di Antonio Sagredo
a ANNAMARIA DE PIETRO
Hai affilato il tuo morire in un rettangolo di cera,
ma avevi già sognato un qualsiasi epitaffio in lingua greca.
Da morta, prima della rinascita, non sognavi l’immortalità,
ma il tuo svanire nella memoria la speranza di una vita.
I tuoi versi erano come le cose di Borges
ignare del quando del nostro inizio
e del quando della nostra fine,
ma nei labirinti delle quartine ti sei glorificata.
Attesi la mia ombra di cera fra marosi immobili.
I piroscafi di Fernando in lame di onde sono inchiodati.
Ed era una sbornia d’avorio quell’inverno bianco dei tasti,
una sonora batteria oltre la visione della muschiata linfa.
Le tue mani hanno curato tutte le note del pentagramma.
Come quest’accidia di diamanti e vespri
è questa lava di rose di un’antica mia canzone!
E ci siamo intesi perfino nella consapevolezza
che bisogna aver pietà anche della morte.
25-29 novembre 2021
Grazie per questi bellissimi versi. Annamaria merita questo ricordo poetico, quello che più di ogni altro le si confa’, perché alla poesia lei aveva affidato il suo essere più profondo.
ho conosciuto fuggevolente Annamaria De Pietro, grazie ad un suo intervento sul blog, e mi ha ispirato molta ammirazione…Ringrazio Antonio Sagredo per la bellissima poesia a lei dedicata
manca, Annamaria, manca alla poesia e alla vita, perchè sapeva sempre dire il giusto, una della persone più intelligenti, dell’intelligenza della vita, e c’era il suo amore per Marcello, che va ricordato con lei. E “solo l’empireo accoglie le colombe”.
Claudia Azzola
Avevo cominciato un saggio sulle sue “quartine”… e gliene avevo parlato personalmente tre anni fa, d’estate nella mia campagna salentina, ed essendo Marcello di Monteroni , vicino Lecce, ci si vedeva ogni esteate e tante volte insieme!
E insieme le sere e dopo cena, dietro la casa a veder le stelle fino a tarda notte.
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E sono stato interrotto da questa sua scelta improvvisa che non mi ha sorpreso, perché per empatia io e la mia consorte l’avevamo previsto come le due o tre possibiolità che le restavano.
E il gatto di famiglia che fine ha fatto?
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Ho dedicato a Lei tre componimenti che saranno pubblicati a breve dal blog di Abele Longo (PROFESSORE salentino ALL’UNIVERSITà DI lONDRA) “NEOBAR”…
ma altri versi sparsi qua e là come questi:
E quella rosa d’inverno come mi ricorda le mie Rose conquistate!
Rose di Praga fra la neve imminente… rose di Keplero e di pietra!
Annamaria è un Vesuvio di rose! Rose di lava vesuviana!
Lingue di lava di rose! Rose che vincono tutte le battaglie!
Dialetto rossolavico di rose rosse e invernali e… non so che dire… altro…
Rose dei crocicchi, dei trivi, rose sfogliate e invogliate, rose – su tutto!
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La mancanza della Sua poesia sarà avvertita quando della Poesia si avrà tanto bisogno, e specie della Sua che, credo non ha rivali tra le poetesse europee e credo mondiali in questi ultimi 50 anni!
de d’altra parte quesyoè il destino di noi “singolari” poeti, meglio così poichè siamo certi chwe questo destino è certo
antonio sagredo