La sorella stava ferma davanti allo specchio della camera si girava con calma ammirava la ruota della gonna colorata la gonna dell’abito della gran festa, intanto si accarezzava il corpetto. Chiese alla sorellina se era bello se le stava bene. Rispose sì soltanto sì e si voltò nel suo letto per aiutare il sonno a prenderla e portarla con sé.
Era la sorella leggera e spensierata, non piaceva alla sorellina, vuota vanesia così la giudicava ma con il suo piccolo cervello, neanche lei sapeva quanto il suo giudizio fosse giusto, ma già si stava addormentando palpebre a mezz’asta respiro lungo ma non dormiva. Dalla cucina la tromba del padre e l’aspro cinguettare della madre alterni alterchi rumorosi e fitti quei certi rumori di battaglia qualche puntata di vittoria di qua e di là. Era un duello.
Si ritrovò spogliata con le gambe piegate sotto le coperte il lenzuolo al mento ma la testa sveglia ancora ragionava. Non c’erano più figure né voci nel suo cervellino solo un susseguirsi di pensieri astratti ragionamenti d’una adolescente ma seri da grande da donna formata una sfilza lunga di argomenti e sfumature un pensare pieno di dubbi e di paure.
Una serie di punti di domanda dividevano i pensieri li facevano importanti la sua testa navigava in vere e proprie inquietudini in sgomenti quasi, in sospensioni di giudizio e in accuse in rimproveri da grande verso i suoi genitori che vedeva e assorbiva quasi come larve sonanti come campanelli aggressivi e senza giudizio. Le sue osservazioni la tenevano semi sveglia, solo il cervello funzionava come una macchina pensante attenta.
Quello che non riusciva a capire era la loro caparbietà il loro rancore l’uno verso l’altra che però era pronto alla pace subito dopo la furia la battaglia nella resa reciproca nella pace della famiglia dell’alta istituzione del non si può. Il suo bel cervellino non sapeva dove rifugiarsi per non cadere in quell’orribile disappunto in quella terribile ammissione di pochezza e di strana inimicizia. Poi la forza del ragionare piano piano le mancò. E subito si trovò presa da una specie di sogno una visione. Un baluginare di luci scintillanti provenienti non dalla luce del sole ma dall’acqua l’acqua della Giudecca, da Giuda pensava e non sapeva da dove le venisse quel connubio, ma le apparve nella sua piccola mente come un lampo una folgorazione. Passavano i minuti intanto, passavano e la tenevano lì intrappolata in quella strana maniera né addormentata né sveglia.
Uno strano continuo muoversi nella stanza dei pensieri senza alcuna difesa senza riparo senza voglia di sfuggire preda della grande immaginazione che l’aveva catturata cinque dieci minuti prima quando sembrava che il bravo sonno stesse per prenderla. Le trappole dei suoi genitori e il bel corpetto della sorella l’avevano vessata qualche attimo fa. Ora però non era più quello stato semi-doloroso pieno dei dubbi che la tormentavano colmo di lacrime inespresse e di serie recriminazioni per la sua solitudine contornata da ipocrisie e da finti affetti, ora era davvero sola.
La Giudecca, l’aveva sempre connessa al nome di Giuda ma non ne sapeva il perché. La voce della sorella maggiore la raggiunse ancora ma non la comprese né aveva voglia di ascoltarla. Udì il click del suo abat-jour. Fu proiettata in un’immagine annebbiata ma abbastanza luminosa. V’era uno strano risplendere d’acque era una fascia di mare che vedeva da una casa antica come altre lì intorno vecchi consumati intonaci di vari colori.
E udì la sua voce chiamare all’interno della sua finestra dove stava affacciata, sua nonna come fosse sua madre.
…un’adolescente prende atto della cruda realtà del suo mondo familiare: l’insipienza della sorella e dei genitori, l’ipocrisia come stile di vita e il suo sentirsi del tutto sola…Ma lo puo’ fare solo in uno stato di dormiveglia , affrontando anche un vago senso di tradimento e di colpa…Girandole di pensieri e di immagini piene di sofferenza accompagnano la ragazza verso il sonno e i sogni, dove una casa di fronte al mare si sgretola ma si puo’ ancora chiedere aiuto a una vecchia antenata…Arnaldo Ederle riesce a descrivere poeticamente molto bene questi passaggi nell’ animo di una giovane donna
efficace esplorazione di come si entra nel sonno, e probabilmente nel suo mondo dei sogni
…un’adolescente prende atto della cruda realtà del suo mondo familiare: l’insipienza della sorella e dei genitori, l’ipocrisia come stile di vita e il suo sentirsi del tutto sola…Ma lo puo’ fare solo in uno stato di dormiveglia , affrontando anche un vago senso di tradimento e di colpa…Girandole di pensieri e di immagini piene di sofferenza accompagnano la ragazza verso il sonno e i sogni, dove una casa di fronte al mare si sgretola ma si puo’ ancora chiedere aiuto a una vecchia antenata…Arnaldo Ederle riesce a descrivere poeticamente molto bene questi passaggi nell’ animo di una giovane donna