di Ennio Abate
Questa è la posizione generale su vaccinazione e green pass che avevo espresso il 4 settembre 2021 in risposta a X su FB:
Bisognerebbe essere cauti e non confondere il proprio discorso con quello degli avventurieri. Come singoli poi non vedo nessuna strada alternativa. O ti vaccini e fai il green pass. O ti associ e protesti con questo movimento ambiguo e senza un vero progetto alternativo. Per me l’attuale “opposizione” sfrutta il malcontento, ma non ha una reale alternativa di governo della pandemia. Dire no, criticare le scelte (anch’esse ambigue o di parte) del governo non basta, purtroppo, a costruire un’alternativa. E ancheconsiderando soltanto il piano della salute, ammesso che le “terapie domiciliari” siano scientificamente valide (per la maggioranza dei casi a rischio) non esiste oggi una forza politica organizzata per imporre questa scelta all’attuale governo. O fare un altro governo che cambi strategia. Con la realtà si fanno i conti. Non saltandola e guardando solo al malcontento.
Negli ultimi due giorni (9 e 10 ottobre) ho avuto modo di confrontarla (e confermarla) leggendo su FB le reazioni di alcuni tra i commentatori politici che seguo con più attenzione . E a chi mi ha fatto notare che a Roma in piazza c’era il “popolo” ho obiettato così:
'Popolo' è un termine ambiguissimo. Popolo sarebbe questo della foto, quello di piazza Venezia ai tempi di Mussolini, quello delle manifestazioni degli anni '70? Non è soltanto il numero a qualificare una folla come 'popolo'. Vanno considerati almeno gli obiettivi, la composizione sociale (ceti, classi o gruppi sociali), i leader che in esso agiscono più o meno approvati, le forme di lotta attuate.
Sulla solidarietà (critica e circoscritta a questa aggressione) alla Cgil non ci piove. Ma evitiamo di farla diventare “santa subito” soltanto perché assaltata dai neofascisti di Forza Nuova. Bisogna dirlo che da tempo non è più in grado di difendere gli interessi dei lavoratori.
APPENDICE
Qui di seguito una selezione dei commenti letti su FB
Tutta la mia solidarietà alla CGIL per il vergognoso attacco subito. Indecente e inaccettabile il comportamento della polizia che ha lasciato mano libera ai fascisti.
Conversazione con Adriano Sofri
L’assalto alla sede della Cgil da parte di manifestanti sedicenti No Green-pass è un episodio osceno all’interno di una vergognosa manifestazione di fascisti e di imbecilli al centro di Roma.
su fascisti non c’è dubbio, basta guardare i ceffi di Forza nuova infiltrati in ogni iniziativa. Imbecilli non c’è dubbio perché nemmeno vi accorgete di essere sempre strumentalizzati dai fascisti, veri campioni di libertà e di democrazia.
Quello che è successo a Roma è gravissimo. Aver permesso l’assalto della sede della Ggil da parte della polizia è ancora più grave. I leader di queste manifestazioni sono noti fascisti. Non ci sono né scuse, né giustificazioni. I così detti no green pass si dissocino pubblicamente o sono complici dei fascisti. Tertium non datur.
Capitanata dalle bande fasciste uscite a bella posta dalle fogne, la feccia piccoloborghese che ha nell’arbitrio assoluto il proprio unico credo tracima per le strade e assalta le sedi delle organizzazioni dei lavoratori, tirandosi dietro i lumpen di ogni classe sociale.
Speriamo che la Costituzione della Repubblica – la cui verità è l’equilibrata prevalenza dell’interesse generale sugli interessi particolari – sappia difendersi e venga difesa.
Purtroppo, in assenza di una sinistra seria tutta questa sceneggiata porterà a una ulteriore stabilizzazione dell’ordine grandeborghese.
REAZIONE SALUTARE DELLE FORZE POLITICHE E SINDACALI ANTIFASCISTE.
Ci contavo, perché i fatti di oggi sono gravissimi, ma radicati in una ‘distrazione’ di molti anni. Ottima l’idea di una manifestazione nazionale a Roma, ma soprattutto la volontà politica esplicita di mettere al bando, secondo Costituzione,le organizzazioni, sette e bande neofasciste e neonaziste. Necessarie una vigilanza antifascista permanente e una mobilitazione dell’Unione Europea. IMHO, of course.
la mia non è una teoria, ma una valutazione. Le tutele sono venute a mancare gradualmente negli ultimi decenni con la sconfitta di un glorioso ciclo di lotte contro il capitale. Non mi importa se chi partecipa ad una protesta imbecille non sia tale perché possiede qualche talento individuale, resta un idiota sociale. Il punto di vista che difendo non è l’intelligenza astratta, ma quella degli interessi di classe, che per quanto di aperture larghe io sia, non credo vengano rappresentate da confuse bandiere new age, libertari del weekend, stregoni, terrapiattisti, impauriti senza criterio, esercenti di discoteche e cazzari vari. Chi non accetta la sconfitta non conosce più il nemico, chi non conosce il nemico si aggrappa a tutte le scorciatoie immaginabili, che non funzionano più, se non per assaltare una sede sindacale, che per quanto criticabile, non va assaltata al comando di una armata brancaleone di fascisti satolli
Gli intellettuali che, per puro narcisismo, per appannamento, per sopraggiunta anzianità, per orgasmo televisivo, per terrore di un passaggio del testimone, hanno portato avanti in questi mesi discorsi del tutto alieni alla ragione, al buon senso, alla statistica, persino alla matematica, si ritrovano oggi (nemmeno più cattivi maestri, ma utili idioti) branditi dai violenti, dovrebbero avere la decenza di riflettere un po’ di più, e l’intelligenza di fare ciò che non fanno da decenni: mettersi in discussione.
Adesso i neofascisti stanno rompendo veramente i coglioni. Cosa c’entra il no Green pass, il no vax con assaltare la sede della CGIL e poi come si fa a caricare le forze di polizia che stanno garantendo la legge questi sono i prodromi del Fascismo
Questa volta non ci sarò. Il fascismo violento delle squadracce ha avuto un ruolo in un preciso periodo storico, alla fine di una guerra mondiale, in un contesto politico nel quale le forze di sinistra avevano una presenza non compatibile con i programmi del capitale di riconversione e sviluppo dell’apparato produttivo. Non credo che oggi il pericolo sia determinato dall’agire di qualche frangia violenta della destra estrema. Il controllo sociale è totale, il governo Draghi ha disarmato le organizzazioni della sinistra e imbrigliato i sindacati.
La mobilitazione contro la CGIL sembra un’arma di distrazione di massa a conferma delle linee tracciate dal governo e difese dalla cosiddetta sinistra. La condanna dei fatti di Roma da parte di tutti gli attori della scena politica ed economica mi lascia sconcertato.
La mia parola d’ordine è sempre stata “scendere in piazza ogni volta che la destra provoca azioni violente”, ma questa volta non riesco a mobilitarmi, mi sento preso in giro, sento di avere di fronte solo le scelte che qualcun altro ha deciso di lasciarmi.
Non vengo al presidio e non parteciperà allo sciopero generale del sindacalismo di base che non ha avuto il coraggio di inserire nell’elenco delle rivendicazioni l’opposizione all’utilizzo del Green pass come elemento di discriminazione, dei lavoratori in primo luogo.
Ulteriore domanda: come mai i capi di forza nuova, presenti a fare danni in tutte le manifestazioni, sono sempre a piede libero? E a coloro che si ritengono molto di sinistra e che marciano con costoro, una calda raccomandazione: attenti a non fare la fine degli anarchici e dei sindacalisti rivoluzionari finiti con Mussolini…
i toni populisti e l’agire violento sono una replica in sedicesimo della violenza squadrista di cento anni fa. E’ bene essere chiari: questo tipo di violenza è sempre contro i lavoratori e le lavoratrici, anche quando sembra scagliarsi contro obiettivi istituzionali e rivendicare “libertà”. Forse i raid di questa sera turberanno l’armonia fra neofascisti dichiarati e settori di piccola borghesia che, fin dall’inizio della pandemia, si sono mostrati insofferenti alle misure di precauzione ma anche i cosiddetti settori pacifici sono del tutto estranei alle rivendicazioni di un servizio sanitario pubblico e di un reddito per tutte e tutti che, invece, sono state agite dai settori più avanzati dei movimenti sociali e del movimento operaio
TRE DOMANDE
a seguito dell’assalto fascista alla sede CGIL
- Cosa sarebbe accaduto se al posto dei no green pass ci fosse stato un corteo dei centri sociali o di metalmeccanici incazzati o di studenti mobilitati in manifestazioni non autorizzate?
- Cosa sarebbe accaduto se nel corso di una manifestazione di sinistra ci fossero stati atti di vandalismo e attacchi alla polizia?
- Cosa sarebbe accaduto se un gruppo di manifestanti di sinistra avesse fatto irruzione nella sede NAZIONALE di un partito di destra minacciando e devastando?
[…]
Siamo il Paese dove al G8 di Genova chi ha diretto il massacro è stato promosso, chi l’ha perpetuato, ha sequestrato e ha torturato non è nemmeno stato identificato, ma chi ha divelto un segnale stradale ha trascorso anni di carcere. Ma basta che uno sia di estrema destra e in questo Paese non gli succede mai assolutamente NIENTE. Quando le combinano proprio grosse e li mettono al gabbio, tornano fuori in men che non si dica e si rimettono a fare indisturbati le stesse cose.
E non mi si dica che là era pieno di poveri no green pass che sono tanto da comprendere. Non ho alcun rispetto per gente che manifesta contro il green pass come se fosse il grande problema su questa terra e se ne fotte allegramente che la gente venga licenziata e prenda stipendi da fame. Gente che non si accorge di essere manovrata come pupazzi dall’estrema destra per quel che mi riguarda può solo andare a farsi fottere. E non mi si dica che la CGIL non merita solidarietà perché non difende i lavoratori, dato che mi si dovrebbe spiegare perché non sono state assaltate le sedi della CISL o della UIL.
Ma quello che mi preoccupa è un centro sinistra imbelle che continua a stare dentro un governo DA CUI DIPENDONO LE DECISIONI ANCHE SULL’ORDINE PUBBLICO. Mentre l’estrema destra si organizza, si espande, saccheggia indisturbata assaltando le sedi del movimento sindacale. Allarmismo? NON è fantasia: perché E’ GIA’ ACCADUTO.
In merito all’assalto squadrista di ieri alla sede centrale della CGIL, a Roma:
Prego l’amico e compagno Andrea Colombo di non fare confusione, una confusione tipica della piccola borghesia (merdosa), tra mob, mass, e class. Il mob è quello dei linciaggi, il mass è quello dei mouvements, il class è quello che si riconosce come soggetto collettivo.
Il mob è strumento della reazione, il mass è ambiguo in sé, il class è rivoluzionario (se intendiamo per rivoluzione NON la presa di qualche palazzo d’inverno, ma un processo di trasformazione della società)).
Quello di ieri a Roma era mob, esattamente come, oltre due secoli fa, i “lazzaroni del cardinale Ruffo”.
Se questi ultimi ti dovessero piacere, caro Andrea Colombo, allora per favore fatti smettere di piacere Eleonora de Fonseca Pimentel; casomai scrivi che l’aristocratica e colta dama (tale era) se l’è cercata, ad essere contro quelle che tu chiami, sbagliando, “masse” (io invece mob).
Mi sa comunque che più che un seguace di Karl Marx sei un adepto di Gustave Le Bon. Saresti, lo sai, in ottima, calva e mascellare compagnia.
Condivido. Quelle sono piazze naturaliter fascistoidi. Chi non lo vede è cieco o in cattiva fede.
Chiariamo. Non ce ne sarebbe bisogno, ma forse è meglio scrivere due righe.Sono la stessa persona che nel lontano 2014 ha scritto un duro post di commento della famosa intervista di Luciano Lama alla Repubblica nel 1978. Ma non ho alcun dubbio a stare con la CGIL quando viene assaltata da una folla che urla “libertà” ed è guidata da FN.
E’ chiaramente più facile scaricare sul singolo lavoratore e affidare il controllo alle imprese. Più facile e più coerente con la costituzione materiale del nostro paese. Opporsi a questo è sacrosanto. Farlo per le ragioni sbagliate è disastroso, ci troveremo con un enorme rafforzamento del senso comune neoliberale.
Dunque nessun fascismo nella folla
Ma quando questa folla, unita dalla rabbia per le promesse tradite, si forma intorno al significante tutt’altro che “vuoto” della “libertà” mostra di essere piena della cultura del nostro tempo. Vera figlia del completo dominio neoliberale. Si tratta, è semplice dirlo, di una folla liberale. Come ogni altra, solitaria.Dunque il sono dalla parte della CGIL e non sono dalla parte delle folle solitarie liberali. Oggi.
La mia impressione è che questo inasprimento dipenda anche dal risultato elettorale delle amministrative, in cui i grenpassari hanno preso una solenne bastosta, come prevedibile. Peggio di tutti Paragone, con tutto quello che ha speso in propaganda e con l’alleanza con Grande Nord, costola fuoriuscita dalla Salvini Premier. Hanno dato “fuori di matto” come suol dirsi. E’ diventato, ora, evidentissimo quanto questo movimento sia profondamente reazionario, compresi quelli che portano sigle “comuniste” in questa pagliacciata grottesca. E’ il sintomo del delirio particolarista.
Perché io dovrei lavorare a fianco di un non vaccinato aumentando la possibilità di crepare? Il mio diritto alla salute va prima della paura e della manipolazione di soggetti asociali deboli psicologicamente? Perché la CGIL dovrebbe difendere questa gente e non me?
1.
l’assalto di ieri alla cgil a roma – è la nostra giornata del 6 gennaio a washington alla casa bianca. non abbiamo jake angeli cornuto – ma di cornuti ce n’erano parecchi. lì c’erano QAnon e trump a guidare i “patiti del complotto mondiale”, qui c’erano i fasci e castellino e fiore a guidare quelli del no green pass. certo, dobbiamo capire – e c’è sempre un tempo per capire. c’è pure un tempo in cui finisce, la necessità di capire.
2.
non tutte le motivazioni dei “complottisti americani” sono strampalate. come, di certo, non tutte le motivazioni dei no-green pass. poi, c’è la questione “politica”: lì la voce era trumpista. qui la voce è progressivamente (e a roma, sempre) diventata fascista
3.
[…] a roma i fascisti hanno fornito l’ossatura e la militanza alla “gente comune” che non li ha di certo cacciati dalle manif ma li ha accolti (sono quelli delle bombe, delle stragi eccetera, ma non da ieri, non nell’ultima settimana, ma durante tutte le manif no-green pass di questi mesi). si poteva e doveva rompere – e non, gridare “libertà libertà” insieme ai fasci
4.
[…] sono mesi che castellino e i suoi scherani organizzano queste cose – e mesi che ci lavorano sui social. poi, c’erano famiglie, gente con bambini eccetera. potevano benissimo – costoro, che hanno diritto a manifestare e dire la loro, prendere le distanze e organizzarsi per conto proprio. fare da “copertura sociale” a castellino e fiore mi sembra un “ragionamento” fuori di testa. ieri, era tutto pensato e organizzato: i media non danno più lo spazio di prima a questa protesta e non danno più spazio a castellino e fiore. dovevano farla grossa per riconquistarlo – era questo il “segno” di tutto
5.
noi – e lo dico in senso molto vasto, largo – non siamo stati in grado dire una beneamata mazza di senso su tutta la questione della gestione del contagio, parcellizzandoci su questo o su quello, intessendo discorsi generici e generali sul capitalismo apocalittico. siamo rimasti “tagliati fuori” da ogni possibile soggettività su questa vicenda enorme, epocale. impauriti per un anno e mezzo, rintanati, mentre le piazze venivano lasciate a ristoratori e destre (politiche e di piazza). poi, ci siamo svegliati, appena hanno allentato un po’. la partita però – l’arbitro l’aveva già dichiarata chiusa e tutti negli spogliatoi. così è andata. ci sono ultras sugli spalti che fanno ancora casino – ma la partita, questa partita è già finita da un pezzo
Comunque i fatti successi ieri sono stati paradossalmente utili. Quella gentaglia ha smesso di manifestare il sabato pomeriggio, almeno a Roma. Chiuso. Gli stronzi che hanno imitato i trumpisti, tra le ovazioni dei “compagni”, così come all’epoca di Capitol Hill, sono e saranno al gabbio, riconosciuti attraverso i loro stessi filmati in possesso della polizia che li ha già identificati.
Purtoppo ieri è stato uno schifo dappertutto. Ieri sono passato per sbaglio vicino la manifestazione no green pass a Piazza Dante. Hanno detto al microfono che non esiste il cambiamento climatico. Gli ho urlato contro d’istinto. Gente che parla di grande complotto, di abolire la scienza e i giornalisti. Cioè 30 anni di lotte sociali cancellate in un lampo: Le lotte ambientali in Campania e la giustizia climatica, le lotte universitarie per l’istruzione pubblica e la ricerca libera. Le lotte per l’informazione libera e dal basso. C’erano pure persone che giravano nei cortei sociali. Qui non è più tempo di fare analisi del disagio. Al microfono c’erano persone alfabetizzate e alcuni erano persone che stanno negli spazi o organizzazioni sociali, in più pare che fosse stata organizzata da studenti universitari contro il green pass. Le cose che sono state dette sono gravissime. Per me non è ne giustificabile, né sostenibile.
Ho sdottoreggiato anche io su fb: 1. c’è chi relega il fascismo a un passato che non può tornare, di contro a cui ho rilevato che della bassa forza si è servito il fascismo nel passato e si servono capetti, capi più grossi, e interessi generali oggi. Anche internazionali. (Tra cui mons. Viganò che pare abbia incoraggiato forza nuova a continuare dopo l’assalto alla CGIL.) 2. insieme sono convinta che le istituzioni niente facciano nè abbiano fatto per svelenire il clima, ma anzi abbiano forzato l’opposizione tra provax e novax per deviare il conflitto tra lavoro e ripresa economica sulla salute pubblica.
Intanto tutti si accapigliano con proclami: tra vittimisti e illuminati. Il disordine sotto il cielo è massimo ma la situazione non appare eccellente perchè non c’è chi sappia/possa prenderla in mano.
AL VOLO
“Riprende le parole dell’amico Cesare Garboli sul fascismo: «un male forse geneticamente inseparabile dalla natura degli italiani, i quali, per atavica sindrome imperiale, si sentono fascisti appena si sentono italiani».”
( SCONFITTI? di Alberto Saibene
https://www.rivistailmulino.it/a/sconfitti?&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Strada+Maggiore+37+%7C+8+-+11+ottobre+%5B8064%5D)
tre o quattro note mi sembran d’uopo: le prime in tono un poco illuminista:
– sul primissimo punto di Ennio le ‘terapie domiciliari’ che lui cita sono bufale, come al solito aneddoti che circolano senza controlli, e quando confutate …risorgono imperterrite; anche sul moderno, il nuovissimo antivirale della Merck è solo un buon riduttore di danno, di due ordini di grandezza meno efficace di un vaccino; morale, uno stato che faccia il suo mestiere di protezione della vita, sia dagli invasori umani che da quelli microscopici, non può che imporre il vaccino a tutti coloro che in qualche modo possono nuocere ad altri. Che lo stato poi non sia in generale il nostro amico ora e soprattutto nel futuro non impedisce di riconoscergli questo ruolo nel presente
– con esagerato ottimismo penso che le masse no-vax e no-greenpass sarebbero assai più ridotte e tranquilla se ci fosse stata una comunicazione scientifica seria da parte della preposta autorità che invece diffonde incertezze se non sciocchezze, nello specifico sulla trasmissione del virus dai vaccinati: moltissimi sono convinti che un vaccinato trasmetta il virus esattamente come un non vaccinato, cosa falsa: è vero che può prenderlo e trasmetterlo, ma in rapporto 1/100 rispetto a un non vaccinato. (dati precisi degli ultimi studi). E se un portuale di Trieste trumpianamente fiero del suo stato avax ci riflettesse un attimo magari avrebbe scrupoli ad andare a casa a infettare allegramente mogli e madri.
– detto questo il florilegio di commenti che Ennio porta a spasso ha un elemento comune: il sospiro di sollievo nel poter dire cretini alle masse no greenpass senza bisogno di scomodare analisi più approfondite, graziati dalla bestemmia estrema dell’assalto alla CGIL. E quelli che si ritenevano una volta gli ‘intellettuali organici’, uniti come funghetti alla pianta madre mediante reti invisibili (anche alla pianta stessa) si sono lucidati le pensose cappelle ed emesso tremule condanne.
– anche se Carletto si rivolterebbe nella tomba a sentire che sul fascismo qualcuno abbia usato termini come natura genetica e atavica sindrome, più consoni agli epigoni di Lombroso.
Ho scoperto solo ora di essere stato coinvolto nel dibattito e non ho molte motivazioni per impegnarmi in questo esercizio. Voglio solo portare qualche informazione sul problema delle terapie precoci che molto spesso vengono trattate, se non in modo spocchioso, almeno in modo frettoloso e superficiale. I ricoveri, le terapie intensive e i decessi non vengono determinato dal covid, ma dalle pericolose infezioni che il virus scatena. Quello che centinaia di medici di medicina generale da più di un anno stanno praticando è un intervento nei primi giorni del contagio per bloccare le infezioni e evitare così peggioramenti della salute con tutte le conseguenze che conosciamo. Utilizzano farmaci sperimentati da decenni e riportano i numeri dei loro successi. L’Istituto Mario Negri dai primi mesi della pandemia ha sottolineato la necessità di un protocollo per la prima settimana diverso dallo sciagurato “Tachipirina e vigile attesa”. Il Governo non ha voluto affiancare ai vaccini la cura perchè ha in mente un tipo di sanità basato non sul territorio, sul rapporto stretto tra medico e paziente, ma ha scelto gli ospedali e i centri vaccinali. I vaccini sono importanti, la medicina di base è indispensabile, non comprenderlo ci ha portato allo smantellamento della sanità pubblica. In un anno e mezzo di pandemia le autorità politiche e sanitarie avrebbero avuto il tempo per ripristinare la presenza dei medici di medicina generale sostituendo quelli che sono andati in pensione, riducendo il rapporto tra il numero dei pazienti per medico (in Lombardia siamo arrivati a 2000 pazienti quando la normativa parla di 1000). La sinistra non ha avuto il coraggio di aprire un fronte critico nei confronti del Governo e ha tenuto una linea di completa subalternità nei confronti del Ministero della salute. Forse, alla luce degli ultimi fatti elettorali e non, è arrivato il momento di cambiare atteggiamento.
Per punti:
1. Terapie domiciliari e nuovissimo antivirale. Saranno bufale (mi informerò di più) ma resta irrisolto il problema: come mai circolano e tanto, anche «quando confutate»? Io non mi sento di fare spallucce e tirar dritto. Specie se m’accorgo che sono riprese e divulgate dalla gente comune con cui vivo o dal portuale di Trieste che meno di me o di noi pensionati può permettersi un attimo di riflessione. Anzi sono sempre più preoccupato dal fatto che le verità scientifiche vengano surclassate nella comunicazione dalle bufale o dalla confusione delle idee.
2. Uno stato che faccia il mestiere di « protezione della vita, sia dagli invasori umani che da quelli microscopici » non l’ho mai visto. E neppure in questa occasione esso è stato in grado di fare una comunicazione scientifica seria ma ha diffuso incertezze e sciocchezze. E tuttavia in questa situazione tra lo Stato che impone il vaccino malgrado incertezze, furberie, manipolazioni per rafforzare la burocrazia, e un movimento caotico incapace di prospettare un’alternativa – lo dico chiaramente – sto dalla parte dello Stato e non del caos o del mugugno.
3. La selezione dei commenti. Quelli da me riportati con precisione (anche quando non li condivido in pieno) mi sembrano dissonanti e non certo tutti accomunati dal disprezzo per le masse. A chiamare imbecilli tutti i manifestanti in piazza sabato è stato Sofri (non Visalli ad esempio). Oggi, però, lo stesso Sofri fa una riflessione ben più approfondita e condivisibile, soprattutto centrando bene una questione che chi proviene dalla storia della sinistra ancora (giustamente) si pone: « Se la classe rivoluzionaria non c’è più, bisogna inventarla. E’ davvero così? E’ la sommossa anti-green-pass il rocchetto attorno al quale arrotolare le fabbriche spaesate, il carbone rilanciato, l’aumento delle tariffe, i licenziamenti via whatsapp, il CSM spiaggiato, i 13 anni a Lucano, il ponte sullo stretto? E i vaccinati e gli esibitori di greenpass come li tratteremo, come la reincarnazione dell’aristocrazia operaia, i nuovi garantiti, il socialpatriottismo?».
(https://www.facebook.com/Conversazione-con-Adriano-Sofri-86556801878/).
Preoccupazioni analoghe esprime Sergio Bologna in un articolo riportato nella pagina FB di Riccardo Bellofiore (https://www.facebook.com/riccardo.bellofiore.3/posts/2931688993712707):
« Il movimento no vax non ha alcuna idea di salute o di igiene pubblica. Perché la dimensione del collettivo gli è completamente estranea, oltre ad essergli estraneo il concetto di servizio pubblico. Non si capisce quindi per quale ragione coloro che si richiamano a valori molto diversi, a valori vagamente “di sinistra”, debbano intrupparsi, accodarsi a questa banda di irresponsabili e pericolosi individui.
Questo comportamento subalterno è tanto più inaccettabile e, in parte, incomprensibile, in quanto nella nostra tradizione di esperienze, di lotte, di ragionamenti, di ricerche, sia il problema della salute pubblica, sia il problema delle epidemie, è stato lungamente affrontato e sviscerato. E’ dalla metà degli anni 70 che si è andato sviluppando quel “movimento di lotta per la salute” che ebbe il suo primo impulso dalla rivista “Sapere” diretta da Giulio Maccacaro. Quel movimento condusse le battaglie politiche e legali che hanno portato al riconoscimento dei rischi per i lavoratori esposti a determinate sostanze tossiche (l’amianto, il piombo tetraetile, il cloruro di vinile, la betanaftilamina ecc.), il diritto al risarcimento e l’incriminazione dei responsabili del danno e della morte di migliaia di persone.».
La situazione è fluida e esposta a vari contraccolpi. Sarebbe bene non sottovalutare niente.
P.s.
Chi non aprisse i link delle pagine segnalate mi scriva in privato e gli mando una copia dell’articolo.
“Il movimento no vax non ha alcuna idea di salute o di igiene pubblica. Perché la dimensione del collettivo gli è completamente estranea, oltre ad essergli estraneo il concetto di servizio pubblico”, forse bisogna distinguere tra movimento novax e i novax. Mi pare siano 3 milioni tra i 30 e i 50 anni, la parte attiva. Per quelle e quelli che conosco, temono le conseguenze del vaccino a lungo termine, del resto la condotta del governo che obbliga senza compromettersi obbligando esplicitamente, conferma le loro paure. Così come i governi che rifiutano di vaccinare i bambini.
Da vaccinata, perchè vecchia e fuori pericolo di morire per vaccino, osservo con disappunto il profittare di ragioni di salute pubblica da parte del governo per introdurre misure restrittive della libertà collettiva e individuale.
Mi pare che mala tempora currunt e che pejora parantur.
faccio ammenda degli eccessi caustici del primo intervento per entrare nel merito di quell’analisi delle ‘masse’ che vedevo latitare nelle citazioni.
Parto da un’osservazione di Chiara Saraceno sul Manifesto: i no vax/no green pass non sono contro la scienza ma contro il potere/controllo. Questo ci butta nel cuore del problema: l’aggregazione-coalescenza di molte anime antistato, che trova una espressione per fortuna parziale e sperabilmente transitoria nei movimenti novax/pass.
Che poi a Roma si uniscano i fascisti assaltando la CGIL esce dai binari e forse dà una battuta d’arresto, ma non troppo: chè anche qui c’è una possibile coalizione trumpista che cerca di emergere, più volte tentata dai leghisti senza successo ma che sottotraccia è vitale: il 40% di portuali antivax di Trieste che ricattano il governo, il disagio dei lavoratori non vaccinati (novax o agnostici) di fronte al casino dei tamponi impossibili per i bollini verdi, il decennale mugugno antiCGIL dei lavoratori traditi (pensionati dello SPI in prima linea), lo sciopero generale antiDraghi dei sindacati autonomi che include tra le parole d’ordine l’ambientalismo e il no greenpass…sono tutti ingredienti di una miscela potenzialmente esplosiva.
E la cui unica risposta coerente è un percorso che unisca la lotta per la salute a quella contro il modo di produzione; un percorso che alla fine porti fuori dallo stato, questo o qualunque.
Sempre sul Manifesto Guido Viale vede questo percorso legato al localismo, allo ‘sfilarsi’ delle comunità locali dalla stretta soffocante di uno stato fallimentare. Una visione assai ottimistica, che purtuttavia coglie il nodo centrale del problema.
Non possiamo continuare a sostenere le ragioni della scienza se contemporaneamente non mostriamo concretamente come controllarne l’uso.
E a tutti quelli che non accettano il brutto sogno in cui viviamo e ne cercano altri più o meno illusori conviene proporre utopie in cui loro siano di nuovo protagonisti. Riportando così sulla terra ecclesiasti e supereroi.
anche se molto incerta, perchè improntata dal dubbio, intendo esprimere anch’io la mia opinione sui fatti di sabato scorso a Roma…Gravissimo l’assalto alla sede della CGIL da parte di Forza Nuova, che purtroppo deve essere stato l’ultimo atto di una percorso criminale portato avanti nell’ombra…poi c’è da considerare la fiumana umana dei no-vax e no pass, inquietante per un suo percorso, viceversa, non proprio sotterraneo che le istituzioni, secono me, non hanno saputo affrontare e gestire nei tempi giusti…Cosi’ che poi partiti di destra e movimenti estremisti hanno potuto strumentalizzare alla grande…Insomma è mancata alle origini un’analisi, con relative distinzioni, sulle motivazioni non del popolo dei no-vax, assolutamente sordo al dialogo, ma dei no-pass…Poi c’è stato l’interesse di fare di ogni erba un fascio… Per quanto mi riguarda ho subito aderito, con dubbi, alla vaccinazione completa, ma non mi va di demonizzare le persone che finora se ne sono astenute per ragioni diverse…Se, forse, da subito si fosse avviato un confronto con loro, ascoltandone profondamente le motivazioni, non si sarebbe giunti ad uno scontro amplificato da molto estranei interessi politici…Ho cercato di chiarire e di distinguere motivazioni dei no-pass, almeno di quelle persone che conosco direttamente o indirettamente:
.credono nella validità dei vaccini in generale, ma hanno dubbi su quello anti-covid, non tanto per le eventuali reazioni avverse, ma per quelle a lungo termine, essendo stato realizzato in tempi brevi
.hanno semplicemente paura non sulla validità in generale del vaccino ma sulle reazioni avverse sul loro fisico, soffrendo di patolgie varie: allergie, emicranie…
.non sono d’accordo sull’obbligo di estensione del vaccino a bambini e ragazzi, che sarebbero in grado di mettere in atto, in caso di contagio, una buona difesa immunitaria e cosi’ contrastare anche l’insorgere di varianti
.molti no-pass sono contro la scienza ma contro il potere-controllo dello Stato, come afferma Chiara Saraceno…
Da aggiungere, sorattutto riguardo a questo ultimo punto che, oltre alla mancanza di un dialogo aperto iniziale e fuori dalle strumentalizzazioni, certi discorsi dall’alto sono apparsi ambigui e menzonieri, come non avere il coraggio (ma anche il diritto?) di dire che il vaccino sia obbligatorio e poi renderlo tale con la drastica misura degli stipendi negati, equivalente per molti a vita negata….Insomma di che morte vuoi morire? Suona troppo come una imposizione ricattatoria…e nessuna opera di convinzione su sfatare paure, valori collettivi, salute pubblica… Di questo passo anch’io temo che il peggio debba ancora venire
Sì Annamaria, l’atto del governo è stato cieco e sordo, senza aver tenuto conto dei cittadini contrari a sue norme, apparentemente logiche, in realtà arbitrarie. Questo sta creando fratture, dove il governo pensava di poter unificare.
Ho ascoltato un intervento di Zeno D’Agostino, presidente autorità di Sistema portuale Mare Adriatico orientale (che peraltro i portuali contestano nella linea politica, pur cercando di mantenere con lui un fiducioso rapporto) che racconta come Trieste, porto al nord adriatico, NON sia un porto italiano, perchè collegato efficacemente con l’europa dell’est e del nord: molti lavoratori dell’est sono infatti per esempio vaccinati con Sputnik che in UE non è accettato, quindi il porto stesso e i suoi traffici sarebbero impediti.
Non solo: alcuni, soprattutto ahimé alcune, sostengono che la gratuità dei tamponi sarebbe una smentita per i vaccinati: il che suggerisce quasi che i vaccinati lo avrebbero fatto controvoglia…
Insomma il green pass obbligatorio (in quella forma solo in Italia) è un pasticcio.
L’atto del governo è cieco e sordo, e ora teme di perdere la faccia. Meglio perdere la faccia e ammettere l’errore politico che creare una rivolta generale, mi pare.
Perché, a livello teorico, cioè dei soli filosofi, il green pass divide i cittadini in serie A e serie B e questo sollecita orrende memorie di conformismo di massa.
Non aggiungo poi altro sul fatto che Trieste, sempre stata di destra per via del confine, stanno cercando di conquistarla partiti di centro-destra compromessi con istanze nazionaliste anti-Ue. Sono anche io contraria al liberismo della Ue, vedi https://www.labottegadelbarbieri.org/cinquecentoventotto-condizioni/?fbclid=IwAR0khV6TYZ-jZ1E7FdPkTHF19gO5tvrkEmIyej-f9Sum1LRyNSwa1RYjkxk
e tuttavia un ritorno alla vecchia dx pre-IIGM no, grazie.
Tempi duri davvero, ed il peggio adda veni’.
Cristiana, davvero intricata la questione! Speriamo che si ritorni a ragionare insieme, se no ne approfitteranno i peggiori…ma anche quelli che sembrano i migliori…
SEGNALAZIONE
Il testo dell’intervento di Sergio Bologna è ora accessibile a tutti sul sito di Officina Primo Maggio:
Non regaliamo all’estrema destra l’idea di libertà!
https://www.officinaprimomaggio.eu/non-regaliamo-allestrema-destra-lidea-di-liberta/?fbclid=IwAR0MbVGTlpqMxAFHXzSbpFaWMdZVDSYU95Ak4E5H7ulYr9BRK6XcL6S2AIA
L’idea di libertà è antica. Già Catone “Libertà va cercando ch’è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta”, e Giovanni scrive: “conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.
Schema che agisce anche nel discorso di Sergio Bologna: “i valori su cui è stato costruito il movimento operaio, il socialismo, in una parola ‘la sinistra’ […] il valore del mutualismo, della solidarietà, della comunità, valori sui quali si sono costruiti tessuto sociale e conflitto”, sono valori conosciuti e scelti in nome della libertà.
Però secondo Bologna novax e no greenpass credono invece che “l’idea giusta di libertà è questa: chiunque ha il diritto di fare ciò che vuole”. Da cui deriva: “Perciò riteniamo che il movimento no vax in quanto tale sia – e non possa essere altro – che un’espressione dell’estrema destra”. E che questo dimostra “quanta confusione regna nella testa di tanti compagni, di tanti operai e brave persone”.
Capisco la sua intenzione educativa, ma questo non dovrebbe autorizzarlo a disconoscere: a) un atteggiamento critico nei novax, e b) una magnifica secondo me posizione politica dei portuali no greenpass triestini. Sentivo uno stamattina dichiarare che lui, vaccinato, non può andare a lavorare mentre suoi compagni, fratelli, non possono farlo se non “pagando per poter lavorare”, pagando cioè una importante quota del salario per i tamponi. Perciò sciopero a oltranza fino all’abolizione del greenpass. (Senza contare tutti i lavoratori non italiani, non obbligati al vaccino, o vaccinati con vaccini non riconosciuti dall’Ema. Questo vale anche per i lavoratori dei trasporti.)
Infatti è una presa in giro dichiarare la libertà di non vaccinarsi e obbligare poi a pagare per lavorare! C’è una contraddizion che nol consente, in cui si è malamente infilato il governo.
“Capisco la sua intenzione educativa, ma questo non dovrebbe autorizzarlo a disconoscere: a) un atteggiamento critico nei novax, e b) una magnifica secondo me posizione politica dei portuali no greenpass triestini. Sentivo uno stamattina dichiarare che lui, vaccinato, non può andare a lavorare mentre suoi compagni, fratelli, non possono farlo se non “pagando per poter lavorare”, pagando cioè una importante quota del salario per i tamponi. ” (Fischer)
In cosa consisterebbe l'”atteggiamento critico dei novax”? Critico perché vanno contro il governo Draghi? Critico perché hanno indicato un modo di contrastare il Covid più efficace delle vaccinazioni? Critico perché l’idea individualistica (trumpiana, la definisce Bologna) di libertà che propongono è migliore dell’idea di libertà fondata sul “valore del mutualismo, della solidarietà, della comunità”?
Ed è davvero “magnifica” la posizione del portavoce dei portuali? Forse lo sarebbe se fosse dimostrato che i vaccini sono inefficaci contro il Covid e sono invece efficaci i tamponi.
Poi che la confusione sia massima e ci si accapigli vanamente e pericolosamente per una gestione della lotta alla pandemia del tutto insoddisfacente posso concordare. Ma non mi spingo, per odio nei confronti del governo Draghi, ad approvare il caos di un movimento confuso e destrorso.
In un precedente commento ho precisato la mia posizione: “E tuttavia in questa situazione tra lo Stato che impone il vaccino malgrado incertezze, furberie, manipolazioni per rafforzare la burocrazia, e un movimento caotico incapace di prospettare un’alternativa – lo dico chiaramente – sto dalla parte dello Stato e non del caos o del mugugno.”
E mi ritrovo anche nelle considerazioni lette ieri sulla pagina FB di Lanfranco Caminiti:
“fu l’errore profondo dei comunisti tedeschi e anche di quelli italiani (non di tutti, per la verità, ma contarono poco, quando non vennero considerati come “nemici”) – sottovalutare l’avanzata del fascismo-nazismo additando i “veri nemici” nel liberalismo e nella democrazia. non siamo in “quella storia”, concretamente, ma lo siamo “virtualmente” (che non sto dicendo che domani succede, ma come “sentimento del tempo”). contro trump ho “votato” (metaforicamente) i dem di biden – perché per me il problema (non solo americano) era e rimane il trumpismo. e non mi sono sposato biden (ahimè, neanche la ocasio-cortez): solo un pensiero binario può pensare che se stai contro l’uno, allora vuol dire che stai con l’altro (a me è toccato sorbirmi per mesi l’accusa “da sinistra” che sono un “cane imperialista”, figurati quanto me ne sbatto le palle). certo – noi ne abbiamo una configurazione in sedicesimo, in trentaduesimo, in milionesimo di omeopatia. ma il “grumo oscuro” che si muove e partecipa a questo “segno squadrista e fascista” ha radici molto più profonde e antiche, in questo paese che, per natura, non è democratico, anzi. in italia c’è un popolo di destra – da sempre. forte. e roma è in questo momento la città più fascista d’italia. pensare, dichiarare questo non significa volere metterli in galera né tampoco iscriversi al “partito di draghi” (anche questa è un’accusa che mi è stata e mi viene fatta, perché draghi è l’uomo delle banche e ci avrebbe messi tutti per strada a chiedere l’elemosina). non sono un uomo d’ordine. ma oggi non sono un “uomo per il caos” – perché non c’è nessuna “forza” che possa utilizzare il caos in senso progressivo. da almeno un mese ho considerata chiusa la “partita no-green pass” – l’arbitro ha fischiato e la partita è finita. sono rimasti sugli spalti degli ultras che continuano a strillare. paragonare (per indicare che non si può essere dalla parte del sindacato) l’assalto alla cgil all’assalto a lama è una cretineria storica (oltre che fattuale: lì, venne lama con il servizio d’ordine del pci a cacciare gli untorelli). io non sto da nessuna parte “per fede e appartenenza”. sto, a seconda. e non si può proprio stare oggi dalla parte della piazza del popolo di destra”
P.s.
E farei attenzione anche a certe considerazioni storiche. Ad es. di Mario Ricciardi qui: https://www.rivistailmulino.it/a/neofascismo-br-la-fine-delle-illusioni?&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Strada+Maggiore+37+%7C+11+-+14+ottobre+%5B8069%5D
Credevo di avere detto le ragioni per cui è lecito essere critici sul vaccino, ora mi limito a ricordare che il governo non si assume il compito di renderlo obbligatorio e che altri paesi rifiutano di vaccinare i piccoli. La responsabilità viene scaricata sui singoli. Chi fa leva sull’interesse individuale?
Quanto ai portuali, anche i vaccinati bloccheranno, ha dichiarato uno vaccinato, per solidarietà con chi non lo è e con chi dovrebbe pagare i tamponi per poter lavorare.
E in maniera molto più rude ed esplicita…
SEGNALAZIONE DA PAGINA FB
Stefano G. Azzarà
“Me ne frego del Green Pass”
Nulla c’entrano i diritti dei lavoratori con il rifiuto reazionario del Green Pass.
Che a minacciare lo sciopero siano i portuali – o i metalmeccanici o i braccianti – non è in alcun modo indice di una natura progressiva di queste proteste, che nascono semmai dalla disgregazione pluridecennale della coscienza e della solidarieta di classe di ampi strati di lavoro subalterno, dalla loro frantumazione e dal compiuto assorbimento di forme postmoderne di particolarismo sociale e corporativismo.
L’introduzione del Green Pass non comporta nessuna discriminazione o lesione dei diritti così come l’eliminazione del Green Pass non ripristinerebbe i diritti perduti in 30 anni di sconfitte.
Il primo diritto dei lavoratori è quello di lavorare in piena sicurezza ed è questo ciò che i comunisti e la sinistra, i quali non ignorano le contraddizioni interne alle classi sociali e non riconoscono alcuna sorta di diritto divino o sociologico-metafisico, devono pretendere.
La commistione “operaista” e economicista tra piani diversi è pura demagogia populista. Costoro non sono avanguardia di nulla ma retroguardia e massa di manovra di altri strati arretrati e dell’angoscia piccoloborghese di perdere ogni status di distinzione.
“Me ne frego”, è il loro slogan implicito. Nessuno osi contraddire l’individuo libero e sovrano. In tal modo, costoro vanno non contro un fantomatico Potere, o contro il Padrone, ma contro altri lavoratori del loro comparto e contro i lavoratori di altri comparti, contribuendo enormemente alla disgregazione.
La protesta “proletaria” contro il Green Pass è dunque l’ennesimo episodio della storia della subalternità, una storia la cui inesorabilità è stata evidentemente spezzata solo per una parentesi di qualche decennio.
Sebbene possa essere ammessa per opportunità politica e per attenuare la conflittualità, va poi detto, in linea di principio anche l’assegnazione alla fiscalità generale degli oneri economici dei tamponi sarebbe un furto all’interno della classe e un’irrazionale equiparazione della medicina scientifica alla ciarlataneria, con grave delegittimazione del servizio pubblico e del senso stesso dello stato.
Quanto accadrà domani si configura già come un enorme tentativo di provocazione. Sarebbe bene non cascarci.
Trovo inqualificabile questo articolo di Azzara’: si sostituisca a greenpass una parola qualunque, cioè un obiettivo di lotta qualunque, e tutto il discorso di A. resterebbe uguale, col suo corredo di insulti politici “demagogia populista, massa di manovra di altri strati arretrati, subalternità…” Lo stesso lessico autosufficiente di 50 anni fa degli ml. Intanto ci sono interi movimenti che lottano, ma sono squalificati perché il greenpass è la sicurezza da pretendere. Non altre condizioni, turni trasporti aereazione disinfezione degli ambienti distanze…
sta succedendo quello che si preannunciava due giorni fa: il coagularsi insieme alla destra dei lavoratori portuali ne è segno. Che poi i camalli siano un residuo e non una avanguardia non cambia la prospettiva.
E l’insipienza miope del governo è uno degli ingredienti centrali.
Va però anche messo qualche puntino sulle i a proposito di vaccini e bollini:
tutte le voci novax sono voci appunto, non surrogate da scritti nè dati; e fa specie che facciano testo voci, fessbuccate, conferenze iutubate e nessuno senta il bisogno di un minimo di controllo su fonti e dati. Es:
– terapie domiciliari: 0 pubblicazioni, risultati anedottici smascherati però da un finto paziente che in videoseduta si sente proporre il solito inutile ma caro mix di vitamine e integratori
– vaccino ai bambini: (fonti su medrxiv) inutile per loro per il sistema immunitario forte e la ‘leggerezza’ dei sintomi; utile forse (da qui i dubbi) per impedire che contagino i grandi
– dubbi su effetti a lunga distanza: l’analisi dei rischi ci spiega che col passare del tempo il numero di casi possibile diventa bassissimo e quindi in termini costi/benefici comparabile colla probabilità di uscirevdi casa e venire investito.
Ecc ecc: tutti i dubbi e tremori che in tempi normali avremmo trascurato neppure alzando le spalle diventa oggi credibile o attendibile o perlomeno degno di nota.
Quindi il problema del bollino verde e del non vaccino è solo di igiene pubblica.
Ma come ci insegna Manzoni in tempi di peste molti altri stracci volano.
Grazie Paolo di fare ogni tanto un po’ di chiaro.
Posto il video di Sara Gandini, Ricercatrice e docente in Epidemiologia/ Biostatistica, ospedale oncologico/università statale Milano, audita in Senato sul ddl n. 2394 (d-l 127/21 – estensione certificazione verde COVID-19 e rafforzamento screening).
La studiosa afferma che i rischi di mortalità per il covid non sono uguali per tutti: mentre per gli anziani sono elevatissimi, per i bambini e giovani adulti sono estremamente bassi. Il margine di beneficio è troppo piccolo per sostenere la vaccinazione universale dei giovani sani dai 12 ai 15 anni.
Inoltre “siccome *i dati a lungo termine sulle potenziali reazioni avverse non sono attualmente disponibili* (c.vo mio) per il principio di precauzione bisognerebbe aspettare”.
Queste le sue conclusioni:
– il vaccino funziona e protegge dalla malattia covid19
– siamo all’80% di vaccinati e i vaccinati non hanno nulla da temere dai non vaccinati: la quota di ‘non responders’ è molto bassa
– facciamo una campagna informativa seria per gli anziani non vaccinati e salutiamo la necessità del green pass per RSA e ospedalieri, con i malati oncologici, immunodepressi…
– *per la salute generale del paese questo è il momento di pensare all’abbandono del green pass generalizzato* (il c.vo è mio, “generalizzato” è originariamente sottolineato da SG)
La slide subito precedente è intitolata “Continuiamo con il green pass? Non in nome della scienza”, in cui viene affermato che il GP “rischia di creare esclusioni, spaccatura sociale e ampliare diseguaglianze sociali. Non garantisce assenza di contagio e ha indotto a vaccinarsi i giovani non gli anziani.”
https://www.facebook.com/SaraGandini68/videos/716358785964989/
Cioè: grazie a quell’80% che si è vaccinato sfidando gli spauracchi e tutte le bufale che abbiamo sentito in questi mesi e testimoniando fiducia alla comunità scientifica (alla comunità scientifica, non a tizio e a caio, singoli per quanto scientificamente titolati) – grazie a questo 80% il restante 20% può starsene tranquillo e farsi quell”azzo che gli pare tanto non fa la differenza (il che è tutto da vedere). Comodo no? Una lezione di civiltà.
P.S.: Parlando un giorno di vaccini col mio medico curante, anni fa, molto prima della pandemia, questi mi disse una cosa scomoda ma illuminante: non ci si vaccina tanto per sé, quanto per la collettività.
Ma insomma: 1. Non c’è obbligo di vaccino; 2. Il GP è giusto, dice Sara Gandini, per le RSA e altri luoghi e persone fragili. Lei parla di abbandono del GP generalizzato.
Dopodiché, rileggiti: GRAZIE all’80% quel 20 può fare xazzo che gli pare, ma che vuol dire? Che l’80 si è sacrificato per il 20? Pensavo lo avesse fatto per proteggersi.
Quel 20 -non obbligato, ripeto- decide di proteggersi con mascherine e disinfezione. Non vedo dove approfitta dell’80.
In realtà l’accoppiata vaccino&GP sta proprio dividendo la gente.
1. So benissimo che non c’è obbligo di vaccino. Infatti non è un discorso di obbligo ma di responsabilità, come ho cercato di chiarire nel P.S.
2. Mi rileggo regolarmente prima di inviare i commenti. Dopodiché: “Pensavo lo avesse fatto per proteggersi”: quello che tu, o io, pensiamo delle motivazioni dei vaccinati è perfettamente ininfluente. Nei fatti funziona così: nei fatti è grazie all’80% di vaccinati che il restante 20% può decidere di proteggersi con mascherina e disinfezione, o con la corona del rosario se preferisce (se decide di proteggersi così). Così funzionano i vaccini, questa è la loro ratio, indipendentemente dalle motivazioni dei singoli. Quindi, lo ripeto caso mai non sia chiaro, io non sto parlando delle motivazioni della gente, che ignoro, ma dei fatti. Il 20% “approfitta” dell’80% perché è grazie a quell’80% che i rischi sono enormemente diminuiti per tutta la collettività. L’obiettivo dei vaccini è la cosiddetta immunità di gregge, che si raggiunge con un minimo grado di rischio per i singoli. Strano che io debba ricordarlo a chi scrive che “la nostra natura anche di bestie fa sì che siamo sorretti in tutto e per tutto da tutti gli altri”.
Qualsiasi cosa su cui si discute divide. D’altra parte mi pare che certe divisioni suscitino invece il tuo entusiasmo.
All’inizio di questo mese, e mi sembra un’era fa, ero per una breve vacanza in Portogallo, in Algarve. Ci ha colpito la quiete e la vita tranquilla della gente ai bar, ai ristoranti, nelle strade e nelle spiagge. Con mascherine e distanze e controllo del GP in aeroporto, ovviamente. Ma rientrare nel clima acceso, mantenuto con toni drammatici qui da noi, mi ha fatto sentire la distanza e l’assurdità dello scontro generalizzato imperante.
Veramente non c’è bisogno di andare fino in Portogallo. Anche qui nei bar e ristoranti ecc. la gente, con mascherine (sopra o sotto il naso, generalmente sotto) e distanze (molto più o meno) è perfettamente serena e tranquilla. Infatti il rischio è calato (vedi sopra) e si comincia a stare benino. Mia sorella è stata a lungo in vacanza in Sicilia questa estate e non mi ha riferito di particolari isterismi. Ma bisogna sempre tener presente che le vacanze, i bar e i ristoranti sono una cosa, gli ospedali un’altra.
Poi, magari i portoghesi sono meno portati degli italiani a fare di ogni cosa un casino. Non mi pare però che in Francia o in Germania l’opinione pubblica sia molto più serena e tranquilla.
Sul “mantenuto con toni drammatici”: chi lo mantiene? la pubblicistica? i singoli “esperti” che in quanto singoli non sono affatto immuni dal dir scemenze (vedi l’estate scorsa Zangrillo)? la gente soprattutto, che blatera di cose che non sa con la trionfante sicurezza dell’ignoranza (a tutti i livelli, sia ben chiaro)? il numinoso e oscuro PPPOTERE, per dirla con Agamben? A chi riusciamo a dare la colpa?
Considerato che, appunto, da inizio pandemia le cose sono andate esattamente uguali nella stragrande maggioranza dei paesi. Almeno – di quelli di cui si sa qualcosa.
Solo in Italia c’è quella applicazione del Green Pass!
Atto di forza del governo, in nome del rilancio dell’economia. Le critiche a Draghi da quando è stato istallato non le prendevo in considerazione, ma questo atto di forza, e il braccio di ferro -da una posizione di potere- conseguente mi mostrano un autoritarismo che non apprezzo.
Scusami se aggiungo, il tuo uso del termine “approfittare” mi rimanda questo quadro: che l’80% si sia vaccinato sì, ma anche contro voglia, per obbligo, e che quindi sia ostile in definitiva verso chi non si è “piegato”.
Comunque mascherina e disinfezione continuerò a usarle, non è vero che si potrebbe girare liberi se fosse vaccinato il 90 e oltre. Perché allora lo si racconta? Per far funzionare l’economia: i posti di lavoro e di divertimento, che rendono. Invece il problema non è finito, e sicuramente non finirà in futuro.
“comprendere che non si tratta di un evento eccezionale, imprevisto o imprevedibile.
Il nostro mondo, sempre più, è strutturato in modo da amplificare al massimo il rischio di una nuova pandemia; e le zoonosi, cioè quelle infezioni innescate da patogeni animali, sono particolarmente pericolose, perché rappresentano un’inesauribile fonte di patogeni non ancora incontrati sulla nostra strada, e quindi dall’andamento particolarmente imprevedibile e potenzialmente grave” https://cattiviscienziati.com/2020/08/03/viaggio-al-centro-della-pandemia/
L’ultima frase non la devi dire perché se io discuto con te tu discuti con me.
Certo che mi trovo in minoranza, ma trovo che in realtà la maggioranza dei provax ( a proposito, io sono vaccinata) e dei proGP usi toni e argomenti morali: Letta è arrivato a dire che i tamponi gratuiti sono come un condono per chi paga le tasse, equiparando quindi il vaccino a una tassa? E prosegue parlando di “fedeltà” alle regole, quelle che non ci sono.
Questo spostamento dal piano legislativo a quello moralpsicologico lo trovo davvero pericoloso.
Gia la parola guerra al covid, ora la fedeltà di Letta e il tuo “aprofittare”… Dove stiamo scivolando in questo stringiamoci a cohorte corale e sublimante? Stiamo sragionando, come intero paese. C’è un clima da stringiamoci per la salvezza altrimenti moriamo tutti.
Siccome non è vero, la agitazione psicologica collettiva è preoccupante e annuncia anche pericoli futuri: in un clima eccitato possono entrare linee direttive estranee. Mi pare che il paese si sia indebolito, manca la tenuta. Lo stato è di allarme generale e indifferenziato. Non vedi i rischi possibili?
@ Cristiana Fischer
“Scusami se aggiungo, il tuo uso del termine “approfittare” mi rimanda questo quadro: che l’80% si sia vaccinato sì, ma anche contro voglia, per obbligo, e che quindi sia ostile in definitiva verso chi non si è “piegato”.
Comunque mascherina e disinfezione continuerò a usarle, non è vero che si potrebbe girare liberi se fosse vaccinato il 90 e oltre. Perché allora lo si racconta?”
L’uso dell’espressione verso chi non si è “piegato” la dice lunga sull’idea di libertà e di resistenza che è sotto il rifiuto di vaccinarsi. Libertà come arbitrio, dal momento che il 99% dei contrari ha idee confuse sul vaccino, pescate dove gli fa comodo (vedi commento di Paolo). L’ “ostilità” è una tua ipotesi. Certo, quando l’ignoranza è pericolosa l’ostilità diventa una reazione corretta.
E’ probabile che il 90% di vaccinati non garantisca al momento la libertà di prima, e non so chi racconti il contrario. Certo che il 90% è meglio dell’80% che è meglio del 70% ecc.
Non mi risulta di avere mai sconsigliato l’uso di mascherina (ottima fra l’altro per prevenire raffreddori e comuni influenze), ma “in più”, non in sostituzione di”.
Non mi risulta di avere mai detto che sia stato ” un evento eccezionale, imprevisto o imprevedibile”. Tant’è che erano diversi anni che l’OMS parlava di una prossima pandemia come evento da aspettarsi – anche statisticamente (una pandemia ogni cento anni – e la puntualità è stata quasi da manuale).
Per il resto, l’origine del virus Covid 19 non ancora così chiara da poter trarre delle conclusioni.
Gli eventi avvengono, e si cerca di porre riparo nel miglior modo possibile. Sulla prevenzione, ben venga, naturalmente. Ma non è gratis. Ad esempio, in un’ottica rigorosa di prevenzione la tua vacanza in Portogallo saltava, e ben prima della pandemia: per prevenire, evitare ogni spostamento non assolutamente necessario.
Un’ultima cosa: sembra che il rilancio dell’economia sia un lusso di cui possiamo fare a meno. Sulle lunghe distanze ci saranno un sacco di cose da rivedere – sempre che in Italia la gente la smetta di pensare solo al proprio immediato tornaconto personale o di categoria, il che mi sembra un po’ difficile; ma nell’immediato mi pare che il rilancio dell’economia abbia una certa importanza – per usare un’espressione moderata.
Basta, disarmo. Avvengono attacchi a destra e manca, impossibile trovare un punto fermo. Tutto è mobile, e va oltre.
Ho forse detto che il rilancio dell’economia è un lusso?
Non ho portato il link di uno scienziato sulle zoonosi, che non sono “la prossima pandemia”?
E, di nuovo, perchè sono solo gli altri, “la gente”, a “pensare solo al proprio immediato tornaconto personale o di categoria” e non forse un atteggiamento comune anche a te, e a me?
Oppure non è vero che tutti “pensano solo al proprio immediato tornaconto personale o di categoria”, ma cercano di delineare un interesse generale, ovviamente con diverse prospettive, condivise, comunque?
ancora solo poche note: Sara Gandini che parla….più o meno attendibile che sia, voglio vedere i dati di appoggio..anche da Einstein nel caso.
una cosa che dice ad esempio è inesatta: come avevo già citato l’apparente immunità dei ventenni è un mascheramento statistico (la diminuzione drastica delle morti per incidenti stradali e simili in cui loro sono in testa ha coperto l’aumento delle morti per Covid). E non è più vero da un anno (con le nuove varianti) che i 50/60enni siano tanto meno suscettibili degli 80enni.
Un’altra illusione statistica: l’effetto positivo della vitamina D riportato nella letteratura iniziale; in realtà erano ancora pochi casi e l’apparente maggiore immunità di quelli con un alto tasso di vitamina D (già frutto di campioni casuali) è sparito coll’aumentare dei casi.
So che sembra difficile documentarsi ma in realtà dopo il primo passo l’uscio si spalanca: le pubblicazioni sul Covid sono liberamente disponibili online, l’inglese usato è il più semplice possibile, e nel sunto iniziale (abstract) vengono evitati i termini specialistici più ostici.
E allora si scopre una seconda inesatteza della SG (? solo sua?): i vaccinati possono venir contagiati dai non vaccinati; con una probabilità dal 10 al 60% inferiore ma non bassissima; e per una settimana possono a loro volta trasmettere, anche se i vaccini evitano le conseguenze più gravi al 95-100%.
Quindi torniamo al fatto che la libertà di ciascuno (di non vaccinarsi ad esempio) ha sempre il limite di non nuocere agli altri (e il bollino verde serve proprio a questo).
Poi rimane il problema della sfiducia nello stato, ogni giorno rafforzato da esempi come le dichiarazioni demenziali nella loro paradossalità del ministro dell’interno (maschile voluto per sottolineare la demenza). E la cacofonia di voci che parlano o blaterano da troppi pulpiti: ma non dimentichiamo che una grossa parte dei megafoni sono indirizzati ad arte (v. gli algoritmi proviolenza di fessbuck) per amplificare voci assai maliziose.
“in Italia la gente” non vuol dire gli altri, vuol dire gli italiani. E che gli italiani come caratteristica nazionale non abbiano alcun senso del bene collettivo e non vadano al di là dell’interesse personale o di categoria è cosa non stranota: di più.
Sul resto sono d’accordo di lasciar perdere.
Ahi! Io no.
si’, impossibile lasciar perdere, milioni di lavoratori in stato di sospensione…Veramente non so se direttive cosi’ rigide, come l’obbligo del green pass per accedere ai luoghi di lavoro, sia stata una buona pensata, visto che non vaccinarsi non è reato, ma di fatto toglie il diritto costituzionale al lavoro…Riguardo a me, assumero’ anche la terza dose, ma in generale avrei preferito da parte di chi governa piu’ gesti di convinzione ( sulla salute pubblica, sulla scienza…) e meno di costrizione…Se poi i neofascisti trovano il loro tornaconto in questa situazione, speriamo che vengano allontanati…
Comunque stiamo a vedere…intanto bene una manifestazione contro lo squadrismo di questi giorni…
Meglio di così Annamaria come riassumere e una lunga inutile contesa?
Non per riprendere la lunga inutile contesa (ma quale giudizio definitivo e liquidatorio! E da quale alto scranno?), tuttavia mi risulta che esiste anche un diritto costituzionale alla salute, che i lavoratori non vaccinati ledono relativamente alla salute altrui. Si può vedere anche così, no? O ci siamo già dimenticati di come stavano le cose intorno a marzo-aprile 2020?
SEGNALAZIONE
Sulla categoria di paternalismo e il caso triestino
di Sergio Bologna
https://ilmanifesto.it/sulla-categoria-di-paternalismo-e-il-caso-triestino/
Stralcio:
Conosco bene i dilemmi del vaccinarsi o meno, li ho avuti in famiglia, con mio figlio, sebbene di lieve entità. Per questo distinguo tra il problema individuale e l’appartenenza, la militanza, al movimento mondiale no vax. Uno può essere operaio ma non per questo appartenere al movimento operaio. Considero l’idea di libertà del movimento no vax quanto di più contrario ci possa essere all’idea di solidarietà che sta alla base dell’esistenza stessa del movimento operaio, del sindacato, della sinistra. Ne ho scritto su un testo che circola su facebook e su diversi siti (tra cui https://www.officinaprimomaggio.eu/interventi/).
Quando è scoppiata la pandemia sono rimasto disorientato come tutti, l’unica voce era quella di un governo fatto di gente alle prime armi, del teatrino televisivo ne ho piene le scatole da tempo. Come orientarmi? Mi sono ricordato che di epidemie ne ho sentito parlare nel 1974-75 da gente che le ha studiate a fondo, da gente con cui ho lavorato, da uomini come Giulio Maccacaro, docente di statistica medica, direttore di Sapere, fondatore di Epidemiologia e Prevenzione, ispiratore di Medicina democratica e di quel movimento di lotta per la salute che ha svelato i danni dell’amianto e di tante altre sostanze tossiche letali o portatrici di malattie degenerative. Che ha anticipato i criteri fondatori del servizio sanitario nazionale, che ha combattuto Big Pharma e la ricerca asservita alle multinazionali, che si è battuto per una medicina territoriale e per una politica di prevenzione basata sulla consapevolezza dei cittadini, che ha pensato alla formazione degli operatori sanitari.
Tutto quello che la gestione governativa dell’emergenza non ci ha voluto o saputo dare. È una grande tradizione di conoscenza e di passione civile, è la «mia» cultura alla quale dovevo restare fedele. E questa diceva che la gestione dell’epidemia non si può limitare alle campagne vaccinali. È un problema assai più complesso che va affrontato con diverse strategie, in modo da indirizzare prima di tutto le persone verso un comportamento intelligente e consapevole. Anch’io ho avuto perplessità sul vaccino ma non sulla necessità di vaccinarsi e quando mi hanno detto «sei una cavia!» ho risposto che ne ero ben consapevole ma che la vaccinazione ha dato i suoi frutti lo dicevano i numeri. Con quel bel po’ di tradizione alle spalle avrei dovuto correre dietro ai vari guru no vax e andare a braccetto con quel tipo con le corna di bufalo che ha dato l’assalto a Capitol Hill? O con certi personaggi che in questo momento schiamazzano ai varchi del porto di Trieste?
No grazie.
I portuali triestini si sono opposti al green pass, non al vaccino.
Non è questo l’elemento discriminante, ma la qualità politica di questa opposizione. L’articolo di Bologna chiarisce bene il contesto di quella lotta e il ruolo egemonico che i gruppi no vax e nazi hanno finito per avere. Rileggere questo passaggio:
“è anche plausibile che il movimento No Green Pass
a) sia stato generato a Trieste dall’area «antagonista» (detto per brevità),
b) quando è giunto al culmine dell’insperata mobilitazione i lavoratori del porto organizzati in Clpt ci sono saltati dentro e
c) invece di manifestare davanti alla Prefettura – simbolo dello Stato e del governo – sono andati a bloccare il porto e
d) lì hanno servito su un piatto d’argento un bel pranzo a chi non era invitato. A turisti di passaggio, a no vax militanti e neonazi.
Ma perché i portuali sono andati a cacciarsi in una situazione che poteva sfuggire al loro controllo? Non dobbiamo dimenticare varie cose: che il Green Pass è una questione che riguarda specificamente il lavoro e i luoghi di lavoro, che i sindacati di base della logistica avevano dichiarato sciopero generale il 15 ottobre e che la solidarietà dei cittadini con la protesta conto il Green Pass era stata massiccia. Alla fine però a Trieste sembrava che la partita si giocasse tra chi era disposto a concludere questo «tornante» di lotta (e magari riprenderlo più tardi o altrove) e chi pensava di poter continuare il blocco a oltranza rinforzando il picchetto operaio con la massa degli «autoinvitati».
Non era detto che dovesse finir male. Invece è finita con le cariche della polizia, ma i sostenitori del blocco a oltranza avrebbero dovuto saperlo sin dall’inizio che sarebbe finita così. Di mezzo qualcuno che «voleva» che finisse così ci deve essere stato. In questi frangenti la troppa ingenuità non è ammessa.”
Non avevo letto l’articolo di Bologna, che però contiene anche un apprezzamento per il Clpt:
“La complessità di oggi mette a dura prova il politico più «navigato», figuriamoci tutti gli altri, comprese «le matricole»”. E vedendo ieri mattina in tv la diretta della resistenza e dello sgombero, mancava proprio quella “resistenza a oltranza” dato che invece avevano consentito che chi voleva lavorare lavorasse e avevano deviato la raccolta di fondi perché c’erano altri che avevano più bisogno. Quindi avevano puntato solo sull’opposizjone all’atto legislativo del green pass. Difatti hanno suscitato una alleanza larga e Di Piazza ha vinto ancora ma a stento. Per la destra Trieste mi pare importante.
Aggiungo quest’altra riflessione degna di attenzione sui fatti di Trieste…
Adriano Sofri dalla sua pagina FB:
Un giorno di sgombero (sbagliato) e di voti buoni (ma pochi)
Vorrei spiegare perché lo sgombero di polizia di ieri a Trieste mi è sembrato, oltre che doloroso, grossolanamente sbagliato. Un coronamento di una sequenza di fenomeni diversi e ambigui, che non dovevano saldarsi. Gli ostili al vaccino, la posizione più incresciosa, comprensibile solo come una paura e una diffidenza privata da amministrare privatamente, erano tristemente confluiti negli ostili al greenpass, sentendosi così autorizzati a inalberare la propria privata renitenza come una bandiera di cui andar orgogliosi: di libertà, anticonformismo, minoranza resistente. Alla saldatura ieri si è aggiunto l’ingrediente finale, la repressione poliziesca. Era del tutto evitabile. La manifestazione al varco triestino si stava esaurendo per debolezza interna, per lo svuotamento progressivo del protagonismo dei portuali (minoranza dall’inizio) e la prevalenza di novax/no greenpass esterni: destinati, l’uno e l’altra, a prosciugare la simpatia dei triestini, indisposti a propositi che mettessero in forse la solidità del porto e della sua conduzione, il pilastro della vita economica cittadina. La mobilitazione, seguita con un’adesione dai toni commossi ed epici da un numero notevole di persone in tutta Italia, anche al di là dei suoi slogan, come una ribellione di David contro il Golia statale, precipitava verso la farsa, come nei visitatori di poco rango e del tutto svalvolati. Lo stesso Puzzer (ribadisco, simpatico e travolto da un guaio molto più grosso di lui) dopo un patetico passo falso aveva fatto, o aveva subìto, il transito dall’aspirazione alla rappresentanza magnanima dei portuali a quella banale del vago movimento no greenpass: la più netta delle sconfitte. (Fra i pregi che mi preme sottolineare dello sbaraglio di questi giorni sta la fierezza con cui si sono sentite pronunciare frasi come: “Sono un facchino”, “Sono uno scaricatore di porto”). La mattina di lunedì ha mostrato, assieme alla meritoria nonviolenza dei manifestanti, una faccia, quella della preghiera e del rosario, stridente con una laica lotta sociale, e introdotta dalla più caratteristica comparsa neofascista della manifestazione.
Per giunta lo sgombero è avvenuto mentre era in corso il ballottaggio elettorale, che lo rendeva almeno imprevedibile. La fretta lo ha mostrato come una deliberata prova di forza. Bisognava riparare alle recenti e brucianti prove di debolezza? Mi pare che le si sia replicate. Segnalo un’impressione: che Mario Draghi, padrone finora incontrastato della scena politica ed economica per manifesta inferiorità tecnica, non padroneggi altrettanto quello che si muove al pianterreno della società, e che esige una competenza peculiare, speculare a quella di chi maneggia la finanza – la competenza di chi non la maneggia, appunto. Prima di questa ultima turbinosa fase, Draghi si era guadagnato l’ostilità sorda dei capipopolo provvisoriamente retrocessi al mugugno e l’ostilità petulante dei nostalgici dello statista Conte: poteva alzare le spalle. Ma la mobilitazione anti greenpass ora completata dagli idranti triestini ne ha fatto il bersaglio primo di quella ampia minoranza. E’ diventato il suo nemico, e il dirigismo che lo contrassegna va mutandosi di fatto, o almeno in un sentimento diffuso, in autoritarismo. La ricreazione è finita… Ma quello che va avvenendo oggi, ammesso che sia l’annuncio di una fine, non viene dopo una ricreazione, ma dopo un biennio durissimo, mortificante ed esasperante per tantissime famiglie. Mortificazione ed esasperazione si cercano varchi, come quello improvvisato sul molo triestino. E sono del tutto estranee alla testimonianza del voto. L’astensionismo elettorale è oggi molto meno una pigrizia o un rigetto qualunquista, e molto più una minacciosa rivendicazione di inimicizia. Il risultato del voto è positivo, perfino a Trieste, dove è arrivato vicino a rovesciare la previsione, ma il subbuglio confuso che attraversa la società non ci ha niente a che vedere. (Trieste aveva anticipato la tendenza da anni, con elezioni aggiudicate da meno della metà degli aventi diritto).
Sono successe, nei giorni scorsi, due cose orrende: l’invasione e la devastazione della Cgil, e le parole contro Liliana Segre in una piazza imperturbata, a Bologna e nell’anniversario della razzia del ghetto. Poi c’è stata una reazione. Ma c’è una parte, una notevole minoranza (aggettivo e sostantivo hanno ciascuno il proprio valore) che ha preso una strada distante dalla buona memoria storica, e anzi insofferente a essa come a una trappola. Chissà se qualcuno avrà intelligenza sufficiente a riannodare qualche filo.
La fierezza e la non violenza dei portuali (gli annessi… non contano.) E soprattutto hanno fatto precipitare l’atteggiamento della gente verso Draghiin due parti: chi lo sostiene, chi sono? E quelli che si oppongono al suo autoritarismo superfluo – me too. Chiarezza. Del resto era chiaro dal 9 ottobre che il vecchio moloch fascista veniva rispolverato per l’occasione. La povera ministra dell’interno candidamente lo ha fatto capire.
Manovre in vista del PdR e le conseguenti elezioni. Si chiude un periodo.
Una posizione più attenta alle “ragioni” di chi sta scendendo in piazza….
SEGNALAZIONE
Sottrarre alle destre la protesta contro il Gp
Guido Viale
19 Ottobre 2021
https://comune-info.net/sottrarre-alle-destre-la-protesta-contro-il-gp/?fbclid=IwAR29QyVu55eCMlJakQf711SJ9lvNtD_B_aVzFUoYsFPKCcMZDXURPMv-WXk
Stralcio:
mi sembra profondamente sbagliato identificare il rifiuto di vaccinarsi con una forma di egoismo (e ancor più identificare una imposizione dello Stato con una forma di solidarietà) trattando l’invocazione “Libertà Libertà!” che attraversa i cortei dei renitenti al vaccino soltanto come una forma di individualismo borghese opposto alla solidarietà. Certamente c’è anche questo, accanto alla paura, in parte esagerata: tutti siamo stati, in qualche fase della nostra vita, vaccinati; anche se i vaccini anticovid sono, a differenza di molti – non tutti – gli altri, sperimentali, e anche se la sperimentazione viene fatta, forse anche per motivi di “forza maggiore”, direttamente su di noi. Ma ci sono molte altre ragioni di quel rifiuto, di cui bisogna tener conto: una è una confusa e incolta percezione del potere esercitato sulle nostre vite dalla grande finanza e dalle grandi corporation mediche e informatiche. Una percezione che, in mancanza di una cultura e di una informazione diffuse sullo stato effettivo del pianeta, sconfina facilmente nei mitologhemi del “reset”, del grande complotto mondiale, di Qanon, e anche peggio; ma è una percezione che ha indubbiamente delle basi reali.
Un’altra ragione è una sacrosanta volontà di difendere il diritto dei lavoratori a non subire imposizioni che travalichino l’ordinaria disciplina di fabbrica o di azienda: una volontà che ha coinvolto molti dei comitati che hanno indetto giornate di lotta contro il green pass. E anche una parte consistente del sindacalismo di base, sceso in sciopero l’11 ottobre prevalentemente per tutt’altri motivi e completamente ignorato, nonostante il successo della mobilitazione, da tutti i grandi media.
Una terza ragione è una cultura, o delle culture, che individuano soprattutto nella cura del cibo ecologicamente prodotto e nel coinvolgimento nella sua produzione – e non per edonistiche ragioni gastronomiche, ma piuttosto per motivazioni etiche, sociali e politiche – il legame che può in qualche modo riconnettere un abitante della città con il suolo e con la Terra che lo nutre. Di queste culture, che rifuggono dai pesticidi, dai fertilizzanti sintetici, dagli Ogm e, in generale, dall’agricoltura e dagli allevamenti industriali, fa spesso parte anche il ricorso a una o più pratiche mediche “alternative”, fondate su prodotti naturali, e curate al punto di ritenere che qualsiasi intrusione chimica o “molecolare” nel proprio corpo possa compromettere anni di rigoroso rispetto dei protocolli adottati. Queste culture non vanno irrise né sottovalutate, perché al loro interno si sviluppano spesso – e sempre più frequentemente – forme di solidarietà fondate sul mutualismo, sul reciproco aiuto, sulla condivisione di beni e responsabilità, che sono, o dovrebbero essere un modello per tutti coloro che aspirano e vorrebbero promuovere un mondo “diverso”.
La quarta ragione, in parte legata a questa, è costituita da varie forme o interpretazioni religiose che proibiscono il ricorso a certe pratiche mediche. Poi, ovviamente, ci sono anche – e numerosi – i fascisti e persino gli anarco-insurrezionalisti. Indubbio che far parlare Casalino o altri nazifascisti al comizio di Piazza del Popolo, e poi seguirlo in massa, dimostra non certo un’adesione alla loro ideologia, che probabilmente molti persino ignorano, ma sicuramente una scarsissima consapevolezza politica. Ma è quello che “passa il convento”. Dobbiamo renderci conto che decenni di diseducazione politica, a scuola, sui media, sui social e al bar, hanno sortito quest’effetto e la popolazione italiana – ma non solo quella – è anche, e in gran parte, fatta così.
Ma questo signore che afferma molto tranquillamente che i vaccini anti-covid sono “sperimentali”, che anche altri vaccini (ma non specifica quali) lo sono, e che la sperimentazione viene fatta direttamente su di noi – sulla base di cosa lo dice?
Non sarebbe il caso di definire in modo meno cinofallico quando un vaccino o altro dispositivo medico deve essere dichiarato “sperimentale” e quando no, o non più? Ci sarà bene un’istanza che è preposta a farlo (EMA ad esempio?) O decide ognun per sé come gli detta il cuore?
Non sto dicendo che i farmaci autorizzati sono necessariamente sicuri (basta pensare al talidomide); vorrei solo un’indicazione vincolante rispetto all’uso dell’aggettivo “sperimentale” riferito ai vaccini. Perché mi sembra che parecchia gente lo usi un po’ a sentimento – come clava emotiva e retoricamente efficace.
Infatti è un termine non consono, inventato dagli antivax: ho già argomentato altrove al proposito su come sia falso e fuorviante. Ma Viale, nonostante sia ancora uno dei più lucidi sulla piazza, risente dello spontaneismo delle origini e assume come autorevole tutto ciò che provenga dalle masse.
Soprattutto perchè non riesce a trovare una soluzione soddisfacente al problema di essere antistato ma viverci ancora dentro, quando, una volta ogni tanto, lo stato fa il suo mestiere.
l’equivoco può nascere dal fatto che i vaccini anticovid hanno una autorizzazione condizionata: “Per completezza, si precisa che l’autorizzazione condizionata (CMA) è uno strumento già usato in altri contesti emergenziali; infatti, negli ultimi anni (dal 2006 al 2016), sono state concesse 30 autorizzazioni in forma condizionata, nessuna delle quali è stata successivamente revocata per motivi di sicurezza.” https://www.altalex.com/documents/news/2021/09/15/vaccino-anti-covid-non-e-un-farmaco-sperimentale
A proposito dello Stato “che fa il proprio mestiere”….
SEGNALAZIONE
DALLA PAGINA FB DI PIERLUIGI FAGAN
https://www.facebook.com/pierluigi.fagan/posts/10225009828728499
ecco due tabelle che girano su fb. La prima è OCSE/OECD comparativa del livello salari medi 1990-2020 Paesi OCSE/UE. Come si vede, l’Italia brilla in negativo. In positivo brillano ovviamente gli ex Patto di Varsavia che partivano da livelli molto bassi, ma anche la Francia, realizza almeno un +30%.
La seconda è sempre OCSE/OECD, con le percentuali di popolazione con reddito annuale la metà del livello statistico medio, la c.d. “povertà relativa”. Anche qui brilliamo al pari dei Paesi anglosassoni, sopra la media, sei punti percentuali peggio della Francia. Naturalmente i Paesi scandinavi risultano di nuovo i più equilibrati. Del resto, appaiando queste due tabelle con quella dell’indice di diseguaglianza comparata sempre OCSE o UE, si conferma che l’Italia è un Paese in cui la ricchezza va a pochi determinando molta fascia bassa. Del resto, il nostro sistema fiscale è noto per avere più buchi di un groviera.
Ora, nel nostro dibattito pubblico, specie sui social che semplificano per formato, tutto ciò ricadrebbe nella categoria economica “neo-liberismo”. Ma in tutti i Paesi OCSE/OECD, nonché in quelli UE, vige questo consenso teorico sui modi economici. Com’è allora che siamo tutti neoliberisti ma alcuni hanno diseguaglianze più severe di altri?
Nel mondo delle piccole cose, questa settimana, ho colto due notizie. La prima è il contributo a fondo perduto varato dal governo spagnolo per i giovani che voglio lasciare il nido famigliare ed andare ad affittarsi un buco per conto loro. Solo 350 euro, ma insomma è pur qualcosa. L’altro è l’accordo di governo tra SPD-Verdi ed addirittura liberal-democratici in Germania. Qui si impegnano a costruire almeno 400.000 nuovi alloggi di cui 100.000 finanziati interamente pubblico. Il giorno delle ultime elezioni, si è tenuto a Berlino un referendum, vinto, che proponeva l’esproprio di case alle multinazionali immobiliari che stanno drogando il mercato con le loro speculazioni, ma soprattutto rendono la vita impossibile a molti berlinesi non abbienti. Nel contratto di governo, c’è anche il portare il salario minimo a 12 euro. Noi siamo uno dei sei Paesi (se non ricordo male) che il salario minimo in Europa non ce l’ha. Tre di questi però sono scandinavi dove la dignità salariale e generoso welfare fanno quello che altrimenti bisogna normare per legge.
C’era nella prima bozza di PNRR, poi qualche forza politica (indovinate chi? Magari le stesse che hanno imposto il non rifinanziamento del reddito di cittadinanza? Gli stessi della flat tax?) ha minacciato di non votarlo se non veniva tolto. In effetti, chi ha piccola e media impresa nel proprio elettorato si sarà battuto a difesa dei diritti imprenditoriali. Magari li stessi che un giorno sono contro l’euro ed il giorno dopo sì, così per l’Europa, così per i green pass e molto altro inclusi i “cedimenti esistenziali” ed il celodurismo attivo ma anche passivo. Una sorta di Democrazia cristiana 2.0 in cui vale tutto ed il suo contrario sebbene solo a chiacchere. Nei fatti, valgono i diritti di chi comanda l’economia, la società ed in definitiva il Paese stesso, salvo qualche decreto di polizia o anti-migranti vera piaga sociale del XXI secolo.
Ora, benissimo la critica al neo-liberismo, all’euro, all’UE, alla sorte bizzarra e cattiva etc. Benissimo anche la difesa del diritto di minoranza contro la dittatura della maggioranza, antico refrain cui si fonda la teoria della democrazia liberale moderna. Va bene anche la critica corrosiva al centro-sinistra che non è di sinistra sebbene, mi pare che stante le definizioni non ci sia da sorprendersi poi più di tanto. E va bene anche la critica alla CGIL sebbene vada ricordato che un sindacato non è un partito politico, ha per mandato la difesa del posto di lavoro e di salario, ma può farlo nell’ambito del consenso medio dominante una certa società. Senza intellettuali vigili e partiti che facciano sponda in parlamento, non sta certo al sindacato sovvertire i dogmi neoliberali, non è neanche quello che gli chiedono gli associati che pagano per mantenere in vita l’associazione.
Allora? Allora, noi tutti qui partecipiamo del venirsi a formare di consensi critici attraverso post, memi, like, commenti. Forse qualche parola in più verso la politica e qualche parola in meno verso strampalate teorie che accusando tutti mandando tutti assolti, magari quelli di Davos, i rettiliani e qualche altro cospiratore del male che ha tutte le colpe indicati dai nuovi “maitre a penser” che vanno da Viganò a Freccero, aiuterebbe.
Non c’è più destra, né sinistra? Mah, sinistra sicuramente non ce n’è. Di destre, invece, mi sa che siamo al completo. Bobbio segnava questo discrimine a suo tempo nel già confuso dibattito anni ‘90 su queste due categorie che con “furia del dileguare” vedo che molti ne partecipano al confondimento con gioia e letizia. La sinistra lotterebbe per maggiore uguaglianza tendenziale, la destra no, l’accetterebbe come dato di natura. Visti i dati, mi sa che -appunto- di destre negli ultimi venti anni ne abbiamo avuto che ora basta.
SEGNALAZIONE/APPROFONDIMENTO
Mobilitazioni no green-pass e rifiuto identitario. Intervista a Sergio Bologna
Nelle piazze “no green pass” si combinano tensioni politiche di stampo internazionale con specifiche questioni locali di organizzazione del lavoro, come a Trieste. Un calderone in cui però l’egemonia pende dalla parte dello scetticismo sui vaccini
di Francesco Brusa e Paolo Do
25 Ottobre 2021
https://www.dinamopress.it/news/mobilitazioni-no-green-pass-e-rifiuto-identitario-intervista-a-sergio-bologna/?fbclid=IwAR2bbTWxr6GR95_Uovc67qXOkWyqz5jsVzaa9VErm382ZktKXriR7E3ADzA
Stralci:
1.
Quando ho sentito quelle piazze gridare “libertà, libertà” ho fatto un salto sulla sedia e mi sono ricordato dei miei primi studi sui freelance in un contesto, quello odierno, radicalmente diverso. E ho pensato immediatamente all’assalto al Campidoglio di Washington perché freedom è l’argomento che la canea trumpiana mette sempre in mezzo, di qualunque cosa si tratti.
2.
oggi i repubblicani ostacolano la proposta di legge di Biden di sostenere l’organizzazione sindacale sui luoghi di lavoro (Protecting the Right to Organize Act) con l’argomento che questa impedirebbe la libertà di lavorare ed avrebbe lo scopo recondito di forzare un ritorno al lavoro salariato mentre tutta l’America vuole lavorare da freelance senza sindacati tra i coglioni.
3.
In questo contesto, penso che torni d’attualità in maniera forte il tema del mutualismo […] . Diventa attuale perché si sostituisce a un welfare state che sta andando in pezzi? No, diventa necessario perché è la negazione del welfare state come assistenzialismo. L’idea di welfare state che qualche politico tenta di rilanciare (vedi reddito di cittadinanza, sul quale comunque sono d’accordo) è quella della persona che vive in condizioni difficili alla quale la Potenza Benefica Stato tende una mano, perché altrimenti lui non ce la fa a venirne fuori. L’assistenzialismo è lo specchio dell’individualismo. L’idea di mutualismo è che la solidarietà dei simili, l’aiuto reciproco, il senso della collettività, possono sopperire alla solitudine dell’individuo. Solidarietà, sottolineo, non condivisione – termine del solito vocabolario di merda del politically correct.
4.
L a mia esperienza con il gruppo di “Sapere” negli anni ’70 è stata un riferimento importante, che mi diceva una sola cosa: il problema del vaccino è solo “uno” dei problemi, bisogna affrontare un’epidemia con una strategia complessa e opposta alle scelte fatte dal sistema sanitario negli ultimi trent’anni.
Perciò non me la prendo tanto con Conte o con Speranza, come hanno fatto gli sciacalli della Lega e di Fratelli d’Italia, né me la posso prendere oggi solo con Draghi, visto che la politica della sanità pubblica è responsabilità dei governi degli ultimi decenni, è responsabilità dell’ambiente accademico degli ultimi decenni, è responsabilità soprattutto dei governi regionali, è qualcosa dove ci sono dentro tutti, destra, sinistra, Confindustria, sindacati, ordini professionali. È l’Italia che ha rinnegato tutto ciò che d’innovativo hanno prodotto gli anni ’70, è l’Italia dei pentiti, di quelli che praticano le “contaminazioni culturali”, degli ecologisti da strapazzo, l’Italia di chi ha sputato sulla tomba dei suoi padri.
5.
a Trieste la piazza si è trovata ad ascoltare e applaudire, con gente addirittura che cadeva in ginocchio, l’allocuzione di mons. Carlo Maria Viganò e finalmente si è capito che fuori di testa non ero io ma semmai qualcun altro. Questo Viganò, ex-nunzio apostolico del Vaticano in Usa, ci riporta oltre che all’Opus Dei – entità che ha avuto un certo peso nel determinare la politica sanitaria e ospedaliera italiana – a Steve Bannon e dunque a Trump. Come diavolo è arrivato a lanciare un messaggio ai triestini? Chi lo ha chiamato?
6.
Rispetto alla composizione sociale delle proteste No Green Pass, sappiamo bene che un tale movimento è il prodotto della frantumazione di due classi, la middle class e la working class, non può che esprimersi con forme di azione collettiva indefinite, dentro le quali possono fare i loro giochi i vari movimenti o le varie frange più “etichettabili”. Tra cui quei balordi di neofasci e neonazi nostrani che rappresentano un pericolo infimo, ridicolo, se paragonato con quello costituito dalla filiera che, passando da monsignor Viganò e magari dal no vax pentito Boris Johnson arriva a Trump. Ma è proprio l’indefinitezza di queste forme a costituirne il collante, anche la cosiddetta “apartiticità” non è quella di chi non va a votare ma quella di chi rifiuta programmaticamente dei tratti identitari.
Quella del forzanovista che grida «Ora e sempre resistenza» e del lettore de “Il manifesto” che urla «Boia chi molla!». Pertanto questa manfrina delle infiltrazioni, dei distinguo (ma io non sono fascista, sono un vegano, bevo solo in bottiglie di vetro) lascia il tempo che trova. Lì dentro tutti rinunciano ai loro tratti identitari, tranne loro, i “no vax”, che dunque restano e resteranno egemoni. E quando parlo di «movimento mondiale no vax» non solo parlo di quel prete anti-Papa, ma di un certo Bolsonaro che con la sua politica anti-vaccini rischia di sterminare l’unico popolo che rappresenta un presidio rispetto alla minaccia della distruzione del polmone d’ossigeno del pianeta.
7.
Sia nel sindacato che tra i Cobas si è fatta luce ormai la consapevolezza che intrupparsi nelle manifestazioni contro il Green Pass si rischia solo di farsi male. Pensare di prenderle in mano è ancora più illusorio che pensare di servirsene. Sono manifestazioni dove la forma sindacale non ci entra dentro, perché rappresentano una composizione di classe che rifiuta tratti identitari, ideologici, culturali, comportamentali e dunque anche o soprattutto di classe.
8.
In Italia la conflittualità determinata da situazioni lavorative è a livelli alti ormai da parecchi anni, i processi di ricomposizione sono evidenti. Proprio nel settore del lavoro autonomo e delle professioni la pandemia ha visto un salto in avanti notevole. Una realtà come Acta, per esempio, ne sta beneficiando e per la prima volta si riempie di giovani. E come potrebbe essere altrimenti quando ti trovi di fronte a politiche industriali inesistenti o catastrofiche (basti pensare all’operazione Stellantis), a un dilagare della gig economy, a una mancanza di minimi salariali di legge? È ora però di far pesare questi numeri anche sul piano dell’amministrazione del bene pubblico.
9.
Credo che l’esperienza e l’esempio del movimento di lotta per la salute qualche spunto anche su questo ce lo possa dare (si pensi solo al tema delle deontologie professionali, tanto per riportare il discorso alle professioni). Ed è proprio qui che si scopre tutto la falsità del definirsi “apartitici”. Non m’interessa sapere se uno vota o non vota, se uno considera i partiti una banda di parassiti e le elezioni un imbroglio legalizzato. M’interessa sapere se accetta l’idea di servizio pubblico o no (e magari se ha una pallida idea di come dovrebbe funzionare).
10.
Quello che è successo dopo [a Trieste] sappiamo: il blocco dei varchi, la lotta a oltranza, l’arrivo di migliaia di persone da fuori, la divisione interna al Clpt, il trasferimento della protesta davanti alla Prefettura, la costituzione del movimento 15 ottobre, il precipitoso annullamento delle manifestazioni convocate, l’incontro con il Ministro Patuanelli, le manifestazioni in tutta Italia di domenica 24.
In tutto questo percorso aumentavano giorno per giorno i “distinguo”, le dissociazioni dai gruppi neofascisti, l‘accorrere di personaggi in cerca di pubblicità per entrare in politica e si alzava sempre più minacciosa la Torre di Babele dei linguaggi e delle parole d’ordine. È difficile non pensare che “No al Green Pass” nasconda sempre più altri fini, altri progetti e soprattutto si qualifichi per un esplicito rifiuto dei propri tratti identitari, quelli che ho immaginato come gente di Casa Pound che urlano «Ora e sempre resistenza» e altri con “il Manifesto” in tasca, a urlare «Boia chi molla». Gli unici che non rinunciano al loro profilo identitario, mi sembra, sono i no vax, che riaffermano una volta di più la loro egemonia.
SEGNALAZIONE
La febbre costante del capitalismo pandemico. Recensione a “Capitalismo in quarantena” – di Andrea Cengia
27 Ottobre 2021
https://www.altraparolarivista.it/2021/10/27/la-febbre-costante-del-capitalismo-pandemico-recensione-a-capitalismo-in-quarantena-di-andrea-cengia/
Stralci:
1.
Gli autori sostengono che l’evolversi della condizione pandemica non ha trasformato le premesse strutturali che reggono il rapporto «tra Stato e economia nel capitalismo, tra salute e profitto, tra normalità e stato di eccezione» (p. 9). A conferma di questa tesi portante del testo, nell’Introduzione si afferma che «la pandemia di Covid-19 è l’acceleratore, ma non la causa della situazione di crisi globale della società capitalista mondiale» (p. 14). Sotto le apparenze che si possono percepire, gli autori individuano un processo ben più profondo e radicale: l’«esaurimento strutturale del capitalismo» (p. 15). Si tratta di un fenomeno non nuovo, originatosi agli inizi degli anni Sessanta. Il punto di partenza di quest’analisi è ricavabile dalla congiunzione due elementi: Covid-19 e crisi del modello economico dominante. Per gli autori «l’insieme del processo di crisi fondamentale, che investe anche la forma-soggetto moderna e le sue ideologie di esclusione (razzismo, antisemitismo, antiziganismo, populismo produttivo neonazionalista, socialdarwinismo ecc.), deve essere il punto di partenza dell’analisi e delle riflessioni sulla crisi del coronavirus e dei relativi interventi statali» (p. 15). Certo, questo non preclude ad una estrema dinamicità della situazione in cui ci troviamo. Lo scenario è in evoluzione oggi e lo era anche nel momento in cui Jappe e gli altri autori hanno elaborato le loro riflessioni. È possibile tuttavia segnare alcuni passaggi significativi. Ad esempio, da un lato gli Stati emergono dalla pandemia con rinnovato potere, anche nel senso della riproposizione del primato della politica, dall’altro gli stessi mostrano le fragilità strutturali delle proprie macroeconomie o le incapacità delle classi dirigenti a porvi rimedio.
2.
gli autori inseriscono la crisi pandemica nella più generale crisi sincronizzata del capitalismo intendendo con questa espressione la fotografia scattata dal FMI. Insomma, nel contesto del «doppio shock dell’offerta e della domanda» (p. 62) il FMI sanciva il rallentamento globale[1]. Lo stesso termine ‘rallentamento’, viene da aggiungere, è una delle parole-spettro del modo di produzione capitalistico votato alla valorizzazione del valore, come avrebbe detto Marx. Che ruolo ha giocato il virus in questo contesto? Quello di acceleratore di tendenze di medio-lungo periodo. Queste ultime erano già in corso per motivi immanenti al modo di produzione e quindi non sono state generate ex-novo dall’esplosione della pandemia globale. Inutile anche cercare di retrodatare la causa della crisi di accumulazione in corso. Meglio piuttosto porre l’accento sul legame genetico tra modo di produzione e crisi, ossia sul fatto che non vi è nessun ‘progresso’ garantito nel procedere del sistema economico mondiale.
3.
appare opportuno concentrarsi sulla diagnosi esposta dagli autori in cui si descrive il modello sociale del modo di produzione capitalistico come quello di una «società autofaga e autodistruttrice» (p. 19). In questo contesto generale si colloca il caso particolare del neoliberismo, il quale, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, ha favorito la «moltiplicazione esponenziale del capitale fittizio» (p. 19) rispetto all’economia strutturata sul capitale reale. L’oggetto teorico fondamentale che l’opera cerca di cogliere è il «limite interno del capitale» (p. 19) che, nella prospettiva qui affrontata, avrebbe ormai raggiunto il punto di non ritorno.
4.
È alla luce delle caratteristiche intrinseche del modo di produzione capitalistico e quindi delle sue contraddizioni interne che gli autori intendono interpretare la situazione pandemica. Per farlo gli autori si muovono controcorrente prendendo le distanze dall’interpretazione offerta da molte autorità pubbliche, secondo la quale il virus sarebbe una disgrazia naturale che avrebbe portato la malattia all’interno di un corpo economico-sociale sano. Si tratta di un punto politicamente centrale. L’accettazione di questo paradigma interpretativo ha lo scopo politico di anestetizzare qualsiasi critica al sistema sociale corrente. Del resto, se l’economia mondiale prima dell’emergenza Covid-19 era in salute, l’obiettivo sociale da perseguire sarebbe quello di tornare alla situazione precedente. Viceversa, è facile comprendere come si possano aprire qui spazi politico-sociali di critica radicale al modello economico le cui fondamenta sono tutt’altro che robuste. A margine è possibile notare come, dal punto di vista economico-politico, sia di scarso interesse individuare il momento zero che ha dato inizio alla pandemia: un passaggio di specie? o la fuga del virus da un laboratorio mal custodito?
5.
«il Covid-19 ha seguito la stessa traiettoria dei flussi del turismo di massa e degli affari, dei lavoratori migranti e delle catene di produzione globali che utilizzano rotte aeree, ferroviarie e crocieristiche (funziona anche con le portaerei)» (p. 32). Si pensi, ad esempio, all’impatto del turismo cinese in Italia.
6.
La parte centrale del testo si sofferma sul tema della decisione politica, quella «di far cadere il capitalismo mondiale in un coma» (p. 37) una decisione politica assolutamente senza precedenti. Il tema che si presenta è caratterizzato con tutta evidenza, da una straordinaria attualità, anche se le considerazioni di Jappe e degli altri autori sono state elaborate nei mesi passati. Anche oggi infatti non manca nel dibattito pubblico il tema della reazione politico-sociale alla crisi. Qui il libro, citando Kurz, propone di comprendere in che modo l’intreccio delle varie forme sociali capitalistiche sapranno confrontarsi criticamente con il loro feticcio, il «feticcio del capitale» (p. 44). Si tratta di un tema centrale anche nelle riflessioni di altri studiosi, tra tutti, Roberto Finelli[3]. Come sia stato possibile che i decisori politici abbiano messo in coma il capitalismo? La risposta a questo quesito è affrontata dagli autori in pagine molto dense di interrogativi e di ipotesi di risposta che si dipanano attraverso la ricostruzione storica proposta. Una risposta che non manca di affrontare il tema del rapporto tra cittadinanza e potere politico, considerando in particolare gli esiti delle elezioni in diversi paesi, dove sono emerse, tra le altre, le figure politiche di Trump e Bolsonaro. Una delle amare conclusioni degli autori è che la crisi del Covid-19 produrrà una «paradossale affermazione del “primato della politica”» (p. 59) dove lo Stato sarà chiamato (anzi lo è già) ad amministrare la situazione disastrosa ereditata.
7.
[Tra le ‘verità’ emerse con la crisi pandemica vi è quella del ruolo sociale delle istituzioni scolastiche. Non si può non essere d’accordo con gli autori nel segnalare come il sistema scolastico sia percepito socialmente come «un sistema di preparazione al mondo del lavoro e alla concorrenza del mercato del lavoro», privo di «posti vacanti» e di imprevisti (p. 100). Queste riflessioni portano a pensare che, al di là di quanto descritto nel libro, la pandemia ha mostrato un altro aspetto della realtà scolastica. Ciò che è emerso in particolare consiste precisamente nella messa a nudo della estrema fragilità che caratterizza la retorica della sovrapposizione tra gli obiettivi della scolarizzazione e il sistema produttivo. Quanti lavori e impieghi hanno visto esaurire la loro funzione in questi mesi? Quanti altri ne sono sorprendentemente sorti? Non si può certo pretendere che la scuola si armi di doti previsionali o divinatorie nell’individuare e formare in tempo reale dei cittadini-lavoratori subito formattati per le professioni che di volta in volta la contingenza economica andrà reclamando. La pandemia non ha forse mostrato, al contrario, che la scuola è il luogo della formazione secondo tempi e modi che hanno altri ritmi da quelli del mercato? La pandemia potrebbe configurare l’occasione di un irrobustimento delle strutture scolastiche, dei programmi e del sistema di trasmissione dei saperi che non sia fatto, ad esempio, di improbabili competenze che gli studenti dovrebbero acquisire senza passare attraverso forme di apprendimento rispettose dei tempi e dell’acquisizione della cultura necessaria. ]
8.
Tornando alla riflessione proposta veniamo informati che «lo scenario più probabile rimane purtroppo il tentativo di tornare al business as usual, e anche peggio di prima» (p. 111). Torna di nuovo la lotta di tutti contro tutti, a vari livelli. A causa di ciò, i rischi per un’accettazione sociale della sorveglianza rischiano incrementi significativi. Da questo punto di vista il testo individua, non certo a torto, nella presenza preponderante delle tecnologie digitali, un alleato fondamentale dei processi di controllo e di incremento dei processi produttivi. Come segnalano gli autori in tono amaro, la deriva del dibattito pubblico non percepisce più come «oscena» (p. 117), come invece accadeva fino a non molti anni fa, l’idea che il mondo non sia una merce. Cosa mantiene in piedi un modo di pensare diventato ormai impossibile? Per gli autori la risposta è semplice: il fascino feticista per la merce. Cresce tuttavia un sentimento trasversale di diffidenza e di urgenza che non va sottovalutato. A fare da sfondo vi è un processo di crisi economica che non ha esaurito i suoi effetti.
9.
La chiave interpretativa appare chiara anche perché rende conto delle differenti posizioni. Tra tutte le opinioni in campo, il testo propone un confronto con quella di Giorgio Agamben, di cui gli autori mettono in risalto alcuni limiti, in particolare il carattere astorico della sua prospettiva teorica. C’è, infine, un altro aspetto che sembra opportuno rilevare. In molti passaggi centrali del testo, gli autori si appoggiano direttamente all’affresco sul modo di produzione capitalistico fornito da Marx. Le citazioni sono scelte in maniera molto significativa. Ad esempio, è a Marx che va riferita l’analisi secondo cui il capitalismo azzera lo spazio attraverso il tempo[4], così come è sempre Marx a considerare la dimensione impersonale, ubiqua del modo di produzione. A partire da qui viene spontaneo riflettere sul fatto che la cassetta degli attrezzi marxiana appare ancora oggi contenere delle armi della critica in ottimo stato di funzionamento. È grazie a questa imprescindibile radice teorica che i lettori più sensibili alle istanze emerse dal testo dovrebbero comporre la propria riflessione analitica, quale premessa fondamentale per la propria azione politica.