di Samizdat
Fofeggiare pallido e assorto or che il rovente comunismo è morto, chiacchierare tra ex compagni serpi di Bellocchio, Fortini, e dei quaderni pi. Conferenzando sulla Nuova Tuttologiadi Serra o di Baricco le humanities amiche portare nella palma di una mano e con l’altra fare il gesto delle fiche. [1]Sul Mercato Culturale il palpitare di editing non più proletari piazzare mentre dalle scuole di scrittura dei neo-ricchi si levano gridolini e applausi sciocchi. E nella stupidità che di nuovo ci abbaglia accorgersi con triste meraviglia che fofeggiare non è più uno sbaglio ma una moda, una morale da plebaglia per sopporare la capitalistica Muraglia.
[1]Il gesto delle fiche è un gesto della mano che viene effettuato inserendo tra l'indice e il medio, il pollice, con le altre dita della stessa chiuse a pugno.Viene citato anche da Dante nel canto venticinquesimo dell'Inferno nei versi 1-16, dove l'anima di Vanni Fucci compie questo gesto come atto blasfemo nei confronti di Dio.[5] «Al fine de le sue parole il ladro le mani alzò con amendue le fiche, gridando: “Togli, Dio, ch’a te le squadro!”» (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inf. XXV, 1-3[6]) (da Wikipedia)
P.s.
Sulla pagina FB di Fabrizio Leccabue (qui) ho avuto alcuni scambi polemici sulla figura di Goffredo Fofi.
Come fa un intellettuale che si vanta di essere andato a «discutere di tutto a Torino con Panzieri, Cases, Baranelli, Donolo, Ciafaloni o Bianca Guidetti-Serra, a Milano con Fortini (ma anche, alle sue spalle, Vittorini) e Edoarda Masi e Fachinelli, Sereni, Raboni, Giudici, Montaldi, Volponi e con Bianca Beccalli e Michele Salvati» (qui) a fare oggi certi bilanci così acritici dei “Quaderni Piacentini” da vedervi solo «curiosità, attenzione, morale. Capacità di distinguere il davvero nuovo e, si può aggiungere, il davvero “di sinistra”»?
Certo, certo. Ma pensando alle carriere accademiche o giornalistiche di vari collaboratori della “grande rivista di ricerca che anticipò il ’68” (e poi non seppe che fare), quel «”davvero “di sinistra”» mi pare un omaggio del tuto sballato.
Come molti di quella generazione, anche Fofi riduce a gioco giovanile, a giovanile errore un’esperienza grandiosa come quella Quaderni Rossi e Quaderni Piacentini, a cui lui partecipò. Anche lui, così capace di puzza al naso, è stato colto dalla sindrome del rinnegato e cerca di rifarsi una nuova identità,non si sa poi perché, francamente.
non dimentichiamo 3 fattori:
– durante e dopo il ’68 c’è stata una campagna di denigrazione forsennata e brutale, che ha visto tutti i quotidiani e riviste schierati in prima linea: chi con le penne, che con le bombe; il risultato, finito il movimento e la sua tensione ideale- quel ciclone che faceva anche volare gli asini- è stata una scrematura che ha lasciato pochi alberi in piedi; e non più circondati da arbusti che parassero il vento
– già durante il ’68 l’accanimento uno contro l’altro era almeno altrettanto forte di quello contro l’Avversario
– nel frattempo l’Idea portante, l’ancora teorica, morale ed emozionale si è dissolta; e gli alberi senza più radici sono avvizziti o son volati via; se poi c’erano incentivi materiali o di altre glorie meglio ancora
Per cui perchè parlar male di Fofi..o di molti altri? Han dato quello che potevano, anche se pensavamo che la loro fiamma durasse di più ….D’altronde col ciclone tutti i ciocchi che volavano parevano più alti…poi finito il ciclone son tornati in terra.
« perchè parlar male di Fofi..o di molti altri? Han dato quello che potevano, anche se pensavamo che la loro fiamma durasse di più». (Di Marco)
Ho scritto una parodia (montaliana) su Fofi, uno sfottò in versi. Per divertirmi, beffarmi di un personaggio che ieri mi piaceva perché compagno ed oggi non mi piace affatto. E anche per segnalare a qualche amico FB, che ancora gli riconosce dei meriti, la mia distanza da lui e dai suoi fan. Non mi va d’insistere più di tanto. Ma neppure sono per il «Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…/chi ha dato, ha dato, ha dato…/scurdámmoce ‘o ppassato,/ Simme ‘e Napule, paisà!». Io cercavo compagni. Una volta lui e quelli come lui lo erano (o ho creduto che lo fossero). Oggi – è certo – non lo sono più. Sotto sotto, ogni tanto rimesto in quel passato per capire se e come si può essere ancora comunisti oggi. Sapendo che – a differenza di quel che scrisse la buonanima di Brecht in una poesia (il comunismo «è ragionevole, chiunque lo capisce. È facile») – i delitti non hanno fine, la follia pare dominare, il caos sembra impedire ogni possibile ordine; e «la semplicità […] è difficile a farsi».
Da Giorgio Gaber – Il conformista – fine Anni ’90 nelle varie versioni
https://youtu.be/jnzyFvcENAw
Testo
Io sono un uomo nuovo
Talmente nuovo che è da tempo
Che non sono neanche più fascista
Sono sensibile e altruista orientalista
Ed in passato sono stato un po’ sessantottista
Da un po’ di tempo ambientalista
Qualche anno fa nell’euforia mi son sentito
Come un po’ tutti socialista
Io sono un uomo nuovo
Per carità lo dico in senso letterale
Sono progressista
Al tempo stesso liberista antirazzista
E sono molto buono sono animalista
Non sono più assistenzialista
Ultimamente sono un po’ controcorrente
Son federalista
Il conformista
È uno che di solito sta sempre dalla parte giusta
Il conformista
Ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa
È un concentrato di opinioni
Che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani
E quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire
Forse da buon opportunista
Si adegua senza farci caso
E vive nel suo paradiso
Il conformista
È un uomo a tutto tondo che si muove
Senza consistenza il conformista
S’allena a scivolare dentro il mare della maggioranza
È un animale assai comune
Che vive di parole da conversazione
Di notte sogna e vengon fuori i sogni di altri sognatori
Il giorno esplode la sua festa
Che è stare in pace con il mondo
E farsi largo galleggiando il conformista
Il conformista
Io sono un uomo nuovo
E con le donne c’ho un rapporto straordinario
Sono femminista
Son disponibile e ottimista europeista
Non alzo mai la voce sono pacifista
Ero marxista-leninista
E dopo un po’ non so perché mi son trovato
Americanista
Il conformista
Non ha capito bene che rimbalza meglio di un pallone il conformista
Areostato evoluto che è gonfiato dall’informazione
È il risultato di una specie
Che vola sempre a bassa quota in superficie
Poi sfiora il mondo con un dito e si sente realizzato
Vive e questo già gli basta
E devo dire che oramai
Somiglia molto a tutti noi il conformista
Il conformista
Io sono un uomo nuovo
Talmente nuovo che si vede a prima vista
Sono il nuovo conformista
Fonte: LyricFind
Compositori: Alessandro Luporini / Giorgio Gaberscik