di Antonio Sagredo
Ci sarebbe da salvare il cuore per offrire un messaggio lieve agli ottusi e perdonare le fiamme dopo tanto scempio. Ma la sua mente è salva col pensiero che ci consegna un ideale a prova d'immortalità: così il suo esempio ancora ci sorprende!
Maccarese, 16 gennaio 2022
Un bel passaggio:
Ma la sua mente è salva
col pensiero
Gentili Lettori,
non mi aspettavo molti commenti, ma più di uno si.
Comunque l’intervento della signora Cristina Fischer è più che sufficiente e La ringrazio.
L’altro giorno a Roma a Piazza Jan Palach dove è situata una scultura con fiamme di ferro con figura centrale [*] non eravamo più di venti persone: quanto basta per essere contenti; è intervenuta l’Associazione Praga e una rappresentante del Comune di Roma. Il poeta Antonio Sagredo ha letto una breve ma intensa poesia. Sono state poste alla base del monumento due corone di fiori. Poi il sole ad un tratto uscito fuori dalle nuvole ha illuminato il monumento: sembrava un segnale ammonitore…
L.R.
[*]
sobria e intensa la poesia di A. Sagredo, scritta per commemorare, nel giorno della morte, il giovane ventenne cecoslovacco J. Palach e il suo gesto straordinario compiuto in nome di un ideale di libertà. Un tale cruento sacrificio di una giovane vita puo’ addirittura suscitare in noi imbarazzo, misurando la distanza con i nostri tempi di diffuso cinismo…Eppure sono trascorsi poco piu’ di cinquant’anni
@ Antonio Sagredo. Grazie.
Molti anni fa ho scoperto su youtube questa canzone di Adamo di altissimo valore dedicata a Jan Palach: “Mourir dans tes bras”. Anche la documentazione filmata che scorre durante la canzone è di straordinaria potenza emotiva e storica. Il ricordo, quell’umano “riportare al cuore”, è qualità eccelsa necessaria per riportare quotidianamente al cuore sé stesso e l’altro. Il risveglio di tutti noi dormienti.
Qui la canzone di Adamo:
https://www.youtube.com/watch?v=MzgoFyCfMPo
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….ascoltai questa canzone di Adamo allora e non la ho più dimenticata….
quei pochi versi che ho scritto l’altro giorno passeggiando sul litorale tirrenico di Maccarese (vicino Roma) mi hanno ricordato quando andai a Praga a studiare qualche anno dopo quel tragico evento. Ricordo che bisognava parlarne soltanto tra le mura di una casa privata in quella Praga ancora sconvolta e violata. Al Collegio Vetrnik dove alloggiavo insieme a centinaia di studenti stranieri non si poteva parlare tanti erano gli studenti-spia.
Ripellino (da suo allievo vi esorto a leggere le sue opere, e in primis “Praga Magica”), questo straordinario slavista e bohemista, fu l’ultimo degli studiosi a lasciare Praga durante la notte e riparare in Austria.
Ricordo quando giunsi a Praga, e dopo una settimana andando per vie e viuzze ancora la gente camminava a testa bassa (sentivano nelle orecchie il rimprovero di Jan Palach che si immolò anche perché il popolo non reagì come doveva)…
….ricordo e vedo tuttora la visione delle facciate dei palazzi perforate dalle sparatorie e dalle granate, e sulle mura di un di questi edifici la scritta :” CHE TEMPI SONO QUESTI \ IN CUI L’UNICA LUCE|
È UNA TORCIA UMANA?
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Ricordo ancora di giovani che piangevano quando bevevano la birra fino a stordirsi…
Ricordo il volto stravolto di un amico poeta cattolico notissimo, Josef Kostohryz di70 anni
Che di era fatto 15 anni di carceri dure per poi uscire “per non averi commesso”… nulla!
Ricordo nel 1977 i funerali d J an Patocka, proprio vicino al collegio: ceninaia e centinaia di studenti cechi e stranieri, e i poliziotti in borghese inermi ma vigili,
Ricordo tanti poeti e artisti… e tanti versi che ho dedicato a Praga.
Grazie per gli interventi
Antonio Sagredo