a cura di E. A.
8 dicembre 2020 – Censis, 5 milioni di precari “scomparsi” con il Covid, mentre i “garantiti” risparmiano altri 41 miliardi – di Rosaria Amato (qui)
In un’Italia che “è una ruota quadrata che non gira: avanza a fatica”, osserva il Censis in apertura del Rapporto Annuale, il Covid-19 ha dimostrato che “il grado di protezione del lavoro e dei redditi è la chiave per la salvezza”: a pensarlo è l’85,8% degli italiani. La pioggia dei sussidi, 26 miliardi di euro erogati a una platea di oltre 14 milioni di beneficiari, non è riuscita neanche lontanamente a rimettere in pareggio una situazione disastrosa che, solo nel terzo trimestre di quest’anno, ha portato via il lavoro a quasi mezzo milione di giovani e di donne, le categorie più fragili del mercato del lavoro, e che si è abbattuta con violenza sui redditi degli autonomi: meno di un quarto ha mantenuto le stesse entrate di prima.
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E’ la società “sfibrata dallo spettro del declassamento sociale, in cui il 50,3% dei giovani vive in una condizione socio-economica peggiore di quella vissuta dai genitori alla loro età”. Una società che anche prima si presentava divisa, ma adesso è decisamente spaccata. Una situazione che accentua l’insicurezza: pochissimi sono disposti a rischiare, solo il 13% degli intervistati si dice pronto ad aprire un’impresa.
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I garantiti (chi ha un contratto a tempo determinato, o i pensionati) possono persino permettersi di soggiornare in estate nelle seconde case: ne dispone un italiano su 4 ma 17,6% tra nuclei di livello medio basso contro il 40,6% di quelli di livello medio alto.
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Moltissimi dei non garantiti sono scivolati nella povertà. Difficile stabilire quanti poveri in più ci siano in Italia. Il Censis però mette in evidenza due cifre: da marzo a settembre ci sono 582.485 individui in più che vivono nelle famiglie che percepiscono un sussidio di cittadinanza, in crescita del 22,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre quasi 700 mila sono i beneficiari del reddito di emergenza. Moltissimi poi sono in difficoltà anche se non sono ufficialmente “poveri”: vive con insicurezza il proprio posto di lavoro il 53,7% degli occupati nelle piccole imprese, contro un più contenuto 28,6% dei lavoratori presso le grandi aziende.