenti dei
fratelli maggiori.
(Prima sigaretta sulle scale)
Ma il fatto è che Nella è rimasta,
ancor oggi, se non la stessa,
quasi la stessa fanciulla di allora
con la sua grande capacità intellettuale
e la stessa, ma proprio la stessa
luminosità e grande voglia
di capire la vita.
Le uniche nostalgie che adombrano la sua
veduta del mondo sono l’odore, il colore,
la natura che formavano la sua vecchia terra,
i suoi ulivi, il caos, i rumori della sua Bari,
il suo amatissimo terrazzino, e la sua
prediletta tartaruga Carolina (che faceva
le uova sotto il tavolo della cucina)
(Nel terrazzino gemello vivevano
gli amici-nemici Anna ed Emilio
con le loro liti frequenti, aiutati,
io e mio fratello, dalla nonna che ci insegnava
a difenderci con le parolacce).
Una donna che mi è rimasta nel cuore
fin da quando ero quasi ragazzo,
da quando per spostarmi in città
avevo solo un motorino, che infilavo
per andare a trovarla nella sua casa
vicino alla stazione e me la sedevo
sulle ginocchia e me la tenevo lì
finché la sera cominciava a calare.
Tutto sommato un quadretto alla Aldo Riso. nulla di nuovo, se non rimasticature di vecchie cotolette.
Cara Paola Antoelli, poteva fermarsi a “nulla di nuovo”. Grazie. Arnaldo Edele