di Franco Casati
La scorsa domenica, 23 agosto, verso le cinque del pomeriggio un nubifragio di inusitata violenza ha colpito la provincia di Verona, città e campagne. Un vento che soffiava fortissimo ha accompagnato l’azione di una fitta grandinata che, obliquamente, colpiva case e strade e campi con ingentissimi danni. Le cronache giornalistiche e televisive hanno riportato le immagini del centro storico della città invaso da circa un metro di grandine, dove tutto sembrava galleggiare in mezzo all’acqua e al ghiaccio. Quando è successo il fatto io ero in casa (fortunatamente) che seguivo alla TV la Moto GP e tifavo, naturalmente, per la Ducati. Quando ho sentito ululare il vento e i vetri delle finestre che sembrava andassero in frantumi da un momento all’altro per il violento e fragoroso urto della grandine mi sono precipitato ad abbassare le tapparelle, escludendomi dalla vista e rimanendo asserragliato come in un fortino. Cessato l’evento, dopo più di mezz’ora, e guardando dalla finestra finalmente riaperta, ho scorto solo un lago d’acqua e ghiaccio dove galleggiavano rami e foglie, che nascondeva alla vista qualsiasi traccia di strada e marciapiede, salvo i tetti delle auto. Ho mandato queste foto-testimonianza ad Ennio Abate, dopo il suo interessamento nei confronti della mia famiglia, perché potesse rendersi conto di quali potessero essere stati i danni anche al di fuori del centro storico, che sono stati documentati dalla TV. Abito in un quartiere a nord della città, vicino al fiume Adige che, dopo avere superato lo sbarramento della diga del Chievo, punta decisamente verso il centro urbano, col vivo moto delle sue correnti, e nel verde smeraldino delle acque; dove nuotano gabbiani, anatrine, l’airone cinerino e sulla cui superficie, a primavera, le nere rondini intrecciano voli a pelo d’acqua. Un sentiero si snoda lungo la riva destra che, dopo il lungadige di ponte Catena, conduce fra piante e alberi di alto fusto fino alla diga, ombreggiato, che percorro quasi quotidianamente ascoltando il canto di svariati uccelli e scorgendo, ogni tanto, qualche grazioso scoiattolo saltellare da un ramo all’altro di alte piante. Le foto degli alberi sradicati che vedete appartengono a questa passeggiata della quale godono i veronesi, molti in compagnia dei loro cani. In questa zona, prossima al fiume (com’era uso nel Medio Evo), sorge anche l’antica basilica di S. Zeno, dalla mirabile facciata romanica, abbellita da una parte dall’antica torre abbaziale e, dall’altra, da antichi cipressi. Come testimoniato dalle foto, due di questi sono stati abbattuti dal vento e poggiano a sghimbescio su altri cipressi, deturpando quell’immagine-cartolina che è famosa in tutto il mondo. Il piazzale antistante la basilica è ricoperta da un tappeto di foglie e rami strappati dal vento agli alberi che circoscrivono la piazza.
I veronesi temono da sempre i temporali che arrivano dal lago di Garda, lo sanno bene i campeggiatori e quelli che lo navigano a vela, come questo, e non dalle vicine montagne. Il Garda è il più esteso lago d’Italia (può darsi che lo sappia anche Luigi Di Maio), le sue rive lambiscono tre province (Verona, Brescia e Trento). Questa grande massa d’acqua genera col calore una evaporazione che carica di forza le nubi; dopo questi giorni di intenso caldo anomalo, correnti in quota di aria fredda provenienti dal nord hanno innescato questa violenta reazione atmosferica. I meteorologi dicono che il clima si stia ‘tropicizzando’ , il che non lascia bene sperare per il futuro. Incrociamo le dita.
Ottima collaborazione dell’amico scrittore Franco Casati
Ho condiviso anch’io le stesse sensazioni vissute da Franco. Adesso abbiamo l’Adige con l’acqua alta, speriamo che tutto ritorni presto nella normalità.