di Samizdat (E. A.)
Nella critica ai neofascismi (Casa Pound, Forza Nuova, ecc.) c’è qualcosa che mi lascia perplesso e mi fa chiedere: alla fine questa “lotta antifascista” risulterà una partita giusta o truccata?
Giusta potrebbe esserlo, perché, se la crisi dell’UE precipitasse, i neofascismi potrebbero diventare davvero la carta o una delle carte a disposizione dei potenti di turno a livello mondiale (Trump e non solo) per continuare a dominare e a tenerci bloccati e sottomessi. E, allora, le tante analogie – alcune superficiali, altre più fondate – con quanto successe in Europa negli anni ‘30 del Novecento si svelerebbero sensate. Anche se il nuovo regime non prenderà la forma nazifascista del passato, quanti gridano: al lupo! al lupo! avrebbero comunque il merito di averci avvisato che, se non proprio il lupo, un bestione simile o peggiore era in arrivo.
Ma la partita potrebbe essere anche truccata. Perché, se la crisi dell’UE non precipitasse, i neofascismi, malgrado le loro pretese di diventare “fascisti del Terzo Millennio”, resterebbero marginali e risulterebbero un nemico pericoloso ma tutto sommato secondario. E “noi” – questo “noi” erede di una sinistra sbriciolata, confusa e balbettante che faticosamente cerca di ridefinirsi- ci saremmo accaniti (e un po’ sprecati) contro un fantomatico “ritorno del fascismo”, contro burattini secondari invece di affrontare i veri burattinai di *Das Kapital* oggi mondializzato. O di concentrarci sulla costruzione di una proposta di civiltà politica e culturale nuova, non semplicemente nostalgica della Resistenza o genericamente anticapitalista. Che richiederebbe idee chiare su cosa sostituire al posto di questa democrazia azzoppata o recitata, al posto del socialismo/comunismo fallito; e su chi (la classe operaia? la gente? la moltitudine? gli italiani? gli individui?) chiamiamo a lottare.
A me, insomma, pare che una cosa sia costruire una rete antifascista, avendola almeno abbozzata. Altra cosa è fare gli antifascisti “alla giornata”, senza questa proposta o progetto. E, perciò, giudico cosa ottima documentare scientificamente il fenomeno vario dei neofascismi, ma manca qualcosa. Manca un progetto. Manca una proposta che non si riduca a difendere le rovine della democrazia liberale o la Costituzione. Che comunque fa acqua da tutte le parti, viene aggirata e spesso ulteriormente rovinata dai suoi stessi difensori; e non migliora né difende più le condizioni di lavoro e di vita degli strati impoveriti della popolazione.
Sono d’accordissimo!
Non sembrano tutti uguali, ma insieme formano una famiglia politica: Orbàn, Erdogan, Kaczynski, Trump, Bolsonaro, forse Netanyahu ecc. ecc. Le cause dell’aumento del populismo di destra non sono identiche in tutti i casi. Esiste una tendenza che è importante comprendere: i populisti di destra hanno sviluppato una strategia comune e ciò potrebbe anche essere definita un’arte di governo autoritario-populista e dunque le loro rassomiglianze. I populisti possono liquidare i loro avversari come nemici del popolo, uno stratagemma pericoloso e autoritario.
Ciao Paolo,
non so quanto se ne sia parlato in Inghilterra ma qui in Italia il dibattito sul tema populismo è stato ampiamente trattato.
In modi forse troppo analitici ( o persino prolissi) su Poliscritture la tematica del populismo la sfiorammo in un duello di un anno fa e che ci vide contrapposti qui:
https://www.poliscritture.it/2018/05/25/il-tonto-in-fuga/