Ho appena avuto notizia della morte di Eugenio. I funerali si svolgeranno domani in forma laica. L’appuntamento è alla 14 a casa sua in Via Meda 14 a Milano. [E. A]
Ombre e vicende
L'albero intristisce, l'erba secca,
e il giorno che s'inarca spinge in basso
nuvole lasse come fumo ed umide
come torba spugnosa di palude.
Quale giorno vorrò se tu non sei
e la luce del sole altro non mostra
che ombre di fronda che incessante stampa
sulla parete vuota della vita
il vento dei desideri e che ogni nuvola
che si frappone al sole poi cancella?
Passano per solitudini incertezze
di cose caduche. Tornano
come foglie sugli alberi, come erbe,
come nuvole, a farsi ed a disfarsi
speranze e desideri che non durino
ed attese che il tempo poi deluda.
E sempre torna
il sole per tramonti a farsi esangue,
a spegnersi,
nel punto dell'arco ove s'arresta
la vita, ed ultimo barlume ancora resta
una speranza forse, che si smemori
della fatica della vita il giorno,
che duri senza limiti una notte
dove alberi ed erbe e cielo e cuore
non abbiano più ombre e più vicende.
(da "Disamorarsi d'essere")
Michele Ranchetti:
Leggi le storie dei morti, i vivi
che hanno preceduto
la vita che tu vivi
e quelli
che morte giovani ha strappato
a una vita ancora da compiere.
Ora il danno è scomparso: dopo un anno
la stessa età percorre uguali resti.
Prevedevi di vivere e prevedevi
di morire giovane in un’età
cui l’ansia per il morto
fosse di fronte: ora è alle spalle
e dietro a te compone
tutte le vite e lungo
il percorso diviene
e si fa storia dietro a te.
Non che t’incalzi: è quiete
di cenere che brucia
lenta alle spalle:
il morto tace e fa sua
la terra che lo ricopre: il volo
del paesaggio è deserto
e la terra più dura si fa pietra.
(La mente musicale, p 80,81 , Garzanti 1988)
Vittorio Sereni
La spiaggia
Sono andati via tutti – blaterava la voce dentro il ricevitore.
E poi, saputa, – Non torneranno più -.
Ma oggi
su questo tratto di spiaggia mai prima visitato
quelle toppe solari… Segnali
di loro che partiti non erano affatto?
E zitti quelli al tuo voltarti, come niente fosse.
I morti non è quel che di giorno
in giorno va sprecato, ma quelle
toppe d’inesistenza, calce o cenere
pronte a farsi movimento e luce.
Non
dubitare, – m’investe della sua forza il mare –
parleranno.
Caro Ennio, la morte di Eugenio Grandinetti mi ha molto colpito. Mi conforta, in un certo senso, di aver letto qualcosa di lui e di avergli dedicato su Poliscritture alcune osservazioni circa il suo “ pessimismo “ anche se inserite in un contesto più generale. Insomma non era stato per me un fantasma ma una persona viva in un mondo in cui la montante barbarie sembra spegnere l’importanza dell’uomo che pensa e scrive.
…di Eugenio Grandinetti ricordo i suoi straordinari viaggi senza approdo…
Dall’Odissea di Omero Libro v
“…Emergeva fuori da un’onda, una di quelle che si rovesciavano mugghiando sul continente, e nuotava lungo la costa guardando di continuo verso terra, se mai trovasse spiagge battute di fianco dai flutti e porti di mare riparati. Ma quando giunse nuotando alla foce di un fiume dalla bella corrente, là gli parve il posto migliore per venire a riva. Era libero da scogli, e vi era inoltre un riparo dal vento…”
A EUGENIO
(per vent’anni collega, per quaranta amico, nel consenso e nel dissenso fra “pessimismo” e speranza)
*
Sapevi che la morte
di te e di noi è la sorte.
Con sfiducia e però spirito forte
ai fantasmi del nulla hai rivolto
con le parole la tua corte.
Ora il nulla ti ha accolto
o l’oscuro mistero
che hai inciso nella tua acquaforte
con forti segni di bianco e nero.
Fra i ricordi schierati a coorte
ora stai ora cammini
e i tuoi versi sparsi
fuori dalla tua cassaforte
ci daranno manforte.
Ascolta. Sono qui, vicini,
sonori come ci sono apparsi
quando, triste catarsi
della tua estraneità di cittadino,
erano per te poetico destino,
per noi tesoro e bottino.
*
Gli antichi viaggi e i nuovi
fra ceneri e pioggia
attraverseranno i prati e i boschi
finché la natura rinnovi
la sua indifferenza. Poggia
qui fra uomini e mosche
la vita e la sua inascoltata
miseria. Hai detto.
Ma io spero per te un diverso concetto
che traluce talvolta fra le righe
quando la matrigna natura
sembra offrirci e fiori e spighe.
*
[Luciano Aguzzi]
A Eugenio Grandinetti
In memoriam
Franco Costabile
La rosa nel bicchiere
Un pastore
un organetto
il tuo cammino.
Calabria,
polvere e more.
Uova
di mattinata
il tuo canestro.
Calabria,
galline
sotto il letto.
Scialli neri
il tuo mattino
di emigranti.
Calabria,
pane e cipolla.
Lettera
dell’America
il tuo postino.
Calabria,
dollari nel bustino.
Luce
d’accetta
l’alba
dei tuoi boschi.
Calabria,
abbazia di abeti.
Una rissa
la tua fiera
Calabria,
d’uva rossa
e di coltelli.
Vendetta
il tuo onore.
Calabria
in penombra,
canne di fucili.
Vino
e quaglie,
la festa
ai tuoi padroni.
Calabria,
allegria
di borboni.
Carrette
alla marina
la tua estate.
Calabria,
capre sulla spiaggia.
Alluvioni
carabinieri,
i tuoi autunni.
Calabria,
bastione
di pazienza.
Un lamento
di lupi,
i tuoi inverni.
Calabria,
famigliola
al braciere.
Francesco di Paola
il tuo sole.
Calabria,
casa sempre aperta.
Un arancio
il tuo cuore,
succo d’aurora.
Calabria,
rosa nel bicchiere.
franco costabile
[grazie a Ennio Abate e a Poliscritture]