di Cristiana Fischer
Diversi strumenti musicali compongono nell’orchestra una ricca tavolozza timbrica. Ci sono i suoni gravi e vibranti che danno una colorazione drammatica al discorso, insieme al corpo centrale degli archi che lo sostiene con continuità e senza interruzioni. Il discorso ininterrotto cui mi riferisco è quello che trasmettono imperterrite tutte le fonti di comunicazione scritte, orali e visive, sui canali ufficiali delle tv, di stato o quasi (come sono quelle dei grandi gruppi privati), più la selva di fonti diffuse, come gli alberi le rocce e i rivi di una larga foresta che corrisponde all’intrico dei social. È il discorso della guerra, al 99% impegnato a sostenere la validità di un quadro che non si smette di abbellire e rafforzare: la povera Ucraina invasa dal rabbioso capo russo.
Nel complesso riconosco che è un discorso serio: nulla per noi in Europa sarà più come prima, prima cioè che l’invasione russa del 24 febbraio portasse la guerra dentro l’Unione Europea (da est). Ma tant’è, gli ex stati schierati con l’Urss nel patto di Varsavia uno per volta sono entrati, e continuano ad entrare, nella Unione Europea, oggi spostata sull’obiettivo geopolitico di contenere e possibilmente frammentare la Russia.
Minima cardiniana, 378/2, 15 maggio 2022: "Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovenia e Svezia hanno pubblicato un testo comune per esprimere la loro opposizione ai tentativi di revisione dei trattati. Dal loro punto di vista, l’Unione funziona bene così com’è, ha dato buone prove di sé durante pandemia e crisi in Ucraina, per cui allo stato attuale un cambiamento nei trattati è improbabile". https://www.francocardini.it/
Gravi danni porterà questo impegno assunto dalla Commissione e dal Parlamento europei agli Stati più occidentali, danni economici di impoverimento popolare e perdita di attività economiche.
Ecco perché i toni drammatici e allarmati dell’orchestra dei media sono nel complesso adeguati, per quanto schierati e di parte, alla situazione reale.
Ma poi tocca scoprire nella orchestrazione, nell’accordo armonico degli strumenti, anche la laconicità e reticenza del triangolo. Sì, il tintinnio chiaro e leggero di uno strumento che pretende di attenuare e riassumere con delicata fermezza il senso dello sconvolgimento che la guerra ha portato in tutti.
Mi riferisco a un paio di articoli di Elena Grammann nel suo sito “Dalla mia tazza di tè” (gli articoli sono: Una questione culturale del 29 aprile, Antologia putiniana del 15 maggio, Tutta colpa dell’America del 30 maggio) in cui la gravità delle azioni di Putin viene derisa e derubricata: il programma di Putin, Dio, famiglia e tradizione russa, diventa riedizione delle mosse e idee dello zar Nicola I.
"«Il ministero dell’educazione ha concepito un programma fondato sul trinomio autocrazia, ortodossia, nazionalismo come principale guida del regime e del sistema politico. Secondo questa dottrina, il popolo deve mostrare lealtà all’illimitata autorità dell’autocrate, alle tradizioni della Chiesa russo-ortodossa e alla nazione russa». Ah no, pardon, c’è un errore, non è il programma di Putin per l’istruzione pubblica! Volevo fare un copia-incolla da Wikipedia ma sono finita per sbaglio sull’articolo Russia sotto Nicola I (1825-1855)” https://dallamiatazzadite.com/2022/04/29/una-questione-culturale/
L’intenzione è quella di svalutare un Putin-tigre di carta: come è finito l’impero russo, così finirà il nuovo zar. Il discorso presenta Putin come un vuoto mascherone alla deriva, quindi il nuovo zar non è pericoloso in quanto la Storia lo ha superato.
L’America, poi, non è certo un aizzacani contro Putin, piuttosto una grassa e paciosa zia che distribuisce consigli e aiuti a chi ne ha bisogno, come la consigliera Victoria Nuland, su cui Elena Grammann addirittura scherza con delle battute “qualcuno dovrebbe proprio convincermi che la Polonia e le repubbliche baltiche sono entrate nella Nato perché Victoria Nuland è riuscita a vendergli l’aspirapolvere”. Invece
"Victoria Nuland è e resta la burattinaia di tutto ciò che è accaduto in Ucraina dal 2014 a oggi. Nulla escluso: dalla scelta dei governi all'uso delle forze paramilitari fasciste, dalla totale e spietata spoliazione dell'Ucraina (sul modello della Russia anni '90) alle leggi discriminatorie verso la popolazione russofona, dall'elezione (anzi il casting) di Zelenskij all'aggressione armata del Donbass, dal progetto di integrazione ucraina nella NATO al coordinamento dei biolaboratori militari con le grandi aziende energetiche in cui sono coinvolti figli di noti politici americani (Romney, Kerry, Pelosi e naturalmente il figlio di Biden)" https://www.lafionda.com/il-destino-dellumanita-nelle-mani-di-una-donna-victoria-nuland/
Così nessuno spazio trova negli articoli di Elena l’impegno economico che invece gli Usa hanno profuso in Ucraina fin dal 1990:
“Dalla dichiarazione di indipendenza nel 1991, gli Stati Uniti hanno aiutato gli ucraini nello sviluppo delle istituzioni democratiche e nel promuovere la società civile e una buona forma di governo; tutto ciò è necessario per raggiungere l’obiettivo di un’Ucraina europea. Noi abbiamo investito cinque miliardi di dollari per ottenere questo e altri obiettivi”: queste sono le parole che Victoria Nuland, assistente del segretario di Stato Usa con delega per l’Europa e gli Affari Asiatici, pronunciò il 13 dicembre 2013, appena rientrata da Kiev (era la terza volta che ci andava in cinque settimane), alla International Business Conference at Ukraine a Washington presso il National Press Club. Per confermare l’intenzione americana di andare sino in fondo, aggiunse anche che gli Usa non avrebbero accettato che un lavoro di cinque anni finisse in nulla" https://www.notiziegeopolitiche.net/quei-dollari-usa-per-portare-lucraina-nellarea-atlantica/
La guerra è quasi una passeggiata che comincia il giorno 24 febbraio (senza collegamenti con la guerra civile interna che parte almeno dai moti del 2014 e dura da otto anni con attacchi alle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk e 14.000 morti conseguenti) ed è stata continuata dagli Stati Uniti solo per ragioni di politica interna agli Usa stessi
"pare che il presidente Bush padre e il suo segretario di stato J.A. Baker abbiano dato assicurazione verbale ai loro corrispettivi (ex) sovietici che la Nato non si sarebbe mai allargata a est dell’Oder (confine tedesco-polacco). Il “pare” è giustificato ... dalla natura appunto verbale dell’assicurazione ... ma... Clinton vuole essere rieletto (quale presidente americano non vuole esserlo, e anzi normalmente non lo è) e ha bisogno di voti".
Voglio riconoscere a Elena Grammann che fa bene a mantenersi lucida sui drammatici fatti degli ultimi tre mesi, rendendo avvertiti i suoi lettori che le ragioni della guerra non nascono da nostri interessi. Però
"i tedeschi promettono, ma poi abbozzano. Gli ungheresi mettono le cose in chiaro. I serbi acquistano petrolio russo a prezzi di favore. La Turchia, paese NATO, chiarisce che non intraprenderà azioni economicamente ostili verso la Russia, perché la danneggerebbero. Persino il Belgio ha chiaro che così non va. A tutti è evidente che queste sanzioni sono sanzioni contro di noi, vessazioni verso i cittadini europei, sottrazione di potere d’acquisto, distruzione del nostro futuro, perché stiamo preparando una recessione coi fiocchi, certificata da Bankitalia. Che significa disoccupazione. E per il migliore le sanzioni devono proseguire a lungo, forse per sempre. Cioè dobbiamo distruggere del tutto l’economia del paese e i risparmi degli italiani.” https://www.facebook.com/vincenzo.costa.79025
Il migliore, un tempo il soprannome di Togliatti, è oggi l’attuale presidente del consiglio. La lucidità comporta anche il dovere di illuminare la realtà, con quante più informazioni è possibile raggiungere e interpretando i comportamenti di tutti gli attori, senza velarla con uno stile allegro e disinvolto. Perché la crudeltà del teatro mortale che si svolge sotto i nostri occhi sta allungando gli artigli. E arriverà ad afferrare anche noi.
* Nella foto in alto: Victoria Nuland, sottosegretario di Stato per gli affari politici dell’amministrazione Biden
Cara Cristiana Fischer,
non a tutti è dato di essere tromboni.
… soprattutto quando cancellano le tracce incautamente lasciate. (La signora Grammann si è risentita sul suo blog per questo mio articolo, ho cercato di spiegarle le ragioni delle mie critiche, dopodiché ha cancellato l’intero post.)
Dio, che gatto attaccato ai maroni.
Il post era stato temporaneamente rimosso per motivi che non hanno nulla a che vedere con la noiosa insistenza della signora Fischer, e che sono miei privati. Infatti è poi stato ripubblicato prima che io avessi il bene di leggere il suo commento qua sopra. Altro che cancellare le tracce incautamente lasciate. Le tracce le lascia la signora Fischer sui miei zebedei.
Raffinatezze stilistiche femminili corrette, da loro pari, con maroni e zebedei.
La mia solidarietà pubblica a Cristiana Fischer.
CONTR-AFORISMA
(Dove riassumo, ad uso mio e de lettore, la lezione che ho imparato dopo aver invitato, fatto posto in questo gruppo ad Elena Grammann, ex rubrichista di Poliscritture 3)
Bisognerebbe avere sempre presente l’infelicità di una persona che ha un amor proprio così tirannico da imporsi di considerare imbecilli quelli che l’hanno apprezzata. (Almeno per alcune sue indubbie qualità).
P. s.
Per i dettagli visitare il suo blog qui: https://dallamiatazzadite.com/2022/06/05/mi-e-venuto-un-aforisma/
“intellettuale saccente” (in versi e in prosa), “triangolo laconico e reticente” che, ahimè, “tocca scoprire nell’accordo armonico degli strumenti”, e ora “infelice” (la tara massima nella società capitalistica e gaudente) per eccesso di tirannico amor proprio.
Signori di Poliscritture, per caso vi è andato di traverso qualcosa?
Beveteci un bicchier d’acqua e non pensateci più.
Tutta la mia solidarietà pubblica a me stessa.
«Signori di Poliscritture, per caso vi è andato di traverso qualcosa?» ( Grammann)
Molte cose (che tu sai, documentate in mail tra noi; e che non tirerò fuori). Saranno spunti per il mio “narratorio”.
Questo non l’avevo letto.
Oh, ma proprio non la mandate giù. Roba da matti. E poi qualcuno si permette di psicologizzare me.
Non voglio psicologizzare nessuno. Chiedo di notare che sulla guerra in Ucraina siamo divisi e che il confronto tra le opposte posizioni non necessariamente deve avvenire in modi rancorosi, lamentosi o sprezzanti. Si vogliono sostenere le ragioni del proprio schieramento con ironia e leggerezza? Bene. Dare, però, al proprio cane il compito di rispondere alle obiezioni pacate di Cristiana Fischer (https://dallamiatazzadite.com/2022/06/09/keine-panik-auf-der-titanic/), più che essere una trovata letteraria efficace, esprime soprattutto una voglia di offendere, che a me pare gratuita. Quanto la storpiatura del nome di Poliscritture in Cazzology News. Vabbè, si può persino apprezzare che una risposta (almeno dal cane) sia arrivata, ma questa scelta cosa svela dell’autrice?
Ho letto solo 3 articoli 3 del blog “dallamiatazzaditè” (più il quarto del cane che, caninamente, non è in grado di distinguere una metafora – quella dell’orchestra – dai gusti melomani di chi la metafora usa), i 3 che ho citato. Nei quali: Victoria Nuland emerge come una innocua anziana bonacciona; sui cittadini (tutti?) degli stati ex Patto di Varsavia chi scrive tira via senza approfondire; gli interessi Usa sull’Ucraina riguardano solo il desiderio del presidente di turno di farsi rieleggere.
Un discorso esile, su una guerra che impegna giornali, tv e social 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno (e che ci riguarda dolorosamente da vicino, ma su questo non insisterò per non provocare turbamenti in Elena Grammann). Esile al punto da paragonarlo, quel discorso, al “plin” del triangolo in rapporto all’intera orchestra pubblica.
…ingarbugliata su se stessa, bella e urticante come certe piante. Per sua fortuna gode della simpatia di un simpaticissimo cane…
SEGNALAZIONE
«Questo egocentrismo però ha anche un altro aspetto. Probabilmente quello che si chiama più semplicemente egoismo. Un amico mi disse una volta che io voglio essere amato ma che non voglio amare. C’è qualcosa di vero. È a livello molto nascosto, subconscio. È il senso che mi sia dovuto qualcosa perché avrei tanto patito e sofferto, e sono tanto coperto di piaghe che è giusto che gli altri siano molto buoni con me, mentre mi ritengo in diritto di censurare aspramente tutti intorno a me. Da qui l’intrattabilità, il cattivo carattere. È vero, ho rotto violentemente nella mia vita con moltissime persone, salvo soffrirne poi, e lamentarmi di non avere amici. Vi sono tuttavia non poche di quelle rotture che considero giuste e salutari, perché si tratta di persone dalle quali mi separa non soltanto una differenza di mentalità, ma anche una valutazione morale.
Conosco la contraddittorietà del moralismo. D’altra parte, non riesco a sfuggirvi, perché non riesco a non valutare venduto il venduto, spia la spia, agente del nemico l’agente del nemico. Prego notare che fra i sostantivi che ho usato, non c’è “l’imbecille”. Vorrei che non ci fosse mai – nel limite del possibile – una valutazione di qualità intellettuale, anche se mi rendo conto benissimo che (come si dice) quando ci vuole ci vuole. So di essere un violento, un violento collerico, di aver spesso maltrattato ingiustamente degli amici, di esasperare a freddo certi conflitti e certe situazione per una sorta di disperazione interna. […]C’è in me un elemento dispotico e infantile, sono portato a dire “se mi volete, sono così” come fossi dispensatore di cose tanto preziose nella mia conversazione da poter dire “ se mi volete, sono il piccolo despota che si permette anche di maltrattarvi”»
(da F. Fortini, Da un’intervista, in «Un giorno o l’altro», pagg. 417-418, Quodlibet, Macerata 2006)
PER CONCLUDERE. LA DIFESA DELLA LIBERTA’
I due commenti ( il mio: Ennio Abate10 Giugno 2022 alle 14:42: https://www.poliscritture.it/2022/06/02/unorchestra-sul-titanic/#comment-107708 e quello di cristiana fischer11 Giugno 2022 alle 8:35: https://www.poliscritture.it/2022/06/02/unorchestra-sul-titanic/#comment-107715) sono stati postati anche su Dalla mia tazza di tè, Il blog di Elena Grammann ma non sono stati ammessi alla pubblicazione.
P.s.
J.S. Bach – Cantata BWV 194 – Höchsterwünschtes Freudenfest
https://youtu.be/E-GQp32SHp4
SEGNALAZIONE
L’alfabeto universale
di Claudio Vercelli
Questo rischio è tanto più accentuato in un periodo quale quello che stiamo vivendo, dove molto spesso disorientamento e stanchezza hanno la meglio su speranza e investimento. Anche per una tale ragione non bisogna mai confondere le credenze con le conoscenze. Se le prime hanno a che fare con i convincimenti più radicati, e possono essere di guida per l’individuo, solo le seconde si trasformano in progetto condiviso per un’intera collettività. Le conoscenze non sono fredde nozioni ma assunti verificabili, che non si rifanno a rigide categorie morali bensì a codici di comprensione della nostra società. La distinzione tra opzioni personali e nozioni universali è allora tanto più preziosa se si vogliono evitare le derive dei relativismi, dei fatalismi e degli integralismi. Tre condizioni apparentemente distinte ma che spesso, invece, si intrecciano tra di loro, alimentandosi reciprocamente. La nostra è un’età di pluralismo senza centro: coesistono molte identità, fortemente intercambiabili, fluide come il tempo che stiamo vivendo, in sintonia con la frammentazione delle società e delle esistenze che ad esse si accompagnano. Si tratta di identità deboli, poiché basate molto sull’egotismo, ovvero sul pensare ciò che ci circonda solo in relazione a se stessi. Il fraintendimento comune è quello in cui si scambia una tale condizione per una sorta di progetto politico, che invece non si dà, non certo con tali premesse. Per capirci, in atto non c’è nessun declino (o presunto tradimento) dei «valori» ma la necessità di comprendere quali siano il senso e l’indirizzo del tempo che sta subentrando, attraverso un alfabeto universale che non sciolga le differenze ma riesca a farle coesistere e comunicare. Risparmiandoci soprattutto la tentazione di rinchiudersi dentro il proprio recinto, come se ciò fosse garanzia di sopravvivenza. Come disse qualcuno, quasi cento anni fa: «la crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati». E la morbosità nostra è l’incapacità di raccontarci, di descriverci, di relazionarci senza fare ricorso al linguaggio ingannevole del livore e dell’impotenza, del risentimento e del trauma perenne. Una collettività di vittime, una nazione di offesi, una comunità di presunti oppressi non saprà mai emanciparsi da quelle paure di cui essa stessa si alimenta quotidianamente.
(da https://moked.it/blog/2022/06/12/lalfabeto-universale/?fbclid=IwAR3m6yNoIxTfPzyUC6lkz-X8eGNMGhiCuVQ6jDEWHIWqAfvv_Q_h5JAwvaM)
la spocchiosità si declina
in splendido isolamento…
E il mitico cane?
Solo compagno
di verdi passeggiate,
di spuntini squisiti
e di odorosi cessi?
No, pure misero schiavetto
a cui, poveretto!,
in custodia consegnare,
quali tesori ben protetti,
il disprezzo e l’autodisprezzo…
Cosi’ lei, la principessa del pisello,
si libera del ‘molesto fardello’,
a se stessa infinitamente bastando…
Attendo strali regali
o forse uno sputo
Firmato: pulce d’acqua
d’altra parte:
là si muore
qui si duella con le parole…
“A se stessa infinitamente bastando”… non troppo però, se no non si sfinirebbe attaccando e insultando …
Enzo Raisi giustamente osserva, sul blog di Elena Grammann: “Se non leggo l’intera discussione non posso giudicare”. Gli ho risposto, sul blog diElena, che lei ha cancellato i commenti miei e di Ennio Abate, ma che li può trovare qui su Poliscritture.
Chissà se Elena consentirà la pubblicazione almeno di questo mio ultimo commento? Vedremo.