Memorie di un pornografo timido (Memoirs of a shy pornographer)
di Angelo Australi
Nel momento in cui Albert Fish Budd pubblica il libro The Spill of Desire, la sua vita cambia. È nato e vissuto nella cittadina di Bivalve, New Jersey, facendo l’operaio in fabbrica, qui la sua unica passione sembra essere stata quella di collezionare schegge di fango essiccato. Il grande successo del suo romanzo lo fa diventare ricco, così decide di lasciare quel luogo e mettere le gambe al suo vecchio sogno di fare l’investigatore privato. Budd entra quindi in un mondo disposto a svelargli i suoi misteri, dove, in un crescendo visionario dal ritmo che sposta di continuo livelli e piani di lettura, si trova a fare i conti con una serie di personaggi e di situazioni surreali tanto crude quanto grottesche, e comunque colme di una forte vena lirica. Dei personaggi che appaiono nel romanzo uno dei più ricorrenti è quello del suo agente letterario Skujellifeddy che si guarda sempre attorno nervosamente per via delle responsabilità del suo ruolo, si fa accompagnare dall’amico trentacinquenne con lo stesso nome dell’attore inglese George Arliss che – per come lo descrive Kenneth Patchen – sembra quasi un clown: polsi piccoli, ghette fulve, camicia gialla a strisce rosse, cravatta color albicocca, fibbia d’argento alla cintura con sopra la faccia di un giocatore di baseball, una specie di giacca rosa-arancio, pantaloni verde scuro e modi molto riserbati […] Si porta sempre dietro una talpa morta e ci giocherella col pollice, come trasognato. Ma poi ci sono bevitori strambi, stralunati inventori, tipi assurdi incontrati da Budd alle feste, gente al limite della schizofrenia che si alternano a donne di ogni tipo entusiaste del suo romanzo e incuriosite dal pieno di parole sconce censurate con dei puntini, quasi tutte fanno il tentativo di sedurlo per spezzare così lo sbarramento della sua timidezza. Leggendo il romanzo rischiamo di restare disorientati ad ogni frase, non sappiamo mai dove ci troviamo, o meglio riusciamo a capirlo ma sentiamo anche che la trama non ha poi tutta questa importanza, visto tutto viene centrifugato in un frullatore che fa rimbalzare le situazioni in una realtà mai palpabile, eppure così vera nella sua assurdità di fondo. Siamo dentro ai meccanismi di un sogno? Forse sì, perché questo può consentire allo scrittore di non prendersi mai troppo sul serio, e visto il personaggio la cosa è più che credibile. “Ogni pagina di questo libro suscita meraviglia” scrive il suo amico Henry Miller, parlando di Memorie di un pornografo timido.
Una sola donna, Priscilla, saprà accompagnare Budd nel percorso verso l’autentica consapevolezza del desiderio dell’amore. Priscilla vive sulla sedia a rotelle, non può camminare, dopo che nell’adolescenza è caduta da un albero dove era salita a cogliere della frutta. Lei è un pensiero che ritorna, forse il filo a cui legare una trama, anche se sconclusionata. Budd e Priscilla si amano come dei bambini, e lui le promette di portarla a Bivalve, nel New Jersey, e che faranno sesso solo quando lei sarà in grado di camminare di nuovo, perché questo accadrà, lui è pronto a giurarci. La promessa è puro slancio utopico, e Budd è un angelo che può fare miracoli; anche se impantanato in un mondo in disfacimento appena uscito dalle Seconda Guerra Mondiale, può descriverne con ricca lucidità la frammentarietà della vita, l’inutile aspirazione di un desiderio sociale capace di annullarsi ogni volta su se stesso, ricercando senza compromessi un senso e un’armonia possibili, grazie all’amore di Priscilla e alla fragilità della sua timidezza che lo fa sentire sempre fuori posto, distante anni luce dal successo ottenuto grazie all’uscita del suo romanzo.
Pubblicato per la prima volta nel 1945, Memorie di un pornografo timido è stato proposto in Italia da Sugar nel 1962, nella traduzione di Luciano Bianciardi, altro grande scrittore irregolare di casa nostra. Alla sua uscita fu uno dei romanzi preferiti da Henry Miller e J. D. Salinger, mentre negli anni ’50 ebbe una grande influenza su Kerouac e i poeti della Beat Generation come Allen Ginsberg e Lawrence Ferlinghetti, anche se, quando raggiunsero una certa notorietà, Patchen cominciò ad esprimersi in modo critico rispetto alla loro esaltazione dell’uso delle droghe, che secondo lui non celava che il forte desiderio di attenzione da parte dei media; il clamore mediatico che li circondava era quello di uno “spettacolo da baraccone”.
Kenneth Patchen nasce a Niles (Ohio) nel 1911, e muore a Palo Alto (California) nel 1972. Come suo padre lavorò da operaio alle acciaierie di Youngstown: Ricordo che mettevi margherite/sul davanzale della finestra di notte e al/mattino erano così coperte di fuliggine/ che non sapevi più cosa fossero; da “Gli orsi arancioni”, una poesia del 1949. Per mancanza di mezzi fu costretto a interrompere gli studi alla Wisconsin University e cominciò a vagare per gli Stati Uniti passando da un mestiere all’altro, prima di potersi dedicare completamente alla letteratura grazie ad una borsa di studio Guggenheim. Patchen è stato considerato l’unico grande poeta surrealista statunitense, oltre che narratore e illustratore. Ha lasciato raccolte poetiche in cui si avvertono echi di Blake, di Lautrèamont e dei surrealisti francesi: First Will and Testament, 1939; The Dark Kingdom, 1942; Poem-Scapes, 1957, e un’infinità di libri d’artista che si presentano come una geniale unione tra poesia e grafica. Guanda nel 1967 ha pubblicato una sua raccolta di poesie, Lo stato della Nazione, nella traduzione di Franco De Poli.
Patchen è stato per tutta la vita un convinto pacifista. Se si pensa che già dimostrava la sua contrarietà al coinvolgimento degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, questa posizione politica così estrema forse gli ha impedito un successo maggiore, relegandolo ad essere un autore di nicchia.
Io comunque, seguendo lo spunto tracciato nell’introduzione di Franco De Paoli al libro di poesie pubblicato da Guanda, lascerei la parola a lui stesso, per come si giudica in questo dialogo tratto da Memorie di un pornografo timido. Siamo ad una festa strampalata e folle che si presenta come uno dei punti centrali della storia, e una giornalista si mette a fare domande ai presenti su di un mucchio di scrittori americani, fino a quando non arriva a Kenneth Patchen:
– E Patchen? – chiese lei con la matita pronta.
– Ah, Patchen. Nessuno lo prende sul serio – disse uno di loro.
– Un apprendista che non è mai riuscito a crescere.
– È un bambino noioso: un sacco di chiasso per nulla – disse un altro.
– Patchen ha perso l’imbarco – disse il signor Brill. – Ha fatto lo sbaglio di credere che la poesia sia una specie di pattumiera dove si può buttare di tutto, e di sicuro parecchie volte ha passato i limiti.
Memorie di un pornografo timido è considerato il suo capolavoro. Trovai alcuni anni fa l’edizione Sugar ad una bancherella dei libri usati, dove lo pagai pochi baiocchi. Mi risulta esserci un’edizione Bompiani del 2001, comunque niente di nuovo sotto il sole, perché è sempre nella traduzione di Luciano Bianciardi.
luglio 2021
È raro conoscere l’osso sacro
Sacro ma Vero
Solo un Angelo puote
E le ruote vuote
Del Cervello che va
Grazie Filippo. Per te un paio di poesie di Patchen tratte da “Lo stato della Nazione” (Guanda 1967) traduzione di Franco de Paoli
LO STATO DELLA NAZIONE
Capisci, erano seduti proprio dietro la porta
a un tavolo con due boccali di birra pieni e due vuoti.
Intorno s’aggirava qualche decina di persone che
ammazzavano
il tempo e si sbronzavano perché ormai niente più
significava
nulla
qualcuno guardò una ragazza e qualcuno disse
grandi cose succedono in Spagna
ma lei non alzò lo sguardo, neppure la coda dell’occhio.
Allora Jack levò la sua birra e Nellie levò la sua
e le loro gambe si strinsero sotto la tavola.
Qualcuno guardò l’orologio e qualcuno disse
grandi cose succedono in Russia
Entrarono un poliziotto e due puttane e lui ordinò da
bere per due
perché una aveva la sifilide.
Nessuno sapeva perché ciò accadesse o se
sarebbe mai accaduto di nuovo in questo mondo adirato
ma Jack levò di nuovo la sua birra e Nellie di nuovo
la sua
e, come a un segnale, un ometto entrò di furia,
attraversò il locale fino al banco e disse ciao Steve al barista.
I LEONI DI FUOCO AVRANNO LA LORO PREDA
I leoni di fuoco
avranno la loro preda in questa nera terra
i loro denti squarceranno le vostre morbide gole
i loro artigli uccideranno
Oh i leoni di fuoco si desteranno
e le valli fumeranno della loro furia
Perché il sudiciume del denaro vi appesta
perché siete maiali nel truogolo della vostra guerra
perché siete malvagi e vili e pieni del pus del vostro
pio omicidio
perché avete voltato le spalle a Dio
perché avete sparso ovunque il vostro sudiciume
Oh i leoni di fuoco
attendono nelle tenebre che strisciano sul vostro mondo
e i loro occhi terribili vi scrutano
una bella girandola di personaggi coloriti e sorprendenti sembra animare il romanzo di Kenneth Patchen, “Memorie di un pornografo timido”. Anche l’amore tra Budd, il protagonista romanziere fuori dalle righe, e l’amata Priscilla si presenta insolito tra sensualità e castità, ma sembra reggere la trama narrativa stessa…Un romanzo stravagante, ma anche forte nel ribadire la significanza in sè dei personaggi in un mondo che ne è piuttosto privo…Nella poesia “I leoni di fuoco avranno la loro preda”l’autore K.P vuole forse dare voce a una rabbia nascosta nel pacifista dichiarato, che vede nel futuro del suo Paese una prospettiva terribile “…Perchè il sudiciume del denaro vi appesta/ perchè siete maiali nel truogolo della vostra guerra…” Grazie Angelo
Sì Annamaria, “Memorie di un pornografo timido” è davvero un libro surreale, che si regge su una girandola di personaggi sempre spiazzanti.
Per il Patchen pacifista, inserisco quest’altra poesia, sempre dal libro “Lo stato della nazione”,
LA MIA GENERAZIONE LEGGE I GIORNALI
Dobbiamo essere accorti e delicati, ricambiare
lo sguardo del poliziotto con un po’ di stima,
ricordare che questo non è un gioco
d’ombre cinesi, piuttosto questo è il momento
di scrivere tutto, registrare le parole –
Voglio dire che dovremmo avere ancora un po’ d’orgoglio
di gioventù e non dimenticare il destino di uomini
che dicono addio alle mogli e alle case
di cui hanno letto, al ristorante mentre mangiavano,
« Amore mio ». – Senza rimpianti e senza amarezze
ottenere la misura dei passi che facciamo,
l’ultima canzone ha scelto un tema d’amore
che ci libera di ogni male – distruggere…?
perché no? … anche questo è strano … Buffo come
sia difficile essere accorti e delicati in questo,
nel trovare parole per segnare questa tomba,
voglio dire che nulla salvo il sangue in ogni strada
della terra può dare voce adeguata a questa perdita.