Illuminazioni fessbucchiane

da Poliscritture 3 su Facebook

di Ennio Abate

Ho  ascoltato questo video, letto  la presentazione favorevole di Bruno Maida:

Ognuno di noi, prima di scrivere un post, dovrebbe ascoltare questi due minuti di Goffredo e poi, invece di scriverlo, mettersi a studiare. Ovviamente io per primo, che ho sempre più la tentazione di andarmene da questo luogo, spesso divertente  ma troppo spesso abitato da coloro che privilegiano la guerra per bande, lo usano per pisciare (pardon) sul proprio piccolo territorio e lo riempiono con una dose eccessiva (perché se contenuta a me pare sano) di narcisismo.
E mi sono sentito di replicare così:

NO, FOFI NO!

Mi scuso in anticipo con Fofi e i suoi fan per il mio dissenso ma questo discorso mi pare generico, un predicozzo e nulla più.

Resistere? Sono decenni che chiunque ha un po' di potere e visibilità ci invita a resistere resistere resistere, ma voi la vedete efficace questa resistenza fatta per lo più soltanto di parole?

Studiare ma cosa e per quale scopo?

Fare rete? Anche se siamo tutti prigionieri della vera Rete che ci neutralizza politicamente?

Rompere i coglioni? Ma se al massimo li rompiamo ai nostri amici e amiche, mentre i coglioni veri continuano a comandare indisturbati?

E poi ho proseguito in dialogo con Maida così:

  • Bruno Maida

    Ennio Abate e io mi scuso con lei ma a me pare che il suo dissenso sia generico. Quello di Fofi penso che sia un rapido inventario dei terreni da coltivare. Niente di più ma spesso lo dimentichiamo. È un richiamo tutt’altro che banale
  • Ennio Abate

    Bruno Maida Può darsi, ma allora vorrei che Fofi o altri passassero dal “rapido inventario dei terreni da coltivare” a indicazioni più precise. Le mie domande mirano a questo.
  • Bruno Maida

    Ennio Abate le consiglio allora di leggere la rivista “L’asino” e tutti i precedenti lavori di Fofi, che sono una miniera di indicazioni più precise
    Ennio Abate

    Bruno Maida Fofi lo conosco per i suoi scritti da Q.P (anche se l’ho incontrato una sola volta) e ammetto che alcune indicazioni precise si trovano nella sua lunga attività, ma non condivido la sua riduzione dell’ attività delle “minoranze” ad un atteggiamento solo etico.
  • Bruno Maida

    Non mi pare dica questo ma soprattutto la sua, lunga attività e battaglie dicono il contrario
    Ennio Abate

    Bruno Maida Non concordo, ma il discorso critico su Fofi non può essere fatto qui né lo voglio fare io. Mi limito a mettere due pulci nelle orecchie:
    1. E. A. Diario
    16 febbraio 2016
    CONTRO FOFI ANCORA
    Mi pare un troppo lungo e stanco predicozzo fondato sulla nostalgia di un passato ora idealizzato. E poi questo affidarsi all’arte! Ma l’arte non è un progetto politico. Potrebbe svolgere una funzione positiva se ci fosse un progetto politico. Ma il progetto politico di Fofi in parte si accoda a quello di Papa Francesco ed è una ripresa generica del comunitarismo. Continua a non convincermi per nulla.
    2. Matteo Marchesini
    CURA TE IPSUM: LETTERA APERTA A GOFFREDO FOFI
    “Nel regime della comunicazione totale, questo politico-pedagogo non è disposto a rischiare l’isolamento e l’invisibilità, ma neppure a prendersi la responsabilità piena della prassi. L’unica sua incarnazione accettabile rimane quella, rarissima, del politico vero, diciamo alla Pannella.” ( da http://www.leparoleelecose.it/?p=39110)

 

 

4 pensieri su “Illuminazioni fessbucchiane

  1. Che dire, Ennio, se non che Fofi, e Maida sulla scia, si sentono al centro di una scena che è lo sgabuzzino del carbone nella cantina di casa? E’ questa mancanza delle proporzioni che mi sconvolge. Perfino qui da noi, in Italia, si potrebbe sentirci al centro di qualcosa – di culturale (vedi le contraddizioni al festival del cinema di Cannes, tra 11 minuti di applausi a uno e il premio con lacrime a un altro), di strategico (vedi l’idea che si sta realizzando di un mediterraneo allargato che arriva a mezzo sahara, tra atlantico e mar rosso), di politico (visto l’atlantismo e un certo atteggiamento critico nei confronti della Ue ordinovista)- si potrebbe sentirci di dover affrontare ben altri problemi e ripensamenti… invece dei soliti moralismi della coscienza borghese, da collegio di preti. Sarò cattiva…

  2. Annaspiamo. Tanto per fare un solo esempio:

    Dei post che mi è capitato di leggere in difesa di Cuba condivido solo questo ragionamento pacato e onesto di Frei Betto e le riflessioni amare che ho letto sulla pagina di Lanfranco Caminiti:
    “la cosa più triste oggi non è vedere come la rivoluzione cubana si vada consumando. le rivoluzioni si consumano – poi ce ne saranno altre. raul castro sta cercando di tenere assieme la baracca – non dev’essere facile: c’è l’embargo, il mondo va all’incontrario e non è quello dei mille fuochi ovunque, e un’isola piccola non è mai autosufficiente per quanto si provi a raccontarlo. e non può sbracare tutto – come se quella storia, quella favola, quell’avventura fosse stata solo un brutto sogno, un incubo.
    la cosa più malinconica è ascoltare e leggere i “tifosi di cuba”: va tutto bene, sono notizie false, manipolazioni degli americani, quelli che protestano sono tutti mercenari. cuba è uno splendore, la gente ha la pancia piena e sono tutti sanissimi.
    che tristezza.”———
    (https://www.facebook.com/groups/1632439070340925/posts/3089019984682819/)

  3. Gli aderenti alla prima Internazionale erano operai specializzati, conoscitori del proprio lavoro e anche colti autodidatti. L’Internazionale era la forma collettiva della loro coscienza politica, dove i Marx, Proudhon, Bakunin si scontravano per indirizzarla e rappresentarla. Poi le forme del lavoro si ampiano e separano sempre più, la forma intellettuale diviene anch’essa lavoro. Quando nel ’67 Vittorio Campione scrive le Tesi della Sapienza questo processo è già arrivato al suo tumultuoso compimento con l’università di massa. Però i residui dell’opportunismo togliattiano sono duri a morire, e la vulgata dell’intellettuale come borghese utile idiota continua nell’immaginario collettivo, ombra di tempi immaginati e mai realmente esistiti.
    Così una persona intelligente come Fofi adombra forse inconsciamente un ruolo separato di intellettuale (ombra anche del periodo oscuro dei ‘maitre à pensér’), sublimando le cantine di cui parla Fischer a vette alpine.
    Cantine che d’altronde sono parte della tradizione dell’Internazionale stessa e dei ciclostili del ’68 poi.
    E chi volesse salir di piano dovrebbe trovare ruolo adeguato.
    Anche se di questi tempi vanno di moda anche i profeti (e Grillo e Trump ne sono esempi). Ma lì bisogna saper lavorare bene sulla Nuvola. La prima guerra dei meme l’abbiamo già persa.

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