Riordinario 19 marzo  2022

 Guerra in Ucraina. Scambio sulla pagina FB di Giovanni Cominelli

di Ennio Abate

Andrò avanti a pubblicare il Riordinadiario delle ultime settimane, ma lo farò a salti e senza rispettare l’ordine cronologico. Più avanti (forse) cercherò di capire il perché di questa scelta (d’emergenza). [E. A.]

La moralità della resistenza ucraina

Giovanni Cominelli sabato 19 Marzo 2022 (qui)

Ennio Abate
“Non si vedono tracce di guerra di classe. Di sicuro gli Ucraini non vogliono “fare come in Russia” come invece desideravano settori delle Brigate Garibaldi. Ma, oltre le differenze, vi è un nucleo identico tra le due Resistenze: la moralità. Essa consiste nel combattere per la libertà e le libertà, cioè per un modello di società e di Stato di diritto, nella quale siano riconosciuti e realizzati i diritti fondamentali della persona umana, la separazione liberale dei poteri, il pluralismo politico e culturale, le elezioni libere da brogli. In una parola: si battono per la libertà umana, il valore fondante, l’eguaglianza, la fraternità.” (Giovanni Maria Cominelli)

Beh, devo liberarmi dal mito dei compagni del ’68 e dire (con Fortini) “Come ci siamo allontanati”, Giovanni!
Anche tu con questa analogia tra scontro Zelensky- Putin e la nostra Resistenza contro fascisti e nazisti!
No, non mi metterò a polemizzare. E sulla tua pagina FB poi.
Quando le posizioni sono così contrapposte e divaricate sarebbe – per entrambi – una perdita di tempo.
Ognuno però può riflettere per conto proprio sulle fondamenta teoriche e storica della posizione dell’altro. Io ho appena letto le tue argomentazioni.
Ebbene suggerisco a te e ai tuoi “amici FB” una lettura di uno storico serio che illumina fatti e ideologie che a mio parere tu trascuri:
Un saluto
Il cuore nero: la guerra russo-ucraina è il ritorno del passato - JoiMag
JOIMAG.IT
Il cuore nero: la guerra russo-ucraina è il ritorno del passato – JoiMag

Il cuore nero: la guerra russo-ucraina è il ritorno del passato – JoiMag

Ennio Abate leggi l’intervista di Carlo Smuraglia su Repubblica di oggi. Poi ne riparliamo!

Giovanni Maria Cominelli

Ennio! Smuraglia ha 99 anni. C’entra poco con il ’68. Cofferati sì era del Movimento. Bersani era di Avanguardia operaia. Gentiloni era del MS-MLS… Tutti condividono una cosa elementare che ha detto il compianto (?) Mao tse-tung molto tempo fa: dove c’é oppressione c’é resistenza. Gli Ucraini oppongono resistenza e ne pagano le conseguenze. Poi si possono fare molte analisi storiche e politologiche. Ma la sostanza é autoevidente. Persino il Card. Parolin ha dovuto correggere l’iniziale posizione più timida. E non mi importa il regime interno ucraino. E se ci sono fascisti e nazisti, peraltro in quantità molto limitata. Gli Ucraini hanno votato, hanno scelto un Presidente con il 73% e passa (nessun leader europeo gode di tanto consenso!). La società ucraina, come tutte le società post-comuniste, non ha mai conosciuto prima lo Stato di diritto. Nella transizione post-comunista pezzi del partito, dello Stato, dell’Esercito si sono rubati pezzi di Stato. E’ accaduto in Russia e in tutte le altre quindici Repubbliche socialiste sovietiche, eccetto che in Cecoslovacchia, regione europea e democratica fino alla fine della Seconda guerra mondiale e poi brutalmente oppressa da Stalin, che ha fucilato il gruppo dirigente dei comunisti cechi, accusati di nazionalismo (sic!. Il tasso di diseguaglianza sociale in questi Paesi è 10 volte superiore a quello americano. Questo é il fallimento più tragico del comunismo. Gli Ucraini, quando dicono “Europa”, pensano solo allo Stato di diritto e quando dicono “Nato”, pensano alla protezione dello Stato di diritto. Putin ha aggredito per ragioni interne . Perché non é capace di sviluppare economia e benessere. Ha un PIL inferiore a quello spagnolo, per avendo i 144 milioni di abitanti e enormi giacimenti di materie prime. Delle quali si sono impadroniti gli oligarchi e il suo cerchio magico. E ha paura del contagio democratico. Se po vi si aggiunge il nazional-bolscevismo di Dugin e dei limonoviani, che si ispirano a Heidegger e a Evola e al filetismo di Kiril…

Ennio Abate
Giovanni Maria Cominelli A me pare che tu veda solo il “nazional-bolscevismo di Dugin e di Putin e sottovaluti, anzi sorvoli (“non mi importa il regime interno ucraino. E se ci sono fascisti e nazisti, peraltro in quantità molto limitata.”) il nazionalismo inquinato di nazisti, che Vercelli – da storico equilibrato ( e liberale, credo) – ben sottolinea nell’articolo che ti ho proposto. Fossero anche numericamente limitati questi nazisti nel governo di Zelensky cosa ha a che fare questa resistenza a Putin con la Resistenza antifascista?

Primo: donde vengono i nazisti/nazionalisti ucraini, AFD in Germania, le destre estreme in Polonia, in Ungheria e in Romania ecc…? Vengono dall’oppressione sanguinosa che l’URSS ha dispiegato dal 1922 in avanti (caso ucraino – hai presente l’Holodomor? ) o dal ’45 fino al 1991. Perciò in tutti questi Paesi poterono pensare che Hitler li liberava. Vedi Repubbliche baltiche. Mal gliene incolse! Secondo: Zelensky, ebreo antìnazista, ha inquadrato i 3.000 del Battaglione Azov nell’Esercito. Nel governo non ci sono nazisti. Zelensky con il suo 73% non ne ha bisogno. Perciò, cerca di evitare di bere la propaganda di Putin. Supposto che i nazisti fossero cosi pericolosi, ti pare che i bombardamenti sui civili risolverebbero il problema. Fortunatamente, poiché nessuno pensa che Putin sia comunista, non c’é bisogno di essere nazisti per combatterlo. Basta voler essere ucraini indipendenti. Certo, difficile a digerirsi per Putin, per il quale Russi e Ucraini sono uno stesso popolo. Vaglielo a spiegare agli Ucraini!

Ennio Abate 
Giovanni Maria Cominelli Ma hai letto l’articolo di Vercelli che ti ho linkato?

Certo! L’ho letto prima di rispondere. Fa benissimo ad analizzare la complessità della storia. A parte che analisi come le sue traboccano da tutti i giornali e riviste. Ma qui il punto é: si aiuta o no la Resistenza ucraina? Poi analizziamo le complessità e le colpe dell’Europa e della Nato. Che si riducono tutte a una sola: quando Putin ha cominciato i massacri in Cecenia e su su fino all’annessione della Crimea, l’Europa a guida tedesca ha preferito voltare la faccia dall’altra parte. E adesso raccogliamo i frutti del merkelismo e dei socialdemocratici tedeschi. Schroeder, già cancelliere, stava dentro Gazprom!. Adesso i socialdemocratici lo hanno espulso.

Euro Perozzi
Ennio Abate, il concetto chiarificatore è in “come ci siamo allontanati…”Risuonano appelli alla unità alle origini… ma che origini? Salvare il ricordo intimo di un progetto… ma era basato sulla… fede? Ignorava la complessità… fondato su buonismo egoico e ignorante. Niente da salvare….!?

Euro Perozzi Come ci siamo allontanati…è un verso di una poesia di Franco Fortini dedicata a Vittorio Sereni:

A Vittorio Sereni

Come ci siamo allontanati.
Che cosa tetra e bella.
Una volta mi dicesti che ero un destino.
Ma siamo due destini.
Uno condanna l’altro.
Uno giustifica l’altro.
Ma chi sarà a condannare
o a giustificare
noi due?

Ennio Abate, si, il mio commento non riguarda questo….

È un sottile richiamo che percepisco dalle persone che con cui si sono condivise fasi ma non il percorso, ecco la lontananza è il percorso fatto, il viaggio, le scoperte… quella sensazione  di non condividere più abbastanza.

Giovanni Maria Cominelli

Questo buttarla in poesia non mi appassiona neanche un po’. La realtà del mondo ci mette davanti a dei bivi. E spesso ciascuno prende strade diverse. Ma non perciò mi struggo nella hegeliana coscienza infelice. Il mondo é questo qui, ora. Dobbiamo decidere da che parte stare. O con Putin o con Zelensky. Terze posizioni sono esercitazioni da anime perse.

Ennio Abate

Giovanni Maria Cominelli Non la “butto in poesia”. Rispondevo al tuo amico FB supponendo che non conoscesse quella poesia di Fortini.
Certo che bisogna decidere da che parte stare. Io sto CONTRO PUTIN E CONTRO ZELENSKY,
Lascia a te la “salvezza”. Un saluto


Vanni Musi 
Ennio Abate Non è difficile, fa un piccolo sforzo e sta col popolo ucraino che agli occhi di Putin non è che carne da cannone. Popolo ucraino che tutto vuole fuorché farsi irreggimentare da Putin e dalla sua banda di gangsters. Zèlenski con tutti i suoi limiti è dalla parte giusta della barricata. Putin é un macellaio che ha fatto della forza e della sopraffazione del più debole il tratto distintivo della sua politica (si fa per dire).

Ennio Abate
Vanni Musi Non devo fare nessun “piccolo sforzo”. Sto con il popolo ucraino e quello russo contro Putin e contro Zelensky, che non va confuso con i partigiani della nostra Resistenza.Non credo, come tu scrivi, che “Zèlenski con tutti i suoi limiti è dalla parte giusta della barricata”. Se avesse autonomia ( una prospettiva autonoma) ci farei un pensierino. Ma no sta difendendo l’idealistica “autodeterminazione dei popoli” ( o del suo popolo) ma semplicemente lo sta sottraendo alle mire di Putin per metterlo al servizio di quelle di Biden.
Gli obiettivi dei nostri “interventisti” sono: – un’Ucraina vassalizzata, organicamente integrata nella NATO; – una Russia circondata da tutte le parti da un’alleanza militare; – un atlantismo che trionfi incontrastato sull’Europa. Altro che “pace” e “autodeterminazione dei popoli”. Questi ci spingono a capofitto verso la militarizzazione delle relazioni internazionali e alle minacce di guerra atomica sono pronti a rispondere rafforzando i loro arsenali atomici.

Gianpietro Olivari
Ennio Abate Contro Putin e contro Zelenski. Che vuol dire? Che si deve fare? Sarebbe bello avere qualche disposizione pratica ed attuabile.

Ennio Abate
Gianpietro Olivari “Contro Putin e contro Zelenski. Che vuol dire? Che si deve fare?” Contro entrambi perché fra nazional-bolscevismo zarista e nazionalismo fascistoide e filo NATO c’è poco da scegliere. Entrambi lavorano per tener sottomessi i loro popoli.Contro entrambi perché hanno scelto la guerra come metodo di soluzione dei conflitti che li contrappongono. “Che si deve fare?”. La “disposizione pratica ed attuabile” dovevano aiutarla a trovare prima i politici dell’Europa, ma come si è visto hanno fatto finta di niente e hanno accettato subito la voce del padrone USA quando gli ha imposto la via rischiosissima oggi della guerra.

P.s.

OTTO MOTIVI CONTRO LA GUERRA (1990)

Stralci:
«tutto è peggio», «quasi unanimità dei giudizi», « irrilevanza delle voci differenti dal coro», «disfacimento delle sinistre» e «i ceti medioborghesi, l’Italia dei colti, il ceto politico che quasi sempre sono stati una barriera alla peggiori tendenze dell’età reaganiana, si sono trovati dalla parte di queste ultime, ben contenti che l’indecenza di un Saddam Hussein abbia provocato un generale riflesso di difesa e di protesta. Quella “unione sacra” che c’era stata solo in taluni episodi della lotta antiterrorismo sembra oggi non solo quasi rivelata nella “nazione profonda” ma confermata dalla quasi totalità dei facitori di opinione. Mi sbaglio: ci sono i preti»
( in “Disobbedienze II”, pagg. 127)
Chi avesse voglia di ricordare che cent’anni fa i socialisti cantavano: “Guerra al regno della guerra / morte al regno della morte”, mentre le sinistre italiane (e da mezzo secolo quelle sovietiche) hanno dimenticato che nella seconda strofa dell’Internazionale sta scritto che: Se codesti cannibali si ostinano / a far di noi degli eroi/ presto sapranno che le nostre pallottole / sono per i nostri stessi generali), commetterebbe un errore. L’esperienza del secolo prova che la trasformazione leniniana della guerra imperialista in guerra civile è ipotizzabile solo al di sotto di un certo livello di tecnologia degli armamenti, fin tanto che le due parti in conflitto non possono o non vogliono farne uso. Ancora due o tre decenni orsono si poteva pensare al valore esemplare dei “fuochi”, accesi e spenti in America latina o destinati a eternizzarsi come nelle guerriglie centroamericane o africane. Che alla base della guerra degli eserciti si opponesse quella dei popoli, secondo la parola di Mao e la pratica, fino a una certa data, del Vietnam. che però ha vinto solo quando ha ricevuto un certo tipo di armamento. Possesso e uso di strumenti tecnologicamente complessi implicano, in chi li guida e li usa, una modificazione analoga a quella che ha portato dall’operaio della “catena” a quello attuale, giapponese o italiano. Secondo il sarcasmo di Brecht, ai tempi di Hitler, il difetto del carrista e del meccanico era quello di poter pensare. Oggi quel “pensare-contro”, i generali odierni lo hanno eliminato proprio accrescendo la quota di “pensiero” applicato all’impiego della tecnologia militare.
( in “Disobbedienze II”, pagg. 127)
«Oggi sappiamo che non ci sono giuste guerre; ma non ci sono giuste guerre oggi, perché le finalità che le guerre di classe si sono proposte possono-debbono oggi essere combattute e raggiunte altrimenti che con le armi. E non perché la violenza sia, in astratto e sempre, il “male”. Ma perché oggi e qui essa serve ai nostri avversari; o almeno così, oggi, crediamo. La guerra del Golfo [lo stesso credo possa dirsi di questa in Ucraina. Nota di E. A.] è ignobile e va rifiutata e combattuta fino a che ci resti una parola, non perché Saddam [o Putin, aggiungo io. Nota di E. A.] sia un delinquente malvagio o perché gli Stati Uniti vogliono controllare il mondo e metterlo al proprio servizio, ma perché fa arretrare tutto quello che riteniamo buono e giusto per noi e per gli altri».

(da F. Fortini, “Disobbedienze II”, pagg. 131-132)

Gianpietro Olivari 
Ennio Abate Bene. Siamo tutti contro la guerra, almeno quasi tutti. La ringrazio dell’articolata risposta, Che la guerra sia il peggio, su questo siamo d’accordo. Ma è come farla finire. Contro uno che ti assale, bastano i discorsi filosofici? O pacifismi vissuti sotto l’ombrello occidentale? Per me van bene sanzioni economiche, politiche ecc… Ma se la vedessi assalita la sera da qualcuno armato, che vuole che faccia? Discorsi filosofici o successiva solidarietà in pronto soccorso? O preferisce un aiuto concreto? Da noi si dice che le balle van bene fino alle 11. A mezzogiorno serve la polenta. Contro un violento, vim vi repellere licet. Il resto son balle.

Ennio Abate
Gianpietro Olivari Come farla finire? Difficilissimo rispondere. Forse sarebbe il caso di capire le cause per cui è scoppiata. Ma per lei cercarle e ragionarci su “son balle”. E io non insisto. Segnalo a lei e agli amici di Cominelli che però qualcosa si muove in senso diverso dal vostro:


Gianpietro Olivari
Ennio Abate Quelli del Manifesto li ho già letti. Ho letto l’articolo sul dissenso russo. Che Putin teme. Infatti ha già organizzato tutto. Vedasi il non ritorno in patria dei caduti russi: i funerali fanno riflettere. Poi il sequestro di ucraini che tra poco vedremo con bandiera russa ad inneggiare al liberatore, ecc… Purtroppo per noi il dissenso interno russo è su frazioni dell’uno per cento. Quindi sanzioni ed aiuti agli ucraini. Le balle non sono sulle riflessioni, che probabilmente abbiamo approfondito prima. Non serve elaborare contorcimenti mentali per la ricerca di originalità, tanto per costoro, scava scava, sarà sempre colpa nostra. Le balle sono i discorsi da anime belle fatti sui cadaveri altrui.

Gianpietro Olivari Avrai già letto “quelli del manifesto” ma da quel che scrivi (“Non serve elaborare contorcimenti mentali per la ricerca di originalità”) dimostri soltanto la tua mentalità da crociato ottuso. Chiudiamola qui.

Gianpietro Olivari
Ennio Abate Per la verità non mi sento un crociato. Anzi, quelli di quei paraggi mi definiscono ben diversamente. Ribadisco il contorcimento di parecchi alla ricerca di originalità. Ubbidisco alla sua richiesta di chiuderla, giuacché da noi si rispetta l’altrui desiderio. Comunque avevo letto volentieri i suoi post. Viva l’Ucraina libera ed indipendente!

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