Per Eugenio Grandinetti

Eugenio Grandinetti a Capovaticano nel 1978

Ho appena avuto notizia della morte di Eugenio. I funerali si svolgeranno domani in forma laica. L’appuntamento è alla 14 a casa sua in Via Meda 14 a Milano. [E. A]

               Ombre e vicende

  L'albero intristisce, l'erba secca,
e il giorno che s'inarca spinge in basso
nuvole lasse come fumo ed umide
come torba spugnosa di palude.
Quale giorno vorrò se tu non sei
e la luce del sole altro non mostra
che ombre di fronda che incessante stampa
sulla parete vuota della vita
il vento dei desideri e che ogni nuvola
che si frappone al sole poi cancella?
Passano per solitudini incertezze
di cose caduche. Tornano
come foglie sugli alberi, come erbe,
come nuvole, a farsi ed a disfarsi
speranze e desideri che non durino
ed attese che il tempo poi deluda.
E sempre torna
il sole per tramonti a farsi esangue,
a spegnersi,
nel punto dell'arco ove s'arresta
la vita, ed ultimo barlume ancora resta
una speranza forse, che si smemori
della fatica della vita il giorno,
che duri senza limiti una notte
dove alberi ed erbe e cielo e cuore
non abbiano più ombre e più vicende.

(da "Disamorarsi d'essere")

6 pensieri su “Per Eugenio Grandinetti

  1. Michele Ranchetti:

    Leggi le storie dei morti, i vivi
    che hanno preceduto
    la vita che tu vivi
    e quelli
    che morte giovani ha strappato
    a una vita ancora da compiere.
    Ora il danno è scomparso: dopo un anno
    la stessa età percorre uguali resti.
    Prevedevi di vivere e prevedevi
    di morire giovane in un’età
    cui l’ansia per il morto
    fosse di fronte: ora è alle spalle
    e dietro a te compone
    tutte le vite e lungo
    il percorso diviene
    e si fa storia dietro a te.
    Non che t’incalzi: è quiete
    di cenere che brucia
    lenta alle spalle:
    il morto tace e fa sua
    la terra che lo ricopre: il volo
    del paesaggio è deserto
    e la terra più dura si fa pietra.

    (La mente musicale, p 80,81 , Garzanti 1988)

  2. Vittorio Sereni

    La spiaggia

    Sono andati via tutti – blaterava la voce dentro il ricevitore.
    E poi, saputa, – Non torneranno più -.
    Ma oggi
    su questo tratto di spiaggia mai prima visitato
    quelle toppe solari… Segnali
    di loro che partiti non erano affatto?
    E zitti quelli al tuo voltarti, come niente fosse.
    I morti non è quel che di giorno
    in giorno va sprecato, ma quelle
    toppe d’inesistenza, calce o cenere
    pronte a farsi movimento e luce.
    Non
    dubitare, – m’investe della sua forza il mare –
    parleranno.

  3. Caro Ennio, la morte di Eugenio Grandinetti mi ha molto colpito. Mi conforta, in un certo senso, di aver letto qualcosa di lui e di avergli dedicato su Poliscritture alcune osservazioni circa il suo “ pessimismo “ anche se inserite in un contesto più generale. Insomma non era stato per me un fantasma ma una persona viva in un mondo in cui la montante barbarie sembra spegnere l’importanza dell’uomo che pensa e scrive.

  4. …di Eugenio Grandinetti ricordo i suoi straordinari viaggi senza approdo…
    Dall’Odissea di Omero Libro v
    “…Emergeva fuori da un’onda, una di quelle che si rovesciavano mugghiando sul continente, e nuotava lungo la costa guardando di continuo verso terra, se mai trovasse spiagge battute di fianco dai flutti e porti di mare riparati. Ma quando giunse nuotando alla foce di un fiume dalla bella corrente, là gli parve il posto migliore per venire a riva. Era libero da scogli, e vi era inoltre un riparo dal vento…”

  5. A EUGENIO
    (per vent’anni collega, per quaranta amico, nel consenso e nel dissenso fra “pessimismo” e speranza)
    *
    Sapevi che la morte
    di te e di noi è la sorte.
    Con sfiducia e però spirito forte
    ai fantasmi del nulla hai rivolto
    con le parole la tua corte.
    Ora il nulla ti ha accolto
    o l’oscuro mistero
    che hai inciso nella tua acquaforte
    con forti segni di bianco e nero.
    Fra i ricordi schierati a coorte
    ora stai ora cammini
    e i tuoi versi sparsi
    fuori dalla tua cassaforte
    ci daranno manforte.
    Ascolta. Sono qui, vicini,
    sonori come ci sono apparsi
    quando, triste catarsi
    della tua estraneità di cittadino,
    erano per te poetico destino,
    per noi tesoro e bottino.
    *
    Gli antichi viaggi e i nuovi
    fra ceneri e pioggia
    attraverseranno i prati e i boschi
    finché la natura rinnovi
    la sua indifferenza. Poggia
    qui fra uomini e mosche
    la vita e la sua inascoltata
    miseria. Hai detto.
    Ma io spero per te un diverso concetto
    che traluce talvolta fra le righe
    quando la matrigna natura
    sembra offrirci e fiori e spighe.
    *
    [Luciano Aguzzi]

  6. A Eugenio Grandinetti
    In memoriam

    Franco Costabile
    La rosa nel bicchiere

    Un pastore
    un organetto
    il tuo cammino.
    Calabria,
    polvere e more.
    Uova
    di mattinata
    il tuo canestro.
    Calabria,
    galline
    sotto il letto.
    Scialli neri
    il tuo mattino
    di emigranti.
    Calabria,
    pane e cipolla.
    Lettera
    dell’America
    il tuo postino.
    Calabria,
    dollari nel bustino.
    Luce
    d’accetta
    l’alba
    dei tuoi boschi.
    Calabria,
    abbazia di abeti.
    Una rissa
    la tua fiera
    Calabria,
    d’uva rossa
    e di coltelli.
    Vendetta
    il tuo onore.
    Calabria
    in penombra,
    canne di fucili.
    Vino
    e quaglie,
    la festa
    ai tuoi padroni.
    Calabria,
    allegria
    di borboni.
    Carrette
    alla marina
    la tua estate.
    Calabria,
    capre sulla spiaggia.
    Alluvioni
    carabinieri,
    i tuoi autunni.
    Calabria,
    bastione
    di pazienza.
    Un lamento
    di lupi,
    i tuoi inverni.
    Calabria,
    famigliola
    al braciere.
    Francesco di Paola
    il tuo sole.
    Calabria,
    casa sempre aperta.
    Un arancio
    il tuo cuore,
    succo d’aurora.
    Calabria,
    rosa nel bicchiere.

    franco costabile
    [grazie a Ennio Abate e a Poliscritture]

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