di Giuseppe Natale
Città nascosta nel silenzio tombale: tempo sospeso… Vuoto sbadiglio piazze e strade deserte: tempo smarrito… Pure spento eco di fanciulli vocianti: tempo recluso… Città scomparsa giovani invisibili: tempo ingabbiato… Alberi tristi inquietano l’animo: tempo svanito… Lacera il cielo sirena in lontananza: tempo sfuggito… Saltella il merlo e disperato trilla: tempo ritorna!... Come giardino di fragranze fiorito di biancospino: Nascerà l’alba di nuovo arcobaleno affratellante?... Tempo di vita universale danza libera uguale?... Milano, fine marzo - inizio aprile 2020
…”Saltella il merlo/ e disperato trilla:/ tempo ritorna…” questa mi sembra la strofa centrale della poesia di G. Natale, i versi che, restituendo la parola d’ordine alla natura, possono ridare la carica all’orologio del tempo improvvisamente inceppato…una poesia molto musicale e sospesa in un filo di speranza
Mi dispiace scrivere che questi 10 haiku hanno poco di haiku (posso ovviamente sbagliarmi in toto), per il semplice fatto che i tre versi sono consequenziali, troppo logici/razionali, troppo spiegati, troppo descrittivi, ecc.
I versi dell’haiku hanno poco in comune in apparenza tra di loro e il nesso che accomuna i tre versi è ben nascosto, non è visibile, eppure c’è. L’haiku si basa essenzialmente su associazioni metaforiche, dove il contenuto equlibria la forma e viceversa, e messi insieme producono tre immagini distanziate… una lontananza apparente ma che invece completa in maniera definitiva tre immagini o in una… e il contenuto diviene così evidente, come dire risale dal fondo delle immagini e si pone in superficie.
scusate,
antoni osagredo
..concordo con le osservazioni di Antonio Sagredo circa gli Haiku, nel mio commento avevo interpretato lo scritto di G. N. come un’unica composizione poetica…