e se avesse ragione il diavolo?

lasciapassare verde, uscire dal semplicismo

di Paolo Di Marco

Nella contrapposizione vax/novax e bollino verde si/no troppo spesso ci si è limitati alla dialettica tra ragione e non ragione, col risultato di una semplificazione indebita di problemi complessi.
È vero che il lasciapassare verde è una misura di igiene pubblica e come tale accettabile al di là delle limitazioni che comporta.
Ma abbiamo dimenticato un piccolo particolare: che il lasciapassare ha senso e quindi è lecito se non ci sono misure più efficaci.
E qui casca l’asino, in primis del governo, dato che fin dall’inizio della pandemia ha preso misure finalizzate non tanto alla salute pubblica quanto alla salvaguardia dell’economia e in particolare delle imprese.
Questa ottica miope l’ha accecato fino al punto di ignorare tutto quello che la scienza veniva dicendo sulla trasmissione del virus, sul fatto che non c’era contagio per contatto, sul 90% dei casi generati da eventi di superdiffusione in ambienti chiusi, affollati e non ventilati, sulla trasmissione quasi esclusivamente per finissimi aerosol che si spandono nell’aria per decine di metri, sulla riduzione mediante ventilazione naturale o forzata che elimina la carica virale sufficiente ad essere infettiva.
Tutte cose che dopo i primi tre mesi di dubbi e tentennamenti di un’OMS invecchiata ed inefficace erano note a tutti. E che anche la CDC americana metteva nei suoi protocolli dal 4 Aprile.
E in Italia cosa ha fatto il governo? Un roboante nulla. Anche negli ambulatori dove si somministra il vaccino fan lavare le mani tre volte e tengono tutto stoppinato e senza aerazione. Nei treni, nelle metropolitane, negli autobus alcuni timidi protocolli locali di ventilazione sono subito saltati visto la mancanza di indicazioni governative.  Nei supermercati, nelle scuole, negli uffici, nelle fabbriche: nessuna indicazione. Eppure la mascherina è una protezione illusoria, che aiuta al più al 10%, il distanziamento protegge solo contro gli starnuti ma non dagli aerosol prevalenti. La sanificazione va bene per gli amanti dei tempi della peste ma contro il virus è un’assurdo spreco di milioni.
L’efficacia dei blocchi e coprifuoco ha solo ridotto i movimenti e quindi gli incontri: efficacia paragonabile a quella di usare il cannone per scacciare le mosche.
Per contrastare la diffusione dell’epidemia ci sono solo due mezzi efficaci:
vaccinazione (ricordando che i vaccinati trasmettono, se infettati, solo nella prima settimana con una probabilità da 1/2 a 1/20: troppi commentatori anche seri ripetono che i vaccinati trasmettono senza controllare quanto e quando).
circolazione dell’aria, naturale o forzata (ventilatori+filtri Hepa v. il mio Covid19, aggiornamenti per i particolari)
Che il governo non abbia imposto nelle scuole ma soprattutto in uffici, fabbriche, mezzi di trasporto (la sola eccezione sono gli aerei) la circolazione forzata è attribuibile solo a criminale ignoranza o criminale volontà di non imporre oneri alle imprese. (Miope d’altronde. Ché i ventilatori e i filtri sono mezzi assai meno costosi delle riduzioni d’attività dovuti alla circolazione del virus. Più costoso dotarsi di condizionatori senza ricircolo, obbligatori per combattere il virus).
Essendoci la possibilità di un protocollo collettivo mirato ed efficace, la scelta di addossare tutto il peso della prevenzione sui singoli è una strada stupida, addossando ai singoli scelte di cui non hanno competenza né consapevolezza.
In questo modo lo stato abdica al suo ruolo nell’igiene pubblica, e perde quindi l’autorevolezza e la giustificazione stessa dell’imporre il lasciapassare.
Giustificando nel contempo dubbi e rivolte; anche se non condividiamo il grido di dolore dei non vaccinati, adulti senzienti ma tribalizzati che credono agli stessi babau che da piccoli schernivano.
Soprattutto se nel frattempo non si è provveduto a recuperare quella sanità di base diffusa e preventiva che le privatizzazioni avevano semidisfatto.
Anzi, mentre in Lombardia si approntano piani sanitari ancora più favorevoli ai privati e allo smembramento del pubblico, il governo mette a punto, con un ‘decreto concorrenza’ eversivo, criminale, anticostituzionale, indecente,…, il processo di smantellamento totale del pubblico negli enti locali, forzando la privatizzazione di tutti i servizi essenziali. (v. ‘il Manifesto’ del 6/11 che ne riporta, unico, gli articoli).
Come nell’origine del virus c’è un elefante nella stanza-la guerra batteriologica-che tutti fanno finta di ignorare, così nella guerra alla pandemia c’è questo tirannosauro che circola volutamente inavvertito-lo smantellamento dei servizi pubblici.
Forse sarebbe il caso che quello che resta della sinistra ponesse questi temi al centro di una rivolta di massa, recuperando le radici dei movimenti e del disagio che da due anni ci accompagnano e superando la confusione ed opportunismo del momento attuale.

31 pensieri su “e se avesse ragione il diavolo?

  1. Apprezzo molto il tuo focalizzare le non-misure prese dal governo, nei termini di ulteriore privatizzazione della sanità pubblica, di mancata informazione, di mancata legislazione su misure importanti per la tutela pubblica.
    Per questo ti chiedo come puoi sottovalutare sul piano politico la… disinvoltura, chiamiamola così, con cui il governo ha emesso decreti legge a ripetizione, escludendo il parlamento. La prassi di propaganda sta accecando la popolazione in nome di Miti indiscutibili come La Scienza (che è fondata sulla critica, piuttosto) e la Salute (mito farlocco, se passa sotto silenzio le ragioni per cui il governo ha rinunciato a proclamare l’obbligo del vaccino, tacitando anche alcune conseguenze rischiose delle vaccinazioni).
    Ricorro ai soliti -umiliati e offesi- Agamben e Cacciari, con il giurista Giuliano Scarselli questa volta, che, almeno, non demordono dal loro compito, come filosofi e insegnanti, di dover allertare l’attenzione e il senso critico della cittadinanza.
    “Non si tratta di prendere posizione in favore o contro il green pass, o in favore o contro la vaccinazione obbligatoria; si tratta, più precisamente, di esercitare quel senso critico e quella libertà di pensiero che appare necessaria affinché una società possa continuare a dirsi viva e democratica.” https://www.iisf.it/index.php/progetti/diario-della-crisi/giorgio-agamben-massimo-cacciari-giuliano-scarselli-per-una-critica-politico-giuridica-del-green-pass.html
    Oso dire che allentare il senso critico e la libertà di pensiero è anche ciò che fa accettare supinamente i silenzi, nonché le pratiche di ulteriore privatizzazione di un essenziale servizio pubblico.

  2. Nonostante dicano alcune cose ragionevoli quei tre signori mi sembrano quelle danzatrici indiane che spostano la testa senza muovere il corpo e gli occhi senza muovere la testa; esercizio che per una danzatrice di kathakali appare naturale ma per un filosofo assomiglia molto al contorsionismo.
    Cominciano col necessario (dal punto di vista contorsionistico) dubbio sul vaccino, sperimentale e con danni gravi (entrambe sciocchezze); proseguono con una disamina tecnica pregevole del modo illiberale di procedere del governo, senza però pronunciarsi sul merito (lasciapassare si o no?); e condiscono il tutto con un generico e innocuo raga sulle libertà. Così cerchio e botte sono entrambe contenti.
    Se fosse indispensabile il lasciapassare rappresentarebbe una limitazione accettabile di libertà, come lo sono tutte le misure di igiene pubblica (ricordi la peste a Venezia? portata da una nave la cui libertà di muoversi e commerciare veniva prima della salute e vita altrui..); il punto è invece quello che un pò tecnicamente accennavo nell’articolo: la logica bonomiana ha prevalso su scienza e intelligenza. E i decreti sul bollino sono poca cosa rispetto all’atteggiamento di Draghi che presenta le 300 pagine di PNRR 4 minuti prima del consiglio dei ministri. Dicendo al paese: i partiti e la politica non contano nulla, sono stracci da buttare. Quel poco di illusione di democrazia che era rimasta va nel cestino. Anche se la testa dei filosofi è voltata dall’altra parte.

    1. Un’altra cosa che il governo non ci ha chiarito ( Nessuno gliel’ha detto? Non l’ha capito? Meglio non dirlo?) è perchè coll’83% di vaccinati non abbiamo ancora raggiunto l’immunità di gregge.
      Sembra probabile sia colpa delle varianti (e della stupidità autolesionista di non dare vaccini ai paesi poveri), ma forse sarebbe meglio dirlo, se no qualcuno si sente preso in giro. E sarebbe un colpo mortale dopo che i vaccini che dovevano durare ‘a lungo’ dopo 8 mesi riducono la copertura al 60% rendendo quasi indispensabile il terzo richiamo.

    2. “Anche se la testa dei filosofi è voltata dall’altra parte.” Insomma: o è in corso una questione di democrazia oppure no. I decreti legge a ripetizione funzionano come le 300 pagine di PNRR o no? Le danzatrici di Battiato del kathakali è una bella immagine, ma: che c’entra?
      Ci sta passando tutto sulla testa e noi (i partiti) zitti. Il silenzio sulle informazioni e SULLE RAGIONI PER CUI IL VACCINO NON E’ OBBLIGATORIO sono un discorso, vaccinarsi *necessariamente* un altro.
      Non riesco a capire perché tutti i tuoi discorsi non riescano a tenere ben distinte le due questioni.

  3. p.s.: voglio dire che l’informazione ampia e corretta e la responsabilità di vaccinarsi NON sono in contraddizione. Non nel modo in cui il governo considera i cittadini come suoi sudditi sciocchi!

  4. Battiato e Kathakali? Non sapevo queste sue frequentazioni…
    Era per dire che si contorcono per non dire si ne no al bollino, per criticare il governo ma non negarne l’autorità. E sono ciechi alla questione sostanziale di libertà/democrazia che avviene su un altro piano.
    È in corso una questione di democrazia, ma non è su vaccini e lasciapassare.
    Non credo l’abbia fatto apposta, ma in questa situazione Draghi mi sembra Maradona: fa la finta sul lasciapassare e poi passa la palla sulla privatizzazioni e l’annullamento della politica.
    Poi sudditi è dal 43 che lo siamo…..più o meno sciocchi.
    Un giorno quando saremo grandi racconteremo ai nostri nipotini di come nel 94 il paese più elettoralmente stabile del mondo, con spostamenti periodici dell’ordine dell’1-2%, abbia conosciuto una valanga che portava decine di milioni di voti a partiti inventati il giorno prima, e questo per tre volte di fila (F.I., Lega, M5S). E diremo loro: pensavamo fosse democrazia.

  5. Il riferimento di Battiato è alla musica sufi o a loro ispirata; fra l’altro ad introdurlo al sufismo è stato quel Fulvio Ventura della cui fotografia si parla in un altro articolo.
    E cominciò un giorno a Milano, in via Cosimo del Fante, fra diapositive e tastiere…
    Sull’incertezza dei tre saggi v. l’incipit del loro articolo ma soprattutto il non vedere o voler vedere l’elemento eversivo che sottende i decreti.

    1. Mi pare B. abitasse in una traversa di via Cadore. A che anni ti riferisci? Nei primi ’80 avevo amici comuni e so che B. si era avvicinato alla religione islamica.

  6. erano ancora i ’70, e Battiato si era avvicinato all’Islam trainato dal sufismo, ad entrambi introdotto da Fulvio; era il tempo in cui a Istanbul la tekke aveva uno sheikh intelligente e prestigioso, poi trasferitosi negli USA e morto. Il successore degli anni ’90 un penoso prete di campagna. Negli ultimi anni infatti Fulvio diceva peste e corna di Islam e sufi, e Battiato forse ancor prima.

  7. Paolo Di Marco apre il suo contributo con queste due riflessioni: a) “Nella contrapposizione vax/novax e bollino verde si/no troppo spesso ci si è limitati alla dialettica tra ragione e non ragione, col risultato di una semplificazione indebita di problemi complessi” e b) il governo “fin dall’inizio della pandemia ha preso misure finalizzate non tanto alla salute pubblica quanto alla salvaguardia dell’economia e in particolare delle imprese”.

    Vorrei, per proseguire il mio intervento, considerare anche la osservazione di Cristiana: “Non si tratta di prendere posizione in favore o contro il green pass, o in favore o contro la vaccinazione obbligatoria; si tratta, più precisamente, di esercitare quel senso critico e quella libertà di pensiero che appare necessaria affinché una società possa continuare a dirsi viva e democratica.”

    Allora.
    Io ritengo che l’emergenza pandemica si sia rovesciata come uno tsunami implicando la globalità dei paesi attivando risposte improvvisate, sconsiderate mosse da arcaiche paure e quindi non immediatamente approcciabili razionalmente. Però con delle differenze che cerco di spiegare con una analogia: se un terremoto, per sua natura imprevedibile e sconvolgente avviene in Giappone, per quanto possa provocare danni, il sistema regge sufficientemente sia per limitarne gli effetti catastrofici che per procedere alle ricostruzioni. Se invece il terremoto arriva nel nostro Centro Sud, oltre al disastro immane, non viene attuata nessuna (o scarsa) operazione di tutela preventiva nè prima nè di ricostruzione poi. Il problema, quindi, non può essere centrato solo sulla imprevedibilità del sisma. Gli eventi naturali che mettono a repentaglio le sicurezze e le nostre vite ci sono e ci saranno sempre. I virus non sono nati ieri, hanno sì la capacità di variare, di trasformarsi ma sono studiabili: quindi ci dobbiamo fare i conti non demonizzarli. La maggiore pericolosità sta invece nella insipienza di chi è preposto alla gestione del bene pubblico e, soprattutto, nel negarla fingendo (o promettendo) operatività inesistenti o dèbacle contro cui non c’è nulla da fare.

    Nei tempi in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità non era ancora stretta nelle pastoie dei conflitti di interesse quando scoppiò la pandemia, definì la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non una semplice assenza di malattia”. Abbastanza velocemente, però, incominciò a diventare (comprensibilmente) prioritaria solo quella fisica, escludendo le altre due, legate al disagio psichico e sociale. I protocolli medici della salute fisica seguono dei percorsi per lo più quantificabili, controllabili e, in quanto tali, facili a mercificazione. Invece i criteri qualitativi e valoriali interagiscono con ‘soggetti’, per natura mutevoli nella loro singolarità, anzichè avere a che fare con ‘soggetti oggettivati’. Inoltre, l’attorcigliarsi intorno alla salute fisica della paura della malattia e della morte (come se esse non fossero componenti del nostro essere ‘umani’ con cui fare i conti bensì nemici, alieni da combattere e sconfiggere) ha fatto il resto. Si è attivata una specie di coalescenza contro tutto ciò (si trattasse di virus o di persone) che veniva percepito come nemico in quanto limitativo alla realizzazione di quel ‘benessere’ fisico nonchè di quello, altrettanto quantificabile, del benessere economico (gli esaltati dati del PIL… ma di quelli dello Spread chi ne parla?). I novelli ‘untori’, i moderni paria – una sottocasta – minaccerebbero un sistema (capitalistico?) che, per quanto robotizzato, ha sempre bisogno della ‘merce’ uomo, fisicamente sana. Certo, sono d’accordo che ci sia la tutela della salute fisica della collettività ma dissento dalla ‘nosocomizzazione’.

    Proprio seguendo questa radicalizzazione del concetto di ‘nemico da sconfiggere’ si sono create le due fazioni: per l’una, il nemico da sconfiggere è il virus, per l’altra il nemico da combattere è il vaccino.
    Ci è ‘caduto’ anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale, a Parma il giorno 8 Novembre, ha detto: “dobbiamo sconfiggere il virus, non attaccare gli strumenti che lo combattono”. Non posso non ricordare Socrate, ingiustamente condannato a morte dalla democraticissima Atene, secondo l’accusa che il filosofo corrompeva i giovani insegnando dottrine che propugnavano il disordine sociale. Socrate si rifiutò di fuggire: non considerava ‘ingiusta’ l’Istituzione della Legge a garanzia della polis ma “unicamente il comportamento degli uomini che la applicavano arbitrariamente secondo i loro fini di potere”.
    Piero Calamandrei, sulla rivista “Il Ponte” nel 1945 scriveva: “La giustizia sociale non è pensabile se non in funzione della libertà individuale”. Solo nelle società primitive, invece, l’individuo si annulla nella tribù.
    Quindi possiamo ipotizzare un dolo, una frode nel propagandare la salute fisica come Unico Benessere Supremo da tutelare, nascondendo un altro progetto quello che P. Di Marco segnala “misure finalizzate non tanto alla salute pubblica quanto alla salvaguardia dell’economia e in particolare delle imprese”.
    Una ‘frode’ non riconosciuta come tale, ma legittimata da una disposizione quasi divina e quindi ci si può autoassolvere.
    E qui come non ricordare Dante nel Canto XXVII dell’Inferno dove tratta di “que’ medesimi aguatatori e falsi consiglieri d’inganni in persona del conte Guido da Montefeltro”? Quel Guido che si presenta come già uomo d’armi, poi frate cordigliero perché credeva con tale conversione di fare ammenda delle sue azioni. E poi cade nella trappola tesagli dal Papa Bonifacio VIII che lo fa ricadere nella sua colpa di compiere opere “di volpe astuta”. La trappola del Papa era quella di offrire a Guido l’assoluzione preventiva delle sue colpe, in quanto solo al Papa erano attribuite le chiavi della scomunica e della assoluzione. Come dire: io ti assolverò anche se mi proporrai di fare un massacro. Ne ho il potere.
    Il diavolo redarguisce quindi Guido del perché diede il consiglio frodolente:
    ch’assolver non si può chi non si pente,
    né pentere e volere insieme puossi
    per la contradizion che nol consente”.
    Oh me dolente! come mi riscossi
    quando mi prese dicendomi: “Forse
    tu non pensavi ch’io löico fossi!”.

    In assenza, oggi, di un Bonifacio VIII che ha il potere divino di assolvere, ancor prima di aver compiuto l’atto, quale sistema oggi legittima e garantisce a priori l’immunità sia verso il mendacio che verso qualche cosa di più grave?
    Ecco dunque la ‘suggestione’ derivata dal titolo dato da Paolo Di Marco al suo lavoro: “e se avesse ragione il diavolo?” Che è più ‘loico’ di quanto pensiamo?

    Scrive Di Marco: “Dicendo al paese: i partiti e la politica non contano nulla, sono stracci da buttare. Quel poco di illusione di democrazia che era rimasta va nel cestino”
    Ma tutto questo non ci fa ‘ipotizzare’ – dico ipotizzare, non sono una complottista – che la funzione di Draghi non sia proprio quella di Presidente del Consiglio – dei ministri – bensì quella di un commissario molto capace, senza dubbio, ma sempre un commissario?
    Perché, anziché continuare a battere il tasto sul Covid, pur meritevole di attenzione, non si parla della inflazione che avanza a spron battuto (negli States i dati sono allarmanti), con ulteriori aziende che chiudono e … “i partiti stanno a guardare?”

    Quanto al ‘sociale’ oggi ci interfacciamo prevalentemente con la TV, con gli influencer e il nostro computer. La distanza sociale ha trovato il suo compimento.
    Come si è creata questa metamorfosi che non data certo da oggi?
    Nell’incipit del racconto di F. Kafka “La metamorfosi” (1915) si legge: “Quando Gregor Samsa si svegliò una mattina da sogni inquieti, si trovò trasformato nel suo letto in un immenso insetto”, la metamorfosi di cui stiamo parlando rappresenta l’inveramento plastico dei sogni inquieti vissuti da Gregor durante la notte. Un inveramento la cui trasformazione implica il passaggio dall’umano al sub umano. Incubi, se possiamo dire, dove per ‘incubo’ si intende qualche cosa che non ha potuto ancora svolgersi, definirsi, avere una attribuzione di senso. L’incubo di non essere conforme al sistema, di essere ‘inadeguato’ tormenta il protagonista per le possibili ripercussioni che ne possono derivare in termini affettivi, lavorativi, relazionali. Per quanto Gregor sia un bravo commesso viaggiatore il suo sentire intimo non gli permette di aderirvi completamente. Ma l’avere un pensiero ‘altro’ gli fa temere di essere percepito, dagli occhi della maggioranza, ‘altro tout court’, lo ‘straniero’, il nemico da schiacciare, così come si schiaccia uno scarafaggio. Le sue paure di poter essere considerato inidoneo alla vita, valutato meno di un insetto, collassano sul reale facendolo davvero vivere come uno scarafaggio. L’aspetto interessante di questo racconto di Kafka è che Gregor, nonostante la sua trasformazione anatomica e fisiologica, mantiene la sua umanità nel modo di pensare: si rammarica per il disagio che la sua nuova condizione comporta alla famiglia, si nasconde alla vista della sorella per non turbarla. Tanto che alla fine si lascerà morire.
    La sua metamorfosi è solo di ‘forma’ mentre la vera metamorfosi dall’umano al sub umano è quella che colpisce il suo gruppo sia familiare che sociale. Ad esempio, il sistema di sorveglianza adottato dal datore di lavoro è tale da violare anche la sfera intima dell’abitazione del suo dipendente, con la visita di controllo da parte del procuratore: il che fa esplodere, amplificandolo, quel processo di esclusione e di stigmatizzazione nei confronti di Gregor e coinvolgendo in pieno le reazioni dei suoi familiari di fronte ad un loro componente ormai ‘stranierizzato’. Ne pagheranno in termini di immagine sociale.
    Il padre che lo disconosce come figlio: “Ma com’è possibile che sia Gregor? Se fosse Gregor, avrebbe già capito da un bel pezzo che la convivenza di esseri umani con una bestia simile è impossibile, e se ne sarebbe andato volontariamente”.
    Ma l’apice della metamorfosi è quello che tocca Grete, la sorella amorevole che, inizialmente, per accudire il fratello ha rinunciato a seguire le sue lezioni di violino, ma che a un certo punto decide di trovarsi un lavoro, farsi una sua vita lasciando Gregor senza assistenza.
    Forse dovremmo chiederci se il vero passaggio dall’umano al subumano non si riferisca ai familiari i quali, pur non mutando nell’aspetto, divengono bruti e gretti come le peggiori bestie primitive. Un passaggio che li metamorfizza da persone soccorrevoli a parole e disponibili a piccole attenzioni ma pronte a modificare atteggiamento quando i loro singoli interessi economici e relazionali vengono messi in forse.

    Rita Simonitto
    Conegliano, 11.11.2021

    1. Altro che “ragione” (o “critica”) quindi dici tu, dato che il diavolo, che usa la frode e non il solo mendacio, è un vero loico!

  8. Sì, certo! Tant’è che esiste anche il detto: “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. Quindi nessuna assoluzione preventiva per ‘fregare’ le anime al diavolo!

    1. Ti leggo e ti rileggo, ma non vedo uscite di sicurezza, altro che assoluzione preventiva. Non sarai complottista ma l’unica via che lasci è una discesa all’inferno per tutti.

  9. La disperazione, Cristiana, è una cattivissima consigliera. Guardati, se lo trovi, il film del 2007 “The Mist” di F. Darabont. Il mio maestro, lo psicoanalista D. Meltzer, diceva sempre: “anche con la pistola alla tempia, si può scegliere”. Ma senza ricorrere ai ‘grandi’, lo hai detto anche tu: continuare ad “esercitare quel senso critico e quella libertà di pensiero che appare necessaria affinché una società possa continuare a dirsi viva e democratica.”
    E’ ovvio che la scelta sarà al momento individuale fintantochè non potrà allargarsi di nuovo un senso sociale. E sarà dura ma raccontarci frottole peggiora le cose.

  10. « due fazioni: per l’una, il nemico da sconfiggere è il virus, per l’altra il nemico da combattere è il vaccino due fazioni: per l’una, il nemico da sconfiggere è il virus, per l’altra il nemico da combattere è il vaccino.» (Simonitto)

    Questo è il dato oggettivo su cui ragionare, se in questo Paese resta ancora gente che tenta di farlo. E pesando al massimo le parole in modo da evitare che la dialettica bloccata, in cui oggi è costretto il discorso pubblico, diventi ancora più bloccata e arrivi allo scontro violento: alla repressione, cioè, da parte di chi ha la forza dello Stato dalla sua parte; alla rivolta disperata e cieca da parte di chi oggi è anche in grado di portare in piazza forze eterogenee e ambigue per protestare e dire NO ma non dice (o non è in grado di dire) come si esce da questa situazione critica, che – sono d’accordo – non è di oggi, non è dovuta soltanto al Covid ma ha una lunghissima storia alle spalle. Né è in grado – aggiungo – di sostituire questo governo della pandemia e della gestione capitalistica della crisi ( non solo economica).

    E perciò, cara Rita, in questo tuo intervento troverei da correggere e approfondire:
    1. Il riecheggiare da parte tua soltanto le accuse – unilaterali, esasperate e insidiosamente metaforiche – di una sola fazione («I novelli ‘untori’, i moderni paria – una sottocasta – minaccerebbero un sistema (capitalistico?»), mentre taci sulle accuse simili dell’altra fazione;
    2. L’ « ipotizzare un dolo, una frode» non in entrambe le propagande contrapposte ma ancora una volta solo in una: quella di chi – il governo, il PD, ecc. – propaganda « la salute fisica come Unico Benessere Supremo da tutelare, nascondendo un altro progetto» ;
    3. L’allusione al fatto che la “frode”(e non le due frodi!) possa essere « legittimata da una disposizione quasi divina», mentre quella dell’altra fazione potrebbe avere dalla sua l’aiutino del diavolo (“e se avesse ragione il diavolo?”); che è un modo di spingere il discorso proprio dove non dovrebbe, secondo me finire: sul piano mitico dello scontro del Bene contro il Male. Che, sempre secondo me, agevolerebbe proprio il tanto temuto « passaggio dall’umano al subumano». Ma di tutti: di Samsa e de familiari e non soltanto dei familiari. Dei provax e novax e non soltanto dei provax.

    Quanto al vero nodo politico dell’attuale situazione, non credo che siano solo i “complottisti” (veri o presunti) a indicare in Draghi non un semplice Presidente del Consiglio dei ministri ma un commissario straordinario per conto dell’Europa più legata agli USA. Lo dicono molti politologi più obbiettivi. E in questa definizione non c’è nulla di così nuovo o segreto o scandaloso. Almeno per noi che conosciamo la storia dell’Italia dalla caduta del fascismo ad oggi. Se però attorno a questo nodo non vogliamo ridurci al sarcasmo dei servi che si limitano a sparlare del signore (o dei signori), io cercherei di pormi e porre (ma non so più a chi, per la verità) alcune semplici domande: alternative ne abbiamo? il mugugno basta? da qualsiasi mugugno nascerà (prima o poi) una sicura e buona alternativa?

    1. Voglio ringraziare Rita, che ha rovesciato la mia “accusa” di indicare solo una via per l’inferno con l’in te ipsum redi, e il de te fabula narratur.
      Se è vero come è vero che “anche con la pistola alla tempia, si può scegliere”, allora Ennio non può giocarsela col distacco nei confronti delle due fazioni.
      La pistola (di chiunque) si appoggia solo su una tempia per volta, e i portatori di tempie sono una alternativa in sé anche se mancano alternative pubbliche e collettive.
      La verità è una struttura scettica, dice la filosofa Franca D’Agostini, che “compare e manifesta le sue ragioni in situazioni critiche, di dubbio, disaccordo, vaghezza”. Sappiamo bene di non sapere il modo in cui stanno le cose, ma “sappiamo anche che possiamo provare a cercarlo, se necessario, con i molti e diversi strumenti di cui disponiamo”.

  11. @ Cristiana e @ Ennio

    La drammaticità del tempo in cui stiamo vivendo non è per nulla semplice e, come afferma Ennio, “non è dovuta soltanto al Covid ma ha una lunghissima storia alle spalle”. Ed è particolarmente difficile soprattutto per coloro che non hanno mai smesso di osservare (con ‘visione binoculare’, come suggeriva lo psicoanalista W.R. Bion, anziché con un occhio solo); di porsi delle domande (in un sistema che invece non ti permette di farle perché anticipa già le risposte, così come si fa con i bambini piccoli dando un falso vissuto di accudimento); che utilizza ancora la memoria (non orpello celebrativo da esibirsi con suono di fanfare) ma con l’intima mestizia per accadimenti devastanti, perché solo quel tipo di dolore darà vera spinta alla speranza. La pandemia ha soltanto scoperchiato il vaso di Pandora.

    Prima di addentrarmi nella risposta ad Ennio, faccio una premessa: cerco di prestare molta attenzione ai termini che uso e che vengono usati e ciò non soltanto per mia ‘deformazione’ professionale ma perché credo che le parole non siano soltanto “flata vocis” ma portatrici di senso, più o meno consapevole.
    Quando Ennio scrive: “Il riecheggiare da parte tua soltanto le accuse – unilaterali, esasperate e insidiosamente metaforiche – di una sola fazione («I novelli ‘untori’, i moderni paria – una sottocasta – minaccerebbero un sistema (capitalistico?»), mentre taci sulle accuse simili dell’altra fazione”), ha dimenticato il fatto che ho parlato di fazioni di stampo ‘tribale’. Dette fazioni si formano in condizioni di ‘ignoranza funzionale’ e confusione per cui la soluzione – per evitare il disastro – viene affidata a poteri supremi di stampo religioso o laico (la scienza investita da finalità salvifiche anziché di ricerca). E’ dunque chiara la ragion per cui non mi è possibile fare la ‘partigiana’ né dell’una né dell’altra parte, perché significherebbe ‘colludere’ in ogni caso con formazioni regressive dove non c’è pensiero e né ragione che tenga. Anche il confronto con l’evidenza verrebbe ostilmente rifiutato perché sarebbe l’altra parte ad aver costruito carte false. C’è solo uno scontro all’ultimo sangue. Penoso? Sì. Doloroso? Sì. Posso guardare attonita, ma fare le Crociate non mi appartiene!
    Ma nello stesso tempo non voglio fare di ogni erba un fascio per cui, anche se prendo spazio, riporto per intero questo passaggio di Ennio, altrimenti mi è difficile sostenere il mio pensiero:
    “L’allusione al fatto che la “frode” (e non le due frodi!) possa essere «legittimata da una disposizione quasi divina», mentre quella dell’altra fazione potrebbe avere dalla sua l’aiutino del diavolo (“e se avesse ragione il diavolo?”) (1); che è un modo di spingere il discorso proprio dove non dovrebbe, secondo me finire: sul piano mitico dello scontro del Bene contro il Male. Dei provax e novax e non soltanto dei provax” (Ennio).
    Rispetto la lettura di Ennio se vi ha intravisto uno “scontro del Bene contro il Male”. La mia impressione è che – sia quando lui richiama alle “due frodi” e sia che “il tanto temuto «passaggio dall’umano al subumano» appartenga a tutti, di Samsa come dei familiari – stia cercando di metterci in guardia dal “ridurci al sarcasmo dei servi che si limitano a sparlare del signore”. Ma non è questo il punto. Nel primo caso Bonifacio VIII abusa del suo potere e Guido rinuncia alla sua responsabilità – che è sempre personale – perché spera di sfangarsela approfittando della preventiva assoluzione papale. Nel secondo caso la maggioranza dei “benpensanti” (familiari e società) schiaccia ogni forma di pensiero altro di cui può essere portatore il povero Gregor e che lo spaventa tanto al punto di ‘reificarsi’ in un immondo insetto.
    Siamo stati abituati, almeno io lo sono stata, a cercare di capire le minoranze e a tutelarle (a volte anche da loro stesse, dalle loro ‘ideologizzazioni in quanto minoranze’, come se quella condizione desse dei diritti particolari). Quindi questo ‘distribuire’ le colpe (sì, c’è chi è fraudolento, però anche l’altro… Oppure: sì, la famiglia Samsa… ma anche Gregor) non solo non ci permette di fare chiarezza, ma rischia di produrre l’esito di “tutti colpevoli, ergo, nessun colpevole”, che non credo risponda al pensiero di Ennio. Però lo sta presentando così. Ora, nemmeno io voglio entrare nella logica servo-padrone che, se usata in modo ‘greve’ e come un ‘mantra’, fa più danni che altro. Cerco di osservare le dinamiche che intercorrono fra rapporti di potere e rapporti di forza (che non sono la stessa cosa): c’è chi può avere potere ma non ha la forza di costituire alleanze per mantenerlo. C’è chi invece ha la forza che, come un’onda d’urto, può mettere a terra qualsiasi potere.
    Pertanto, quando Ennio segnala: L’ «ipotizzare un dolo, una frode» non in entrambe le propagande contrapposte ma ancora una volta solo in una: quella di chi – il governo, il PD, ecc. – propaganda « la salute fisica come Unico Benessere Supremo da tutelare, nascondendo un altro progetto» è come se mostrasse stupore!
    Ebbene, chi si assume l’onere della gestione della res publica deve assumersene le responsabilità e non le può scaricare esclusivamente sui cittadini, diversi l’uno dall’altro, alcuni previlegiati, per censo e per cultura, altri invece inquieti, preoccupati, molti di loro irrispettosi, e molti altri anche ‘fancazzisti’ che si avvantaggiano delle situazioni sulle spalle altrui. Facendo questa operazione di ‘delega’ sarebbe come mettere a disposizione di un figlio diciottenne, neopatentato, una potente Ferrari! Né si possono riesumare le maniere ‘forti’ e repressive solo perché non si è in grado di fare altro, utilizzando il famoso slogan (famoso di ‘trista’ memoria’ e molti lettori lo ricorderanno): “punirne uno (o una minoranza) per educarne 100!”.
    Infine, a fronte all’impellente bisogno di Ennio sul “che fare”, quando chiede “cercherei di pormi e porre (ma non so più a chi, per la verità) alcune semplici domande: alternative ne abbiamo? il mugugno basta? da qualsiasi mugugno nascerà (prima o poi) una sicura e buona alternativa?” risponderei con le parole di Cristiana: “Sappiamo bene di non sapere il modo in cui stanno le cose, ma “sappiamo anche che possiamo provare a cercarlo, se necessario, con i molti e diversi strumenti di cui disponiamo”. Anche se, mi sento di aggiungere, molti strumenti, più adeguati alla contingenza presente, ce li dobbiamo ancora creare.
    (1)La “ragione del diavolo” non sta nella contrapposizione Bene-Male ma nell’utilizzo della logica per smascherare la fraudolenza. Il diavolo, pur nella sua “diavoleria” di voler portare Guido da Montefeltro all’Inferno, strappandolo dalle braccia di S. Francesco che invece lo voleva portare in Paradiso, utilizza la logica del “tertium non datur”: “né pentere e volere insieme puossi”.

  12. @ Simonitto (telegraficamente)

    1.«La pandemia ha soltanto scoperchiato il vaso di Pandora»? Sicuro? O questo vaso è scoperchiato da più di 150 anni (dai tempi di Marx) e dopo la sconfitta (anni ’70) non sappiamo – letteralmente – che fare?
    2. C’è da indicare una via per uscire da questa falsa dialettica (provax/novax)! Il mio richiamo alla dialettica servo padrone segnalava un disagio: discutiamo lontanissimi ormai da un qualsiasi pensiero forte. A questa perdita non mi rassegno.
    3. Dolo e frode sono per me in entrambe le propagande contrapposte (provax/novax). Proprio perché propagande, veli che coprono interessi che i propagandisti di entrambe le fazioni occultano e noi non riusciamo a smascherare “fattivamente”.
    4. È per chiarire l’ambiguità paralizzante dell’attuale situazione (che è di chi governa ma anche di chi fa un’opposizione falsa e circoscritta al Greenpass non dicendo o non avendo chiaro a cosa mira strategicamente) e, dunque, non per «distacco nei confronti delle due fazioni» (Fischer), che ho posto certe domande (« alternative ne abbiamo? il mugugno basta? da qualsiasi mugugno nascerà (prima o poi) una sicura e buona alternativa?»).
    5. Io la metafora del diavolo non l’avrei usata. Avrei detto semplicemente: forse anche nel movimento no vax ci sono alcune ragioni da considerare e le avrei indicate. Non sono per l’inno a Satana né al Bene. Sono convinto che per smascherare le ideologie provax e novax avremmo bisogno ancora di una buona dialettica materialistica. Che non è quella del diavolo ma parte – malgrado tutto – ancora dal pensiero di Marx .

  13. solo una breve nota: quello di cui parlavo è il lasciapassare si o no;
    per quanto riguarda invece i novax non ho altro da aggiungere alle disamine fatte in precedenza: in breve sintesi non c’è uno straccio di elemento razionale che li sostenga, e non c’è bisogno di sciupare dialettiche. E visto che l’abitudine al controllo delle fonti è diventata merce rara affidiamoci alla saggezza del vecchio detto ‘dio acceca chi vuol perdere’. E teniamoci scansati.
    Cerchiamo di capire come persone apparentemente sane da un giorno all’altro ballano la taranta, ma non dimentichiamo mai che la terra non è piatta.

  14. “dio acceca chi vuol perdere”. Sono più che d’accordo: “quos vult Jupiter perdere, dementiat prius”.
    Però c’è follia e follia. I Greci, più meticolosi e più attenti a distinguere e a non fare di ogni erba un fascio, avevano precisato “gli dèi mandano Ate a coloro che vogliono perdere”. Il che, tradotto, significa: mandano la Superbia, Ate, “i cui piedi non toccano il suolo e cammina sulla testa dei mortali” (Iliade). Perché è fra i mortali che Zeus, prendendola per i capelli, l’ha scaraventata: che si azzuffino tra di loro ma non ci si permetta più di prendere in giro il sommo dei sommi poteri… Ate la bastarda (sua figlia!) che ha osato tramare contro il suo volere onnipotente; Ate, la personificazione della cecità morale che si fa corrompere facilmente, amante degli inganni e fomentatrice di discordia.
    Che la superbia, la vanagloria, la supponenza di avere la verità in tasca alberghi pure fra i mortali, ma che il potere divino non venga toccato! (Beh, senza riferirsi soltanto alla mitologia greca, non è dissimile la storia legata alla costruzione superba della Torre di Babele e alla fine che ne seguì!).
    Ovviamente, non essendoci più Zeus, ci sono i vari Pontifex che ne fanno le veci!

  15. Non giriamoci intorno: per quello che mi risulta la scienza è ancora il nostro miglior metodo di conoscenza, e molto lavoro scientifico è stato prodotto sui vaccini.
    Basta leggerlo per avere una ragionevole certezza su come stanno le cose.
    Non c’è un solo studio (e ne ho letti direttamente almeno 500, più ho controllato le basi delle affermazioni degli scettici) che dia anche solo lontanamente ragione ai novax.
    Quindi non si tratta di pontificare ma solo di informarsi. (E come già spiegavo è un’operazione oggi alla portata di pressochè tutti).
    Come ho detto altrove sono sempre stato uno scettico, e fin dall’inizio ho controllato tutto, partendo da Wakefield fino a Montagnier e simili e leggendo le loro pubblicazioni.
    Quindi vedo superbia in tutti i profeti di strada e piccolo schermo che parlano senza aver letto o fatto, vanagloria e supponenza in coloro che li diffondono senza filtri critici, e superstizione – quando va bene- nei loro seguaci.
    Anche per orientare l’anima nel suo cammino fra le stelle gli antichi usavano gli astronomi piuttosto che le chiromanti. Non per cieca fiducia nella scienza ma semplicemente perchè erano quelli di cui si fidavano di più, e per il semplice motivo che quello che dicevano e calcolavano era controllabile. Anche oggi è un buon criterio.
    Si può sempre sbagliare, ma almeno facciamolo a ragion veduta.
    So bene che non è sempre facile, dato che in epoca di reti multiple si hanno rimbalzi, echi, rafforzamenti dei messaggi che ce li fanno sembrare credibili. Ma già Omero metteva in guardia dalla sirene.. e oggi non dobbiamo più neanche coprirci orecchie ed occhi, anzi, spalancarli per leggere.

  16. solo una piccola guida alla navigazione per chi cerchi non dico la verità ma qualcosa di cui fidarsi:
    -non fidarsi mai di chi parla, sia dalla tv che dal tubo, anche se è un Nobel o l’arcangelo Gabriele (com’è noto i disegni divini sono imperscrutabili, quindi possono anche volutamente portarci fuori strada..sempre per il nostro maggior bene)
    – chi scrive (siti web o giornali che siano) deve citare le fonti, che andremo subito a controllare
    – se queste fonti sono siti farlocchi, o i soliti siti dove parlano e basta, o anche riviste ‘scientifiche’ ma senza revisione dei pari..non fidiamoci, chè ci propinano bocconi avvelenati
    – ma arriviamo anche al livello più raffinato, il MacDonald della fuffa, i siti dove compaiono dati veri e pubblicazioni scientifiche, ma tagliati, mescolati e interpretati a menù. Contro questi ci sono due difese: cercare su medxriv tutte le pubblicazioni sullo stesso tema, cercare i dati completi, risalire alle fonti (per esempio per le morti gli annali ISTAT e un sano fai da te sono sufficienti)
    – faccio un esempio: dalle pubblicazioni risulta che durante il 2020 l’eccesso di morti in Lombardia è del 30%; dato che sono 10 milioni di abitanti e il tasso di mortalità oscilla intorno al 10 per 1000 un breve calcolo ci dà un eccesso di mortalità di 30.000 persone. Assai più delle statistiche ufficiali. E se anche non tutti sono direttamente attribuibili al Covid (ma anche gli indiretti, come quelli morti per mancanza di cure dato il sovraffollamento contano, io direi) basta a smentire quelli di ‘è solo un’influenza..
    – altri elementi sono più complicati, come le questioni che poneva la Fischer: ma i vaccini a MRNA possono modificarci il genoma? Qui occorre consultare qualche biochimico, chè la risposta è un semplice no, ma va articolato in modo specifico e preciso per non ingenerare dubbi. Ma anche qui una ricerca su Medxriv porta risposte.
    ….
    Il mio criterio è sempre di non fidarsi mai, rinnovando l’atteggiamento di Tommaso non col dito ma col dato.

  17. E infine il terzo elefante nella stanza : Big Pharma.
    Nonostante sia additato formalmente come colpevole di molte cose: mettere chip nei vaccini, modificarci il genoma o a caso o per sterminarci, imporci la sua dittatura, in tutto questo polverone si perde, e forse non è un caso, la sua vera e maggiore colpa: il piegare la salute e il benessere al profitto.
    È ormai un sistema che va dalle grandi case farmaceutiche alle cliniche private e ai baroni pubblici, tutti ingranaggi di un’enorme macchina volta a macinare profitti.
    Negli USA qualcuno ha elevato timidi lamenti contro Moderna che dopo aver ricevuto decine di miliardi dal governo per la ricerca adesso rifiuta di consegnare i vaccini per i paesi poveri; qualcuno all’ONU chiede anche di aprire temporaneamente i brevetti, ma nessuno dice che i brevetti sono un blocco alla conoscenza e al progresso, e qui soprattutto costano milioni di vite. Hanno brevettato come proprietà loro i genomi di piante, animali e parte di quello umano, la forma più alta e grossolana insieme di bestemmia che uno possa immaginare.
    E questo è solo l’inizio di un discorso, che però rimane occultato dal polverone sui vaccini.
    Come dicevano i cowboy, una mandria al galoppo è il modo migliore per nascondersi agli indiani.

      1. ho letto l’articolo, che è interessante e dice molte cose sensate.
        Purtuttavia NON è un articolo scientifico ma un’opinione: non si appoggia a dati precisi e i riferimenti citati sono anch’essi imprecisi o parziali.
        E nonostante sia uno scienziato ed anche largamente condivisibile presenta il classico rischio MacDonald:
        ad esempio sui vaccinati che trasmettono ci sono almeno 10 studi e uno dovrebbe fare una sintesi dicendo quando (prima settimana!) e quanto (da 100 a 20%, ma prevalentemente 20) mentre lui prende un solo caso. Idem per la protezione da vaccino. Ovvero anche nel migliore dei casi uno tira l’acqua al proprio mulino se non fa molta attenzione.
        La differenza con un articolo scientifico è che i revisori lo bacchetterebbero e lui dovrebbe correggere.
        Per questo dico di andare sempre alla fonte!
        E nel merito ribadisco quello che dicevo altrove. Ma non fidarti neanche di me. È un esercizio da detective che, senza esagerare, può anche essere divertente.

        1. No no neanche di te mi fido, e senza revisori, perché hai un solo argomento e lo ripeti senza stancarti: che altri NON sappia, non verifichi, non abbia letto abbastanza eccetera. Se non sei dio onnipotente ti prego dimmi qualcosa, una piccola cosa irrilevante, che so riguardo le allodole o la crescita delle fave, su cui non sei informato al top e aggiornato all’ultimo strillo. Ti prego, dammi un cenno che mi rassicuri di una tua possibile fallibilita’, secondaria eh, trascurabile… miseramente umana.

          1. ma perchè, dato che gli umani sono così noiosi?
            e poi la mia voleva solo essere una noiosa ripetizione, quasi scolastica, del criterio di controllo che tutti accettano e nessuno pratica: fidarsi solo delle pubblicazioni con revisione.

  18. Non è proprio una lettera e non dice come ha reagito l’amico sedotto dai no-vax ma l’ipotesi di una persistenza o una regressione a una comunità tribale in piena globalizzazione andrebbe studiata…

    SEGNALAZIONE

    LETTERA A UN AMICO SEDOTTO DAI NO-VAX
    di Alessandro Cavalli
    12 NOVEMBRE 2021

    Più che respingerne con sdegno le posizioni, occorrerebbe chiedersi che cosa muove i no-vax quando si oppongono alla scienza, imperfetta ma pur sempre preferibile all’irrazionale che cerca fede più che fiducia
    https://www.rivistailmulino.it/a/lettera-a-un-amico-sedotto-dai-novax?&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Strada+Maggiore+37+%7C+10+-+15+novembre+%5B8119%5D

    Stralci:

    1.

    Oggi, chi come me ha vissuto più di ottant’anni nell’arco della propria vita ha visto tante trasformazioni, anche nella quotidianità: la motorizzazione di massa, i voli low cost e l’esplorazione dello spazio extraterrestre, i treni ad alta velocità, la plastica, il tramonto della macchina da scrivere e l’avvento del computer, la diffusione degli antibiotici, la fine dei dischi in vinile e la loro sostituzione con le cassette e poi i compact disk; per non parlare dell’elettronica, della digitalizzazione e delle macchine intelligenti; e ancora, la bomba atomica, la fine del colonialismo, il crollo dell’impero sovietico, l’ascesa della Cina, l’esplosione demografica, le emissioni crescenti di CO2 e il cambiamento climatico. E potrei continuare. Molto ha a che fare col cambiamento scientifico-tecnologico e con i suoi effetti. In realtà da un paio di secoli si è messo in moto un processo vorticoso e accelerato di cambiamento che sembra inarrestabile e, soprattutto, largamente imprevedibile.
    Una volta c’era chi pensava che tutto questo mutamento avesse un senso, che l’umanità si fosse messa in cammino verso qualche meta, forse lontana ma immaginabile. Oggi non ne siamo più certi. Alcuni hanno perso la fede nel progresso, altri annunciano la catastrofe e arrivano quasi a pensare che la specie stia correndo verso la propria estinzione. Chi ha ragione? Quali saranno i saperi utili per il domani? Quali saranno le professioni e i mestieri che sopravviveranno ai cambiamenti futuri? Difficile a dirsi. Dobbiamo imparare a vivere nell’incertezza e ad educare figli e nipoti a vivere nell’incertezza.
    2.
    ‘interrogativo al quale rispondere non è perché sono diffusi il senso di incertezza e il sentimento della paura, ma piuttosto come mai in una quota della popolazione delle società avanzate questi tratti «normali» assumano una intensità tale da generare sfiducia generalizzata nella scienza (e forse anche in altre istituzioni) e quindi comportamenti, come quelli adottati dai no-vax, dannosi non solo per sé ma anche per il resto della collettività e refrattari a qualsiasi evidenza empirica. Ormai sappiamo con dati empirici sufficientemente fondati che i vaccini riducono la diffusione dei contagi, che i non vaccinati hanno una probabilità assai più alta di essere contagiati, ricoverati in ospedali, sottoposti a terapie intensive e anche alla fine di lasciarci le penne. Tutte fake news agli occhi dei no-vax.
    3.
    È comunque assai plausibile che l’eventuale predisposizione alla sfiducia che favorisce la sindrome no-vax sia alimentata e rafforzata dal fatto che i no-vax fanno comunità, molto spesso attraverso i social, e quindi elaborano collettivamente la loro visione del mondo che in tal modo trova continue conferme interpersonali e diventa impermeabile ad ogni smentita. Una comunità che, di nuovo, assume i tratti di una setta religiosa in un mondo di infedeli.

    1. e questo della comunità è un punto cruciale: ormai ci sono solo più comunità tribali, e le persone solo umane sono tagliate fuori…Ma se non ritorniamo in qualche modo a livelli sociali possiamo solo regredire.

      1. Qui mira e qui ti specchia,
        secol superbo e sciocco,
        che il calle insino allora
        dal risorto pensier segnato innanti
        abbandonasti, e vòlti addietro i passi,
        del ritornar ti vanti,
        e procedere il chiami.

        Segnalazioni su quale sia per l’oggi il “risorto pensier” e dove sia finito (e se sia ancora praticato) ne abbiamo?

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