Pasolini, l’antifascismo, Casal Bruciato, tirapiedi al 100% o all’80%

a cura di Ennio Abate

Pubblico questo scambio su Facebook tra me e Gianfranco La Grassa perché mi pare un buon esempio di come una tradizione di sinistra anche critica, come quella di Pasolini, possa essere usata – per delusione, per disperazione, per volontà di oltranza astratta, per eccesso di realismo politico – non tanto contro la sinistra e a favore della destra ma contro ogni ipotesi (oggi purtroppo cancellata dal dibattito intellettuale e resa quasi impensabile) di spezzare il gioco tra dominatori comunque simili (“tirapiedi” di tipo A o di tipo B). Questa ovviamente è la mia opinione che sottopongo alla discussione. [E. A.]

Gianfranco la Grassa

Ieri alle 10:42 · 

24 giugno 1974 “Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo”
(sul Corsera col titolo “Il Potere senza volto)

  "Che cos'è la cultura d'una nazione ? Correttamente si crede che sia la cultura degli scienziati, dei politici, dei professori, dell'intelligencija. Invece non è così. Non è la cultura della classe dominante né di quella dominata. La cultura di una nazione è l'insieme di tutte queste culture di classe: è la media di esse. Per molti secoli in Italia, queste culture sono state distinguibili anche se storicamente unificate. Oggi una specie di Avvento realizza il sogno interclassista del vecchio Potere. A cos'è dovuta questa omologazione? A un nuovo potere che scrivo con la P maiuscola, non so in cosa consiste questo nuovo Potere e chi lo rappresenti. So semplicemente che c'è".
"Vorrei che i miei attuali contraddittori di sinistra comprendessero che sono in grado di rendermi conto che se lo sviluppo continuasse così com'è cominciato sarebbe realistico il cosiddetto "compromesso storico". Ma io ho il dovere di esercitare la mia critica donchisciottescamente e magari anche estremisticamente. Quali sono dunque i miei problemi? (...)"
"Nell'articolo del 10-6-1974 sul "Corriere della Sera" dicevo che i responsabili delle stragi di Milano e di Brescia sono il governo e la polizia italiana: perché se governo e polizia avessero voluto, tali stragi non ci sarebbero state. 
Mi farò definitivamente ridere dietro dicendo che i responsabili delle stragi di Milano e Brescia siamo anche noi uomini di sinistra, in tutti questi anni non abbiamo fatto nulla: perché la Strage di Stato non divenisse un luogo comune e tutto si fermasse lì; perché i fascisti non ci fossero. Li abbiamo solo condannati gratificando le nostre coscienze con la nostra indignazione".
"In realtà ci siamo comportati coi fascisti (parlo soprattutto di quelli giovani) razzisticamente: abbiamo cioè frettolosamente e spietatamente voluto credere che essi fossero predestinati razzisticamente a essere fascisti, e di fronte a questa decisione del loro destino non ci fosse niente da fare. E non nascondiamocelo: tutti sapevamo che quando uno di quei giovani decideva di essere fascista, ciò era puramente casuale, non era che un gesto, immotivato e irrazionale: sarebbe bastata forse una sola parola perché ciò non accadesse. Ma nessuno di noi ha mai parlato con loro. Li abbiamo subito accettati come rappresentati inevitabili del Male. E magari erano degli adolescenti diciottenni che non sapevano nulla di nulla, e si sono gettati a capofitto nell'orrenda avventura per semplice disperazione".

Passi di Pasolini citati tra virgolette. Immagino non siano falsi. Dopo quasi mezzo secolo, la situazione è ben peggiore. L’antifascismo non ha più alcuna cognizione né consistenza storica. I fascisti sono nostalgici senza nemmeno averne consapevolezza; non “sanno” che un processo storico è ormai alle spalle. Gli antifascisti sono degli imbroglioni che cercano ancora di sfruttare ciò per cui sono morti molti che intendevano la crisi del regime fascista (25 luglio ’43) e della monarchia (8 settembre dello stesso anno) come possibilità di una modificazione radicale dei rapporti sociali, resa impossibile dalla presenza dell’esercito americo-inglese, pur esso preso dai ridicoli e meschini antifascisti (spesso dell’ultima ora) come “liberatori” ai cui piedi sdraiarsi da invertebrati quali erano. Gli antifascisti odierni sono solo dei vili senza più vergogna del loro continuo mentire. Si sputi solo loro addosso, non hanno dignità, non hanno più nulla da dire e si aggrappano a chi è veramente morto per degli ideali.

Commenti
 

Ennio Abate “In realtà ci siamo comportati coi fascisti (parlo soprattutto di quelli giovani) razzisticamente: abbiamo cioè frettolosamente e spietatamente voluto credere che essi fossero predestinati razzisticamente a essere fascisti, e di fronte a questa decisione del loro destino non ci fosse niente da fare. E non nascondiamocelo: tutti sapevamo che quando uno di quei giovani decideva di essere fascista, ciò era puramente casuale, non era che un gesto, immotivato e irrazionale: sarebbe bastata forse una sola parola perché ciò non accadesse” (Pasolini)

Può darsi. Ma una contraddizione resta tra chi si richiama al fascismo (nostalgicamente o meno) e chi contrasta certi comportamenti (vedi Casal Bruciato) resta. E anche negli anni ‘ 70-’80 non tutti hanno avuto l’atteggiamento condannato da Pasolini :

[1] https://www.facebook.com/groups/colognom/permalink/2119972394773422/

Gianfranco la Grassa non ho citato Pasolini perché fossi d’accordo su tutto con lui; anzi mi dividevano abbastanza cose. Però adesso da una parte e dall’altra assistiamo a comportamenti indubbiamente pericolosi, ma perché rischiano di mettere in moto ben altri processi da quelli di allora.

 Ennio Abate Temo io pure che da contrasti secondari (non certo però per quelli che li vivono stando dentro certe situazioni) possano prodursi comportamento pericolosi per tutti. Ma perché imputare l'”accensione della miccia” soltanto agli “antifascisti odierni”?

 Gianfranco la Grassa perché sono dei chiacchieroni opportunisti e basta. Nulla hanno a che vedere con i veri resistenti: i comunisti. Sono marci e ormai infettano tutto. Ho spiegato ormai in più di un video quella che è stata per me la vera storia, non quella raccontata da “antifascisti” a cui non dico quello che farei; e senza remore morali di alcun genere! Sono cattivo, lo so, e ho sempre avuto ammirazione per i bolscevichi che eliminarono menscevichi, anarchici e altri (non tutti scopertamente reazionari). E grande ammirazione pure per Stalin, che non costruì il socialismo (come pensavo un tempo), ma contribui a fare dell’URSS una grande potenza.

 Ennio Abate Gianfranco la Grassa E gli altri fascisti o criptofascisti o leghisti o “innovatori” non sono forse altrettanto chiacchieroni e basta?
Non sono altrettanto ” marci”? Non “infettano tutto” anche loro?

Gianfranco la Grassa sto scrivendo da un pezzo che mancano – e non solo in Italia – forze politiche adeguate a quello che preferirei io. Tutte sono quindi pessime per me. Tuttavia, per quel che mi riguarda i peggiori sono Pd e F.I. In politica estera sono pressoché tutti allo stesso livello (sempre per me). E certo anche come politica economica, nessuno ha il vero coraggio di mandare all’inferno l’austerità UE. In tutti questi mesi ho sentito solo due sere fa Rampini ricordare il New Deal e nominare lentamente e chiaramente Keynes. Tuttavia, i peggiori sono quelli che ho sopra detto. Almeno la sedicente “destra” ha Rinaldi, Bagnai, Borghi e qualche altro. Certo mi incazzo quando noto con estrema chiarezza che gli anticomunisti Maglie o Capezzone e perfino Mario Giordano, sono fra i pochi che sento possedere delle connessioni neuroniche, almeno a tratti

 Ennio Abate Non capisco come i i pochi, che possederebbero (per me è comunque da accertare…) “connessioni neuroniche” decenti o eccellenti (rispetto agli altri), potrebbero costruire “forze adeguate” a quello che tu preferiresti. Non accadrà mai, perché in politica non credo che conti soprattutto o esclusivamente il QI. E quelli che nomini (Rinaldi, Bagnai, Borghi), oltre a non avere tra i loro riferimenti teorici un Lenin, non hanno né “il vero coraggio di mandare all’inferno l’austerità” né, nei ruoli subordinati ai politici di governo che hanno, potrebbero farlo. E allora, nei fatti e nelle scelte, in cosa si distinguono da quei “peggiori”, se, appunto, ” In politica estera sono pressoché tutti allo stesso livello”? Perché dargli questo credito in più rispetto agli altri?

 Gianfranco la Grassa in politica estera so cosa c’è in circolazione e cerco di afferrare il perché. Per il resto, non pretendo che si faccia riferimento a Lenin (e nemmeno a Stalin perché io apprezzo anche quest’ultimo). Sono tutti dei tirapiedi, ma ci sono i peggiori al 100% e quelli “solo” all’80% (diciamo così). Sarà questione di maggiore “antipatia, ma io voglio proprio bastonati i piddini e i berlusconiani stretti. Gli altri messi da parte. So bene che non accadrà nulla di tutto questo. Però io esprimo solo la convinzione che non si risanerà mai alcuna situazione se non in questo modo. Se non avviene, pazienza; degenererà tutto. Però credo che entro al massimo 20 anni (e mi prendo largo) quello che auspico (e non vedrò) accadrà. I più giovani sapranno, la mia generazione sarà un’allegra schiera di scheletri

 Ennio Abate Caro Gianfranco, quanto contano davvero le antipatie o le simpatie se non riescono a costruire azione politica che scuota l’esistente? 

Da quel che leggo in giro anche sui sondaggi delle europee (Ad es. da questo commento che mi pare ben ragionato: “secondo gli ultimi sondaggi, il centro-destra viaggia intorno al 46 percento (con salvini al 32, berlusconi oltre il 9 e la meloni intorno al 5). il centro-sinistra invece è sul 27 percento (con il pd al 20, più europa sul 4 e la sinistra sul 3 – ammesso che questa possa essere poi una coalizione). venti punti percentuali di differenza. che sono, più o meno, la fetta dei 5S. certo, le percentuali non sono seggi, ma con questo quadro nessuno avrebbe la maggioranza (neanche un improbabile governo csx e 5S). l’unica alleanza possibile con margini di governo sarebbe, di nuovo, lega-5S. con un diverso equilibrio. le europee perciò – a parte il quadro d’insieme – avranno il solo effetto di dare continuità a questo governo. cosa che va benissimo a entrambi, ma soprattutto a salvini”) dalla palude non pare si esca. 

E allora perché dovrei distinguere tra tirapiedi al 100% o “solo” all’80%? Se cadranno “al massimo tra 20 anni” quelli che a te suscitano “maggiore antipatia” , sempre altri tirapiedi verranno a comandare. In attesa di entrare nella “schiera di scheletri” (allegri o mesti), non concederò mai il minimo credito a quelli che invece di contrastare i dominatori se la prendono con la povera gente

 [2] (https://www.facebook.com/groups/1632439070340925/permalink/2374199296164895/).



AGGIUNTA

Sarà sicuramente fuori moda citare un minore dell’800, ma in questo brano di Cesare Abba l’idea che la lotta (utopica?) contro ogni tipo di “tirapiedi” c’era:





Mi son fatto un amico. Ha ventisette anni, ne mostra quaranta: è monaco e si chiama padre Carmelo. Sedevamo a mezza costa del colle, che figura il Calvario colle tre croci, sopra questo borgo, presso il cimitero. Avevamo in faccia Monreale, sdraiata in quella sua lussuria di giardini; l’ora era mesta, e parlavamo della rivoluzione. L’anima di padre Carmelo strideva. 
Vorrebbe essere uno di noi, per lanciarsi nell’avventura col suo gran cuore, ma qualcosa lo rattiene dal farlo. 
« Venite con noi, vi vorranno tutti bene ». 
« Non posso ». 
«Forse perché siete frate? Ce n’abbiamo già uno (1). Eppoi altri monaci 
hanno combattuto in nostra compagnia, senza paura del sangue ». 
« Verrei, se sapessi che farete qualche cosa di grande davvero: ma ho parlato con molti dei vostri, e non mi hanno saputo dir altro che volete unire l’Italia ». 
« Certo; per farne un grande e solo popolo ». 
« Un solo territorio … ! In quanto al popolo, solo o diviso, se soffre, soffre; ed io non so che vogliate farlo felice ». 
« Felice! Il popolo avrà libertà e scuole ». 
« E nient’altro! – interruppe il frate -: perché la libertà non è pane, 
e la scuola nemmeno. Queste cose basteranno forse per voi Piemontesi: per noi qui no ». 
« Dunque che ci vorrebbe per voi? ». 
« Una guerra non contro i Borboni, ma degli oppressi contro gli oppressori grandi e piccoli, che non sono soltanto a Corte, ma in ogni città, in ogni villa ». 
«Allora anche contro di voi frati, che avete conventi e terre ovunque 
sono case e campagne! ». 
« Anche contro di noi; anzi prima che contro d’ogni altro! Ma col van- 
gelo in mano e colla croce. Allora verrei. Così è troppo poco. Se io fossi Garibaldi, non mi troverei a quest’ora, quasi ancora con voi soli ». 
« Ma le squadre (2) ?». 
« E chi vi dice che non aspettino qualche cosa di più? ». 
Non seppi più che rispondere e mi alzai. Egli mi abbracciò, mi volle ba-
ciare, e tenendomi strette le mani, mi disse che non ridessi, che mi raccomandava a Dio, e che domani mattina dirà la messa per me. Mi sentiva una gran passione nel cuore, e avrei voluto restare ancora con lui. Ma egli si mosse, sali il colle, si volse ancora a guardarmi di lassù, poi disparve. 

(da Cesare Abba, Da Quarto al Volturno)

Note:
(1) uno: fra Giovanni Pantaleo. 
(2) Quelle dei *picciotti*

[1]
RIORDINADIARIO (1994)

All'ITIS Molinari, dove ho insegnato fino al 1998, c'era uno studente, leader del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del MSI, che un giorno su un foglietto quadrettato e scritto tutto in maiuscolo mi fece recapitare questo messaggio:
LEGGENDO IL GIORNALE, HO LETTO DI UN 30-ENNE PESTATO PERCHE’ SCAMBIATO PER UN NAZISKIN, E MI E’ VENUTO IN MENTE L’INTERVENTO DI ABATE CONTRO “FRITZ”. PERSONALMENTE NON TROVO IL PESTAGGIO UNA TATTICA GIUSTA. COSA NE PENSA ABATE? APPROVA IL PESTAGGIO PER BUONI FINI? SI' O NO E PERCHE’, SE POSSIBILE NIENTE DIVAGAZIONI
FRITZ 2
P.s.
AVREI PREFERITO METTERE UNO PSEUDONIMO MIGLIORE, MA ESSENDO IN UN CLIMA IN BIANCO E NERO, PREFERISCO SCHIERARMI CON CHI È ALMENO SEMBRATO PIU’ CORRETTO E CHIARO NELL’ESPORRE LE SUE INTENZIONI.
Questa fu la mia replica:
Gentile Fritz 2,
perché nasconderti dietro l’anonimato quando qui [al Molinari] ti conosciamo tutti? Parliamo a viso aperto che è meglio. Nel merito della tua domanda eccoti telegraficamente la mia risposta.
Nella vita quotidiana il pestaggio (molti contro uno da solo) non soltanto non è mai «una tattica giusta» (come tu scrivi) e chi ha«buoni fini» semplicemente non vi ricorre. Mai. Ma nella vita politica, quando l’aggredito è il membro di qualche gruppo o organizzazione che predica “cattivi fini” (quelli di Fini del MSI o altri ancora più estremi) e pratica spesso, oltre al pestaggio, anche l’assassinio, va ritenuto responsabile in una certa misura anche di quello che i suoi “camerati” fanno. 
Negli anni ’70 alla violenza dei gruppi fascisti si è dovuto rispondere con altra violenza. Purtroppo. Sporche allora le mani dei fascisti e sporche anche quelle dei comunisti? 
Sì. E, dunque, fascisti = comunisti?
No, la risposta violenta per fermare o far cessare un violenza ben più grande (e mi riferisco a Piazza Fontana e ad altre stragi di quegli anni) va giudicata un male necessario che aveva «buoni fini» (opposti a quelli di Fini del MSI) . 
Come insegnava Machiavelli bisogna «non partirsi dal bene potendo, ma sapere intrare nel male necessitato» (Il Principe, cap. XVIII).
È possibile, dunque, distinguere.
Il 19 aprile di circa mezzo secolo fa (1943) ci fu la rivolta armata (violenta!) degli ebrei nel ghetto di Varsavia contro i nazisti che li avevano lì reclusi e li sterminarono a migliaia [1]. 
Ebbene, se tutti nella vita ci sporchiamo le mani (e non sempre di sangue, per fortuna o per caso), ci sono però mani "sporche" che stringerei e altre che non stringerei mai. Nel caso storico appena citato (ma anche in molti casi degli anni '70) è facile capire quali stringerei e quali no.
ABATE

Nota 2019.
Furono quindi circa 13.000 gli ebrei uccisi nel ghetto durante la rivolta (7.000 vittime di esecuzioni sommarie all'interno del ghetto, più 5.000-6.000 che perirono negli incendi o tra le macerie degli edifici distrutti).[23] Alle vittime dei combattimenti nel ghetto vanno aggiunti i 6.929 combattenti prigionieri che furono trasportati e uccisi a Treblinka.[9] I rimanenti 42.000 superstiti furono inviati in vari campi di concentramento. La maggior parte di coloro che giunsero nei campi di Majdanek, Poniatowa, e Trawniki troveranno la morte nel novembre 1943 nel corso dell'Operazione Erntefest. Solo poche migliaia tra coloro che furono inviati nei campi di Budzyn e Krasnik sopravviveranno all'Olocausto.[24]
Le perdite dichiarate dai nazisti furono 110, 17 morti e 93 feriti,[1] (dei quali 16 morti e 85 feriti in azione),[2] mentre la stampa clandestina polacca parlò di circa 1.000 vittime tedesche.[3] Una stima più realistica pone il numero delle perdite tra le forze tedesche e i collaborazionisti sui 300 soldati.[25]
( da https://it.wikipedia.org/wiki/Rivolta_del_ghetto_di_Varsavia).

[2]

SAMIZDAT

ITALIA 2019. CASAL BRUCIATO ROMA). PROTETTI DAI POLIZIOTTI LA DONNA ROM CON UNA BIMBA IN BRACCIO E SUO MARITO SI AVVIANO VERSO LA CASA REGOLARMENTE ASSEGNATA LORO DAL COMUNE. VERRANNO ASSALITI DAI MILITANTI DI CASA POUND. QUALCUNO DI LORO GRIDERA’: ” TROIA TI STUPRO” E “ALTRO CHE CASE POPOLARI, IMPICCHIAMOLI”.

Il giorno in cui, al posto dei poliziotti, ci saranno i militanti di organizzazioni democratiche a difendere il diritto di una famiglia rom o non rom ad ottenere quel che gli spetta potremmo uscire dal sentimento di vergogna che questa immagine mi (e spero: ci) produce.

11 pensieri su “Pasolini, l’antifascismo, Casal Bruciato, tirapiedi al 100% o all’80%

  1. Mi riferisco a due dei brani riprodotti: a quello di Gianfranco La Grassa: “Sono tutti dei tirapiedi, ma ci sono i peggiori al 100% e quelli ‘solo’ all’80% (diciamo così)” e al racconto di Cesare Abba.
    Che leggo non tenendo conto di quanto risponde a GLG Ennio Abate: “dalla palude non pare si esca. E allora perché dovrei distinguere tra tirapiedi al 100% o ‘solo’ all’80%?”. (Presentare il brano di Abba nei termini di “la lotta (utopica?) contro ogni tipo di ‘tirapiedi’” c’era già, non serve a orientare qui e ora.)
    Abba chiarisce bene la posizione del *giovane* monaco (che mostra di avere più anni): conosce il rapporto tra storia e bene, tra le due città, l’irriducibile separatezza espressa dalla trinità. Per cui secondo il monaco ci vorrebbe sì “una guerra … ma degli oppressi contro gli oppressori grandi e piccoli, che non sono soltanto a Corte, ma in ogni città, in ogni villa … Ma col vangelo in mano e colla croce. Allora verrei. Così è troppo poco.”
    Questo schema storico (quello tra le due città) La Grassa lo scavalca: “non dico quello che farei; e senza remore morali di alcun genere! Sono cattivo, lo so”.
    Questo schema storico (della distanza incolmabile tra le due città) è stato superato nei due secoli precedenti in due direzioni: realizzazione in terra della città divina (di raggiungere la felicità si prefigge la costituzione americana, o, con contraddizioni interne, il comunismo); o miglioramento indefesso della sola città umana: governismo laico e umanitario.
    Mi oriento verso questa ultima ipotesi e, dovendo stare e operare insieme tra di noi, scelgo quelli peggiori “solo all’80%”, fidando nelle leggi, la giustizia e la ragione, per arginare la ricorrente violenza e dominio.
    Però in questo periodo si vuole vedere quasi in atto una guerra civile: rassegnati a un conflitto irriducibile si *allucinano* schieramenti, si dà per scontato che non esistano mediazioni: ma non sono forse allarmi e profezie autorealizzanti? Dopo il crollo del bipolarismo il mondo è senza schemi fissi. Dopo Trump, la brexit e il governo giallo-verde si spera invece di poter ri-creare una polarizzazione antica, tra fascisti e antifa. Forse il monaco di Abba ci può aiutare a pensare il mondo in modo più ampio: non necessariamente trascendente, ma umano e intero.

  2. Ognuno faccia le scelte che crede valide (e ne risponderà, forse). Non capisco, però, come si faccia a parlare di «superamento» dello «schema storico (della distanza incolmabile tra le due città)». (Ammesso che questa sia la questione principale dello scambio tra me e La Grassa). Dove sta la «felicità» che si prefiggeva la costituzione americana? O il comunismo (che, comunque, non mi pare avesse la felicità del genere umano nella sua bandiera)? E dove, infine, questo « miglioramento indefesso della sola città umana» ( o progresso)?
    A me, per non optare per i «peggiori “solo all’80%», basta vedere con chi se la prendono a Casal Bruciato. E per non stare con i “peggiori al 100%” basta vedere la politica sulle migrazioni di Minniti e quella in generale del PD.

  3. …è un po’ come dover scegliere tra chi urla “crocifigge” e chi si lava le mani, salvando la faccia, consegnando la vittima agli assassini, es. Minniti…Come suggerisce Pasolini -che credo faccia un discorso tutto diverso da G. La Grassa- all’interno di coloro che attaccano donne, bambini e famiglie fragili bisognerebbe fare delle distinzioni, quando si tratta di giovanissimi, facilmente manipolabili e supini alle mode, ma a volte anche disperati perchè senza prospettive, porgendo loro più di una parola e in tempo reale, cosa difficile! Altre parole ancora, e possibilmente fatti, per smascherare il gioco dei potenti nel mettere i poveri contro i poveri, per salvare se stessi nel paradiso della corruzione: richiamare all’onestà chi non paga una bolletta della luce e coprire un ministro che ruba in tutte le direzioni…parlare di legalità e di difesa “sempre legittima” con l’uso delle armi e sottrarsi impunemente a un processo per sequestro di persona…Si salva così “il buon decoro” di una di “famiglia”? Quanti re nudi, però

  4. @ Annamaria Locatelli. A ogni cambio, vago e poco definito, di gestione (parziale, oh quanto!) di amministrazione politica si grida al “peggio di così, dove finiremo?” E poi, di peggio in peggio.
    Oppure l’ipotesi sottostante è che prima si stava meglio? dove come e quando, prego.
    Comunque, intanto, la lotta politica continua, si discute e si sceglie.
    Mi accontento? Senz’altro, ma quali altre scelte operative ci sono, che comunque non vengano anche già messe in atto?
    In sostanza: ha senso immaginare e disegnare solo quadri generali apocalittici? A chi serve?

  5. A chi insiste perché ci si adatti al “meno peggio”(o ai “tirapiedi all’80%”):

    Hegel ha tentato di salvare il mito della libertà dell’individuo nella società borghese, anche a prezzo di riconoscere il fenomeno dell’alienazione, che per lui era un prezzo necessario da pagare per una simile conquista storica. Voglio ricordare in maniera sommaria che Marx iniziò la sua teoria critica del capitalismo proprio opponendosi a questo apprezzamento dell’alienazione, nei suoi Manoscritti Economico.filosofici del 1844 . Per lui, l’alienazione era un fenomeno negativo che metteva in discussione la concezione secondo la quale, nella società moderna, siamo liberi. In quella che è l’opera matura di Marx, la critica nei confronti di tale condizione di libertà è uno degli aspetti centrali e più profondi della sua critica dell’economia politica. Pertanto, SE NON ADERIAMO ALLE IDEOLOGIE DI ADATTAMENTO GIUSTIFICATIVO DI QUESTO TEMPO STORICO, IL CAPITALE È UNA FORMA DI DOMINIO INCONSCIO E, QUANDO SI PARLA DI EMANCIPAZIONE UMANA, È CONTRO QUESTA FORMA SPECIFICA DI DOMINIO CHE DEV’ESSERE DIRETTA LA CRITICA.
    Ciò detto, rimane ancora da capire il ruolo particolare della tecnica nella sorveglianza e nel controllo della vita degli individui. Se le relazioni sociali sono già relazioni di illibertà, tutto questo apparato tecnico non costituisce la differenza, o quello che ci lega, ma è il modo in cui questa prigione viene realizzata in quella che è l’epoca del pieno sviluppo delle sue forze produttive – che sono, oltre che distruttive, potenti dorme di controllo. L’Intelligenza Artificiale, che viene sviluppata come parte della Rivoluzione 4.0, necessita del contributo inconscio e volontario di tutte le persone, affinché se ne colgano i suoi contenuti. Attraverso l’utilizzo delle reti sociali, tutti quanti si trovano a fornire informazioni preziose circa le loro proprie vite, il loro ambiente, le loro idee, le loro abitudini – che ora vengono «previste» dal mercato e dallo Stato – e in breve creano i limiti entro i quali, ad ogni passo, possiamo essere accompagnati dal Big Brother. Nella città di Londra, una persone può essere filmata fino a 300 volte al giorno! Un cellulare in tasca è garanzia di localizzazione immediata – non restiamo sorpresi dal fatto che un App può suggerire «un flirt» con una persona che ti sta passando accanto, o un ristorante per il pranzo nella zona in cui ti trovi, oppure un museo, in modo che tu possa esercitare per l’ennesima volta l’insensibilità che questo tipo di società richiede come premessa di base per la sopravvivenza: tutti questi sono modi per dimostrare il modo ed il senso secondo cui l’illibertà delle relazioni sociali si coniuga con raffinatissime tecniche di controllo.
    Ho assistito più volte a come la sinistra tradizionale eserciti il suo disprezzo per il pensiero critico, ribadendo concetti come quello del fascismo. Ma Hitler, nella sua epoca non aveva neanche un decimo di tutto questo armamentario che oggi posseggono le democrazie. Un governo come quello di Trump o di Putin ha già dimostrato quanto siamo attivi nell’utilizzo di queste informazioni per sostenere democraticamente i loro regimi di eccezione. Secondo le denunce di Snowden, il governo di Obama non si è comportato meglio. Lo stato di eccezione di quest’epoca sarà assai peggiore e molto più distruttivo di qualsiasi esperienza mostruosa del passato, e la tecnica sarà il suo alleato, così come tutti coloro che con questa tecnica mantengono un rapporto ambiguo.

    ( da https://francosenia.blogspot.com/2019/05/rivoluzione-40.html?spref=fb&fbclid=IwAR0XspoHUR4lkycrtLNP_nERfsaR7IkS9l-PHgaBwCungUwYznfC7uVSs7k)

    * Il maiuscolo l’ho messo io [E. A.]

  6. …penso, Cristiana, che il cammino per districarci da questa rete che ci stringe e ci blandisce, facendoci credere liberi in “scelte obbligate”, sia faticoso e lungo e che comunque non passi attraverso l’accettazione di una politica compromessa con il sistema, ma attraverso una politica più sotterranea e solidale, più capillare e non necessariamente legata alle istituzioni…movimenti che nascono dalla terra…Se si pensa alle forze sovrastanti e soggioganti in campo economico, politico, militare e tecnologico e alle alleanze di potere in continuo mutamento si resta paralizzati, sembra impossibile contrastare e arrestare il processo distruttivo…ma a prenderne coscienza sì, per cominciare

    1. In che cosa consiste per te, Annamaria, una politica più sotterranea e capillare… eccetera? E non sai che moltissime e moltissimi la fanno quotidianamente, nelle relazioni personali e sociali, nei rapporti educativi, nelle discussioni, negli atti di nascosto volontariato, e così via? Quello che rende umano il vivere insieme non è il prodotto di tanta buona volontà diffusa, di intenzioni rette, di benevolenza? La vita sarebbe diventata impossibile, se non fosse così. Le maestre che fanno la guardia alla madre rom cui è stato assegnato un appartamento, per esempio. E’ dare valore a ciò che si fa per migliorare la convivenza quello che mi sembra molto più importante della critica e del sospetto. Da ormai 170 anni siamo diventati espertissimi del sospetto, informati sulle tecniche di suggestione e mistificazione, e siamo consapevoli di essere con le nostre stesse vite informatizzate fonte di plusvalore.
      A me interessa fare chiarezza su temi che riguardano le donne, GPA, prostituzione come lavoro, maternità, e mi impegno per questi. E’ una chiarezza che comunque attraversa più luoghi e situazioni. Un lavoro di parola e di discorso, importante, da cui è facile entrare in altri discorsi, politici e correnti. E’ poco? Forse sì, ma in effetti, come hai scritto, “se si pensa alle forze sovrastanti e soggioganti in campo economico, politico, militare e tecnologico e alle alleanze di potere in continuo mutamento … si resta paralizzati” (li aggiungo io, i puntini). Si pensa, sì, in grande, e tutto finisce lì.

  7. …perchè, Cristiana, non dovrei sapere che “moltissime e moltissimi la (politica sotterranea) fanno quotidianamente”? e so anche che tu hai il tuo notevole campo di impegno privilegiato, ma penso anche due cose: che anche altre persone che si affacciano al blog lo fanno, compresa me nel mio quartiere…che ciò non vieta di avere una posizione in qualche modo diversa della visione del mondo e della politica istituzionale recente e attuale…Per fortuna!

  8. @ Annamaria: Il mio attacco “e non sai che …” era retorico. Hai mostrato esempi di politica “più sotterranea e solidale, più capillare e non necessariamente legata alle istituzioni…movimenti che nascono dalla terra…”. Ti chiedevo “e non sai che… ?”, cioè, tu lo sai, che la politica quotidiana e sotterranea continua ad avvenire.
    Ma trovo indefinita la tua idea di una politica delle “forze sovrastanti e soggioganti in campo economico, politico, militare e tecnologico e alle alleanze di potere in continuo mutamento”. Se si combinano in “alleanze di potere in continuo mutamento”, le forze sono le stesse? Fascismo e liberalismo sono connessi e basta un piccolo spostamento -ideologico?- perchè il liberalismo re-indossi la vecchia-nuova veste fascista? Sono così forti e compatte le forze?
    Non è più adeguato, anche a chi fa contrattazione/resistenza, uno schema più generale, di combattere su atti, luoghi e alleanze? e non voler vedere in filigrana, per gli ultimi decenni, sotto tutto il demone fascista che risorge? Un clima da apocalisse, da svelamento, che forse indebolisce e non rinforza. Dato che non c’è proprio chi è capace di dirigere e indirizzare la lotta, ma solo molti che cooperano e lavorano.

  9. …ma… spesso noto una trasversalità negativa di scelte e di comportamenti per cui si alternano le alleanze di governo o i governi ma la realtà non muta per nulla o quasi. Qualche speranza ripongo in alcuni movimenti, associazioni…anche nell’unità dei sindacati? stiamo a vedere…Comunque so di non avere risposte risolutive, però su quello che non va, nessun dubbio

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