a cura di Ennio Abate
Nella mia quotidiana esplorazione sulle pagine degli “amici su FB” m’imbatto stamattina nello scritto di Roberto Buffagni. Il tema mi attira e rispondo subito con un commento. La discussione proseguirà forse. Spero anche qui su Poliscritture.
Violenza sulle donne.
Se vogliamo cadere per un attimo nel serio, ciascuno e ciascuna dovrebbe, magari, interrogarsi un pochino sul fascino, anche erotico, che esercita la violenza. Resecare chirurgicamente l’eros dalla violenza, Afrodite da Ares, è affatto impossibile. Se ce ne si rende conto, il rapporto erotismo-violenza si può addomesticare. Non che sia facile ma si può. Sarebbe la funzione della virtù cardinale della temperanza, che non è il moderatismo ma la forgia del carattere, che si tempra come si tempra(va) l’acciaio, ossia immergendo nell’acqua gelida il metallo incandescente martellato dal fabbro. Un uomo che abbia imparato a dominare la paura e la violenza, trasmutando la violenza in forza, non userà mai violenza contro una donna, che è fisicamente più debole, perché è disonorante abusare della propria forza impiegandola contro chi non può reagire. Il ricorso alla violenza fisica, in una relazione, è il sintomo più appariscente di un blocco della capacità di comunicare altrimenti un’emozione soverchiante che non si riesce a dominare. Il punto chiave è “che non si riesce a dominare”, cioè una debolezza del carattere, che può derivare da semplice barbarie e rozzezza, perché il barbaro deve saper dominare la paura, ma di rado si pone il problema di dominare la violenza; o dalla “barbarie riflessiva” (Vico), ossia dall’eccesso di raffinatezza, cinismo, corruzione dei costumi, che compromette la formazione corretta della personalità; o da veri e propri disturbi della personalità individuale.
Se invece, per correggere l’uomo violento, si punta sulla riforma in senso moderato, coccoloso, politically correct del trasporto erotico, il risultato è: a) se la riforma riesce, il rapporto erotico è intenso come una minestrina di dado, l’investimento emotivo sotto il minimo sindacale, e probabilmente lo erano già prima che il riformatore si mettesse all’opera b) se la riforma non riesce (caso più frequente) non si fa che provocare una reazione emotiva ancor più potente e incontrollabile, perché reprimere, negare, dichiarare fuorilegge un’emozione profonda, che a volte è un vero e proprio affetto nel senso psichiatrico della parola, non l’ha mai fatta sparire da che mondo è mondo e uomo è uomo; e anzi, ciò che viene così represso e negato prende proporzioni formidabili nella vita interiore, più facilmente travolgendo la volontà cosciente. Un secolo e mezzo di studi psicoanalitici dovrebbe averci insegnato almeno questo.
Le relazioni affettive tra uomo e donna sono un mondo intero. In questo mondo ci stanno, giusto per nominare gli aspetti principali: a) la relazione erotica vera e propria, che anch’essa è un mondo intero, e presenta aspetti e livelli molto diversi. Esemplifico con l’Odissea: Circe è “appetitio”, sensualità incontrollata, istinto sessuale che prende il comando e imbestia l’uomo; Calipso è “perditio”, isolamento, oblio, sospensione della vita nella bolla erotica; Penelope è “affectio”, attrazione fisica + affinità d’anima. b) in una relazione stabile, di tipo matrimoniale, c’è il progetto di vita in comune, con la sua dimensione anche economica, sociale, giuridica, comunitaria, religiosa, e, quando dalla relazione nascono figli, questo progetto di vita in comune coinvolge necessariamente altri esseri ed entrambe le stirpi dei coniugi, e così diviene un albero – l’Albero della Vita, l’ulivo dal quale Ulisse ricava il letto matrimoniale intorno al quale fa costruire la casa – che affonda nel passato con le radici, e si protende nel futuro con i rami. Quanto sopra per dire che le relazioni tra uomo e donna sono qualcosa di molto complesso, delicato, e di un’importanza che è un vero e proprio suicidio sottovalutare, ridurre a un astratto modello impoverito di uomo e donna. Ue’ ragazzi: da questa cosa nasce il mondo dell’uomo, di tutti gli uomini e le donne che esistono, sono esistiti, esisteranno. Ci dovremmo impegnare di più per capirla, se non vogliamo che imploda e trascini il mondo vitale dell’uomo nella disgregazione.
"Quanto sopra per dire che le relazioni tra uomo e donna sono qualcosa di molto complesso, delicato, e di un'importanza che è un vero e proprio suicidio sottovalutare, ridurre a un astratto modello impoverito di uomo e donna. Ue' ragazzi: da questa cosa nasce il mondo dell'uomo, di tutti gli uomini e le donne che esistono, sono esistiti, esisteranno. Ci dovremmo impegnare di più per capirla, se non vogliamo che imploda e trascini il mondo vitale dell’uomo nella disgregazione." (Buffagni)
Condivido solo in parte l’idea che “resecare chirurgicamente l’eros dalla violenza, Afrodite da Ares, è affatto impossibile”. Io rifuggirei dalla fissità tipica del mito e, proprio perché l’esigenza di capire “questa cosa” non ha ancora dato i risultati auspicati (lo stesso Freud, da parte maschile, concluse che il “continente donna” malgrado tutto gli era rimasto ignoto), sarei più cauto nell’affermare definitivamente che “il rapporto erotismo-violenza si può [solo] addomesticare”.
Accanto ai rischi di astrattismo della eventuale “riforma in senso moderato, coccoloso, politically correct del trasporto erotico” metterei pure quelli del cosiddetto “addomesticamento”. Che, come prospettiva, non è meno astratta.
Meglio essere fino in fondo consapevoli della complessità della questione e avere più fiducia nei tentativi in atto malgrado contraddizioni ed errori. Insomma, perché rinunciare a cercare il possibile rapporto erotico SENZA violenza?
P.s.
Credo che il discorso andrebbe esteso anche ai rapporti interumani in generale. Quanto somigliano le dinamiche del rapporto uomo – donna a quelle dominatori – dominati?
Grazie Ennio. Non ho niente in contrario se qualcuno vuole “cercare il possibile rapporto erotico SENZA violenza”, per sé e per i suoi partner, e gli faccio tutti i miei auguri. La mia esperienza personale in materia mi suggerisce che sia una missione impossibile, ma chissà. Ho invece qualcosa, anzi molto, in contrario quando se ne fa una pedagogia di massa e la si sostiene con le sanzioni legali.
La questione quindi riguarda la possibilità o meno di separare eros e violenza.
Distinguerei due piani: la violenza come “s-forzo” fisico, il piacere (eventuale…) da un eccesso di sensazione che l’erotismo -fisico- comporta. L’altro piano è quello del rapporto di potere, che si cristallizza nel rapporto sado-maso.
Di questo ultimo si può (ad alcuni e alcune però piace) fare a meno. E’ questione culturale: l’inferiorità sociale e culturale femminile durata così a lungo scivola per forza in una relazione di dominio maschile. Si può realizzare anche il contrario, l’esempio più classico è quello della giovane e ignorante ragazza che tiranneggia il più anziano partner, sessualmente meno performante.
Chiaro che le femministe delle differenza o neoliberiste non rientrano in quello schema di dominio se non volontariamente.
Credo invece che, come l’eros potenzia le sensazioni, anche una certa forma di s-forzo aggiunga intensità al piacere, in questo senso eros e forza vanno insieme.
…ma sono io quell’ A. Locatelli della presentazione o il virologo che spesso parla della situazione covid?
Posso comunque esprimere un parere su un tema che rimane apertissimo…e sospeso.
“Le relazioni affettive tra uomo e donna sono un mondo intero” ( Roberto Buffagni), anzi, secondo me, sono “il mondo intero”. In un precedente post si è molto discusso sul rispecchiamento, consapevole o meno, della società con tutte le sue componenti e dinamiche, anche nelle sue evoluzioni storiche, sulla scrittura…tanto piu’, penso, che questo fatto valga se si considera il rapporto erotico, affettivo, amoroso, istituzionale o meno, tra uomo, donna e oltre…Come la nostra società è prevalentemente violenta nel fissare rapporti duali e collettivi di sottomissione e diseguaglianza, cosi’ tali dinamiche si ritrovano negli stretti rapporti personali, soprattutto nell’ambito familiare…Per cui la violenza ad ogni livello di rapporto andrebbe esclusa, perchè lo mortifica…a volte puo’ essere un ingrediente nel rapporto erotico? Sempre secondo me, solo se resta un semplice gioco condiviso, senza ruoli, senza dimostrazione di forza…qui mi sembra che siamo tutti d’accordo. Ma il discorso è molto piu’ ampio. Forse è “il sogno d’amore”, non approfondito nelle sue componenti (di cui ha scritto tanto Lea Melandri) a generare piu’ confusione e a creare situazioni di violenza domestica spaventosa, come testimonia la strage delle donne…Bisognerà arrivare a depotenziare il secolare potere sociale maschile, ma anche quello, piu’ occulto, della donna tra le mura domestiche, vittima due volte…Per quest’ultima ragione, tra altre, trovo alleati alla causa femminista i movimenti lgbtq, che lottano per scardinare ruoli di potere consolidati, ambigui e violenti, nella nostra società, sostenuti anche dalla chiesa cattolica…Poi, ragazzi, sono ormai vecchia e vedo il mondo muoversi intorno a me
ho scritto in maniera staccata sull’argomento, ma ho dovuto in tempi lunghi affrancarmi dalla violenza…rispetto, comprensione, affetto verso noi e gli altri sono gli strumenti che non tradiscono mai. non sono minestrina per me
“Il ricorso alla violenza fisica, in una relazione, è il sintomo più appariscente di un blocco della capacità di comunicare altrimenti un’emozione soverchiante che non si riesce a dominare.” (R.B.)
L’ “emozione soverchiante”, secondo quanto è detto prima, sarebbe l’eros “a tutto tondo”, inseparabile dalla violenza; ma l’uomo che si è temperato/temprato immergendosi nel mastello di acqua gelata riesce a disinnescare la violenza senza pregiudicare l’eros sostanzioso, che adottando l’immaginario dell’autore ci rappresentiamo come una gustosa bistecca. Come faccia, dal momento che a quanto afferma lui stesso eros e violenza sono inseparabili, Buffagni non ce lo dice. Saranno i misteri della copula ben temperata.
Siamo invece messi in guardia contro l’eros ridotto a minestrina non dalla metallurgica temperanza, ma… già, ma da cosa? Dalla riforma del trasporto erotico. Ah.
E che è? Non accedendo a facebook, mi mancano i dati. Cosa sarà questa riforma? Addirittura provvista di sanzioni. E la minestrina? A cui si riducono i poveri esseri umani non predatori, erbivori per così dire, vegetariani, invisi ai monoteisti carnivori e gran scopatori…
Mah, nell’insalatone qua sopra non ci capisco niente. Mi associo invece al commento di Annamaria Locatelli, che parla di rapporti di sottomissione e ruoli di potere. E aggiungo che, per quel che posso dire non essendo mai stata malmenata, la violenza mi pare l’epifenomeno; l’eros è in realtà una questione di potere, è inseparabile dal potere (già nel lessico), il potere (politico, economico) finisce sempre per contaminarsi con l’eros nella forma della sottomissione dell’altro, in un certo senso si potrebbe dire che l’ultimo obiettivo del potere è l’eros; e da parte sua l’eros, idealmente, tende all’annientamento dell’altro.
La soluzione umana, che si può sperimentare senza immersioni polari, è l’amicizia fra gli amanti.
sarà che sul mio pianeta c’è un clima diverso, ma non capisco come possano essere inscindibili eros e violenza; sarà forse che quando siamo diventati grandi contemporaneamente si cominciava a respirare un’aria di libertà che poco dopo sarebbe esplosa nel ’68, e libertà e violenza sono difficilmente conciliabili; sarà perchè l’eros è quello che rende così bello il ballo, ma solo se sotteso, mai esibito o esasperato; sarà anche perchè nei rapporti sessuali non c’è soddisfazione se non è reciproca, e la violenza difficilmente è a due sensi. O forse è perchè questi elementi mancano o si incrinano, ma allora anche l’eros sparisce e rimane il potere.
Ecco un esempio di sesso politicamente corretto! Libertà e reciprocità: tra persone colte, economicamente indipendenti, di idee politiche affini?
Invece potere e dominio riguardano coppie di cui una governa il rapporto e l’altra si adegua, così come nelle separazioni una parte soffre più dell’altra. In un rapporto spesso la disuguaglianza di tenuta psicologica struttura una disuguaglianza/dipendenza. Ma che succede a letto? E chi lo sa?
Venere e Marte mettono in scena un’altra questione. Sono due dei, quindi a potenza di essere sono pari. Però sono differenti, e soprattutto in quanto sono due! Il racconto di Aristofane nel Simposio di Platone rimanda a originari mitici individui interi, con quattro gambe e braccia, divisi poi dagli dei per punirli in due metà, che nella vita niente altro cercano che di ricongiungersi alla metà perduta, di sesso diverso o uguale non conta.
La ricerca porta all’accoppiamento, alla riunificazione, quindi al sesso vero e proprio. E’ su questo punto che eros e violenza sono collegati, perchè la coppia è fatta di due che cercano di essere uno, mettono in scena mancanza e cattura, prendere e perdersi, e con un certo ardore, fino a dover cedere e rinunciare. (Poi in certi casi questo atto inesauribile si stabilizza in una costruzione sociale di coppia.)
Poichè l’unità del due è impossibile, ecco che si mette in campo anche una certa dose di energia per forzare un risultato… impossibile, ma desiderato.
(Violenza deriva da “vis” che vuol dire forza, potenza, e il suffisso -ulentus indica eccesso, da cui violento=prepotente, dominante.)
Va bè, quella del sesso politicamente corretto me la sono cercata…
ma sui due che diventano uno non la bevo:
che noia! avrebbe detto Arbasino
“che ‘diventano’ uno”? La unione dei due corpi però è la meta sia dell’atto sessuale, sia della coppia socialmente accreditata, sia nel pargolo che eventualnente ne deriva. Le cose sono un tantino complicate…