di Paolo Carnevali
Amavo scrivere e leggere, due passioni che associavo a una terza, quella per il mare: aveva un effetto energetico nuotare nelle sue acque fredde nei primi giorni di Maggio, quando l’odore del salmastro si attaccava alla pelle. Era allora che i ricordi cadevano leggeri, avvolti in un magico e soffice silenzio, che offuscava l’orizzonte di un velo melanconico. Era allora che immaginavo lo scorrere della vita, seduto con la testa tra le mani, sulla spiaggia deserta, come un pagliaccio che sorride tristemente, incapace di fermare o chiudere le immagini dell’infinito orizzonte del mare. Al mare, tra l’altro, mi era facile incontrare alcuni vecchi amici e, in particolare, lo scrittore Carlo Cassola con il quale avevo instaurato un bel rapporto. Così, anche quella volta, raggiunsi Marina di Cecina, nella speranza di incontrare tutti, ma soprattutto lui, il mio amico scrittore.
Lo avevo conosciuto a un incontro sul tema del Disarmo Unilaterale e mi aveva invitato ad andare a trovarlo e a trascorrere un pomeriggio assieme. Ero molto emozionato e intimorito da quel carattere chiuso, riservato, solitario che sembrava avere quell’uomo, almeno in apparenza. Ricordo ancora la prima volta che ci conoscemmo, gli chiesi gentilmente di aiutarmi a preparare la tesi di laurea su di lui. Mi rispose con un lieve sorriso, sembrò lusingato.
Marina di Cecina era nascosta in una folta pineta e una ricca vegetazione mediterranea regalava l’odore delle tamerici. Dalla spiaggia spuntava un antico forte militare rinascimentale che un tempo serviva da difesa dagli assalti dei pirati. Arrivai in compagnia di Antonietta, una mia amica universitaria: lei felice di conoscere lo scrittore, io speranzoso che l’amicizia potesse trasformarsi in amore perché sapevo che lei mi credeva un poeta, sicuramente un sognatore che trascinava nei propri quadri surreali i propri sogni. E, si sa: ci si può innamorare più facilmente di un sognatore.
“I ricordi….sono i ricordi che ci fanno andare avanti?” mi chiese.
“Può darsi sia vero…” risposi “sicuramente servono a riempire gli spazi vuoti del presente” aggiunsi.
Scendemmo dalla macchina per vedere il mare: era agitato e increspato di bianca spuma, il libeccio era durato forse per tutta la notte e la spiaggia era spianata e di un colore scuro per la mareggiata. Le presi la mano e corremmo sul bagnasciuga dove le tracce dei nostri piedi si facevano orme. Di tanto in tanto lei si chinava a raccogliere conchiglie e sassolini che il mare portava e lasciava. Tra le carezze del vento una medusa ormai morta si faceva accarezzare dall’acqua. Volsi lo sguardo al mare e poi negli occhi pungenti di Antonietta che ricambiò lo sguardo in silenzio e ci avviammo all’incontro, del quale avevamo ricevuto la conferma. Cassola ci accolse con giovialità un po’ burbera, come un professore accoglie i suoi allievi. All’interno della casa, mentre lui già ci parlava, mi distrasse il forte rumore del mare che entrava dalla finestra della sala piena di libri, e mi accorsi che la mia estraneità colpì lo scrittore.
“La fine del mondo per catastrofe nucleare cancellerebbe anche il mare…” disse.
“Ma l’uomo sarà così stupido da uccidere il pianeta?”
“Nulla è più bello dell’esistenza comune, di uomini che collaborano e si amano, la vita di tutti i giorni è un ricchissimo deposito di casi umani, di emozioni. Tu ami la tua ragazza?”.
Diventai leggermente rosso ed involontariamente colpito all’insaputa, ero cosciente di avere scoperto le difese dell’inconscio: il paradosso che custodivo gelosamente non aveva più significato, mentre diveniva importante il sentimento segreto, che nascondevo – certe volte- anche a me stesso.
“Sapete, nel 1936 scrissi in Toscana tra Livorno e Cecina, il romanzo si chiamava La relazione: Giovanni, sposato con un figlio, durante un viaggio in treno, incontra Maria e vive un’intensa relazione, quasi un amore impossibile. Il gioco dei sentimenti in una realtà senza tempo…” ci disse.
“Professore, a me è piaciuto molto Tempi memorabili,perché l’essere felici è rappresentato solamente dal sapere che l’altro che si ama esiste….” disse Antonietta.
“E’ vero cara, ma bisognerebbe non conoscere mai l’amore. Certamente continuare a sperarci e vivere nella felicità: quella gioia pungente che sconvolge il cuore, quella specie di spasimo dell’anima”. Pensai che aveva ragione, ma rimasi in silenzio. “E tu che ne pensi, eh?”
“Vivere per l’altro rende felici, anche se spesso quando si vive sembra non accadere nulla. Cambiano le scene, le persone entrano e escono continuamente e tu credi che qualcosa cambi. Ma tutte le volte che cerchi di fare un punto della situazione ti accorgi che tutto è come prima. Come se la vita corresse sempre per lo stesso verso”.
“Tu parli dei drammi irrisolti dell’uomo contemporaneo: l’alienazione industriale, la minaccia atomica, la massificazione e le nevrosi ecc. problemi che potrebbero portare, se irrisolti, alla fine di tutto…ma qui si parla d’amore”. Ero inquieto, chiesi a Cassola se desiderava camminare verso il mare con noi. Compresi che avrebbe accettato volentieri, ma le sue condizioni fisiche lo impossibilitavano, poi guardandomi con amicizia mi chiese: “Tu ami molto il mare vero?”
“Si molto professore e lei?” risposi.
“Anch’io…ma, lo preferisco d’inverno, quando esplode la sua rabbia, quando è padrone della costa e ricorda all’uomo la sua imprevedibilità, l’estate è un quadro morto che dorme nella calura e nasconde l’anima”. Non ebbi il tempo di prendere la parola, forse non volevo neanche parlare troppo, ma solo ascoltarlo. Dopo una breve pausa continuò: “le spiagge assolate con le persone sdraiate al sole, richiamano alla mia mente il disastro nucleare. Hai ragione a pensarci anche tu, come una cosa maledettamente seria.” Quell’immagine la feci mia, la condivisi subito. Anch’io non amavo la folla della spiaggia, quando andavo al mare era per nuotare: le mie lunghe ed interminabili nuotate nel Golfo di Baratti, nel comune di Piombino, mi facevano sentire parlare dell’elemento mare ed osservavo da lontano le persone, in contrasto con la bellezza del paesaggio.
Il pomeriggio passò in un lampo. Ascoltammo Cassola rapiti, ubriacandolo di domande e ringraziandolo con un abbraccio sincero, al momento dei saluti. Anche Paola Natali ci congedò nella speranza di rincontrarci. Paola era ormai sua moglie, la sua terza moglie. Si amavano lo si vedeva da come si guardavano. Non gli pesava l’isolamento a cui l’aveva costretta il marito: vivere a Marina di Cecina, d’inverno, significava isolarsi dal mondo. Ma l’isolamento vissuto insieme non sembrava così male, non pesava e del resto serviva assolutamente per il lavoro di scrittore a Cassola. Stavano bene insieme, in silenzio, ma Paola lo costringeva ogni tanto a staccare, ad andare a godersi il mare, ad ascoltare il rumore del mondo che in fondo gli faceva bene. Li guardammo allontanarsi.
Ritornammo sulla spiaggia: il sole sedeva ed immergeva se stesso nell’argento dell’acqua.
“E’ stato bello vero?” disse Antonietta.
“Sono contento e poi…” raccolsi un sasso bianco e lo gettai con forza nel mare provocando un suono spento e rialzando lo sguardo aggiunsi: “E poi sto bene perché sono con te…”.
“Bugiardo!” rispose sorridendo, ma sembrava molto felice.
Anche l’amore sarebbe finito? O sarebbe continuato statico come quel mare? E anche se l’amore fosse terminato non aveva importanza al momento perché esisteva un qualcuno nel quale sentire il tuo qualcuno.
“E tutto il resto?”
“Tutto il resto e accettabile finché ci sono i momenti che vorrei non terminassero mai: quando prendo le tue mani, quando leggo nei tuoi occhi e le tue parole addolciscono tutte le mie amarezze, quando cercando di ascoltare la tua storia comprendo che è anche la mia storia, quando capisco che ti amo e vorrei essere riamato…” continuai.
“Le vite si legano. La saggezza, la forza, la fortuna girano come girandole nel vento e si avvicendano senza che noi possiamo influire. Quanto possiamo di fronte all’imprevedibile? Solo sopportare e sperare nell’amore”. Mi guardò incantata. Ormai le luci brillavano sfuocate come fili d’argento. Seguimmo con lo sguardo il movimento del mare. Era bello da giovani, era tutto così semplice, i pensieri non erano quelli degli adulti. Anche l’amore era semplice. Sarebbero tramontati anche i sogni come quel sole che, sciogliendosi nel mare, se ne andava a riposare? Per mano incominciammo a rientrare.
“Vuoi una sigaretta?”
“No grazie” rispose.
“Sono le ultime due”. Ne estrassi una dal pacchetto e me l’avvicinai alle labbra, poi cercai nelle tasche i fiammiferi, tentennai la scatola e l’accesi tirando con un sospiro di sollievo alla prima nuvoletta di fumo che si sparse nell’aria azzurra. Continuammo a parlare, così, assieme, e in fondo soli come i rispettivi sguardi. Ormai tutt’attorno svanivano i colori.
“Sai Antonietta, vorrei essere come il mare: profondo, sordo, quieto, solo…ma, credimi, sono felice di stare con te”. Alzai lo sguardo lentamente per osservare il suo viso, lei continuava a guardarmi e io aggiunsi qualcosa, forse un di più, come ad esorcizzare quel momento così magico.
“Pensi sia facile? Siamo come aquiloni in preda al vento….”. Un cielo lentigginoso di stelle segnò il cammino verso il ritorno. Domani sarebbe stato un bel giorno. Mano nella mano diventammo un punto.
[ Tratto da Amori d’Amare, antologia di racconti a cura di Cinzia Demi. Edizioni Minerva.]
The novel is a rapresentation of life in all its implications, affective and social. The writer must pinch the strings well: consume an amount of inner time, where human destinies mature enough to transform the man who lives it and consequently experiences it.
Dagli anni ’80 Paolo Carnevali spazia tra riviste letterarie, saggi, traduzioni e poesia. Ho curato il suo lavoro poetico per ” altritaliani.net Missione Poesia “.La sua poesia ha un senso profondo della vita. “La visita” , che ho inserito nell’antologia di racconti “Amori d’Amare” delle Edizioni Minerva mette in evidenza anche l’impegno sociale di Carnevali. Il suo rapporto con la scrittura nasce da qualsiasi sentimento che influenzi la coscienza.
Racconto molto apprezzabile, l’avventura culturale di Carnevali è passata anche attraverso la poesia sulla Rivista Zeta.
Come in poesia, si evidenzia una forma asciutta e calibrata, la parsimonia delle immagini e delle metafore. Un racconto che volge l’attenzione specialmente alle problematiche sociali, politiche e culturali. E’ questo un concetto di realismo che condivido con Carnevali.
…un bel racconto questo di Paolo Carnevali che mi riporta all’ “atmosfera” di quando ero giovane anch’io. Della minaccia atomica si era consapevoli, si tremava e ci si mobilitava, oggi invece, che è di gran lunga aumentata comprendendo quella nucleare e chimica già esplosa in varie zone di guerra, si resta immobili anzichè mobilitati…Ci siamo “abituati” all’idea? Anche l’amore e l’amicizia avevano un sapore innovativo…anche oggi?
One of the most discussed writers ever. It was a great success, but the avant-garde of anti-novels attacked him as an emblem of literary bad taste. But there are countercurrent routes. Thanks to Paolo Carnevali, known to the Poetry-café of London in Covent Garden, I was able to unerstand the importance of this writer. A beatiful memory this story. I congratulade and look forward to a beer for new pleasant literary discussion.
A nice memory. I thank and share: I remember Carlo Cassola as introverted and sky man, but extremely available. I appreciated his novels, that reference to the subliminal, with which I had the opportunity to speak in subsequent meetings, when a friendship was born.The opportunity arises after having finished reading his essay “Letteratura e disarmo”. I wrote him a letter, I imagined not receiving an answer, but to my surprise, I was invited to visit him M.na of Cecina and after to Montecarlo of Lucca. His commitment to Disarmament was born in 1978. The meeting took place at the Circolo Rosselli of Firenze: Cassola had written many articles on the “Corriere della Sera”, he was looking for adhesions. It was a time of great commitment, to defend life and peace. The arms race put at risk and continues to endanger the existence and form of life of the human race. It seems that everyone has forgatten about it. His call seemed to cause annoyance to the “Intellighentia”…. they isolated him.
Also al Corriere della Sera, where he wrote for the cultural page, there was histility, because he displaced the evironment, undergoing the silence. I remember thet on the day of his funeral, it was a rainy day, there was an atmosfere of forgetfulness devoid of the presence of the literary world that left him alone until the end! His moral lesson today is still current, military spendig on State budgets.
Thank Howard Sounes…. I’ll wait for you at the Poetry-café.
Grazie di questa bella testimonianza Paolo Carnevali. A distanza di ben quaranta anni sembra che la situazione è peggiorata con nuovi conflitti e ordigni nucleari aumentati sul suolo terrestre. La lezione morale di Carlo Cassola non è stata ascoltata. Un uomo generoso, disponibile, testimone anche attivo della battaglia. E’ vero, Cassola si trovò a dover subire l’isolamento e l’avversione dei letterati schierati e mise in discussione il proprio ruolo di scrittore spiazzando tutti i suoi lettori, entrando in conflitto con i giornali e pagando un prezzo molto alto. Ma tutto questo perché era cosciente che al primo posto c’era la vita del mondo e quella delle generazioni future.
In questo racconto di Paolo Carnevali, ho trovato il concetto di “Amicizia”, di quando diventa qualcosa di difficile e complicato perché è impegno. Spesso si manifesta rappresentata da semplici apparizioni, da scoperte, semplici compagni di viaggio che si trovano nella vita, nemici e poi amici o viceversa, solidarietà e anche silenzio….
Una narrazione quella di Carnevali che si interroga mentre racconta e che tende all’asciuttezza.
Un racconto che invita alla riflessione e alla rilettura dei romanzi di Carlo Cassola. Una bella testimonianza, l’amore per la natura che si trasforma in impegno politico-sociale in difesa dell’esistenza e della sopravvivenza del mondo. L’ultima battaglia del Cassola che ispira anche l’ultima stagione letteraria, quella della narrativa esistenziale. Tanto cara anche a Paolo Carnevali.
E’ inevitabile tornare con il pensiero agli anni settanta e all’impegno per la Lega del Disarmo Unilaterale voluta da Carlo Cassola. Un racconto questo di Carnevali che introduce nei risvolti umani e intimi dello scrittore.
Ricordo le sue preoccupazioni che non erano quelle di un visionario, ma realistiche. Nel racconto di Carnevali, vorrei sottolineare la grande umiltà che traspare in ogni riga e la disponibilità con gli altri. L’ottimismo che lo animava e al tempo l’emarginazione degli intellettuali e nei media. Oggi non è cambiato niente, l’insegnamento di Cassola rispetto alle meschinità di poetiche e interessi che vanno contro l’uomo. Un ingenuo convinto nella pace!
Ringrazio Paolo Carnevali per questa bella testimonianza.
Una Toscana sentimentale che si percorre con il racconto di Paolo Carnevali. Un racconto del vivere con luoghi e persone. Un mondo reale che ha descritto molto bene Carlo Cassola. Prima con i microcosmi del Volterrano, poi della Maremma. Un vero realismo toscano che Cassola definiva il suo paradiso perduto da riconquistare e dove proiettava il suo sentimento esistenziale.
Questa “visita” di Carnevali, è una piccola storia, ma scritta nella grande storia del ricordo collettivo. Una storia di memoria che Cassola avrebbe chiamato “sentimento dell’esistenza”.
Ho conosciuto Paolo Carnevali all’Università degli studi di Urbino facoltà di lettere e filosofia nel corso di III° giornate della traduzione letteraria nel 2005. Ci siamo incontrati di nuovo a Gijon , stava facendo un viaggio in Spagna e prima di imbarcarsi a Santander per Plimouth in Inghilterra mi salutò con grande piacere. Parlammo di poesia e di politica. E’ con piacere che leggo questo suo racconto “La visita”, una scrittura subliminare: sotto la soglia della coscienza. (Come ama definirla lui).
In questo racconto c’è un’attenzione all’esistenzialismo, alla realtà che scopre i segreti del quotidiano. I temi affrontati sembrano essere la vita e la felicità che sono nei gesti di tutti i giorni, gli intrecci dei rapporti ecc. ecc. E poi c’è il paesaggio che cammina con i luoghi che agiscono con gli stati d’animo di felicità come il mare.
Scrivere non è solo talento e ispirazione, a volte può diventare un lavoro dove trascrivi il tuo cuore e la mente, ma soprattutto una tua utopia. Il racconto diventa creativo proprio nel momento in cui si decida di fare uso dell’invenzione. Nel tuo ho trovato anche il tema dell’impegno. Immagino che certi incontri nella vita sono illuminanti!
L’utopia è un orizzonte
“Mi avvicino di due passi e lei si allontana. Faccio altri dieci passi e l’orizzonte si allontana. Per quanto io possa avanzare, non raggiungerò mai quell’orizzonte. Allora che senso ha l’utopia? Continuare ad avanzare.” (Eduardo Galeano)1940/2015.
Un bel ricordo e un buon racconto , per lo stile letterario e l’impegno. Noi della redazione di “Cartesensibili” ci facemmo promotori con “Postazione permanente contro la guerra” di pubblicare testi di poesia di questo autore il 25/10/2015.
Perché pensando e guardando alle guerre in ogni ambito esse si svolgano o accendono, è importante dire con trasparenza cosa sia la morte. Si devono moltiplicare le voci come quella di Carnevali, servono parole contro il falso potere che abiura chi rappresenta in nome di qualcosa che niente ha a che vedere con la vita.
Ogni scrittore può scegliere come narrare un proprio racconto. Il protagonista può anche essere assente o essere lo stesso paesaggio toscano marino, l’idea essenziale per una tematica, un significato. Carnevali è riuscito ad amalgamare queste componenti in un buon racconto breve, superando anche certe tecniche perché il significato finale è quello che lascia l’emozione al lettore e da valore al racconto.
L’autore usa termini che in altri contesti possono essere non appropriati, ma qui si vuole provocare e creare un momento di ostalo mentale, pensare al problema del “Disarmo”. In questo racconto c’è una ricerca per l’originalità della storia legata all’incontro e l’espressione acquista un certo senso di libertà e individualità.
Hello Paolo,
I hope to meet you at London Review of Books. This your story that I remember having read in English ( you would translate it).
The are moments of dense saturation and they are those compensated by moment of magnified simplicity: a single thought, or a single question, is as if they were aimed at the reader. Sometimes it may seem a challenge to write a story lasting fifteen or twenty minutes. Tries to create sensation that suggest temtations to provocation. Focused on the simplest questions, the story can and should exist as a space where all kinds of emotiomal itineraries are possible. Hopping that the royal messenger will affct the mayority of readers.
See you soon Zadie
Thank you Zadie,
I hope to see you again soon, I traslate your thoughts and I thank you.
See you soon Paolo
[Ci sono momenti di densa saturazione e sono quelli compensati da momenti di semplicità ingrandita: un singolo pensiero, o una sola domanda è come se venissero puntate verso il lettore. A volte può sembrare una sfida scrivere un racconto della durata di quindici, venti minuti. Cerca di creare sensazioni che agiscono tentazioni alla provocazione. Concentrati sulle domande più semplici, il racconto può e dovrebbe esistere come uno spazio dove sono possibili tutti i tipi di itinerari emotivi. Sperando che il messaggio reale colpisca la maggioranza dei lettori.]
Poetic emotion does not belong to the sphere of pratical consciousness, but at a hidden cpscience. The naked fact of existing is literary representation. Discover the secret of reality.
The feeling seems to fade into existential problems, to highlight a dimension close to poetry. I remember that Carnevali is expressed with poetry. The depth of events is also one of the brief moments. It is also the choise of “closed” places, “discreet”, far from the big city, highlight the true values of simple people who reflect the meaning of life in the round. When are you coming to the Shetland Island?
Dear Roseanne
thank you.
[l’emozione poetica non appartiene alla sfera della coscienza pratica, ma ad una coscienza nascosta. Il nudo fatto di esistere è rappresentazione letteraria. Scoprire i segreti della realtà. Il sentimento sembra sfumare dentro le problematiche esistenziali, per mettere in luce una dimensione vicina alla poesia. Ricordo che Carnevali si esprime con la poesia. La profondità degli eventi è anche uno dei soggetti cari a Cassola…..
La felicità di tutti i giorni si consuma nei brevi attimi. E anche la scelta di luoghi “chiusi”, “discreti”, lontani dalla grande città, mettono in rilievo i veri valori tra persone semplici che riflettono a tutto tondo il senso della vita.]
Roseanne, I hope to return to the Shetland , through your videos-poetry, you introduced me to the poetry of your land…. …….
The article that talked about your poetry appeared in “Pioggia Obliqua Scritture d’Arte”
E’ con piacere che leggo questo racconto. Ha un richiamo a valori esistenziali e per lo più ai rapporti, quelli veri, come l’amicizia. La poesia che traspare è quella consolatoria della esistenza o almeno dovutamente accettata. Carnevali ha amato e interpretato bene l’attività di Carlo Cassola, specialmente quella di “un cuore arido” dove si prende coscienza dei pericoli del naturalismo il quale lega lo scrittore e gli impone una realtà definita e analizzata dal suo pensiero, con l’ideologia, la psicologia e tutte le problematiche che attanagliano l’uomo. Lo scrittore non è più libero di dare ordine ai fatti, di valutarli. La cosa che più attrae nella scrittura di Carnevali, è la vita nel suo naturale scorrere, nei suoi gesti semplici che sono quelli più veri e ricchi.
Mi unisco ai concetti espressi da Luigi Oldani sul racconto di Paolo Carnevali, è bello ricordare il paesaggio letterario di Cassola, fu la zona compresa nel triangolo Volterra-M.na di Cecina-Grosseto che diviene un simbolo della condizione umana, quasi un correlativo oggettivo della fatica del vivere. I luoghi della sua anima. E sembra che la amicizia con lo scrittore, abbia influenzato anche Carnevali, nell’esprimere il tono dimesso e intimistico tipico di questo autore. Lo sguardo subliminare pronto a cogliere le sensazioni più sottili a volte anche banali del quotidiano. Un tema ricorrente anche in Carnevali.
L’isolamento dal panorama letterario di Cassola per avere affrontato degli aspetti della vita, quando nessuno sembrava accorgersene. Le scelte di Cassola finirono col creare molte polemiche e una poetica chiusa, minimale e volutamente astorico, anche nelle sue opere più mature.
Nel racconto di Carnevali il messaggio di significati supplementari, lo arricchisce di valori emotivi, sentimentali e ideologici. Carnevali collabora con la nostra Rivista letteraria Pioggia Obliqua Scritture d’Arte con i suoi articoli: “Corrispondenze da Londra”.
Leggo con piacere questo racconto. Cassola è stato il padre del disarmo, il gesto culturale di fare il primo passo nella direzione giusta e ancora in chi lo seguì. Ci resta il suo insegnamento forte che va diritto al cuore del problema. Nel racconto di Carnevali si intende bene l’ammonimento alla nocività e pericolosità di una possibile guerra senza ritorno. Le idee antimilitaristiche di Cassola non sono morte, l’idea di una difesa non violenta è rivoluzionaria e una priorità delle priorità dal rischio atomico. Lo scrittore scese in campo per la difesa della vita, (quella vita che si respira nel racconto di Carnevali) e del nucleare che anche se pensato ad uso civile, è essenzialmente in funzione militare. L’antimilitarismo e l’internazionalismo sostenuti da Carlo Cassola sono ancora lotte attuali per una esistenza comune e ringraziamo Carnevali di questo racconto testimone di un ricordo vero.
Ricordo che nel 1978 fu convocato a Firenze il congresso della Lega per il disarmo unilaterale dell’Italia. Quanto tempo è passato, ma quanto ancora attuale l’argomento! Rinunciare per primi alle armi nucleari sarebbe stata l’unica via per fare terminare le guerre. La proposta fu accompagnata da diverse pubblicazioni saggistiche, ma non riuscì ad entrare nelle logiche dell'”intelighentia letteraria” con la stessa semplicità che entrarono i suoi romanzi e storie d’amore, lavoro e guerra partigiana. Forse l’idea era troppo visionaria. Lo è anche oggi sembra.
Il disarmo rimane tema da sognatori fuori della realtà. Invece credo che i veri realisti sono proprio i disarmisti. Mi congratulo con Carnevali per avere scritto una storia di testimonianza che mette in luce il pensiero di un grande scrittore non compreso.
La Bottega del Barbieri blog
The possible future scenarios are a direct consequence of the sociological structure of his vision, as well as of the conviction that an idea influences the real world. Cassola’s prophecies were necessary to bring the ends to greater effect.
Despite the story focuse on the feeling of love that ends, but raises from the miserable human condition. Carnevali seems to write because the world surprises him and addresses existential themes such as suffering in relatioships, loneliness, travel. His writing seems like a spontaneous and self-justifying exercise. A practice linked to the unconscious and perhaps for this reason it is more pleasant. Individual history is based on a destiny of the world and of man, as if a possible catastrophe that would lead to extinction would definitively erase the toil of living, the extra effort to find a sense and a feeling of belonging, from the fragility and isolation that certain circumstances determine.
Mary Key Wilmers
London Review of Books
Many Thanks M. Key Wilmers
It is with surprise and pleasure that coming back from Blomsbury, stopping at the London Review Bookshop for a coffee I found this message in the mail….
see you soon Paolo
I translate
[I possibili scenari futuri, sono una diretta conseguenza della struttura sociologica della sua visione, oltre che della convinzione che un’idea influenza sulla realtà. Le profezie di Cassola sono state necessarie per mettere in superficie con maggiore efficacia i fini.
Nonostante il racconto sia incentrato su il sentimento dell’amore che finisce, ma solleva dalla miserabile condizione umana. Carnevali sembra scrivere perché il mondo lo sorprende e affronta i temi esistenziali come la sofferenza nei rapporti, la solitudine, il viaggio. Il suo scrivere sembra un esercizio spontaneo e autogiustificante. Una pratica legata all’inconscio e forse per questo è più piacevole. La storia individuale si fonde su un destino del mondo e dell’uomo, come se una possibile catastrofe che porterebbe ad una estinzione definitiva, cancellasse definitivamente anche la fatica di vivere, la fatica supplementare di trovare un senso e un sentimento di appartenenza dalle fragilità e dall’isolamento che alcune circostanze determinano.]
Mary Key Wilmers (London Review of Books)
Questo racconto è in sintonia con La visita e Alla periferia di C. Cassola per la brevità. Quasi frammenti di racconto, dove i contenuti sono autobiografici. L’ho trovato piacevole leggendolo e mi ha riportato indietro di qualche anno, quando scrissi per il Giornale un articolo su Cassola. Era per il disarmo totale e non fu sostenuto.
Un Cassola impegnato, intellettuale militante e anti-militarista. Il Cassola più spigoloso che meno lasciava il pelo alle coscienze. Alla fine degli anni 70 con continui appelli, convegni e altro cercò di sensibilizzare l’opinione pubblica. Un Cassola a cui non è bastata la sola letteratura. L’attualità del messaggio coinvolse Davide Maria Turoldo, Cesare Musatti, Treccani, Sciascia e Moravia (che non firmarono mai il suo appello). L’atteggiamento della cultura italiana fu di vero disinteresse e snobbismo.
Una volta Cassola in una intervista disse: ” Nella battaglia che conduco da anni ho avuto molte delusioni dagli ambienti intellettuali, proprio dove credevo di trovare maggiore appoggio, non mi meraviglio, perché chi è già indottrinato, fatica a cambiare le proprie ideologie.” e aggiunse: “Gli animali, parlano un linguaggio più universale degli uomini”. Successivamente scrisse “L’uomo e il cane” e “La morale del branco”, anche se Cassola non appartenne mai alla morale del branco aggiungerei.
E’ un racconto che apparentemente ci porta ad un tempo passato, ma non è assolutamente così. Infatti ci vorrebbero maggiori richiami all’urgenza del pericolo atomico . Nel mondo ci sono 15mila testate atomiche. Ultimamente anche Papa Francesco ha fatto presente la minaccia silenziosa, mostrando l’immagine simbolo del disastro di Nagasaki, un bimbo con il fratellino morto sulle spalle, vittima del bombardamento atomico, mentre aspetta il turno per cremarlo. Papa Francesco ha rivelato la sua paura e la denuncia non sembra casuale. La sua presa di posizione è decisa e questo vuol dire che il pericolo è reale. Lo scenario di una crisi atomica sembra essere uno dei pensieri che più lo preoccupa. Nessuno può considerarsi al sicuro. Per molti anni il mondo ha vissuto all’ombra della guerra fredda, sembrava esserci una sorta di equilibrio della paura, mentre oggi con il moltiplicarsi delle potenze in gioco, questo equilibrio non esiste più. Ma la minaccia silenziosa è più che reale. Pochi anni fa un generale dell’Armata Rossa lanciò un allarme pauroso: con la fine dell’impero sovietico sarebbero sparite alcune armi nucleari di dimensioni di una valigetta. La trovo una drammatica dichiarazione….
Grazie amico,
con la giusta pressione pubblica i governi possono superare l’ipocrisia riguardante il problema di bandire le armi del terrore. Raggiungere questo obbiettivo, sarebbe una vera rivoluzione, ma l’uomo considera una prerogativa quella di possedere questi terribili armamenti, capaci di distruggere migliaia di civili innocenti. Pensano al prestigio internazionale ed invece rappresentano immoralità. Spero di tornare presto a trovarti e magari fare una partita a tennis, ma ricorda che sarò felice se verrai tu a Londra….
ti aspettano pinte di birra a volontà!
Thank Paolo for letting me find the story “La visita” translated in English at the Poetry-cafè in Covent Garden. This is my though…..
“The memories fell light, wrapped in a magical and soft silence, which blurred the horizon of a veil of melancholy” Carnevali in his story highligts the weight of life, with the fatigue of every day, the unknowns and seeking “refuge” in the two values that offer relief for him: friedship and love.
To the girl’s question: ” are the memories that keep us going?”
The answer is initially vague and then find: ” They are certainly used to fill the empty spaces of the present”. This natural awareness is like a space where our thoughts, feelings and memories are born. A habit of meditation.
” Everyday life is a very rich deposit of human cases and emotions”
In the existentialism of Carnevali, there is always a light of hope…. and even when he speaks of isolation, if he lived in harmony with the other, it does not represent an inconvenience. Here is the importance of dialogues in relationships that are evident even when writing poetry.
” How far can we face the impredictable?”
This sense of fatality that buries hidden on existences,is an ambush of Carnevali and try to forget it with commitment. Commitment elevates our existential condition and gives it meaning.
see you soon
Sunjeev
Traduzione:
” I ricordi cadevano leggeri, avvolti in un magico e soffice silenzio, che offuscava l’orizzonte di un velo melanconico.” Carnevali nel suo racconto evidenzia il peso della vita, con le fatiche di ogni giorno, le incognite e ricerca “rifugio” nei due valori che per lui offrono un sollievo: l’amicizia e l’amore.
Alla domanda della ragazza: “sono i ricordi che ci fanno andare avanti?” La risposta all’inizio è vaga per poi trovare ” sicuramente servono a riempire gli spazzi vuoti del presente.” Questa naturale consapevolezza è come uno spazio dove nascono i nostri pensieri, sentimenti, ricordi. Insomma un’abitudine alla meditazione.
“La vita di tutti i giorni è un ricchissimo deposito di casi umani e emozioni”
Nell’esistenzialismo di Carnevali, c’è sempre una luce di speranza…. e anche quando parla di isolamento, se vissuto in sintonia con l’altro, non rappresenta un disagio. Ecco l’importanza della comprensione, l’importanza dei dialoghi nei rapporti che sono evidenti anche quando Carnevali scrive poesia.
“Quanto possiamo di fronte all’imprevedibile?” questo senso di fatalità che grava nascosto sulle esistenze, è un agguato e cerca di dimenticarlo con l’impegno.
L’impegno eleva la nostra condizione esistenziale e gli da un significato.
Sunjeev Sahota
trad.( Paolo Carnevali)
In questa storia breve ritrovo atmosfere giovanili e solitarie respirate nelle letture degli scrittori del passato. Singolari sono le nostre esistenze e quella che scrive Carnevali mi colpisce. Anche perché ricordo di avere conosciuto Carnevali alla redazione del “Manifesto”, tramite Attilio Lolini (scomparso) e che fece una recensione nel 1988 ad una plaquette di poesia dal titolo “Trasparenze” edizioni Tracce. Parlammo della malinconia come ponte tra letteratura e sport.
Mi ricordava per la sua stempiatura Humberto Dionisio Maschio, giocatore argentino, uno degli angeli con la faccia sporca. Tra l’altro Carnevali era stato per più di un anno in Brasile e conosceva il calcio Sudamericano.
Personalmente di poesia ne ho letta sempre poca, ma fui colpito da un atteggiamento distaccato verso il mondo culturale che aveva, nonostante la sua fortuna di avere frequentato scrittori come Carlo Cassola e Romano Bilenchi.
I fermi immagine di personaggi anonimi che impongono la domanda:”Qual’è la sostanza e il decorso della loro vita?” Il mistero del vivere nel suo tempo concesso. Nel suo trascorrere i personaggi vivono di trasalimenti come le storie d’amore, di grande aiuto nella successione degli eventi.
La spiaggia deserta e ventosa di Marina di Cecina, rappresenta una semplice e amorevole osservazione di chi si espone alla vita, alle sue occasioni e alle ineluttabili ferite. E’ capitato tempo fa a Massimo Onofri di rivolgere ai lettori una domanda: ” fra coloro che si appassionano alla lettura dei tanto celebrati racconti di Alice Munro, a storie urticanti, ma fatte apparentemente di nulla, a minime abissali vicende della vita che è di tutti, quanti hanno mai letto uno scrittore come Carlo Cassola?”
Una Toscana sentimentale, il racconto del vivere. Il provincialismo e un mondo reale micro-cosmico della Maremma Toscana. Si respira il sentimento dell’esistenza. Cecina con il mare e la foce del suo fiume, la piazza dei pescatori e i primi amori. In questo racconto di Carnevali sembra esserci un richiamo a “Tempi memorabili” di Cassola, un racconto breve ambientato negli anni 30.
Il mare, luogo dei suoi pensieri e delle sue riflessioni nelle lunghe passeggiate e lo sfondo di piccole vicende, il fantasticare, gli incontri e le prime confuse simpatie. Non sa cosa cerca e come chiamare il sentimento che prova, ma proprio per questo desidera comprenderlo. Il mondo si colora improvvisamente ed ecco il cambiamento, nuove stagioni che regala la vita. Ricordi che richiamano suggestioni di semplicità, il vivere comune, ma con attenzione alla realtà e i suoi aspetti nascosti. Insomma il sentimento della vita.
Roberto Mugavero
Minerva Edizioni
Mi è capitato di leggere un’intervista a Putin che parla di un rischio di una guerra nucleare e della fine della civiltà. C’è da riflettere:
quell’intervista è apparsa sul Corriere della Sera, queste le parole di Putin.
Fai bene a ricordarlo!
SEGNALAZIONE
Sul pericolo nucleare
l’Italia delle «Tre Scimmiette»
Manlio Dinucci
Quale reazione ha suscitato in Italia l’avvertimento del presidente russo Putin che il mondo sottovaluta il pericolo di guerra nucleare e che tale tendenza si sta accentuando?
Significativo il commento de La Repubblica che parla di «toni molto allarmistici». Eloquente il silenzio praticamente assoluto dell’intero arco parlamentare.
Come se l’Italia non avesse niente a che fare con la corsa agli armamenti nucleari che, ha avvertito Putin nella conferenza stampa di fine anno, potrebbe portare alla «distruzione dell’intera civiltà o forse dell’intero pianeta». Scenario non allarmistico, ma previsto dagli scienziati che studiano gli effetti delle armi nucleari.
Un particolare pericolo – sottolinea Putin – è rappresentato dalla «tendenza ad abbassare la soglia per l’uso di armi nucleari, creando cariche nucleari tattiche a basso impatto che possono portare a un disastro nucleare globale».
A tale categoria appartengono le nuove bombe nucleari B61-12 che gli Usa cominceranno a schierare in Italia, Germania, Belgio, Olanda e forse in altri paesi europei nella prima metà del 2020. «L’alta precisione e la possibilità di usare testate meno distruttive – avverte la Federazione degli Scienziati Americani – possono portare i comandanti militari a premere perché, in un attacco, si usi la bomba nucleare, sapendo che la ricaduta radioattiva e il danno collaterale sarebbero limitati».
L’Italia è corresponsabile del crescente pericolo di guerra nucleare poiché, violando il Trattato di non-proliferazione e non aderendo al Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari, fornisce agli Stati uniti in funzione principalmente anti-Russia non solo basi, ma anche aerei e piloti per l’uso delle bombe nucleari. Ciò avviene con il consenso esplicito o implicito (attraverso la rinuncia a una reale opposizione) dell’intero arco parlamentare.
L’altro pericolo – avverte Putin – è rappresentato dalla «disintegrazione del sistema internazionale di controllo degli armamenti», iniziata con il ritiro degli Stati uniti nel 2002 dal Trattato Abm. Stipulato nel 1972 da Usa e Urss, esso proibiva a ciascuna delle due parti di schierare missili intercettori che, neutralizzando la rappresaglia del paese attaccato, avrebbero favorito un first strike, ossia un attacco nucleare di sorpresa.
Da allora gli Stati uniti hanno sviluppato lo «scudo anti-missili», estendendolo in Europa a ridosso della Russia: due installazioni terrestri in Romania e Polonia e quattro navi da guerra, che incrociano nel Baltico e Mar Nero, sono dotate di tubi di lancio che, oltre ai missili intercettori, possono lanciare missili da crociera a testata nucleare.
Anche in questo caso l’Italia è corresponsabile: a Sigonella è installata la Jtags, stazione satellitare Usa dello «scudo anti-missili», una delle cinque nel mondo.
La situazione è aggravata dal fatto che gli Usa vogliono ora ritirarsi anche dal Trattato Inf del 1987 (quello che eliminò i missili nucleari Usa schierati a Comiso), così da poter schierare in Europa contro la Russia missili nucleari a raggio intermedio con base a terra.
Anche qui con la corresponsablità del governo italiano, che al Consiglio Nord Atlantico del 4 dicembre ha avallato tale piano ed è sicuramente disponibile all’installazione di tali missili in Italia.
«Se arriveranno i missili in Europa, poi l’Occidente non strilli se noi reagiremo», ha detto Putin. Avvertimento ignorato da Conte, Di Maio e Salvini che, mentre battono la grancassa sul «decreto sicurezza» anti-migranti, quando arrivano bombe e missili nucleari Usa mettendo a rischio la vera sicurezza dell’Italia, non vedono, non sentono e non parlano.
(il manifesto, 23 dicembre 2018)
What lives and what dies ?
Francis Gooding
The Rise and Fall of the Dinosaurs: The Untold Story of a Lost World by Steve Brusatte
Macmillan, 404pp, £20.00, May 2018.
In reality, nuclear war may be closer than ever, but the threat of it has been superseded by the growing realties of climate change, and so an extinction that was once used as a parable about the devastating consequences of a nuclear conflict has been adapted to andress more pressing fears. The end- Cretaceous event proved fatal to most living things, but not all of them. Why did no dinosaurs, large or small, survive it?
“It was a bad time to be alive”, Steve Brusatte tell us. A comet or asteroid about six miles across had just collided with the Earth, in the area we know as the Yucatàn Peninsula in Mexico. The speed of its arrival compressed the atmosphere ahead of it with such force that air temperatures becam hotter than the surface of the sun; the energy released on impact was equivalent to a billion atomic bombs. It smashed through 25 miles of the Earth’s crust, plunging down into the mantle below, leaving a crater a hundred miles wide. Identified in 1991, it has been named the Chicxulub Crater, after the nearest town.
Francis Gooding
What lives and what dies?
Francis Gooding
The Rise and Fall of the Dinosaurs: The Untold Story of a Lost World by Steve Brusatte. Macmillan, 404pp, £20.00, May 2018
[traduzione di Paolo Carnevali]
Un interessante libro recensito dalla “London Review of Books”. Cosa vive e cosa muore? In realtà, la guerra nucleare potrebbe essere più vicina che mai, ma la minaccia è stata sostituita dalla crescente realtà dei cambiamenti climatici, così un’estinzione che una volta era usata come parabola sulle devastanti conseguenze di un conflitto nucleare è riposta in altre paure. L’evento finale del Cretaceo si rivelò fatale per la maggior parte degli esseri viventi, ma non per tutti. Perché nessun dinosauro, è sopravvissuto?
“E’ stato un brutto momento per essere vivi”, ci dice Steve Brusatte. Una cometa o un asteroide di circa sei miglia di diametro si era appena scontrato con la terra nell’area che conosciamo come la penisola dello Yucatan in Mexico. La velocità del suo arrivo comprimeva l’atmosfera davanti a sé con tale forza che le temperature dell’aria diventavano più calde della superficie del sole; l’energia rilasciata all’impatto era equivalente a un miliardo di bombe atomiche. Si schiantò attraverso 25 miglia della crosta terrestre, precipitando nel mantello sottostante, lasciando un cratere largo un centinaio di miglia. Identificato nel 1991, è stato nominato il Cratere Chicxulub, ad un passo dalla città.
DEMOCRAZIA, VITA, GUERRE IN EPOCA NUCLEARE
di Giuseppe Bruzzone
Una considerazione generale. Fino a oggi sono scoppiate una serie di guerre, anche fatte compiere da terzi, in varie parti del mondo, se ne scoppiasse una nucleare, cioè con armi create nei fatti, con il risparmio della nostra violenza di singoli cittadini, capitalizzata e alienata dai vari Stati, non sarebbe come le precedenti. Potrebbe anche darsi che nessuno possa registrarla o avere voglia di farlo. Perché una guerra nucleare anche fosse solo tra due Stati coinvolge anche cittadini di altri Stati non in guerra. Si produrrebbe inoltre un livello di distruzione reciproca mai avvenuta nel passato, anche recente, e una distruzione dell’ambiente con ripercussioni per tutti che possiamo solo immaginare per la loro negatività. Penso allo studio dei Medici anti-nucleari riguardante una potenziale guerra tra India e pakistan, a esempio, ancora in conflitto tra loro per confini regionali, presentatisi anche ultimamente.
Da sole queste “anomalie”, per cui i danni di una guerra riguarderebbero anche chi vive in Stati non belligeranti sia pure tralasciandone l’aspetto umano, dovrebbe interessare quei giudici della Corte Internazionale dell’Aja sui crimini contro l’umanità. Oggi c’è un trattato, in corso di approvazione, firmato da 122 Stati che in un suo articolo proibisce la detenzione, lo studio, la trasformazione, il trasferimento delle armi nucleari: non hanno aderito le potenze nucleari che evidentemente si sentono diverse dal resto del mondo, in questa palla rotante nell’Universo che non avrebbe nessun problema a ruotare anche senza i suoi abitanti umani.
Chi dà il via libero alla guerra, come pensa sarebbe la situazione dopo un conflitto nucleare? Le persone ricomincerebbero a vivere come niente fosse? Ci sarebbe un altro processo di Norimberga? Sarebbe un vecchio film o invece sarebbe un orrore mai visto? E che ruolo abbiamo noi cittadini che abbiamo delegato la nostra violenza allo Stato perché possa utilizzarla per una guerra che rivela che la “difesa” non c’è più e che, in fondo, non c’è mai stata?
Una “difesa” che distrugga lo Stato non ci indurrebbe ad altre scelte? Riprendere la violenza del singolo, sentirsene responsabile come ogni cittadino è all’interno dello Stato.
Dovremo aprirci agli altri pensando alle persone a cui tu vuoi bene e che desideri continuino a vivere anche dopo di te, perché la vita è questa. ognuno deve viverla con intensità perché la tua volontà non sovrasta quella degli altri, ma insieme agli altri tu puoi costruirne una nuova che la esalta e non ne distrugge nessuna, perché altrimenti cancelleresti te stesso. Capiresti anche come la morte si accompagni a te e che non sono gli altri a volerti far morire per costringerti alla “difesa”. Questo diventare Stato, senza violenza esercitata su chicchessia, ma con la padronanza di se stessi, e sempre insieme agli altri, sarebbe l’umanizzazione dello Stato. Non un gruppo immateriale di persone capace di accettare omicidi e guerre di qualsiasi tipo per ragioni di convenienza o per una dimostrazione di forza che gli si ritorcerebbe contro.
Milano 7 marzo 2019
Democrazia, vita, guerre in epoca nucleare
di Giuseppe Bruzzone
La Bottega del Barbieri blog
*link della rivista:
http://www.labottegadelbarbieri.org/
@ Bruzzone
Stiamo freschi se le nostre speranze devono essere affidati ai giudici della Corte Internazionale dell’Aja sui crimini contro l’umanità. Contano meno dell’ONU e non è che nei confronti della spartizione della ex Jugoslavia hanno brillato per equanimità. Le sorti dell’umanità e del pianeta dipendono – questa è l’amara verità che “noi cittadini” abbiamo di fronte – dall’andamento dei conflitti tra le le potenze nucleari, che sono evidentemente ( non è che “si sentono”) “diverse dal resto del mondo”.
Fare appello alla ragione, ai buoni sentimenti (“Dovremo aprirci agli altri pensando alle persone a cui tu vuoi bene e che desideri continuino a vivere anche dopo di te”) conta poco o nulla. E mi pare davvero ingenuo pensare all’ “umanizzazione dello Stato” che non ha, se non per maschera, il rispetto della vita umana. L’unica speranza sta, secondo me, in una evoluzione dei rapporti tra le grandi potenze, che neutralizzi o contenga le mire egemoniche (imperiali) di quella oggi militarmente ancora predominante (gli USA). Il che potrebbe avvenire grazie alla crescita di altre Cina, Russia, India) che siano in grado di contrastare gli USA . O, se si arrivasse ad una guerra tra le grandi potenze (ipotesi da tener presente), che si creassero condizioni favorevoli tali da riattivare energie rivoluzionarie di massa, oggi del tutto soffocate e quasi impensabili, proprio contro gli Stati.