Un racconto siciliano
di Paolo Di Marco
Presentare Riina, questo personaggio rozzo che uccideva i nemici a mani nude come il capo della mafia se da un lato aveva una funzione lombrosianamente rassicurante: ‘vedete come il male si manifesta anche nei tratti’, dall’altro lasciava anche perplessi i più avveduti.
Tuttavia non potendo contare fra questi il 99,4% dei giornalisti, la cosa non era rilevante. Qualche magistrato aveva lanciato a suo tempo l’idea che per capir la mafia e i suoi piani alti occorreva seguire il flusso dei soldi (che in Sicilia alludeva immediatamente alle vicende dell’Ente Minerario Siciliano) ma gli stessi giornalisti dimenticavano sempre di fare i nomi a cui questa pista portava.
Peccato perchè la prima conseguenza è stata di appiattire, togliere spessore a un fenomeno che ha almeno due dimensioni in più di quelle comunemente attribuite.
Eppure bastava la foto dell’armistizio di Cassibile, con don Calogero Vizzini, Galvano Lanza di Trabia e Vito Guarrasi a fianco di Eisenhower a far capire molte cose.
Qui Eisenhower e Vizzini stanno fuori dalla tenda..
Touby Lifong he worked for the French a big fat man liked to dine & wench Prince of the Meos he grew black mud Till opium flowed through the land like a flood Communists came and chase the French away So Touby took a job with the CIA.. And his best friend General Vang Pao Ran the Meo army like a sacred cow Helycopter smugglers filled Long CHeng’s bars in Xieng Quang province on the Plain of Jars It started in secret they were fighting yesterday Clandestine secret army of the CIA All through the Sixties the dope flew free Thru Tan Son Nhut Saigon to Marshall Ky Air America followed through Transporting confiture for President Thieu All these Dealers were decades and yesterday The Indochinese mob of the U.S. CIA”
Allen Ginsberg, 1971 (chi di noi lo sapeva nel ’71?)
1-Il territorio e il vecchio ordine
I proventi delle famiglie mafiose erano tradizionalmente legati al controllo del territorio in cui erano radicate. Con radici sociali e culturali in quella fascia fluida di gabelloti e campieri che già dal ‘700 e poi sempre più nei tempi burrascosi dell’Unità si era occupata del controllo, anche armato, delle proprietà feudali (rimaste intatte in forma diversa dopo la defeudalizzazione borbonica), nelle quali si era vieppiù intrecciata nel corso della decadenza di molti nobili assenteisti.
Questo controllo locale s’era man mano esteso col reinvestimento dei proventi nell’economia legale nazionale (e non solo), coll’attività politica dei nobili eletti deputati e le occasioni che loro si aprivano.
L’armistizio di Cassibile è un punto fermo: la presenza alle trattative del capo riconosciuto, don Calogero Vizzini, insieme all’allora sconosciuto Vito Guarrasi (erede delle tenute del Rapitalà) e ai fratelli Lanza di Trabia (ricca famiglia di millenaria nobiltà) restituisce alla mafia quel controllo sul territorio che il fascismo le aveva tolto. Possono ricominciare le tradizionali attività di estorsione, le più recenti speculazioni edilizie (ricostruzione dopo il terremoto del Belice, ‘sacco di Palermo’, dighe e altre opere pubbliche), gli affari trasversali dell’Ente Minerario Siciliano, che salva dalla bancarotta i nobili che avevavo investito nello zolfo e alimenta le famiglie classiche ruotanti intorno alla Commissione (Badalamenti, Bontade, Inzerillo, Leggio), legate ai politici prima fanfaniani poi andreottiani (gli esattori Salvo, Ciancimino, Lima).
L’ascesa dei corleonesi rompe quella pace che era anche garanzia di affari indisturbati sul territorio. Non è solo una guerra di mafia, con scontri tra famiglie, con la strage (più di mille) dei perdenti, ma la dissoluzione del vecchio ordine. Un pentito dice che questa seconda guerra di mafia non fu una vera guerra: prima si affrontavano famiglie in scontri e per motivi quasi feudali, ora le famiglie si sfaldano completamente, luogotenenti uccidono i capi, fratelli e figli altrettanto. La capacità militare e strategica di Riina sta soprattutto nell’aver accentuato questa situazione per poi approfittarne. La stessa origine (bracciante lui, bracciante a ore Provenzano) testimonia della mutazione della mafia fuori dagli schemi sociali da cui era nata.
La tattica anche: rottura del patto antisequestri imposto dalla Commissione per non turbare il territorio, poi quando sono loro la Commissione attacco diretto allo Stato, In questo percorso vengono a rompersi anche gli ultimi legami coi vecchi feudatari; non solo i moderni gabelloti comprano le particelle di terra fornite dalla riforma agraria e dalla rovina finanziaria dei nobili sperperatori, ma gli stessi nobili sono (salvo rare eccezioni) intralcio al dispiegarsi degli affari e vengono eliminati: Raimondo Lanza di Trabia (l’uomo in frac della canzone di Modugno) vende le terre a Vizzini, poi cade dalla finestra quando vuol vendere le solfatare.
Cos’è successo?
2-L’eroina come levatrice del nuovo ordine sociale
Con gli americani arrivano in Sicilia Lucky Luciano e Vito Genovese; con loro e l’aiuto degli americani la mafia comincia a distribuire eroina e poi prende il controllo della raffinazione fino ad allora gestita dai marsigliesi.
Negli anni ’70 con la guerra del Vietnam il commercio di eroina si espande di 25 volte, la CIA, all’inizio per finanziare le operazione ‘sporche’ (non approvate dal Congresso), importa l’oppio dal triangolo d’oro, coi suoi aerei di Air America lo porta in Europa dove la mafia lo raffina in eroina (una piccola quantità viene anche raffinato in loco negli stabilimenti della Pepsi Cola e poi negli USA.
Camera di compensazione la banca Nuggan in Australia.
I guadagni della mafia si moltiplicano, il territorio come fonte di proventi inizia a perdere di importanza.
Per tutti gli anni ’70 questo andamento continua, la famiglia Caruana-Contrera a partire dal ’68 si stabilisce in America latina (Brasile, Argentina, Venezuela) per gestire direttamente le vie di smercio e riciclare i guadagni. Nel ’74 un calo del traffico dovuto alla chiusura di Turchia e Messico come fonti di oppio viene presto rimpiazzato dall’Afghanistan che nell’80 diventa progressivamente il centro mondiale di produzione, ancora una volta con la CIA nel ruolo di smistatore.
Questa volta la banca di compensazione tra CIA e mafia è la pakistana BCCI, da cui passano anche altri affari sotterranei (come la vendita in Medio oriente dei piani di fabbricazione di bombe atomiche da parte del Pakistan), affiancata anche dalla filiale di Atlanta della BNL.
Si accentua ancora lo scollamento dei profitti della mafia dal territorio, mutandone radicalmente i caratteri genetici con le famiglie che perdendo le proprie radici perdono anche la loro ragione d’essere.
È questa la causa profonda della dissoluzione del vecchio ordine.
3-La portaerei americana
Gli americani sbarcano in Sicilia non per avere uno ‘scivolo’ per le truppe ma con un piano a lunga scadenza: l’Italia è frontiera rispetto all’URSS, devono controllarla. E un cardine è la Sicilia come portaerei. Il controllo del territorio passa dalla mafia: mentre trattano con Castellano l’armistizio, con Vizzini, Guarrasi, Lanza di Trabia non trattano per lo sbarco, ma per il controllo.
Quel potere sul territorio che il fascismo aveva incrinato viene restaurato e ampliato: la garanzia americana diventa ipoteca permanente.
E come in tutte le ipoteche ci sono i periodi di incasso, del resto naturali tra soci in affari (CIA ed eroina).
Quando Andreotti si avvicina al PCI la mafia fa fuori Lima; ma è solo un avviso.
Dal ’68 in poi escono allo scoperto i nodi dello sviluppo italiano, che aveva concentrato in 20 anni mutamenti economici e sociali che nei capitalismi maturi ne avevano richiesto 200; milioni di giovani nell’istruzione di massa, milioni di ex contadini nelle fabbriche del nord presentano il conto. La politica e i partiti rispondono confusamente, i più lungimiranti cercano di incanalarli in alvei controllati coinvolgendo nel governo il PCI.
Gli USA non si fidano, riattivano Gladio, mettono in conto azioni di forza, fanno anche delle prove (golpe Borghese). E con Reagan passano all’incasso anche con la mafia: i corleonesi ne diventano esecutori e garanti. (dichiarazione di Badalamenti a Lombardo).
La politica reaganiana dall’80 porta gli USA ad un atteggiamento aggressivo, sia esplicitamente sullo scacchiere mondiale sia sotterraneamente (anche grazie all’interventismo della CIA di Casey), il che è ben visibile in un paese di frontiera come l’Italia: la gestione del caso Moro nel ’70 (con Ledeen e Bannon a far da ‘consulenti’ a Cossiga) è un anticipo, ma Gladio, P2 (Gelli si può considerare un segretario che raccoglie le firme di generali, spioni ufficiali e industriali che si mettono sull’attenti ma è anche erede della rete Odessa) e simili fanno tintinnare le sciabole e la mafia è uno degli agenti preparati a ‘scuotere gli alberi’.
Poi nel ’93/94, caduto il muro e l’URSS (e gli incontri segreti tra Casey e Woytila sono uno degli strumenti della pozione magica), si imporrà una nuova strategia, con protagonista visibile Dell’Utri. Le ultime bombe non sono guerra ma avvisi: i ‘re magi’ vogliono un nuovo governo.
Con Berlusconi il piano è realizzato. Riina non serve più, sarà catturato ‘improvvisamente’ vicino a casa.
4-Li chiamavano regine ma erano cavalli
Cassibile mette in scena un personaggio che da allora in poi non verrà più nominato pubblicamente fino alla morte: Vito Guarrasi gestisce in prima persona la doppia liquidazione dell’Ente Minerario Sicilano colla relativa pioggia di miliardi, fa da referente di ultima istanza per ogni questione tra le ‘famiglie’, si occupa anche discretamente della politica. Il milazzismo è invenzione sua, buon amico di tutti i colori dello spettro politico (o meglio forse viceversa).
Ma lavora ad altri livelli, mantenendo stretti contatti con gli americani di varia specie che girano per l’Italia, vedendosi regolarmente col cugino Enrico Cuccia: lui vestito rigorosamente di lino bianco, Cuccia di scuro, ma entrambe passeggiano con le mani incrociate dietro la schiena, quasi ad emulazione dell’aretino Pietro. Viene indicato sottovoce (come mister X) per l’assassinio di Mattei. E quando i manager rampanti dell’industria italiana, Cefis, Girotti, Rovelli litigano negli anni ’70 è da Guarrasi che Cuccia li manda a far pace.
Ed è ancora lui che negli anni ’90 manda il figlio del proprio consocio Dell’Utri ad occuparsi dei nuovi burattini. Ma stavolta non fa da solo, ormai c’è una rete che comprende ndrangheta e camorra a cui i burattini devono rispondere. E le cifre in gioco non sono più i pochi miliardi di vecchie lire dell’EMS, come dimostrano i 23 miliardi (di €) trovati in tasca recentemente all’avvocato delle ndrine, che ne aveva a disposizione altri 500.
I compiti spicci sono delegati alla manovalanza nigeriana ed albanese, figli e nipoti di nobili e padrini studiano alla City e ad Harvard, di ben altro si occupano.
Se Guarrasi pur restando in Sicilia è sempre stato al centro di una rete nazionale e di una rete mondiale, oggi probabilmente non c’è più una figura singola al centro della ragnatela, e i suoi eredi giocano su piani assai diversi.
Poco a loro interessa di spartirsi i piloni del ponte sullo stretto, chè le regole del mondo liquido della finanza mondiale son diverse.
Anche se ogni tanto bisogna dare un contentino anche a cavalli e pedoni.
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1-McCoy The politics of heroin Lawrence Hill, 2003
2-Alfio Caruso I siciliani Neri Pozza
3-Relazione della Commissiione Stragi del Parlamento
4- Documenti nelle sezioni Complotti e Materiali di ‘comunismo.eu‘
Acc! Impeccabile. E senza pettegolezzi.
Poiché mi mancavano diversi riferimenti, ho dovuto rileggere più volte.
Sembra impeccabile anche a me. Ma suscita riflessioni amare.
Niente è come sembra (fino a quale livello di profondità?). Il singolo è eterodiretto, le sue scelte, se pure esistono, sono ininfluenti. Drogarsi? non drogarsi? l’offerta crea il fenomeno. Un autofinaziamento sporco della CIA in estremo oriente crea una piaga sociale in occidente. La Storia ci passa sopra la testa. La malavita è funzionale alla politica e viceversa.
La signora russa che si è occupata di mia madre negli ultimi tempi mi diceva senza mezzi termini sui denti che gli italiani sono servi degli americani. Senza dubbio. Avremmo viaggiato meglio come servi dei russi? Perché l’alternativa – tutta teorica d’altronde – era quella.
“…restituisce alla mafia quel controllo sul territorio che il fascismo le aveva tolto”. Uno stato di diritto (occidentale) ce la può fare contro la mafia? Io non credo.
Che fare?
Bella e efficace la poesia di Ginsberg.
“Ce la può fare” contro la mafia? In verità, per quello che so, economia capitalista alla luce del sole e economia criminale (per il 20% mi pare di avere raccolto in più luoghi) sono complementari. Come i paesi in Ue (Irlanda, Lussemburgo…) in cui la tassazione al ribasso porta via cespiti ai bilanci degli altri stati, e impoverisce i servizi. Lo squilibrio del capitalismo è organico, credo. La logica anonima del mercato, il soggetto anonimo del capitale che procede allargandosi, sono l’apparenza: la truffa è essenziale, l’imbroglio la sostanza. Fin che dura… “Eppur si muove”: abituare la mente all’ineluttabile!
Va detto che l’Italia è caso particolare, terra di frontiera tra sistemi contrapposti dove più spudorato è l’intervento. Ma che ciònonostante un movimento forte anche se effimero come il ’68 ha messo in crisi molti equilibri. Poi rientrati, forse anche in peggio, ma mostrando che una tigre non di carta ma caotica ha molti punti deboli.
Certo che oggi è difficile separare la mafia dal resto dell’economia, ma questo l’ha anche resa parte di un sistema contradditorio a un livello più alto, dove i baroni rapinatori dei tempi antichi e i vascelli corsari operano a scale immense eppure sono ancora in balia delle onde..se il mare si muove.
Se queste analisi tolgono qualcuno dei veli con cui ci avvolgono vediamo meglio in faccia Medus..e possiamo anche meglio trafiggerla se non ne rimaniamo paralizzati. Anche se all’inizio è reazione naturale…
È così, hai ragione. Ma il nemico non lo sappiamo in realtà definire, come è complicato definire chi siamo “noi”. Se la criminalità economica è parte integrante della economia chiara. Capisco che sembri nichilismo ma vorrei che invece le vecchie spartizioni non fossero più accettate sempre come vere.
Invece questa terrena ipotesi riformista, che individua nemici veri e veri alleati, vorrei potesse essere chiara. Invece distinguere tra l’amico e il nemico è oggi quanto mai difficile, attraverso confini ideologici, religiosi, antropologici.
Per quanto ne so, un simile passaggio umano non si è mai dato. Magari sbaglio. Meglio intanto cercare di capire, col passato il presente e le aspettative future.
Uno, invece, che le idee pare le abbia chiare, consiglia (indirettamente) questa via anche ai “servi degli americani”…
SEGNALAZIONE DALLA PAGINA FB
Stefano G. Azzarà
Salvator Mundi
Sanders, certo. Ocasio Cortez, anche. Ma prima e più di tutti: Xi Jinping.
La sorte della Palestina è legata agli equilibri internazionali. Non esiste la minima possibilità che negli attuali rapporti di forza la promessa di uno Stato palestinese possa essere realizzata.
Solo le anime belle della sinistra italiana, con la loro cultura impolitica e moralistica, possono credere che magicamente i popoli si mettano d’accordo contro i loro governanti, o che lo spirito santo o l’amore universale aprano gli occhi ai cattivi, o che una mobilitazione dal basso possa piegare gli armamenti nucleari.
Come in passato solo la presenza dell’Urss – con tutti i suoi difetti – garantiva un minimo rispetto delle istanze dei popoli ex coloniali, così oggi solo la capacità della Cina di rendere più democratico l’ambiente internazionale, rompendo il monopolio anglosassone e la subalternità della UE all’imperialismo statunitense, può dare qualche speranza.
Affinché tutto questo sia possibile, la Cina deve ulteriormente rafforzarsi all’interno e all’esterno, perché ancora non è in grado di svolgere quella leadership globale che il suo sviluppo le assegnerà inesorabilmente e che solo una guerra globale degli Stati Uniti contro il genere umano potrebbe fermare.
Chi da sinistra non capisce questo e si ostina a diffamare la Cina facendo proprie le categorie liberali invece di aiutarne il processo di democratizzazione, ostacola concretamente ogni passo in avanti verso la pace nel mondo, oltre che verso il superamento del modo di produzione capitalistico e verso un socialismo moderno.
Era già l’idea di Prodi, mi pare: l’UE né con gli USA né con la Russia, ma in rapporto privilegiato con la Cina. Se il rapporto fosse basato su una certa parità, perché no; ma ne dubito.
Può ben darsi, come dice Azzarà, che sarà presto il turno della Cina di occupare il ruolo di Salvator Mundi.
Personalmente non sono impaziente di assistere all’avvicendamento.
Quindi dovremmo allinearci con la Cina, come se la contraddizione evaporasse, tra capitalismo liberista e capitalismo socialista. Come se già nel 2003 il generale Fabio Mini non avesse scritto un libro sulla Guerra Asimmetrica, strategia cinese, e come se non si fosse in guerra, ma in una unione globale umanitaria e confortevole.
Vedi Cina in Africa.
Prego, restiamo con i piedi per terra. La guerra non finisce, che Dio (che i cinesi non conoscono, pare) mi stermini!
E, se non si vuole la Cina vicina, sul mercatino della politica dissidente c’è anche il “contropotere” spinoziano di Negri….
SEGNALAZIONE
DETERMINAZIONE E SOGGETTIVAZIONE
A cura di DIEGO SZTULWARK e PABLO IRES, intervista a TONI NEGRI.
http://www.euronomade.info/?p=14447
occorre innanzitutto chiarire la differenza tra la definizione leninista del doppio-potere[5] e quella operaista di contropotere. Il discorso leninista individua il dualismo di potere di classe operaia contro lo Stato (del capitale) nel processo insurrezionale – laddove per insurrezionale si intende un processo che si attua in breve tempo. È un discorso di dottrina dello Stato. La definizione operaista di contropotere è invece l’assunzione di una tendenza storica di lotte che attaccano, si fanno spazio, e/o comunque condizionano il potere dello Stato capitalista (di qualsiasi altro regime politico) nel lungo periodo. Il contropotere è dunque in prima istanza un dispositivo sociale del potere della classe proletaria (antagonista). Solo in seconda istanza questo dispositivo può divenire politico e determinare effetti di dualismo di potere.
È chiaro che a chi ama trovare in Spinoza suggerimento per una politica attuale, è soprattutto la definizione operaista di contropotere che può interessare.
Premesso tutto questo, immergiamoci nella situazione attuale. Non sarà allora per noi difficile riconoscere che, dentro un turbolento passaggio epocale, un nuovo modo di produzione qualificabile come “del general intellect” stia faticosamente affermandosi sul lato capitalista (vedi il recente volume di Brett Nielson e Sandro Mezzadra, Le operazioni del capitale[6]). Dal lato proletario sta egualmente sviluppandosi un dispositivo di lotte e di contropotere la cui traccia per quanto riguarda il contenuto è quella della (costruzione e della) appropriazione del comune. Per quanto riguarda la sua forma, contropotere è soggettivazione, produzione di azione soggettiva, laddove per soggetto si intenda molteplicità collettiva di singolarità operanti (su questi temi, Michael Hardt e io abbiamo largamente e lungamente lavorato, fino ad Assembly[7], ultimo nostro sforzo per avanzare su questo terreno).
Sarebbe tuttavia molto scorretto non ricordare che questo nostro sforzo è insufficiente, largamente insufficiente. Inseguendo i canovacci delle lotte di questo inizio di secolo, abbiamo infatti potuto approssimare l’assemblaggio (il concatenamento, l’agencement), l’intersezione (l’articolazione) e le forme di espressione della potenza che nutrono la nuova soggettivazione. Ma siamo ancora lontani da quel poter vivere l’evento che deve produrre il successo: di un contropotere non semplicemente inteso come antagonismo ma anche come protagonista. C’è in Spinoza, nelle pagine del TTP, nelle quali si scopre il Cristo come ultimo dei profeti, un auspicio a quello che noi dovremmo chiamare un “Lenin ideale” – che coniuga alla potenza dell’amore, all’evidenza ontologica di una cooperazione produttiva sempre più stretta dell’umanità intera, l’irruente evento della sua manifestazione e la gioia attuale del vivere in comune.
Un testo è, appunto, “tessuto”, incrociato tra trama e ordito. Eppure: figure risaltano, la composizione riesce ulteriormente a isolare forme, con colori e materiale aggiunto, identificando significati.
Ho fatto questo, nel testo di Negri, ho isolato *parole* dal tessuto: “potenza dell’amore”, “gioia attuale del vivere in comune”, “un trentennio fa”, “di prudenza e di sopravvivenza”, “catastrofe finale”, “la mattina nella storia”, “esplosivo surrettiziamente introdotto”. Che mi dicono, che dicono in realtà, oltre il tessuto?
Dicono: passato, cattolicesimo, paura, accenno a eventuale responsabilità.
Di questo dobbiamo prendere atto: che siamo un posto (tra i paesi più rilevanti della Ue) vecchio, ex dominante, spaventato dall’ex-dominio, rassegnato, incapace di effettiva autoanalisi.
A troppi atteggiamenti invece mi pare di assistere in cui ancora pensiamo di e come dirigere i 550 pifferi… con vecchi arnesi che picchiano sul tamburo principal. Della banda d’Affori.
non ho mai capito e continuo a non capire cosa sia il contropotere di cui parla Toni Negri;
a maggior ragione nel rapporto con la Cina.
L’analisi che facevo della mafia ha tre punti focali:
-uscire dall’immagine semplicistica che ne viene comunemente data e contemporaneamente delinearne il processo di emancipazione dai suoi legami col territorio; (ma con residui importanti: quello che viene indicato pubblicamente come il ‘nuovo capo’, Messina Denaro, era affittuario/campiere sulle terre di un nobile, già ministro e recentemente processato per mafia…)
– i legami con le organizzazioni internazionali segrete, la CIA in primis, e con i piani ufficiali del governo americano di cui la CIA è parte non esclusiva (abbiamo saltato a piè pari gli stretti legami col Vaticano, sia sul versante puramente finanziario e di riciclo (Marcinkus, Sindona, Calvi sono i nomi più noti ) sia forse su altri
– l’intreccio col capitale e la politica italiani nel loro complesso: se già ai tempi di Cuccia, il dominus di Mediobanca e del grande capitale, il dialogo era strutturale, con l’arrivo al governo del loro burattino siamo arrivati ad una fase di indistinguibilità (se leggiamo le mosse di Draghi sulla gestione del piano di recupero ci rendiamo conto di come ci sia una bilancia pretarata con molta precisione: tot al ramo sporco, (massimo ribasso e subappalti), tot al ramo pulito (investimenti mirati nelle infrastrutture), tot al capitale di rapina generico (Cingolani docet): questo significa fra l’altro che la domanda di Elena Gramman sul tipo di governo per cacciare la mafia è superata: è ormai indistinguibile.
Un altro elemento che aggiungerei, che è il naturale proseguimento del discorso sull’evoluzione della mafia, è che oggi non ci sono più possibili ombrelli protesi da blocchi amici: quello che la presidenza Trump mi sembra abbia sancito, e che Biden vuol far mostra di rovesciare, è che non ci sono più imperi. E che gli americani sempre meno sono disposti a porgere ombrelli. Tantomeno la Cina.
Ma anche qui non cercherei giudizi e prese di posizione, perchè ci mancano troppi elementi di analisi per capire dove realmente stiamo camminando
Un’ultima nota a proposito di pifferi: ricordiamo che il nostro presidente della repubblica è figlio di Bernardo Mattarella, indicato come uno dei mandanti di Portella delle Ginestre; e che il fratello fu ucciso dalla mafia non tanto quanto anti, ma piuttosto perchè s’era arrogato una certa autonomia e andava a turbare equilibri consolidati tra le famiglie nel sacco del territorio (ci sono cartine che mostrano come i terreni che i mafiosi avevano ‘ereditato’ dai vecchi padroni nobili coincidano con l’espansione delle infrastrutture intorno alla città, dall’aeroporto alla diga, ripartiti fra famiglie diverse).
Ricordiamo anche che Draghi è stato uno degli artefici della distruzione dell’economia e società greca in nome dell’equilibrio di bilancio, nome in gergo per dire che gli interessi immediati delle banche vengono prima di tutto il resto, anche a costo di perdite future.
E che la Cina non solo vende gli uiguri a pacchi alle ditte straniere che investono, ma sta realizzando un controllo centralizzato su tutte le acque che scendono dalla catena Himalayana e alimentano miliardi di persone in tutto il continente. E le prime dighe che sta costruendo equivalgono a tamburi di guerra.
Se c’è una morale è che è meglio evitare di cercarsi amici…
soprattutto in alto loco..
Per gli appassionati del grande/piccolo schermo ci sono due film che trattano dell’argomento CIA/droga: Air America, con piglio grottesco, e America Dope, Cold War, Heroin Heat; il primo su cassetta, il secondo su Amazon prime video.