Un ricordo di Eugenio Grandinetti
di Toto Lucchesi
Ho conosciuto Eugenio agli inizi degli anni ’70: abbiamo insegnato nella stessa scuola, la Media Gemelli, nello stesso corso.
Il primo aspetto che mi colpì fu la sua profonda curiosità, il forte impegno nell’intrecciare poesia e micologia, linguistica e tecnica , entomologia e botanica, fino a qualche anno fa frequentava, unico allievo, all’Unitre di Milano un corso di erpetologia.
Colto latinista, già aveva collaborato all’immensa impresa dell’Index Thomisticus con l’Istituto dei gesuiti di Gallarate che analizzava tutto il lessico del corpus di Tommaso d’Aquino.
Eugenio, dotato di un vivace senso di ironia e giocosità, ci raccontava del famoso passo di Tommaso: De capacitate generandi diabuli, sì il diavolo poteva avere figli: preferibilmente di notte giace, si mette sotto un uomo dormiente (e allora si presenta come SUCCUBO), lo stimola finché si procura il seme e poi di corsa a giacere sopra/dentro un donna (stavolta è INCUBO) per depositare il seme maschile ancora caldo, i figli che nasceranno sono figli del diavolo.
E ancora i suoi interessi per il linguaggio lo avevano portato a collaborare con Silvio Ceccato per sperimentare nuovi intrecci tra modelli linguistici e cibernetici.
Lucido critico, inquieto, mai pacificato, è stato un protagonista di quella stagione rispetto alla scuola e al diritto allo studio: le lotte per il ruolo ai lavoratori della scuola, per i 20 alunni per classe, per il superamento delle classi ghetto, per la piena gratuità della scuola: almeno 2 volte insieme ai genitori abbiamo occupato dei locali del provveditorato, quando era ancora in Piazza Missori, con ricorso della polizia e schedatura finale.
Sull’insegnamento della lingua Eugenio era come un fiume in piena: del resto allora, dopo il momento destruens della grammatica tradizionale da parte di De Mauro e degli incerti modelli educativi del passato, bisognava inventare quasi tutto da capo : era il periodo della Scuola di Barbiana, dell’operaio che conosce 100 parole e il padrone invece 1000, la lingua come strumento, arma di emancipazione.
Lo studio di casa sua, dove ci incontravamo, era zeppo di appunti, fogli, schede esercizi, per esempio: trasformazioni dalla comparazione alla metafora, e viceversa, l’uso quasi ossessivo dei prefissi e suffissi; e, ancora in modo interdisciplinare con l’ insegnante di Tecnica, faceva costruire in legno dei modelli di frase a alberello con agganci differenziati rispetto alle funzioni di ogni elemento.
Per le invenzioni verbali è stato sempre un maestro, più tardi avrebbe battezzato Forza Italia come Sporca Italia oppure il Governo Letta Il Governo Letta Letta!!
In seguito molto di questo lavoro convergerà nella grammatica pubblicata con l’Istituto Tarra: Per l’educazione del bambino non udente.
Eugenio era molto generoso, aveva una grande, oggi diremmo, cura di sé, delle persone care, del lavoro, dell’amicizia, degli spazi e degli interessi comuni; e per questa generosità sempre, e soprattutto a scuola, era lontano da ogni postura di leader, valorizzava le idee e le pratiche dei colleghi attribuendo loro la paternità di progetti che lui già aveva pensato e elaborato da tempo; nei corsi volontari di autoaggiornamento aveva una grande capacità di contagiare, contaminare, gli insegnanti. Era la stessa postura che, insieme ad una profonda umanità, avrebbe adottato coi suoi allievi molti dei quali lo avrebbero frequentato anche dopo la scuola.
Sempre in prima linea nelle battaglie socioculturali, ha lavorato nella stesura dei programmi delle 150 ore e nella formazione di quegli insegnanti. Alla fine degli anni ’70 abbiamo partecipato al Comitato Milanese contro la repressione nella scuola, comitato di cui Eugenio è stato convinto sostenitore per tutta la sua durata.
Poi lui lasciò la Gemelli, ma la nostra amicizia è continuata ancora più forte di prima.
…trovo questa testimonianza di Toto Lucchesi in riferimento alla sua amicizia con l’uomo-poeta-scienziato- sperimentatore- dal grande impegno professionale e sociale Eugenio Grandinetti, molto vera. Avendo letto diverse poesie dell’autore dove la solitudine dell’essere umano veniva sempre rappresentata e declinata in modi diversi e irreversibili, la descrizione dell’amico T. L. credo che ci permetta di ampliare la conoscenza di questo autore, come persona “inquieta, mai pacificata”, in costante ricerca di modi per conoscere e decriptare la natura e l’animo umano…l’accostarsi a mondi considerati lontani, “isolati”, come quello dei bambini non udenti… la scrittura sanscrita… le forme di vita considerate più “ripugnanti”, come quelle dei rettili…il porsi in difesa dei diritti negati. Solo in apparenza fronti diversi