Diario londinese (1)
di Paolo Carnevali
Londra rilassante non lo è mai. Ci sono città che nascono grandi e altre che lo diventano con il tempo. Londra è riuscita a diventare una metropoli globale e ha sempre dimostrato nelle avversità la propria forza e capacità di reazione. E’ difficile immaginare un’altra città in cui i popoli e le etnie diverse convivono e si fondano con tanta velocità. Si è creato un mosaico multiculturale che costituisce il vero tessuto sociale. Se pensiamo che nella capitale convivono quasi 7.500.000 abitanti appartenenti a 40 gruppi etnici che fanno sembrare Londra un mondo a parte, o addirittura una nazione.
Gli opuscoli turistici continuano a proporre l’immagine dei taxi neri o di bus rossi, l’abitudine del tè delle cinque al Ritz prima di passare da Buckingham Palace e lo shopping, ma la realtà quotidiana è molto più e ben diversa. I numerosi musei e gallerie a ingresso libero, la Londra dei teatri, dei club, dei concerti dal vivo, della commedia e dei musicals, non sono per tutti ma questo convive con estremo equilibrio.
Tante contraddizioni e complessità che si trovano nella sua vasta dimensione urbana, possono fare sembrare Londra una metropoli che mette paura, ma una volta trascorsi uno o due giorni o alcuni anni, oppure una vita, il consiglio è quello di accettare il fatto che nessuno potrà conoscerla completamente. L’unica cosa che si può fare, è costruirsi un proprio luogo percorso, armarsi di tanta curiosità e lasciarsi trasportare da questo vento trascinante.
Tante periferie che si sovrappongono. Spesso non riesco a rappresentare il mio punto di vista e galleggio dentro la nebbia del dubbio. Londra si offre a chi cammina a grandi passi, intransigente all’auto, il modo in cui viviamo la città moderna ci impedisce di comprenderla. Perdiamo l’anima della città e non la sperimentiamo completamente.
Camden Town appena uno scende dal bus o dalla tube, apre gli occhi sulle eccentricità delle coloratissime case e gigantesche converse dei negozi. Anche i profumi che arrivano dagli street food di tutto il mondo: bancarelle cinesi che affiancano kebab, la paella, la carne argentina…..
C’è l’imbarazzo della scelta prima di immergersi tra le bancarelle, le cover, le cose originali ed introvabili anche a buoni prezzi.
Tower Bridge ti fa sentire piccolo. E’ bello vederlo vestito delle luci del tramonto, ammirare l’immensa vista dall’alto della metropoli che non dorme mai, coperta nelle sfumature. la stessa sensazione con ogni prospettiva possibile si prova dall’alto del London Eye.
Hyde Park non è un semplice parco, ma un grande polmone dove al suo interno si estende un’altra città: il mio rifugio, quando raggiungo il Serpentine Lak Lido per rilassanti nuotate. La statua di Peter Pan protegge i sogni. Luoghi appartati dalla grande folla, sono necessari per non rimanere coinvolti dal clamore. Mettersi in disparte è sempre più difficile dove l’esibizionismo, il protagonismo, la connessione spesso superficiale ti avvolge di dipendenza vana. Stabilire un buon rapporto con se stessi è essenziale!
L’Inghilterra è sempre più povera, specialmente nel Nord/Est, ma a Londra continuano ad affluire i soldi di magnati. Ci sono editorialisti che dicono che Londra dovrebbe separarsi dal resto del Paese. Una metropoli che ci fa percepire le continue evoluzioni e i legami non esistono più con il resto del Regno Unito. Una caricatura della società con universi paralleli. Periferie povere e City ricca.
A Londra trovo interessante “l’identità”, la resistenza a riconoscere l’identità è un modo di essere anglosassone. Essere londinese crea profonde disuguaglianze, l’invasione e il caos, nessuna mente la può contenere, non c’è quartiere ordinato e per questo emana così tanta energia, il pensiero informale disorienta e vivi nella pura follia. Londra è follia.
Confermo!
si pensi che una parte dei cannoni dell’incrociatore leggero HMS Belfast,dal 1971 ormeggiato sul Tamigi, sono puntati sulla City.
L ‘incrociatore leggero HMS Belfast è stato trasformata in nave-museo e ormeggiata sul Tamigi, vicino al Tower Bridge dal 21/10/1971, l’anniversario del Trafalgar Day. La fermata più vicina per visitarla è la London Bridge(Nothem Line y Jubilee Line) uscendo verso la Tooley St. a soli 5 minuti di cammino. L’ingresso costa £ 15.30 e a bordo è disponibile anche un piccolo bar per un caffè e muffin. Nei mesi estivi anche gelati. La visita dura circa 90 minuti, apre alle 10am e chiude alle5 pm.
Hello Paolo
I’m in New York. Maybe i’ll come back next year….
In the imaginary London Il seems to have an opportunity for everyone, where it is enough to Know a few word to find work, but it is no longer the case. Now even here the system seems saturated, competitive and ruthless. The point is that London vibrates, surprises and upsets. Has a reality that captures.
[Nell’immaginario Londra sembra avere una opportunità per tutti, dove basta conoscere qualche parola per trovare lavoro, ma non è più così. Ormai anche qui il sistema sembra saturo, competitivo e spietato. Il punto è che Londra vibra, sorprende e stravolge. Ha una realtà che cattura.]
I miti non si spiegano.
@ Accorsi
Aggiungerei: ma neppure si bevono!
Nel caso della poesia un poco bevuti vanno.
Non parlerei di mito, ma forse di una sorta di Erasmus-extended, cioè una fuga esistenziale ed” esperenziale” se così si può dire. Londra è complessa e il suo mito è simbolico….
vivere a Londra è un processo simbolico identificativo e di appartenenza sociale e culturale. E’ una città cool: più che globalizzante la definirei “Londonizzante”, ossia il mito di questa metropoli è riconosciuto da sempre, non si può negare. Credo. Qui si incontrano le diversità. senza incorrere negli sguardi di biasimo.
Dynamic, open and multicultural city. The world of work is dynamic and flexible, the daily routine risches you into a vortex. So you only work to get to week-end.
[Città dinamica, aperta e multiculturale. Il mondo del lavoro è dinamico e flessibile, la routine quotidiana ti precipita in un vortice. Così si lavora solo per arrivare al wee-end.]
London is a strange city. There is the Swinging London, there is the multi-ethnic and welcoming metropolis, and there is the city that gave birth to punk. The English capital has always attracted, a very precise cathegory of people: the rebals. For them and for all the free and subversive spirits, London, an immense and multifaceted meeting point has always been a refuge, from Karl Marx to Ami Winnehouse. Disobedients, innovators, provocator are also the writers who Francois Busnel has interviewed in one of his programs, peoplewho have chosen a different point of view rough and unpolished to tell the metropolitan reality: Martin Amis, Rachel Cusk, Will Self e Adam Thirlwell. They are the authors of small gems merrily moching the politically correct, moral conformism, spiritual and sexual solitude, negationism, inequalities. All that this xxi sec. refuses to face and that London offers to everyon.
[Londra è una città strana. C’è la Swinging London, c’è la metropoli muti-etnica e accogliente e c’è la città che ha partorito il punk. la capitale inglese ha da sempre attirato, infatti, una categoria ben precisa di persone: i ribelli. Per loro e per tutti gli spiriti liberi e sovversivi, Londra è sempre stata un rifugio, un immenso e sfaccettato punto di ritrovo, da Karl Marx a Ami Winnehouse. Disobbedienti, innovatori, provocatori sono anche gli scrittori che Francois Busnel ha intervistato in un suo programma persone che hanno scelto un punto di vista diverso, ruvido e poco patinato per raccontare la realtà metropolitana: martin Amis, Rachel Cusk, Will Self e Adam Thirlwell. Sono gli autori di piccole gemme che sbeffeggiano allegramente il politicamente corretto, il conformismo morale, la solitudine spirituale e sessuale, il negazionismo, le disuguaglianze e tutto ciò che questo xxi sec. rifiuta di affrontare e che Londra offre a tutti.]
Howard Sounes and Paolo Carnevali to “The Hawley Arm Pub” in Camden Town
Multicultural, multiethnic pop capital of ingle and european cultural life. Since the post-war period, London has been at the center of artistic movements and a sounding board for social and custom phenomena, then exporte and tested all over the world. Even if many no longer consider it an English city, but rother a metropolis thet escape any territorial classification and belonging, London has such a personality that even today many writers have chosen it as the subject-objec of the novels. There are those like, william Boyd, tells about the undergrowth, the clochards and the marginalized who live along the thames, invisible to the eyes of the inhabitabts of the city or the Mayfair, and who, like Peter Ackroyd, descibes its development from the Middle Age to today, in a true and prograde biography, as if it were a living being and a character rather than a city. In the meeting with Busnell, instead, J. Connolly takes us to the rediscovery of neighborhoods far from the hypercreative frenzy of the center, but still fascinating for how much demodé.
Julia Bird
[Multiculturale, multi-etnica, capitale pop della vita culturale inglese e europea. dal dopoguerra Londra è stata al centro di movimenti artistici e cassa di risonanza di fenomeni sociali e di costume, poi esportati e sperimentati nel resto del mondo. Anche se molti non la ritengono più una città inglese, ma piuttosto una metropoli che sfugge a ogni classificazione territoriale o di appartenenza, Londra ha una personalità tale che ancora oggi molti scrittori l’hanno scelta come soggetto-oggetto dei loro romanzi. C’è chi, come William Boyd ne racconta il sottobosco, i clochard e gli emarginati che vivono lungo il Tamigi, invisibili agli occhi degli abitanti della City o di Mayfair, e chi come Peter Ackroid ne descrive lo sviluppo,dal medio evo ad oggi, una vera e propria biografia, quasi si trattasse di un essere vivente e di un personaggio anzichè di una città. Nell’incontro con Busnell, invece, Joseph Connolly ci accompagna per mano alla riscoperta di quartieri lontani dalla frenesia ipercreativa del centro, ma ancora affascinanti per quando demodé.]
For many it represents the border of London, for many it is one of the seven horrors of Britain: the M25 is a ring road it is a ten-lane ring road that extends for two hundred kilometer around the city, a tourniquet that suffocates it a desolate area. It is an exorcism against the evil of the Millenium Dome, this psychogeographic journey that Ian Sinclair undertakes a search for a more hidden more bizzarre London. Accompanied by a painter, a director a photographer and a writer, Sinclair walking on the M25, through suburbs and campaaigns, aberrations and absurdities of today’s england, where commercial center like cathedrals are erected, where oil replaces blood and speculative officials commit to cancel the sick vote of these suburbs: asylums, hospitals, factories, all replaced by residential and prestigious neighborhoods. Tell with the eye of the poet and the visionary, London Orbital is only a immersion in British culture, but a subtle literary stratification of the many Londons: hallucinations of Blake,the muddiness of the tamig in our common friend of Dickens. On the road the narrator recounts a hidden and unprecedented London with the vigilant lightness of a consummate writer.
[Per molti rappresenta il confine di Londra, per molti è uno dei sette orrori della Gran Bretagna , la M25 è una circonvallazione a dieci corsie che si estende per duecento kilometri intorno alla città. un laccio emostatico che la soffoca, uno squarcio dove Londra finisce e inizia una terra desolata. E’ un esorcismo contro un maleficio del Millenium Dome, questo viaggio psicogeografico che Ian Sinclair intraprende alla ricerca della Londra più nascosta e bizzarra. Accompagnato da un pittore, un regista, un fotografo e uno scrittore, Sinclair si muove lungo la M25 rigorosamente a piedi, attraverso periferie e campagne, aberrazioni e assurdità dell’Inghilterra di oggi, la dove si erigono centri commerciali, dove il petrolio sostituisce il sangue, e funzionari e speculatori si impegnano a cancellare il volto malato di queste periferie: manicomi, ospedali,fabbriche, cantieri, tutti rimpiazzati, nel breve spazio di una sola notte da quartieri residenziali di prestigio. Raccontato con l’occhio del poeta e del visionario, London Orbital è un’immersione nella cultura britannica, ma una sottile stratificazione letteraria delle tante Londre narrate dai padri più o meno apertamente riconosciuti. le allucinazioni di Blake, la città spettrale di Conrad, l’apocalisse di Ballard, i marziani di Well e forse su tutti la fangosità impenetrabile del Tamigi nel nostro comune amico di Dickens.]
con Iain Sinclair alla Bookshop in London- Piccadilly
SEGNALAZIONE
https://youtu.be/VDt3OunosTQ
Kate racconta sette insonni nella stessa notte di Londra; «It’s four eighteen» sono le 4:18 di lui e lei strafatti di menfetamina o distrutti da un turno di notte, etilisti in vicoli sordidi e fighetti e fighette della City con i loro weekend e i loro mutui. Tutti sono disperatamente soli, ma sono «the people. The life. | Their faces are bright in your body. | You’re feeling. | You want to be close to them. | Closer»: Kate comincia così verso il pubblico nelle sue potenti e stupende performance; è veramente maestra di cerimonie, è sacerdotessa druidica, invasata dai suoi dei, sudata, con i boccoli biondi che mulinano sulle guance infuocate; vuole che noi ci avviciniamo a tal punto alla sua rappresentazione che sentiremo nel nostro corpo la luce di quei volti. Poi, capiremo, siamo noi quella gente.
Noi insonni che non capiamo più niente della nostra vita, che camminiamo di notte cercando invano il sollievo dell’alba, e dovremo tornare al lavoro senza aver dormito. Soffocati dalla non-vita. Alternando scariche di rapper e declamazioni di tragicità shakespeariana Kate Tempest lavora a un crescendo magistrale, nella sua ora di poetessa parlante, talvolta quasi cantante: l’elettricità emotiva si addensa in modo insoffribile, sino a che la tempesta shakespeariana arriva nella notte di Londra, spalanca con i suoi turbini le porte degli appartamentini dei miseri sette-noi, scroscia il diluvio universale che toglie il secco della solitudine cui è restato solo un sesso piacevole e senza relazione emotiva; sappiamo tutto, dei bombardamenti delle guerre dei bambini morti
neanche una traccia d’amore
nella caccia
al massimo
profitto.
Qua
nel paese
dove a nessuno
frega un cazzo.
ma tutto rimbalza come un’eco ovattata in noi
bloccati
come pietre
in un
ruscello pigro.
Siamo persi Siamo persi Siamo persi Siamo persi Siamo persi
Siamopersisiamopersisiamopersi
Siamo
davvero
persi.
(Da L’insostenibile leggerezza dei poeti pop
di Daniele Martino
https://www.doppiozero.com/materiali/linsostenibile-leggerezza-dei-poeti-pop)
Kate Tempest è una grande poetessa e performer. Conosco “Let them eat Chaos”….
Spiazza le platee con una capacità fantastica, quella di alternare rabbia e passione. Il suo è un modo diretto e semplice ma pungente di contenuti esplosivi. Parla di una Londra oscura ed emarginata, dei conflitti sociali, delle ambizioni infrante.
Condivido in pieno quello che dici e ti ringrazio Ennio per questo tuo intervento.
Devi sapere che ho avuto la fortuna di scrivere un articolo su Kate Tempest per la rivista Pioggia Obliqua Scritture d’Arte assistendo ad una delle sue “performance parlanti” che analizzano la povertà di classe, il consumismo sfrenato, l’intimità, ma sempre con modestia poetica.
@ Carnevali
Paolo, il mio merito può essere nella segnalazione. Ma l’autore dell’articolo tratto da Doppiozero è Daniele Martino!
Certo, grazie doppi allora. Veramente un interessante articolo “L’insostenibile leggerezza dei poeti-pop”di Daniele Martino.
Ormai è passato molto tempo dall’ultima volta che sono venuto a Londra. Ricordo le follie di Dicembre: il quartiere creativo di Covent Garden con i negozi coloratissimi di cupcakes,i dolcetti zuccherati. Le divertenti e sexy ballerine di burlasque che animavano le notti. L’affollato mercatino di Greenwich nella zona Southbank vicino alla ruota panoramica London Eye illuminata per le festività. I cinema e casino in Leicester Square nella zona West End, piena di caffé e teatri che ospitano famosi musical. Ricordo che nel periodo natalizio, nei ristoranti si trova sul piatto uno strano cilindro di cartone con molti nastri. E’ il “cracker” un gadget natalizio che rientra nella tradizione. Due persone tirano le estremità, producendo un piccolo scoppiettio che apre il Cracker e fa uscire un regalo nascosto all’interno.
Tra le follie di Dicembre, credo che bisogna ricordare la gelida nuotata natalizia al Serpentine lake di Hyde Park. Una tradizione che fa rabbrividire i più freddolosi o meglio, le persone di buon senso. Organizzata dal “Serpentine Swimming Club”, ovvero la Peter Pan Cup. A meno che non si faccia parte del circolo di nuoto non è possibile partecipare alla manifestazione sportiva che si svolge la mattina di Natale alle 9 precise all’interno di Hyde Park. Comunque si può assistere del crudele spettacolo dalle panchine che si trovano ai margini del lago. La tradizione è in vigore dal 1864, ma dal 1903 lo scrittore J .M. Barrie è stato associato alla gara natalizia che ha preso il nome della sua opera più famosa.