traduzione di Angela D’Ambra
Questa è la seconda poesia della sequenza che il poeta Glen Sorestad ha dedicato ad Ernest Hemingway. La prima la leggete qui. [E. A].
Hotel Ambos Mundos [1] Today is simply one more hourly mustering of curious tourists who have paid Esperanza two convertible pesos to stand here and gawk around the one-time room of the great writer during his early days in Cuba. Most groups of seven or eight, the maximum for this tour, stand mute through her spiel; others interrupt, their questions as stupid as their expressions. Today Esperanza discovers she has writers, senses a palpable excitement, as if the man himself were in the small room, instead of memorabilia, odds and ends of a life. She is pleased because her Hemingway studies will be tested and she loves moments when she is able to answer the questions they bring. Esperanza knows she has exceeded the time allotted for each group. However, she tosses further tidbits as though feeding pigeons in the park square. Her smile hints at enigmatic, as she offers each additional morsel of rumour, greedily snapped up by her willing flock. Esperanza lives for days like this, for people who pique her interest and turn knowledge into an elixir that sustains her and gives an adrenalin rush of power and control. See that one! See how he hangs on even my slightest utterance? I could tell him the man was a secret spy for the Spanish, set on restoring Cuba to Spain and he’d write it down, carry it away, spread it far and wide until in his country it became accepted biographical fact. Esperanza concludes her remarks and gestures towards the door, ushers the group out, one by one, smiles at each as they pass by offering their words of appreciation and thanks, several pressing tips into her hand with winks, as if to indicate they know it is frowned upon. Outside room 511 a new group, impatient. Hotel Ambos Mundos Oggi è solo un altro giorno di raduni orari di turisti curiosi che hanno versato a Esperanza due pesos convertibili per starsene qui a fissare inebetiti la stanza un tempo del grande scrittore nei suoi primi giorni a Cuba. Per lo più gruppi di sette o otto, il massimo per questo tour, stanno silenziosi durante la tiritera; altri interrompono, con quesiti sciocchi quanto le loro espressioni. Oggi Esperanza scopre che ci sono scrittori, avverte un’eccitazione tangibile, quasi che Lui in persona fosse lì, nella stanzetta, invece di cimeli, cianfrusaglie di una vita. È lieta perché i suoi studi su Hemingway saranno messi alla prova e lei ama i momenti in cui sa rispondere ai quesiti che essi pongono. Esperanza sa di avere già superato il tempo previsto per ciascun gruppo. Pure lancia bocconcini extra quasi stesse nutrendo piccioni nel parco. Il suo sorriso allude all’enigma, mentre offre a ognuno ulteriori morsi di leggenda, avidamente afferrati al volo dal suo alacre stormo. Esperanza vive per giorni come questo, per persone che stimolino il suo interesse e tramutino il sapere in un elisir che non solo la nutre, ma le dà una sferzata adrenalinica di potere e controllo. Guarda quello là! Vedi come pende persino dalla mia più insignificante parola? Potrei dirgli che Hemingway era una spia degli spagnoli, istigato per rendere Cuba alla Spagna e quello se lo annoterebbe, lo porterebbe con sé, e lo spargerebbe ai quattro venti finché nel suo paese diventerebbe dato biografico assodato. Esperanza conclude l’ultima osservazione e fa segni verso la porta, conduce il gruppetto all’uscita, uno a uno, ha un sorriso per tutti mentre sfilano elargendo parole di stima e riconoscenza, parecchi le stringono in mano mance con strizzatine d’occhio, quasi a dire che sanno che la cosa è deplorata. Fuori dalla 511 un nuovo gruppo, impaziente. [1] New English text (edited by the Author after 2014) Hotel Ambos Mundos
Bella poesia. Un poco sommessa, una minima registrazione d’eventi, quasi una pagina di diario, in un luogo sconsacrato dal turismo di massa, e ogni tanto s’affaccia qualche scrittore.