Guerra in Ucraina. Da Poliscritture 3 su Facebook
Mistificazione, calunnia, disinformazione, demagogia, falsificazione, colpevolizzazione ad ampio spettro, sono stati da sempre strumenti utilizzati da ogni parte e soprattutto da chi, essendo in posizione pre-dominante, ha interesse a far diventare assoluta la propria verità. Ci sono almeno due elementi oggi che rendono evidente questa situazione denunciata da Lea Melandri [1] e da tanti altri: 1) l’ossessività dell’utilizzo mediatico (ad azione compulsiva e univoca); 2) la piena dipendenza dell’opinione pubblica dagli strumenti socialmediatici… Ma io voglio segnalare un altro elemento che mi pare preso in scarsa considerazione. L’elemento nuovo che ci caratterizza in questa situazione è la mancanza di uno schieramento capace di intervenire nel contesto sociale e mediatico con determinazione e forza. Per cui i più critici ci limitiamo semplicemente a denunciare un atteggiamento “illecito” da parte dei poteri dominanti. E non andiamo oltre una vuota richiesta di diritto… proprio quando tutti sappiamo che i diritti in questo contesto vengono palesemente negati con aggressività e ossessività. Insomma, non ci poniamo il problema di come contrastare sul campo questa piena distorsione retorica e ci attestiamo su una indicazione di lamentela (doleance…). Mentre appunto dovremmo opporre una forza di verità e di azione civile adeguata alla bisogna. Quando si è sotto attacco mi sembra poco fruttuoso richiamare il dovere morale dei diritti, è necessario invece trovare la forza di riaffermare il dovere morale del diritto, contrapponendo alla forza negativa un’altra forza pari e di segno opposto. E gli intellettuali non devono solo denunciare, ma anche organizzare la risposta in termini di azione civile. E’ una logica negativa che bisogna contrastare, opponendole una logica complessiva quanto possibile organica, positiva, forte e determinata!
“Quando si è sotto attacco mi sembra poco fruttuoso richiamare il dovere morale dei diritti, è necessario invece trovare la forza di riaffermare il dovere morale del diritto, contrapponendo alla forza negativa un’altra forza pari e di segno opposto. E gli intellettuali non devono solo denunciare, ma anche organizzare la risposta in termini di azione civile.” (Truglia)
Mi spiace dover dire un’amara verità: questa strada che proponi – e sono anni, forse da quando ci conosciamo, che lo fai – è astratta e sbarrata.
L’ho tentata io pure ripetutamente fin dagli anni Novanta). E qui su FB l’ho sentita o sento ancora invocare – e nel medesimo modo astratto di “dovere morale” – anche da altri teoricamente più competenti e con una rete di sostenitori ben più ampia della mia. Anch’essi, però, pur facendo analisi intelligenti che convincono una certo numero di seguaci o interlocutori o denunciando con puntualità e lucidità modi di pensare e scelte politiche quasi suicide, non riescono ad organizzare nessuna “risposta in termini di azione civile” che possa contrastare seriamente i “decisori”.
Anzi, a volte, i loro discorsi rischiano di confondersi ambiguamente con i conati di movimenti di mera protesta lamentosa o rabbiosa ma cieca, che dopo un po’ si smorzano senza poter uscire dai ghetti reali e mentali in cui sorgono.
Non vedo segni neppure minimi che si possa contrapporre “alla forza negativa un’altra forza pari e di segno opposto”.
Meglio non illudersi e prenderne atto, cercando di capire perché a lungo – (noi vecchi ormai per sempre, visto i pochi anni che ci restano) – potremo agire solo da isolati. Meglio attrezzarsi a muoversi così – da isolati – in questo deserto intellettuale e morale. E non rinunciare a dire, ad ascoltarsi, a confrontarsi, a capire i nostri e gli altri balbettii, evitando il più possibile insulti, dileggi e predicozzi vani.
Mi pare l’unico atteggiamento che possa alludere e preparare (forse e chissà quando) un'”azione civile”.
Nota
[1]
Dalla pagina FB di Lea Melandri
Il “processo” mediatico che si sta facendo contro a posizione di chi è contrario agli stanziamenti militari, all’invio di armi, e al riarmo dell’Europa, è la vergogna del nostro Paese…”
Trovo assolutamente valida questa affermazione di Lea Melandri, “processo” che poi si traduce in un lavaggio del cervello dei molti fruitori che si fidano di testate giornalistiche o televisive e di nomi eccellenti…A loro volta questi ultimi, mal convinti, esercitano una sorta di linciaggio morale nei confronti di chi non aderisce a un’idea unica assorbita, semplificata e non ragionata…A questo punto viene da chiedersi se esiste davvero in Italia la libertà di pensiero e di opinione, soprattutto se viene rispettata. Certo coloro che stanno in alto, per confondere e ribaltare i significati, sono maestri…
Riguardo a chi ha interesse a muovere guerra oggi, veramente molti tra grandi e piccole potenze, fabbricanti di armi, alcuni credi religiosi…, sono cosi’ potenti da renderci impotenti. Contrastare con riflessioni ragionate, con giuste parole, ma anche con l’azione come afferma Tino Truglia, la terribile deriva sembra un’impresa persa in partenza. E lo penso, purtroppo. Loro hanno armi piu’ “ragionevoli”, ci portano di forza alla persuasione…Continuare a riflettere e confrontarsi è una via insostituibile quando si arriva ad un punto che sembra di non ritorno, tuttavia penso che anche qualche azione che si palesi chiaramente, senza pretesa oggi di incidere radicalmente ma almeno di visualizzare il dissenso: movimenti per il disarmo, manifestazioni di piazza contro la guerra, contro le ingerenze di superpotenze nel nostro continente, ho letto di una carovana per la pace in partenza per Leopoli, lasceranno qualche traccia almeno sulle coscienze…Restituiamo la voce anche ai piu’ giovani, nelle modalità che loro preferiscono