a cura di Ennio Abate
“c’è un principio d’odio generalizzato (paragonate il problema migranti con le limitazioni del ‘38 agli ebrei; la alfabetizzazione in aumento; le librerie bruciate; i cori razzisti e le messe sulla tomba di Mussolini) che si muove strisciando tra le case, nel silenzio dei potenti (politici, intellettuali, artisti), sempre e comunque a discapito dei più deboli e della Storia” (Benny Nonasky)
Direi, piuttosto, che c’è un’area politica vasta che utilizza l’odio per i suoi scopi e un’altra che non sa neppure più odiare quelli che l’hanno sottomessa e la stanno distruggendo (vedi – esempio tra tanti – Ilva Taranto). Non è l’odio in sé il problema ma per quali scopi viene governato. [E. A.]
Benny Nonasky7 novembre alle ore 19:03
Vi voglio ricordare una cosa: nel 1938 vengono emanate in Italia le Leggi Razziali dove viene vietato il matrimonio tra ebrei ed italiani, alle aziende pubbliche e private di avere lavoratori ebrei; l’iscrizione di ragazzi ebrei nelle scuole italiane (verranno create delle scuole unicamente per loro, dove potranno insegnare solo docenti ebrei); il divieto di svolgere ogni attività culturale e intellettuale; revoca della cittadinanza italiana agli ebrei stranieri; altro ancora e per concludere: l’annotazione dello stato di razza ebraica nei registri dello stato civile.
Questo per dire che la necessità di dare la scorta alla Senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, per le minacce razziste ricevute in questi giorni e anni, è un chiaro segno di indebolimento della Democrazia italiana, dell’evidente minaccia fascista che si espande ovunque, nell’incapacità delle istituzioni e del popolo civile a superare l’odio e l’ignoranza – indebolito quest’ultimo da una politica interessata unicamente al compiacimento del singolo, distaccati dalla società e dalle periferie.
Quest’odio è compreso nelle banali frasi di Salvini che afferma: <<Anche io ricevo minacce, ogni giorno. Le minacce contro la Segre, contro Salvini, contro chiunque sono gravissime>>, paragonandosi alla Senatrice, senza difendere la sua Storia e il suo dolore – questo perché Salvini è un fascista che istiga violenza e supremazia bianca (<<Prima gli italiani>>).
Questo breve resoconto vuole solo mettere in chiaro che c’è un principio d’odio generalizzato (paragonate il problema migranti con le limitazioni del ‘38 agli ebrei; la alfabetizzazione in aumento; le librerie bruciate; i cori razzisti e le messe sulla tomba di Mussolini) che si muove strisciando tra le case, nel silenzio dei potenti (politici, intellettuali, artisti), sempre e comunque a discapito dei più deboli e della Storia – come se tutto fosse giustificabile e non da difendere e combattere.
#Segre #Scorta #Fascismo #Minacce #Salvini
Commenti
- Nicoletta Nisa Saccon Caro Ennio, proprio così.
- Claudio Accio Di Scalzo Saluto Ennio Abate – ” nel silenzio dei potenti politici, intellettuali, artisti” – Leggo. Silenzio intellettuali e artisti neppure comunisti ma di sinistra genericamente e facilmente di sinistra. Lo furono comunisti in tanti ma oggi è meglio non pronunciare questa parola, l’unica che ai fascisti mette veramente fifa. Il loro silenzio sia quelli nella Gerarchia Vassallatica Imperiale sia quelli nella Gerarchia Vassallatica Sottoproletaria… è meglio si riveli. Tanto non servono a nulla anco se si manifestassero. Ci accostano subito il librino loro la loro intellettualità estetica esistenza e così via. E via ad un altro post. L’unica speranza è che si formi ancora un antifascismo-anticapitalismo in grado, usando pure l’immaginario della lotta di classe, di difendere chi fu schiavizzata nei campi di concentramento e chi lo è oggi ostaggio e merce di multinazionali che usano il nazismo economico. Comunque sia è bello leggere e sapere di compagni che seppur pochi ancora ci sono. Sa di speranza e che l’etica ancora esiste. Accio
- Lorenzo Galbiati Io in realtà non ne posso più della continua rievocazione delle leggi razziali e poi del nazismo e della Shoah. La sinistra che continua a evocare queste cose continuerà a perdere. Salvini ha ragione a dire che anche lui riceve minacce. La Segre non merita applausi o maggiore rispetto perché da piccola é stata ad Auschwitz. Essere dei sopravvissuti non é un merito e il motivo per cui la Segre ha ricevuto minacce é che fino a due anni fa era una perfetta sconosciuta che poi é stata pompata come una santa dai giornali ancora prima aprisse bocca per il solito fatto di essere stata ad Auschwitz cosa che viene ripetuta di continuo come fosse un enorme merito – ma non lo é! Quando pompi mediaticamente un caso che non ha vere notizie da dire, ottieni nei social dopo un po’ una reazione di rigetto.
- Ennio Abate Se non ne puoi più «della continua rievocazione delle leggi razziali e poi del nazismo e della Shoah», puoi sottrarti: spegni la TV o non partecipi alle rievocazioni. Nessuno ti obbliga a seguire certe trasmissioni o partecipare a certe iniziative. E nessuno ti obbliga ad applaudire Liliana Segre o a tributarle «maggior rispetto», del resto da lei mai richiesto.
Essere stata, però, da piccola ad Auschwitz non è come essere stata in vacanza al mare o ai monti; e non può essere vicenda derubricata a «solito fatto». Le tragedie storiche ( Auschwitz, i gulag, i bombardamenti su Dresdra, Hiroshima, ecc.) vanno ricordate *tutte* e chi le ha vissute – Liliana Segre in questo caso – ha il diritto e il dovere di testimoniare. Mi pare, tra l’altro, che lo faccia onestamente senza retorica o vittimismo. (Come del resto fece Primo Levi e fecero tanti altri meno noti). E, comunque, prima da «perfetta sconosciuta» e ora più nota va solo dov’è richiesta: nelle scuole o in assemblee pubbliche o alla TV.
Se poi ci sono giornali o TV che strafanno e da cui « é stata pompata come una santa», prenditela con loro non con lei.
Veniamo alle minacce. Tu dichiari la tua insofferenza “culturale” ma non mi pare che condividi le minacce, no? E poi c’è un altro dato di fatto da valutare: queste minacce sono reali o inventate? Se sono reali cosa significano? Sono reato o sono «una reazione di rigetto»?
Ultima questione: anche Salvini riceve minacce? Perché è stato anche lui ad Auschwitz? No. Per altri motivi? Beh, indipendentemente dall’essersi o meno equiparato ad una sopravvissuta allo sterminio nazista, non manca di scorta, mi pare.
Infine, m’interrogherei anche sul retropensiero di questa tua (o di una parte della “gente”) insofferenza.
P.s.
Trascuro l’accenno che fai alla “sinistra”. Che non perde (o guadagna voti) perché «continua a evocare queste cose » ma per altri motivi più complessi che ci porterebbero lontano dalla questione qui posta. - Lorenzo Galbiati Ennio Abate, io sto dicendo una cosa molto chiara: sono articoli come questo di Benny Nonasky, diventato virale in rete come ogni pezzo che citi la Shoah, le leggi razziali ecc. che fomentano molti comportamenti antisemiti dai quali, prima o poi, per la legge dei grandi numeri arrivano anche le minacce. Questa è la mia analisi, opinabile, ma è una analisi, ed è molto meno assolutoria di chi si limita a dire Ah che gravi le minacce alla Segre, siamo all’antisemitismo, siamo alla fine della democrazia, che popolo gli italiani. Questa non è un’analisi, è il solito allarmismo della sinistra che non sa fare i conti con la storia. La storia dice chiaro che oggi 2019, i ragazzi, gli adolescenti, hanno problemi con i migranti, con i neri, in particolare, o comunque gli arabi ossia i musulmani e fin dalle elementari li stressiamo obbligandoli a parlare ogni anno della Shoah, ossia degli ebrei, che di norma non hanno mai incontrato e che comunque non sono identificabili. Tutto questo genera l’antisemitismo di oggi. La sovrasaturazione di notizie genera rigetto. La Segre: due anni fa fui stupito dalla magniloquenza delle notizie sulla sue elezione a senatore a vita, sembrava una santa, una delle personalità più importanti di Italia ma non la conosceva quasi nessuno. E non puoi dirmi di non sentire le notizie al tg o di non connettermi a facebook per non sentire le notizie su di lei, io ho il diritto di informarmi e di dire quando l’informazione è pompata, strumentale e politica. A meno che tu preferisca una persona che si isola dalla società e non vada a votare pur di non esercitare il suo giudizio di critica tra cui il dire che non ne può più. Io ricordo alcuni fatti. 1) Molti ebrei scampati ad Auschwitz sono dei razzisti fascisti che uccidono senza problemi i palestinesi 2) Essere sopravvissuti ad Auschwitz così come a ogni sterminio, non è un merito, e per principio etico il rispetto si deve per tutti in ugual misura, o agli ebrei è dovuto in maggior misura? 3) La Segre fa discorsi contro il razzismo, bene, ma questo non significa che se fa una commissione in Parlamento le si debba un applauso. Quando si è in Parlamento si fa politica, e ogni cosa è strumentale, tutto, non esiste una commissione che mette d’accordo tutti, lo sappiamo bene, quindi è normale e giusto che l’opposizione dica No alla commissione, e la sinistra che si straccia le vesti perché l’opposizione non dice Sì e non applaude la Segre, è malata, ha dei problemi perché ripeto è del tutto normale opporsi e nessuno merita applausi perché da piccolo ha rischiato di essere ucciso in un lager, a meno che si voglia dire che dobbiamo applaudire i migranti che sono stati torturati in Libia prima di prendere un barcone e venire da noi. Poi però applaudiamo anche gli scampati alla strage di Bologna, e di tutti gli atti criminosi. E’ normale? Per me è malato. 4) Anni fa Fiamma Nirenstein di Forza Italia era presidente dell’Osservatorio sul razzismo e l’Antisemitismo, e cosa faceva? Lei, sionista, sostenitrice della colonizzazione della Palestina da parte di Israele, aveva opinioni chiaramente razziste e antiislamiche e ha usato quell’Osservatorio per fare una caccia alle streghe a chi critica Israele, ovviamente tutti antisemiti. Questo per dire che quell’Osservatorio così come la Commissione della Segre, se servono a qualcosa è per dare una mano al genocidio dei palestinesi, sul quale son tutti d’accordo dato che nessuno dentro una Commissione sul razzismo e l’Antisemitismo si sognerà di dare del razzista agli ebrei sionisti, e di condannare Israele. Ricordo che nessuno e dico nessuno oggi in Italia scrive titoli dei giornali come Bastardi ebrei, o Io odio l’ebraismo, mentre Belpietro ha scritto Bastardi islamici, e Filippo Facci ha scritto un articolo di fondo dal titolo Io odio l’Islam in cui diceva che era suo diritto odiare ogni Islam. Belpietro è stato assolto, Facci non ha avuto cause in tribunale, è solo stato sospeso dall’Ordine su segnalazione anonima, è stato sostenuto da TUTTI I GIORNALISTI, e poi ha ripreso con lo stesso tono. E la Commissione della Segre vorrebbe segnalare alla magistratura l’istigazione all’odio quando l’unico odio che si legge sui giornali, da parte dei giornalisti, è quello contro gli islamici, e nessuno dice nulla né politici né giornalisti e la magistratura pur con la legge Mancino non ha condannato Belpietro e Facci? E io in questo contesto mi devo preoccupare di applaudire la Segre che ha 90 anni solo perché da bambina ha passato un anno ad Auschwitz e devo citare la Shoah e le leggi marziali se come tutti i personaggi famosi e pompati dalla stampa riceve minacce? Siamo rimasti indietro di 80 anni, Ennio!!!!
- Ezio Partesana Io te l’avevo detto, Ennio, che alcune persone aprono i libri di storia solo quando il tavolo di cucina traballa…
- Benny Nonasky Dico queste due cose perché 1. la Storia non ha un’identità primordiale, ma si evolve con ogni singola persona che attraversa il mondo (quindi non c’è un Capo che dirige le mosse) e 2. io sono una persona che da anni si occupa di eventi storici (ho pur scritto un libro, “Imàgenes Trasmundo), anche non essendo un “puro” comunista o oltre robe da voi segnalati. Però è interessante vedere questi vecchi – e direi poveri o finti – intellettuali fare la solita predica ai giovani, come se non ci fosse futuro – o solo di loro, di chi non ha fatto quando ha potuto. Questi discorsi non rendono nessuno antisemita (che pensiero stupido; o siete voi a provarlo dentro?), ma offrono uno squarcio di un reale che inquieta molte anime, belle o brutte che siano. A me fotte poco dei mi piace o altre cose del genere, ma la mia urgenza è il dialogo, con la consapevolezza che facciamo schifo a prescindere (come alcuni vostri commenti confermano). Se evitiamo la retorica e ci concentriamo sul linguaggio, forse potremmo riuscire a costruire un pensiero che vada oltre il giardino di casa. Perché una persona vale una persona, è la questione Palestinese è molto più complicata di un commento su Facebook.
- Ennio Abate -@ Lorenzo Galbiati
Lorenzo,
ti avevo risposto con considerazioni precise e ponendoti domande precise. Vedo ora che scantoni sul diritto/dovere di Liliana Segre a testimoniare su Auschwitz, non chiarisci la tua posizione sulla realtà delle minacce a lei rivolte né su che relazione c’è tra la tua insofferenza “culturale” per i “troppi” discorsi sulla Shoah e le minacce a Segre. Né tra queste e quelle a Salvini. (Spero che nell’incontro di ieri tra i due ne abbiano parlato). Taci poi completamente sul «retropensiero di questa tua (o di una parte della “gente”) insofferenza». E anzi rincari la dose, tirando fuori dal tuo Vaso di Pandora altri veleni propagandistici che vorresti far passare per critica.
Non ci sto e chiarisco (magari non a te, che – mi pare – non ci vuoi sentire né dialogare. ma altri capitati su questa pagina) che per me:
1. L’articolo di Benny Nonasky non fomenta «molti comportamenti antisemiti» ma li contrasta e per questo l’ho condiviso;
2. Le affermazioni propagandistiche non sono un’«analisi» e non sono neppure una critica.
3. Per fare critica uno dovrebbe:
– pronunciarsi sulla pericolosità delle minacce a Liliana Segre e a Salvini (distinguendone qualità politica e pericolosità effettiva delle une e delle altre);
– capire che l’antisemitismo preesiste come mentalità secolare ed è un serbatoio di pregiudizi riattivabili in modi strumentali e propagandistici in determinate contingenze della storia europea;
– esso non “nasce” perciò con l’istutizione della Giornata della Memoria o dal fatto che oggi si parli “troppo” di Shoah nelle scuole ai ragazzi o agli adolescenti;
– eventuali o reali errori pedagogici o di divulgazione della storia a livello di massa (“uso pubblico della storia”) vanno corretti con una pedagogia o una divulgazione migliori;
– se, in seguito ai problemi sorti dalle nuove immigrazioni, si vanno diffondendo anche da noi posizioni islamofobe o g eneralmente razziste, non si vede perché, per perorare la critica a questi pregiudizi, si debba scivolare in posizioni ambiguamente antisemite e sputare o fare del sarcasmo su chi difende il ricordo di Auschwitz.
P.s.
Ricordo che alcuni anni fa Stefano Levi Della Torre aveva affrontato la questione dell’eccesso di “pedagogismo dall’alto” sulla Shoah in ben altri termini. Qui almeno due link di riferimento che frettolosamente ho trovato:
– https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/…/vivalasc…/…
– Abusi di memoria: negare, banalizzare, sacralizzare la Shoah Di Valentina Pisanty ( https://books.google.it/books?id=L70uDwAAQBAJ&pg=PT69… );
…secondo me, l’odio verso popoli interi, minoranze o religioni diverse è, in genere, il frutto di esaltazione fondamentalmente irrazionale da parte di individui capaci di trascinare le masse, anche se per giustificare tale odi si costruiscono teorie, trattati e false giustificazioni.. La reazione ad esso può essere molteplice: difendersi con altrettanto odio, soprattutto se si è o si è stati le dirette vittime; in questo caso l’odio non è irrazionale, ma non riesce sempre ad incanalarsi in qualcosa di costruttivo per una giusta rivendicazione del diritto…oppure assumere un atteggiamento di supina rassegnazione, quando i colpi subiti siano stati così feroci da lasciare sul campo morti e impotenti (penso al subito dopo Hiroscima)…Gestire l’odio non è semplice quando si ha ragione e trovo che Liliana Segre abbia imboccato la stra giusta, quella senza odio ma costruttiva. Sono i vigliacchi quelli che dall’altra parte, e senza alcun vero coraggio, la attaccano
“Inorridito. Non usa mezzi termini il presidente israeliano Reuven Rivlin che ha inviato una lettera a Liliana Segre nella quale manifesta tutto il suo disappunto per le minacce antisemite contro la senatrice a vita. ” https://tg24.sky.it/politica/2019/11/10/presidente-di-israele-scrive-a-liliana-segre.html
Ma scherziamo? La questione è nata, e subito diventata, schieramento politico, interno e internazionale, altro che valori di qua e di là.
“La questione è nata, e subito diventata, schieramento politico, interno e internazionale, altro che valori di qua e di là”
E allora?
Schierarsi o fare le pulci?
Come sulla questione dei migranti io preferisco schierarmi e continuare a pensare a come uscire dalla stretta tra piddini-M5S e salviniani e i sovranisti:
https://www.joimag.it/dieci-motivi-per-stare-con-liliana-segre-e-sentirsi-come-lei/?fbclid=IwAR3dvvIExGGbHeSw6p9sqqLdEVWR_4l5V_Qjg0L2PhEBiTSXivBBtDP6VoI
Non è che schierarsi ottunda il cervello e rimanere ambivalenti o cripticamente neutrali apra chissà che prospettive…
Infatti mi sono schierata: è diventato per me insostenibile l’agitarsi in nome di idealismi nati in circostanze da illuminare ulteriormente (la IIGM non fu dichiarata solo contro la malvagità di Hitler) invece propagandati per 7 decenni al servizio di un altro nesso di poteri. Niente da discutere sul razzismo nazista e fascista, ma fare di una vittima bambina del tempo una *guru* del presente vale solo come sostegno a un presente/futuro di parte.
SEGNALAZIONE
La demoralizzazione della storia
di Claudio Vercelli
http://moked.it/blog/2019/11/10/la-demoralizzazione-della-storia/?fbclid=IwAR0vQ2sZ12og7MFke8UReZ0SbcllJgInswleaDbNeAJgIm7V2vK7UV2HOUc
Stralcio:
A destra (una destra piuttosto radicale, oramai, non più debitrice dei vincoli del secondo Novecento) dello schieramento politico, italiano ed europeo, c’è chi l’ha capito e si sta muovendo di conseguenza. Da altre parti, invece, ci si culla ancora in un vacuo cerchiobottismo, di falsa liberalità, dove l’accogliere tutto e tutti equivale a cancellare la specificità delle tragedie ma – anche e soprattutto – a ridurre la storia ad una sorta di massa sanguinolente. Con il risultato che il tragico del passato si perde in uno sfondo senza contorni e dove poi a risultare rassicuranti, e quindi vincenti, sono coloro che promanano “autorità”, ossia dominio, controllo e censura, a prescindere da quello che potrebbero poi fare partendo proprio dalla legittimazione di politiche di esclusione verso gruppi identificati come una «minaccia».
Terza replica @ Lorenzo Galbiati
A. STORIA, MEMORIA.
1. Studiare, ricordare e rielaborare gli eventi storici (nel caso le leggi razziali del 1938 e la Shoah) non è anacronistico né significa “essere fermi a quel passato”. La storia non si cancella mai da sola. Siamo noi che la cancelliamo o la ripensiamo (con il meglio della strumentazione storica di cui arriviamo a disporre e sotto l’urto dei problemi d’oggi).
Che siano passati 80 o 100 anni anni da allora, che vuol dire? Non è che in automatico con lo scorrere degli anni garantisca una giusta rielaborazione del passato. Ed, infatti, abbiamo fin troppi “passati che non passano”. (Si veda l’impossibilità, per questo, di arrivare ad una memoria condivisa su Fascismo, Resistenza, anni ‘70, ecc.).
Dovrebbe essere chiaro che, se sostieni che “occuparsi continuamente dei crimini del passato” (e poi perché parlare soltanto dei crimini?) sia “un modo per oscurare i crimini del presente”, svaluti il lavoro degli storici e la stessa riflessione politica, che di continuo ricorre a riferimenti storici al passato e stabilisce analogie (sempre da verificare) con eventi passati. Cosa copre questa voglia di tabula rasa capricciosa o insofferente?
Sostenere poi che il passato “si ripete eccome, a furia di ricordare” è da futuristi incalliti e ciechi. È, invece, a furia di dimenticare – cosa che la velocizzazione tecnologica delle nostre vite sta diventando una tortura mascherata – che ci ripetiamo e pestiamo lo stesso pantano.
Secondo me, solo una seria e continua rielaborazione del passato permette di affrontare il presente senza farsi soggiogare o ipnotizzare dal punto di vista dei dominatori del momento.
2. “Ricordare per non ripetere”? Mi pare uno slogan generico e retorico. Certi ricordi s’impongono o ci vengono imposti dall’esterno e non sappiamo mai dove la loro rielaborazione ci porterà. Né c’è garanzia che certi drammi o tragedie non si ripetano sotto altre, magari immediatamente indecifrabili forme. Solo i progressisti più miopi ritengono esserci uno zoccolo duro di Valori, che sfiorati in una determinata epoca, resterebbe inattaccabile. (E parlano di Costituzione o di conquiste “inalienabili” dei lavoratori o della società civile mentre i fatti provano ben altro e ben due Guerre mondiali stanno lì a dire che una umanità civile può tornare barbarica.
3.
Di fronte alla complessità e problematicità del rapporto tra passato e presente e alla crescente difficoltà di accertare continuità e discontinuità rispetto al passato (recente o lontano), tu ti gingilli con una ambigua provocazione: “l’unico atto politico che considero di sinistra, ossia dalla parte delle vere vittime, sul caso Segre, è formulare la richiesta espressa in questa lettera di Patrizia Cecconi, che chiede “alla senatrice di esprimersi anche rispetto alle violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani da parte di Israele nei confronti del popolo palestinese”
Perché provocazione ambigua? (https://www.pressenza.com/it/2019/03/patrizia-cecconi-scrive-alla-senatrice-segre/?fbclid=IwAR0azTwr0Zgt7wtIqqCwAFKZb7VdKbYgc2_eoSOwdK87POyXOP3L7wmWx78)
Perché il retropensiero sembra essere: e adesso dimostri di essere davvero di sinistra. Dietro un velo di falso ossequio, ci vedo pure dell’arroganza: adesso ti faccio io il test, cara senatrice di recente nomina, che non a caso sei una ebrea.
Ora io mi chiedo: ma perché sul secolare ormai conflitto tra Israele e palestinesi dovrebbe esprimersi proprio Liliana Segre? Perché non chiedete, visto che credete così tanto alla forza risolutiva degli appelli alle autorità, direttamente al governo o ai partiti, tanto più se ricordate che “in questi giorni l’Onu ha espresso una posizione inequivocabile circa i crimini commessi dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza”?
B. ANTISEMITISMO E ANTISLAMISMO.
1.
“La domanda mia è: qual è per te l’emergenza razzista in Europa: il presunto antisemitismo o l’islamofobia?”. Rispondo: le emergenze sono tante e non solo quella razzista. Ci vuole una visione strategica dei problemi. E ritengo dilettantesco che uno scelga l’emergenza che gli pare più emergenza delle altre, quella “prioritaria” e voglia imporla all’attenzione degli altri in modi spicci e moralistici. ( Lo può fare, certo; ma non vedo grandi risultati).
2.
La tua tesi è che “la vera emergenza razzistica italiana [è] quella contro gli islamici e l’Islam come religione e cultura”. Di conseguenza: “altro che concentrarsi sull’antisemitismo”, perché “l’antisemitismo storico [avrebbe] perso ogni suo valore semantico, ed è una parola oggi senza significato”. Posso anche ammettere che, sì, da parte di alcuni settori politici si ha un uso strumentale del termine ‘antisemitismo’, per cui “Chomsky e ogni ebreo critico con Israele è tacciato di essere ebreo traditore etc.”. Non so come fai ad essere certo che “il 99% delle persone accusate di antisemitismo non hanno alcun odio verso gli ebrei in quanto ebrei”; ew resto convinto che l’antisemitismo sussista come pozzo di liquami storici, a cui si può attingere spesso per un suo uso mascherato ( come accade, del resto, con il razzismo : “non sono razzista, ma…”). Ci andrei, dunque, piano con l’abolizione di questa e altre “vecchie” parole (destra, sinistra, comunismo, socialismo) almeno finché non saranno sostituite da altre più adeguate. Per prudenza? Sì, sempre per quella difficoltà di accertare continuità e discontinuità negli eventi e nelle mentalità che non sempre i termini correnti registrano. E sono diffidente verso la tua sicumera: “ Ci sono oggi solo pochissimi fanatici antiebraici di destra, eredi dei nazisti, e basta fai che sono, esagerando l’1%”. Ammesso che tu li abbia contati con cura, anche una minoranza, che in certe circostanze non ha peso, potrebbe riaverlo in circostanze mutate. Proprio per la possibilità che esse possano riattivare certi meccanismi secolari profondi,cosa che i progressisti non considerano.
3. ALTRI SPICCIOLI DELLA NOSTRA POLEMICA
1.
“Sono i palestinesi e i migranti che oggi non hanno voce, non i reduci dei lager”; ““Io ho diritto a testimoniare dove e quando voglio? Io vorrei sentire chi non ha voce non chi viene accolto da ogni organo istituzionale, e ha quindi una voce più potente.”; “Sono io che chiedo a te: i torturati nei lager libici hanno diritto di testimoniare? Se sì, perché loro non hanno accesso al pubblico mentre la Segre lo ha sempre?”
Manco i matti, i malati, gli emarginati hanno voce e chissà quanti altri. Ammesso che la Segre la abbia più potente, non ritengo che è “dando voce” che si risolvono problemi incancreniti. Quello che oggi manca è la capacità politica di mettere in movimento e organizzare interi pezzi sottomessi di varie società contro i dominatori a vari livelli. M’infastidisce, dunque, sia la selezione soggettiva nel designare le “vere” vittime rispetto ad altre sia la tua incomprensione degli equivoci contenuti in questa pretesa di “dare voce”, come se apparendo alla TV o sui mass media chissà quali cambiamenti reali vengano di sicuro innestati.
2.
“mi vuoi dire che gli ebrei scampati ai lager sono gli unici a poter dire: Io ho diritto a testimoniare dove e quando voglio?” . Per questo vedi qui:https://www.poliscritture.it/2019/01/26/nella-zona-grigia-del-revisionismo-storico/
3.
“ Ma ti faccio una domanda: a parità di minaccia, la Segre merita più rispetto e costernazione di Salvini? Ci sono quindi persone che meritano più rispetto di altre, e nella fattispecie gli ebrei?” Ci sono tanti altri e non solo la Segre e non solo gli ebrei che hanno di fatto, spesso al di là di ogni valutazione dei meriti, più rispetto e privilegi, perché sono più potenti e magari anche più corrotti.. Quindi non capisco perché batti e ribatti sempre sul tasto degli ebrei. ( E quando dici: “ In America la lobby ebraica é la più potente di tutte” davvero sfori verso il complottismo alla Fusaro).
4.
“ Tu dici che l’articolo di Benny Nonasky non fomenta «molti comportamenti antisemiti» ma li contrasta e per questo l’hai condiviso. Questa è la tua tesi, la mia è opposta”. Ovvio, perciò stiamo polemizzando.
5.
“Di questi discorsi io ne parlo da 20 anni in rete”; “ Potrei linkarti vari articoli scritti da me sul tema in rete”. Io pure ne ho scritto e discusso (Cfr. su Poliscritture). Restano opinioni- mie e tue – da vagliare e confrontare con quelle di altri .
6.
“questa sovraesposizione dei discorsi sulla Shoah sono la causa del negazionismo della Nakba palestinesi. Sono nessi causali questi”. No, si è parlato dei palestinesi quando le lotte dei palestinesi erano più organizzate e incisive di quelle di oggi e avevano saputo costruire alleanze internazionali.
7.
“Perché? Perché nessuno li invita in tivu a parlare della Nakba?” Manco invitano gli operai a parlare delle fabbriche distrutte. Non li invitano perché in questa fase sono sconfitti e più isolati.
“L’odio è un sentimento, come la gelosia, l’ira, l’amore e ai sentimenti, in quanto tali, non si possono mettere le manette. Per quanto ci risulta, come abbiamo già avuto modo di scrivere su questo giornale, neanche i peggiori totalitarismi si erano spinti fino a questo punto: punivano le azioni, le ideologie, le opinioni ma non i sentimenti.”
http://www.massimofini.it/articoli-recenti/1891-pero-l-odio-non-si-puo-arrestare
Molto banale ma la commissione è carica di troppi non-detto, e ammantarla di richiami storici non la giustifica. Ormai tutto viene forzato nello schieramento democrazia vs fascismo prossimo venturo e la gravità politica del momento si volatilizza. Comunque mi rendo conto che “a lavare la testa dell’asino si perde ranno e sapone”.
“L’odio è un sentimento, come la gelosia, l’ira, l’amore e ai sentimenti, in quanto tali, non si possono mettere le manette.”
E chi ha parlato di mettere le manette? Ho ipotizzato un “governo” dell’odio ( “Non è l’odio in sé il problema ma per quali scopi viene governato”). E gli scopi sono contrapposti: o si va verso soluzioni autoritarie e repressive che confermeranno il dominio delle élite dominanti o soluzioni liberatorie e di maggiore democratizzazione per quanti oggi lo subiscono e ne soffrono. Non si scappa.
P.s.
Segnalo questa interessante intervista ad Antonio Moscato su GLI STATI GENERALI:
https://www.glistatigenerali.com/geopolitica/lotte-dal-cile-a-hong-kong-i-rischi-dellinesperienza/
Un governo come è il nostro costituito a forza, non mette ancora manette ma procede a dividere in modo “etico” in realtà molto politico, cioè su valori che diventano schieramenti. Su questi si costruiscono valori di breve accatto. Di fronte a un futuro del tutto inedito dobbiamo (o no?) approntare qualche raffinato strumento di analisi e progetto che non ripeta vecchie giaculatorie?
“non mette ancora manette ma procede a dividere in modo “etico” in realtà molto politico, cioè su valori che diventano schieramenti”
Sotto i “valori di breve accatto” o i “valori che diventano schieramenti” (inevitabilmente perché ci sono élites dominanti che li storcono e strumentalizzano a loro favore) dobbiamo saper vedere e proteggere “le nostre verità”, i *nostri* valori.
Nel caso dei migranti (sia ieri sotto il “buonista” Renzi o il “cattivista” Salvini; sia oggi sotto il governo Conte). O nel caso di una donna ebrea che non vuole dimenticare la Shoah e viene minacciata da neofascisti o intolleranti d’ogni tipo. O nel caso dei curdi. O della Bolivia. O su ogni vicenda che riesce ad imporsi malgrado il fumo dei mass media alla nostra attenzione e sensibilità.
Non si sfugge a una presa di posizione immediata e chiara perché saremmo “di fronte a un futuro del tutto inedito”. (E chi sa poi se sarà “inedito”. E chi sa se stiamo davvero andando “oltre il Novecento”). Né per prendere posizione immediata (anche sbagliando) dobbiamo disporre prima di “qualche raffinato strumento di analisi e progetto che non ripeta vecchie giaculatorie”.
Si prende posizione, si scommette e si lavora a produrre, per quel che si può e con quel che abbiamo, un’analisi più lucida o un progetto migliore.
SEGNALAZIONE
L’ANTISEMITISMO A SINISTRA ESISTE: SOLO CHE QUELLO DI DESTRA NON È “RESIDUALE”
https://www.glistatigenerali.com/discriminazioni/lantisemitismo-a-sinistra-esiste-solo-che-quello-di-destra-non-e-residuale/
Stralcio:
L’antisemitismo, infatti, non è un linguaggio politico utilizzato solo dalla destra o nel mondo islamico. Si tratta di un prodotto multiforme, ben visibile anche nella tradizione cristiana, nei nazionalismi europei e naturalmente anche nella lunga tradizione politica della sinistra. Borgonovo lo sa bene. Che ci sia antisemitismo a sinistra è cosa nota e ampiamente dibattuta. E allora perché, se l’obiettivo è attaccare la sinistra sull’antisemitismo, il giornalista preferisce parlare d’altro? E soprattutto perché, nel parlare d’altro, dice delle falsità? Perché è oggettivamente falso (ma funzionale alla propaganda politica di cui il suo giornale è campione) che l’antisemitismo della destra sia “residuale”. Tutte le statistiche e le rilevazioni di dati sull’odio in rete dicono esattamente il contrario. L’antisemitismo è un tema centrale nella propaganda della destra e in alcuni casi recenti è transitato direttamente in azioni violente, con attacchi terroristici di sovranisti bianchi ultras di una cristianità mal digerita a sinagoghe e centri di cultura ebraici in tutto il mondo. E se è vero che l’antisemitismo di matrice islamista è allarmante e pericoloso, è falso che non ci sia una islamofobia radicata e profonda che va combattuta con decisione.
SEGNALAZION
SULLA COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTI ODIO E ALTRO
di Franco Romanò
https://2011oraequi.blogspot.com/2019/11/sulla-commissione-parlamentare-anti.html?spref=fb&fbclid=IwAR2QdXPur_p0Dt4k1LEw7LNglWx1amwaXODIEFucj8-wSf0Ny26XJk2SPQM
Stralcio:
2. La commissione parlamentare su razzismo e antisemitismo e – nell’ultima versione di Liliana Segre – contro l’odio, mi lasciava e mi lascia perplesso, ma questo nulla toglie al coraggio e alla legittima indignazione della senatrice che l’ha proposta. Tuttavia, sento che anche lei ci sta ripensando se presiederla o meno e si è presa una pausa di riflessione. Fra l’altro, non capisco per quale ragione dovrebbe presiederla lei per forza, ma forse non conosco bene i regolamenti delle commissioni parlamentari. In ogni caso e pur con tutte le mie perplessità non comprendo perché non l’abbia proposta qualcun altro e sia stata lasciata solo a lei la responsabilità, dopo tutto quello che ha subito durante la sua vita. Questo continua stupirmi, ma se la commissione ci sarà lascio per il momento in secondo piano le perplessità, di cui comunque dirò successivamente e mi sforzo di considerarla un’occasione positiva, ma ad alcune condizioni. La prima è che venga esteso l’ambito della commissione medesima ad altre tipologie di discriminazioni e violenze: dal sessismo dilagante, alla violenza contro le donne e l’omofobia di cui peraltro si fanno promotori gli stessi soggetti raggruppati nella categoria di razzismo, pur essendo queste altre forme di discriminazione diffuse anche in altri ambienti. Non è un problema nominalistico, ma se si considerano meno gravi le diverse forme di discriminazione e di violenza, già si va per una strada sbagliata perché significa affermare di fatto e aldilà delle intenzioni che ci sono discriminati di serie A e di serie B. Del resto, anche la senatrice Segre ha ammonito sulla necessità di non limitare la commissione all’antisemitismo. La seconda condizione è che la proposta di commissioni analoghe venga reiterata in tutte le istituzioni locali e che venga accolta come un’occasione di mobilitazione e di smascheramento della destra fascio-leghista-berlusconiana in tutte le sedi come è stato fatto alla regione Lombardia. Non importa che sia stata bocciata; anzi è meglio che lo sia stata per due buone ragioni. La prima è che di unità antifascista con chi apre le porte ai fascisti non se ne può più; in secondo luogo perché in questo modo si smascherano facilmente i timidi accenni di autocritica e persino i disgustosi tentativi di fare marcia indietro o quelli di distinguo (Carfagna): al dunque, come si è visto proprio in regione Lombardia, la dovranno bocciare, a meno che non siano in atto (cosa niente affatto da escludere) tentativi di ridimensionare o annegare il discorso in documenti generici di condanna della violenza che non significano nulla. Che sia allora una proposta fatta in ogni comune, a Milano e a Roma in ogni circoscrizione e si affianchino alle iniziative istituzionali mobilitazioni della cittadinanza. Detto questo vengo alle perplessità, che rimarrebbero comunque. Mi domando: a che cosa può servire una commissione del genere quando tutti sono concordi nel dire che le leggi esistono già (ed è vero a cominciare dal dettato costituzionale) per colpire chi fa apologia di fascismo o minaccia anche fisicamente usando la rete o altri strumenti? Allora mi vengono spontanee alcune domande: la commissione si occuperà dei prefetti che non intervengono per impedire l’apologia di fascismo o farà finta di non vederli come da decenni a questa parte? Su chi e come indagherà la commissione e quali iniziative positive intraprenderà? Sarà una commissione che farà di tutto un’erba un fascio come lo squallido documento del parlamento europeo o sceglierà un’altra strada? E il senato che l’ha votata continuerà poi a intrattenere rapporti cordiali con i nazisti di Maidan in Ucraina? Queste, tuttavia, sono domande, me ne rendo conto, soltanto polemiche e in parte fanno pure il processo alle intenzioni; sebbene vada pur detto che dei contenuti di questa commissione non si è parlato e a questo punto ho per la sensazione che tutto potrebbe persino sgonfiarsi, specialmente dopo l’incontro di cui nulla si doveva sapere (e la cosa è ancora più sospetta), fra Salvini e Segre. Sarà stato lui a richiederlo molto probabilmente, consigliato da qualcuno? E per quale motivo? In tutto questo bailamme, nel frattempo, Renzi continua perseguire il suo vero disegno politico da tempo: un nuovo partito in cui confluiscano Italia viva e una Forza Italia, libera da Berlusconi. E allora forse è bene uscire un po’ dalle nebbie del presente e affrontare le cose un po’ più dalle radici e cioè alla storia. Sono usciti recentemente molti libri che aiutano a definire un primo bilancio storico sulla bomba di piazza Fontana e la strategia della tensione. Io ne ho letti quattro e li consiglio tutti: la Bomba di Enrico Deaglio, Piazza Fontana Il processo impossibile di Benedetta Tobagi, Prima di Piazza Fontana di Paolo Morando e Piazza Fontana Il primo atto dell’ultima guerra italiana di Gianni Barbacetto; ma ce ne sono anche altri. Sono libri importanti per ragioni diverse e di cui sarà bene scrivere e discutere.
Ho espresso qui il mio pensiero definitivo sul caso Segre: http://www.carteggiletterari.it/2019/11/15/i-deliri-della-sinistra-italiana-per-liliana-segre/
a Lorenzo Galbiati
Mi fido dell’intelligenza e dell’umanità di Liliana Segre. Comunque, i deliri (reali o pompati delle sempre più sbiadite formazioni che ancora passano per Sinistra e Destra) non si scacciano con altri deliri. Né ha senso rimanere sul piano dei discorsi di mera propaganda, che si rintuzzano e alimentano a vicenda e possono continuare all’infinito. Quel che avevo da dire l’ho detto. Alcune precisazioni serie le ha aggiunte Franco Romanò nello stralcio e nell’intervento sulla Commissione parlamentare anti odio, che ho segnalato. Prolungare il botta e risposta mi parrebbe sterile. Anche perché tu ripeti imperterrito le tue tesi e neppure tieni conto delle obiezioni mosse o della reale posizione mia (ad es. sull’unicità o meno dello sterminio degli ebrei ho rimandato ad una discussione con Poggio: https://www.poliscritture.it/2019/01/26/nella-zona-grigia-del-revisionismo-storico/ ).
Ennio, tu mi hai citato in questi commenti, così io ho linkato il pezzo dove ho detto il mio pensiero in forma compiuta. Io ho precisato cosa ritengo delirio, se tu parli di altri deliri o di propaganda per quel che ho scritto, dovresti precisarlo perché ritengo di non aver scritto nulla che possa essere classificato come delirio o propaganda. Le perplessità di Romanó circa la Commissione sono uguali alle mie, le soluzioni che propone non le ho capite. Il fatto stesso che dica che la Segre abbia dovuto precisare che la Commissione non dovrebbe occuparsi solo di antisemitismo é sintomo di quel che ho già scritto: simili Osservatori o Commissioni sono serviti finora solo ad alimentare la caccia alle streghe dove le streghe sono i presunti antisemiti di solito di sinistra, tra cui ci sarei io (e altre migliaia di persone come me che criticano Israele oppure agenzie di Informazione sui crimini che colpiscono i palestinesi come Infopal, che fu bersagliata dalla precedente commissione contro l’antisemitismo). Ricordo che la legge Mancino c’è già e non impedisce ai giornalisti e ai politici di destra di scrivere di continuo articoli esplicitamente razzisti di odio contro gli islamici (e nessuno contro gli ebrei). Quindi per me quella Commissione non può servire a nulla – oltre che a fare tanto rumore per nulla e restringer ulteriormente la possibilità di critica a Israele. Sull’unicità della Shoah, ricordo che ogni fatto storico é unico e va ricordato. Anche l’ultima guerra mondiale é un fatto unico quanto a record di morti uccisi, ma questo non si deve trasformare per le nuove generazioni in un tormento invocando un dovere di ricordare selettivo, come avviene per la Shoah, che oggi é sacralizzata. E per questo produce rigetto. Ho insegnato a molti liceali che dopo 10 anni di settimane della memoria Si erano rotti le palle di parlare sempre degli ebrei uccisi nei lager – parole loro. Non mi importa che venga anche banalizzata da certi gruppi neonazisti perché quelli sono del tutto marginali, mentre la sacralizzazione della Shoah é istituzionale é pensiero egemone, bisogna uscire dagli articoli accademici come quelli di Poggio e guardare terra terra la realtà se si vogliono evitare deliri. E la realtà che forse ti sfugge é che c’è il Giorno della memoria solo per la Shoah, solo per questa si invoca il dovere di ricordare e solo per questa si invoca una legge che arrivi a incarcerare chi la nega come già successo ad alcuni storici, che peraltro negavano solo certi aspetti del fenomeno. Ti ricordo che Fiano ha invocato una legge similr anche per l’Italia 3 o 4 anni fa. Io sono contro tutto questo pensiero antidemocratico e propagandistico e come Moni Ovadia auspico un giorno della memoria che non riguardi solo la Shoah ma ovviamente é irrealistico proporlo. Io preferisco occuparmi di cose concrete. Oggi la cosa concreta é capire che lo Ius soli metà Italia non lo vuole perché non vuole i musulmani.
«ritengo di non aver scritto nulla che possa essere classificato come delirio o propaganda» (Galbiati)
Buon per te, allora. Ma non voglio essere sbrigativo. Sì, alludevo velatamente anche a te quando ho scritto: «i deliri (reali o pompati delle sempre più sbiadite formazioni che ancora passano per Sinistra e Destra) non si scacciano con altri deliri. Né ha senso rimanere sul piano dei discorsi di mera propaganda, che si rintuzzano e alimentano a vicenda e possono continuare all’infinito». Ma, preciso, il mio era e vuole essere solo un’avvertenza generale. E, perciò, ora che abbiamo chiarita la distanza delle nostre posizioni, più che mettermi ad esemplificare le affermazioni del tuo ultimo scritto su Carteggi letterari, che a me paiono “deliranti” o “propagandistiche” (attenzione alle virgolette!) e ad alimentare altri sterili botta e risposta da parte tua o mia, preferisco, visto che i termini ‘delirio’ o ‘delirante’ nel tuo scritto abbondano (ne ho contato circa 15), invitare a una riflessione per proprio conto su cosa intendere per ‘delirio’. Mi sono andato a rileggere la voce che a suo tempo stilò Giovanni Jervis nel suo “Manuale critico di psichiatria” (Feltrinelli, 1987), che per me è ancora un punto di riferimento valido, e sottopongo all’attenzione di chi vuol capire questi tre brevi stralci:
pag. 248
pag. 250:
pag. 252:
Per quanto riguarda l’articolo in cui riassumi il pensiero di Poggio, hai scritto che:
“I revisionisti-negazionisti[18], che entrano in scena alla fine degli anni ’70 e sono – come si è detto – più rozzi rispetto al “raffinato revisionismo accademico” (100) fanno però breccia sul senso comune storicamente disorientato degli ultimi decenni, specie nelle nuove generazioni, insofferenti di passato e storia.
Poggio in proposito cita la lettera di un giovane tedesco ad Amery[19]: “Siamo stufi di sentirci ripetere che i nostri padri hanno ucciso sei milioni di ebrei”.(95)
Essi non sono filocapitalisti e liberaldemocratici come i revisionisti, ma alla ricerca del “vero anticapitalismo”. (104) E hanno seguito soprattutto in Francia[20](Abbe Pierré, Garaudy).
Per loro (si dichiarino di destra o di sinistra) l’antisemitismo è “una forma permamente di anticapitalismo”. “Gli ebrei sono il capitalismo e i “registi occulti della finanziarizzazione dell’economia (100); e solo il nazismo ha cercato veramente di combattere il capitalismo”. (99)
Combattono dunque la tesi dell’“unicità” del genocidio degli ebrei. E vedono nel colonialismo il suo antecedente storico, che pone l’Occidente sullo stesso piano del nazismo.[21]”
Ora quel che a me viene da evidenziare, è questo:
1) Il negazionismo è una cosa, il revisionismo un’altra. La storia non è mai scritta una volta per tutte, e va sempre incontro a revisione. Il termine revisionismo, di per sé, è neutro.
2) Quello che scrive il giovane tedesco lo pensano oggi una buona percentuale di giovani italiani, con l’aggravante che né i loro padri né i loro nonni né loro stessi hanno mai avuto a che fare con gli ebrei. Bisognerebbe chiedersi se è salutare continuare con le pratiche (Giorno della Memoria, dovere di ricordare selettivo ecc.) che provocano oggi questa reazione, specie in considerazione del fatto che gli europei sono sempre più pieni di extracomunitari i cui paesi di origine non hanno avuto la Shoah.
3) Abbé Pierre e Roger Garaudy non hanno nulla a che fare con l’antisemitismo. Garaudy fu condannato in Francia per istigazione all’odio, a seguito di un suo libro negazionista – che non istigava all’odio. Abbé Pierre lo difese per questo. Negazionista non è sinonimo di antisemita. Questo è l’ennesimo esempio dell’uso ormai onnicomprensivo della parola antisemitismo.
4) Abbé Pierre e Garaudy non credo abbiamo mai detto o pensato che solo il nazismo abbia combattuto il capitalismo. Il caso di Garaudy dovrebbe allertare ogni persona democratica e libertaria sugli eccessi a cui si arriva continuando a sacralizzare la Shoah e il primo passo per sacralizzarla è quello di insistere sulla sua unicità storica, come se gli altri eventi storici fossero meno unici. Una volta sancito che solo la Shoah è un evento unico, arriva il dovere di ricordare selettivo, il chiamare negazionismo ogni ricerca storica che non si allinea con la narrativa egemone anche nei minimi dettagli, e poi si arriva al voler incarcerare chi esprime dei dubbi su alcuni questioni riguardanti la Shoah.
Tutto questo, alla fine, produce giovani che dicono che non ne possono più di questi discorsi del tutto al di fuori del loro presente. Questo fa scattare l’allarme antisemitismo, cui si risponde con altri discorsi sul dovere ricordare o di applaudire la Segre, e il circolo vizioso si auto-alimenta.
Per quanto riguarda quelli che ho chiamato deliri della sinistra, io come sempre faccio esempi concreti.
Ho chiamato delirio la pretesa della sinistra che si applaudisse la Segre quando proponeva la sua commissione. Ho visto politici e giornalisti scandalizzati in tivù per il fatto che Lega e Fratelli di Italia non l’abbiano applaudita. E questo è un tipico caso di delirio, che
– consiste nel perdere il contatto con la realtà
– reagire con stupore quando si viene riportati alla realtà.
Quando succedono questi fenomeni, io cerco di dare loro una spiegazione, anche psicologica di massa, certo, perché per esempio esiste l’inconscio sociale, come ha ben descritto Erich Fromm.
Quindi la domanda che un intellettuale dovrebbe porsi, a mio avviso, è: perché mai la sinistra si è stupita del fatto che la Commissione proposta dalla Segre non ha avuto gli applausi dalla Destra?
Perché mai la sinistra (i giornalisti e i politici) usava un linguaggio in cui l’applauso non pervenuto lo riferiva alla Segre come persona e non alla sua proposta di commissione? Vale a dire, come mai la sinistra ha RIMOSSO (termine psicologico) che si stava applaudendo o meno la proposta di una commissione e non il ruolo di testimone della Shoah sulla Segre? E come mai la sinistra considera l’applauso alla Segre un DOVERE a prescindere, come se le spettasse qualsiasi cosa dica, quando nessuno ha mai sancito tale dovere?
Oppure, Romanò fa notare che la Commissione sull’odio razziale non deve per forza essere presieduta dalla Segre, e che la Segre ha detto che non deve occuparsi solo di antisemitismo. Anche qui, ci sono due automatismi non esplicitati a proposito di queste considerazioni di Romanò ossia due RIMOSSI.
1) Bisognerebbe chiedersi come mai si è dato per scontato che la dovesse presiedere la Segre
2) Bisognerebbe chiedersi come mai la stessa Segre abbia dovuto specificare a chi la sosteneva che non ci si doveva occupare solo di antisemitismo.
Si può condividere o meno le mie risposte a queste domande, ma mi piacerebbe ci fossero altri che, come me, cercano di rispondervi in modo chiaro.
A proposito del caso Garaudy, su cui mi ero informato a suo tempo, ora ho trovato questo in rete:
“Lo studioso di diritto penale Giorgio Licci scrive: «la risposta penalistica è pienamente legittima quando dai falsi storici, si passi all’istigazione all’odio o alla violenza; ma allorché la verità storica sia imposta con legge o con sentenza, indipendentemente da un incitamento a delinquere da parte dell’imputato, il legislatore e il giudice tradiscono un’attitudine intimamente totalitaria». E ciò sarebbe il risultato evidente di un «décalage qualitativo del pensiero penalistico occidentale». La tendenza a tale décalage è peraltro confermata da una serie di sentenze rese dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nel caso di ricorsi intentati da singoli, che lamentavano la violazione dell’art. 10 della convenzione, in merito alla libertà d’espressione, per essere stati sanzionati in forza di leggi anti-negazioniste, in vigore in alcuni dei paesi facenti parte del Consiglio d’Europa. La più celebre è forse quella che riguarda lo scrittore e politico francese Roger Garaudy, prima marxista, poi convertito all’Islam e convinto negazionista. Garaudy fu difeso dal famigerato avvocato libertario (ma di sinistra) Jacques Vergès, il cui libro sugli errori giudiziari vanta, in Italia, una prefazione di Giuliano Ferrara. L’atteggiamento della Corte EDU nei confronti delle leggi in questione è, senza ombra di dubbio, piuttosto antiliberale: secondo i giudici di Strasburgo, è giusto, in determinati casi, punire sedicenti storici per condotte che non necessariamente hanno prodotto pericolo concreto; si trasforma così una realtà storica in una verità giuridica, con un manto di dogma religioso, la cui violazione è immediatamente sanzionata. Pare quasi che la Corte voglia farsi portatrice dell’idea paternalistica di uno «stato etico» che imponga addirittura il pensiero a colpi di sentenze. Sottolinea ancora Licci: «è ben curioso che proprio i paesi che furono la culla dell’Illuminismo pretendano di sanzionare penalmente (magari con tanto di sconti di pena in caso di formale pentimento) [i negazionisti], contraddicendo in toto l’esortazione volteriana a battersi affinché il nostro avversario possa esprimere le proprie ragioni». Con l’aggravante che, così facendo, vengono meno proprio alla ragione stessa delle loro costituzioni e convenzioni, plasmatesi a seguito del crollo di quei totalitarismi che, in quanto a paternalismo e «stato etico» la sapevano lunga.”
https://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/3645-il-negazionismo-non-si-combatte-con-il-codice-penaleee.html
Anche qui bisognerebbe chiedersi come mai la Corte Europea per i diritti dell’uomo assume un “atteggiamento antiliberale” da “Stato etico”, che contraddice la sua vocazione, proprio nei casi che riguardano la Shoah.
A proposito di propaganda e di discorso politico critico:
SEGNALAZIONE 1
mauro imbimbo
22 NOVEMBRE 2019 ALLE 17:49
Salvini non fa che portare alle estreme conseguenza una caratteristica che le discussioni “democratiche” hanno avuto fin dalle origini, nell’Atene del IV secolo AC. Rendere “forte il discorso debole” era lo scopo di buona parte della Sofistica, le “fallacie”, ovvero le argomentazioni apparentemente corrette, alcune delle quali citate dall’autore, sono nate allora. Niente di nuovo sotto il Sole….ma tutto questo sembra nuovo perchè nuovi sono i mezzi- Twitter, Instagram, etc, etc- ma i fini sono quelli di allora: ottenere il consenso con qualsiasi mezzo, ciò che conta è l’efficacia. C’è stato un tempo- nella cosiddetta Prima Repubblica- nel quale l’uso della demagogia era, per lo più, confinato alla propagande elettorale, in altri momenti il “discorso politico” diveniva un po’ più complesso. Oggigiorno il “discorso politico” di molti, non di tutti, è fatto di fallacie al 99% per il 99% dell’anno. Come rimediare? Le possibili terapie non rientrano nello spazio di un commento.
(http://www.leparoleelecose.it/?p=37033#comment-422763)
SEGNALAZIONE 2
La società della comunicazione
di Donato Salzarulo
https://www.poliscritture.it/2016/04/06/la-societa-della-comunicazione/
SEGNALAZIONE 3
Politica del nemico
di Ezio Partesana
https://www.poliscritture.it/2017/05/29/politica-del-nemico/
Intervista molto bella ed esauriente alla Segre,
Inizia con:
“Sono esausta. Troppa esposizione, troppo odio, troppe polemiche, troppa popolarità, troppo tutto. Alla mia età mi trovo a condurre un’esistenza che non avrei mai immaginato.”
E nel prosieguo, la senatrice risponde indirettamente alla Gruber e a tutti quelli
che avevano apostrofato Salvini con un Come osa paragonarsi alla Segre per
le minacce ricevute?
Dice la Segre alla giornalista che riferisce che anche Salvini e Meloni sono stati bersagliati di minacce:
“Colgo l’occasione per esprimere loro solidarietà.”
E a chi, come Huffington Post e Repubblica, sono arrivati a proporla come presidente della Repubblica, risponde:
“mi sono trovata, mio malgrado, ad essere già una figura sulla quale si concentrano fin troppi significati simbolici. Non è il caso di aggiungerne altri e di coinvolgermi in ambiti impropri. Alla presidenza della Repubblica deve stare un arbitro che abbia le energie per correre in mezzo al campo e che soprattutto abbia una sopraffina sapienza politica ed istituzionale, come il presidente Mattarella. Non una novantenne arrivata come una marziana sulla scena politica.”
Oltre a confermare di essere disponibile a guidare la Commissione “sull’odio, parla anche di molto altro:
https://www.corriere.it/cronache/19_novembre_22/liliana-segre-sono-pronta-guidare-commissione-contro-l-odio-3d975cf2-0ca7-11ea-89cc-e514bdace0f8.shtml
Vedo la fine del tg7 di oggi, 8 dicembre, in cui si accosta, per immagini, la annunciata presenza di Mattarella alla memoria di piazza Fontana. Come se piazza Fontana non la avessero fatta parte della dc al servizio dell’America. Con i nazi. E non i risorgimentali. Anche essi in collegamento ad altre potenze. Vederci come e dove è il problema, e con quali possibilità.