di Yuri Ferrante
Parallele sporche In te abita una luce, la nascondi sottopelle mi piacerebbe scoprire a cosa conduce. Se rimane sempre accesa o se si spegne quando il paese tace. Ti abbandoni al suono dei torrenti provando a oltrepassare i ponti, si arriva all’altra riva e trasciniamo il corpo, lo stesso di prima.
Un lampadario di cristalli in una sala degli specchi o solamente un lume al centro di una stanza? Siamo parallele sporche ci sfioriamo per sbaglio, attimi distratti che non significano niente. Il mio vagone segue il binario fermate e gallerie, chiudo gli occhi il bagliore della scia passa a fianco, penetra il pensiero. Abbasso il finestrino, credo per riflettere non c’è che aria, sparata sulla faccia a cancellare le domande, ne resta solo una. Vorrei sapere se sei felice. Attraverso Ci sono anime sole che viaggiano al buio tra le persone per non farsi del male. Illudersi di essere come gli altri, ma non c’è noia nella follia e non si può fingere di essere Re quando si balla come schiavi. Tra vortici e silenzi nei venti che passano tra i cementi, forse un soffio ti sfiora a rivelare che un tuo sorriso ha conseguenze. Monselice Ascolti molto e sorridi alle parole che offro non ho che queste sulla mia rotta. Dei tuoi sentieri, dei passi andati racconti poco, senza dettagli come se la nebbia avesse inghiottito i ricordi. Vaghi riflessi sulle labbra delle campagne di Monselice, tracce di vento fra i capelli. Il resto si è perso scivolato sulle spalle, senza voltarsi. Eppure ancora nello sguardo specchiato alla luna spunta la salita a Montericco a far scorgere la vista della piana a riportare la paura di sporgersi di guardare avanti di crescere di cadere.
Yuri Ferrante nasce nel 1983 a Modena. Nel 2008 vince il concorso “Dimmi la verità Holden” con il racconto “East America” contenuto nella raccolta di racconti “Volevo uscire ma il mondo è esploso”. Nel 2014 esce la raccolta di racconti brevi “La scrittura sintetica”.
Caro Yuri Ferrante,
assai belle davvero queste sue tre poesie.
Complimenti e molti auguri, con un caro saluto da
Mariella Bettarini