di Angelo Australi
Uscito nel corso di otto anni (dal 1759 al 1767) in una successione di nove volumi, questo capolavoro della letteratura inglese viene considerato dalla critica come uno dei fondatori del romanzo moderno. L’autore scrive un’opera decisamente singolare, riuscendo a fare parodia e sperimentazione di nuove strutture narrative, tanto che alla fine del libro si resterà sorpresi nel capire che la narrazione ha semplicemente raccontato una giornata di vita quotidiana della famiglia Shandy. Laurence Sterne è un maestro della digressione narrativa, capace di generare profonde riflessioni sui processi narrativi di scrittura e sulla natura stessa del genere romanzo.
Infatti il Tristram Shandy ha influenzato enormemente la letteratura dei secoli successivi, fino ad essere un punto di riferimento con il suo stile a scrittori come James Joyce, Samuel Beckett, Georges Perec, Thomas Pynchon. Gli elementi che sono stati recepiti in misura maggiore dagli scrittori del Novecento riguardano lo stravolgimento della struttura del romanzo grazie alla tecnica della digressione, dove Sterne tende a rimandare le vicende principali favorendo quelle secondarie. Il gioco di un continuo spostamento di prospettiva si sviluppa in una moltitudine di stimolanti appelli rivolti al lettore, e soprattutto facendo ricorso alla metanarrazione, cioè ai commenti dell’autore a proposito della propria scrittura, e sulla letteratura in generale. Il risultato è un’originale corrispondenza tra episodi primari e secondari, dove gli eventi principali legati alla nascita di Tristram Shandy, da lui stesso raccontati, vengono ritardati da discussioni, dialoghi, racconti che solo in apparenza possono risultare non pertinenti al lettore, ma che in realtà vestono il ruolo di vero e proprio collante per il variegato universo di parole e di tematiche contenuto nel linguaggio. A proposito di James Joyce e il suo legame con il Tristram Shandy, Carlo Levi, nelle pagine introduttive alla versione di Antonio di Meo, pubblicata da Einaudi nel 1958, scrive: “L’invenzione dell’Io come motivo essenziale e forma della realtà crea una nuova dimensione. Per questo Sterne è un grande maestro di stile, e un precursore del futuro. Si creano nuove forme, e nuovi contenuti; si introducono nelle cose i sentimenti e l’ironia, e il senno di infinita mutevolezza della realtà, del suo essere fatta di rapporti inesauribili, della contemporaneità dei tempi […] È l’invenzione della durata, che si sostituisce al tempo, e costringe a una vana corsa dietro alla sfuggente realtà, e scioglie e distrugge la struttura e il tempo del romanzo, i limiti dei personaggi e la loro psicologia, con quasi due secoli di anticipo. In questo senso, più che un Don Chisciotte inglese, Tristram Shandy si potrebbe chiamare un maggiore Ulysses, nato, per incanto di orologi, nel Settecento”. Il romanzo crea, con umorismo, il ritratto di una famiglia e di quelle persone che le stanno a stretto contatto: il padre di Tristram, l’ingegnoso Walter, la madre molto posata ma un po’ ottusa, lo zio Toby, un ex ufficiale dell’esercito, troppo buono per la sua professione, il parroco Yorick, che si distingue per ingenuità e umorismo, il caporale Trim e la vedova Wadman; ed è il narratore, cioè Tristram stesso, che si preoccupa di commentare, nel corso del processo di scrittura, le disgraziate vicende che lo hanno coinvolto fin da prima della sua nascita. Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo è un romanzo straordinariamente divertente e complesso. Inizia con una specie di promessa nella quale il narratore giura di voler raccontare il momento della sua nascita, ma poi finisce per immergersi in una marea di digressioni che lo costringono a rinviare continuamente la descrizione dell’evento. Alla fin fine si può ben definire il romanzo dei contrattempi, dei sentieri appena tracciati e sospesi. Ogni strada indicata porta dove non dovrebbe e finisce per perdersi nel nulla. Di questi simpatici e inconcludenti pazzi abitanti di “Shandy Hall”, che con le loro discussioni conversano senza mai finire un ragionamento, che litigano e non arrivano né a un compromesso né a una rottura, ci parlerà il critico letterario Fabio Flego, cercando di introdurci nell’infinito numero di metafore racchiuse in questo capolavoro della letteratura, costruito su di un labirintico artificio fatto di rimandi e di sospensioni.
Artificio e metafore nel Tristram Shandy di Laurence Sterne
a cura di Fabio Flego
Venerdi 25 settembre, ore 17:30
Centro Sociale il Giardino
Giardino C. A. Dalla Chiesa, Via Roma, Figline Valdarno
Un vero piacere sentire parlare di Laurence Sterne e di questa sua opera innovativa, sarei stato molto felice di avere avuto la possibilità di partecipare, di essere presente a questo evento. Incontrare gli amici del passato.
Il primo traduttore di ” Tristam Shandy” è stato Ugo Foscolo… …. della struttura del suo romanzo hanno parlato anche critici autorevoli come George Lukàcs e Viktor Sklovsky. Proprio quest’ultimo collega lo stile di Sterne al carattere provocatorio delle avanguardie moderniste. Mi colpisce che abbia paragonato il ” Tristam Shandy” addirittura ad un quadro di Pablo Picasso. Non ricordo quale.
Certamente innovativo, nel narrare contro le convenzioni morali e letterarie, contro l’ipocrisia, la vanità e il servilismo. Almeno io ho percepito questo messaggio quando ho letto il romanzo. C’è forse un percorso malinconico e un po anarchico, ma sopra ogni cosa, ci ho trovato una tragica incomunicabilità tra il genere umano.
Paolo Carnevali
Lessi il Tristram Shandy (finalmente) alcuni anni fa, e sono shoccato ancora adesso.
….è un conforto che questi giovani scoprano finalmente Sterne, ma vi sono decine e decine di autori che Vi aspettano