Dopo le elezioni politiche del 25 settembre 2022

a cura di Ennio Abate

E ADESSO POVER’UOMO [E POVERA DONNA] DI SINISTRA?
ADESSO CHE IL “NEOFASCISMO” [MELONI E FRATELLI D’ITALIA], SDOGANATO DAGLI USA, E’ ARRIVATO AL GOVERNO?

Prova ad “uscire di pianto in ragione” (Franco Fortini)

SCRAP-BOOK VELOCE DALLE PAGINE DEI MIEI “AMICI” SU FB

 

Francesco La Spina
“Cronaca di una morte annunciata”(Gabriel Garcia Marquez) potrebbe dirsi il risultato delle elezioni che sanciscono la sconfitta della sinistra ‘ufficiale’: PD e Sinistra Italiana.

Ne prendano atto.

Prendano atto del loro essere stati in questi anni, e più ancora in questa campagna elettorale, non più di un residuale narcisismo storico-intellettuale.

Accio Di  Scalzo
CLAUDIO DI SCALZO in facile rima: L’AGENDA DRAGHI NELL’URNA SALATA PAGHI IN SINISTRA SBANDATA! CON DEDICA ALL’INTELLETTUALITÀ DA SÒCIAL CHE NIENTE VAL!

IL PD oggi quì non essendo più il partito delle classi popolari (DIRITTI SOCIALI e PACIFISMO) ma quello della borghesia liberista guerrafondaia! e dei diritti civili borghesi di attori e minoranze che voglin sulla maggioranza veicolar lor danze… si dimezza.

Paga sanità scuola acqua territorio privatizzato a favore di multinazionali e stipendi esorbitanti di manager ed eterni politicanti.

Non esiste alcun pericolo fascista perché non esiste alcun antifascismo. Logica matematica. L’antifascismo anticapitalismo è stato cancellato da ogni forza di sinistra da decenni. Compreso il Manifesto quotidiano comunista approdato al PD/Draghi. E il vergognoso approdo alla DC/Casini da Guccini alla Nato per frotte di rivoluzionari anni Settanta alla Adriano Sofri.

M5Stelle di Conte riporta il liberalsocialismo alla sua fonte. Con una eventuale legge maggioritaria presidenzialista diventerà la sinistra realmente progressista ed etica in Italia.

Il Comunismo è ridotto a numeri da prefisso telefonico. O o 1 non vale per nessuno. Se rifondato tornerà sul campo dai proletari giocato. Però a casa tutti i protagonisti fin qui apparsi.

l’Astensione delle classi popolari o disgustate dalla “sinistra liberista” delle classi dominanti e dei grandi Media è il primo partito in Italia.

Da stendere un velo pietoso dal sarcasmo corroso sui POETI SCRITTORI ARTISTI VARI INTELLETTUALI DI SINISTRA o COMUNISTI DA SOCIAL con elucubrazioni coltissime e segni da monte dei pegni… anche loro A CASA… BASTA! fate gli artisti poeti se segni avete e non PETI! fate i comunisti-socialisti ma senza tutta Cultura ritornando alla sovversiva proletaria NATURA!!!

Federico Risso

Insisterò sempre: non ha vinto la melogna. Ha perso la sinistra, divisa, rancorosa, vecchia, senza programmi…

Lino Di Martino

1.
La ‘vendetta’ delle classi subalterne tradite e il ‘trionfo’ dell’eterna piccola borghesia italica. Quella grande si adeguerà rapidamente.

2.
I RossoVerdi accodati al PD… GRAN BRUTTA MOSSA!!!! Ricucire l’imene non è cosa facile….

3.
Sto pensando che Letta ha incoronato la paperaccia fascista. Dimissioni immediate.

4.
A SESTO SAN GIOVANNI RAUTI (!) BATTE FIANO.
No comment!

Vincenzo Costa

1.
Non basta che Letta e l’intero gruppo dirigente del PD si dimettano. È l’intero corpo ad esser marcio, la sua cultura politica, la sua sensibilità.

Un mondo fatto di stereotipi, frasi fatti, moralismo diritto-civilista che serve a impedire di pensare. Invece di tentativi di capire si sentono sempre “questo è inaccettabile”, poi sempre quell’aria di disprezzo verso il popolo: le persone del popolo sono invidiose, incompetenti, ignoranti. La supponenza, il dileggio.

Stupidità e supponenza. Una setta di raccomandati e privilegiati

C’è una sola cosa che il PD può fare: dissolversi

Non lo farà, perché è ancora una mucca da mungere per innumerevoli raccomandati e figli di buona famiglia

2.
la vittoria della meloni è opera del pd. Fanno talmente schifo che la gente vota meloni, perché è l’unico partito che non fa accordi col pd. Non la so vuole capire..andiamo a guardare dove ha preso o voti il pd. E si capisce chi è che cosa rappresenta.

3.
non c’è un noi. Con questo PD che ci vuoi fare? Con questa cultura politica?

Fabio Ivan Maugeri

Il fatto che abbia ottenuto il 20% di consensi lascia trasparire che vi è una parte di elettorato (il 10% quindi degli italiani) che pur di non votare a destra o per schieramenti anti sistema accetta di votare il nulla cosmico. E se questo accade è perché quella porzione gode certamente di quel minimo di privilegi che, a prescindere chi governi, non saranno mai toccati. Il resto della popolazione vive un’altra realtà.

Patrizio Laconi

Purtroppo , ad opera del main stream pagato o ricattato dagli americani, il punto cruciale della guerra è stato rimosso dalla campagna elettorale, intendo guerra e tutte le sue conseguenze. Gli italiani non hanno capito che queste elezioni erano una sorta di pronunciamento popolare guerra si, guerra no. Dispiace notare che anche persone di valore evidentemente turlupinate dai TG di regime non abbiano capito il punto.

Lanfranco Caminiti

1) le destre vincono ma tutti quelli che non stanno con loro (da calenda e renzi a conte, passando per il pd, bonino e fratoianni) e che non si parlano tra di loro, stanno più o meno là.

2) le destre stravincono solo al nord – dove meloni prende anche più del doppio dei voti della lega in piemonte, lombardia e veneto, una cosa mai vista. berlusconi (che saprà pure ancora acchiappare le mosche ma non acchiappa più voti) e quel fracassone di salvini – veri autori del draghicidio – si sono suicidati. ma tutti quelli che hanno brindato alla fine di draghi dovrebbero mettere il collo sulle rotaie. le destre vincono anche nelle storiche regioni rosse: emilia, toscana, umbria.

3) al sud fanno il botto i 5stelle, che prendono mediamente un voto su tre, ma in campania sono largamente la prima forza politica. correre da soli e battere il sud è stato vincente, risultato che non avrebbero mai ottenuto insieme al pd, con buona pace degli orfani della loro alleanza; al nord sono quasi insignificanti.

4) il fascismo – anche nella sua versione post-moderna – è un movimento politico del nord, nord che rimane la vera “questione politica” di questo paese.

5) la vera polarizzazione perciò è meloni al nord e 5stelle al sud: semplificando si può rappresentare tra il 33 percento di fratelli d’italia in veneto e il 35 percento dei 5stelle in campania – che tradotto si può anche dire così: la “locomotiva produttiva” del nord si è sposata ora meloni, e il sud, ormai abbandonato, si aggrappa agli ammortizzatori sociali (peraltro, berlusconi “si salva” perché prende due cifre abbondanti in sicilia, calabria, puglia e campania – e certo non per rappresentare il “liberismo produttivo”, ma per le sue avances assistenzialiste, come le pensioni a mille euro minimo). quella miseria del reddito di cittadinanza è il “confine”

6) letta farebbe bene a tornare a sciences-po, ma la crisi del pd è molto grave.

7) non esiste nessuna voce radicale – forse non è tempo per sventolare bandiere.

Pierluigi Fagan

Quanto al PD propriamente detto, siamo ad un milione di voti in meno rispetto al 2018 per una percentuale appena superiore del +0,5% per via della più generale contrazione dei votanti. Un milione di voti persi, quasi un -18% e stante che questo partito, nel 2018, era guidato da uno sbiadito funzionario, tale Maurizio Martina oggi alla FAO.

l’Italia si uniforma agli standard europei, festeggiando la sua prima premier donna e medie di voto basse, su standard post-democratico, due fatti tipicamente europei.

Stefano Guffanti

È incomprensibile la scelta di andare alle urne divisi in un sistema dove il 30% dei seggi viene assegnata con il sistema uninominale.

Di fatto hanno scelto a tavolino di regalare il paese alle destre, salvo poi appellarsi al voto utile, sostenendo che solo votando per la coalizione a guida PD di sarebbe potuto battere la Meloni.

Il sospetto è che abbiano deliberatamente deciso di perdere per non trovarsi a dover gestire una situazione politica, economica e sociale drammatica.

E al contempo abbiano sperato di usare queste elezioni come occasione per regolare conti con i propri avversari di corrente o di partito concorrente.

Un vero e proprio delirio.

Nevio Gambula

Vivere in sempiterna minoranza, osservare gli altri dal basso, assumere la maschera dell’umiliato dalla storia. Procedere ai margini. Recedere.

Il mio pensiero sulla democrazia è minoranza. Il mio pensiero sulla politica è minoranza. Così come è minoranza il mio pensiero sul teatro e sulla recitazione. Io sono minoranza.

Non per scelta, ma per condizione. Un minore. Irrilevante. Un militante della parte sbagliata, quella che la storia ha costretto all’angolo, dentro un’eterna ritirata. La parte emarginata dalla storia.

Uno stato di minorità che ha qualcosa di patologico. La democrazia arretra dal lato dell’uguaglianza e da quello delle libertà. È evidente. Se dico che il problema è nel meccanismo e non in chi lo governa, sono già andato oltre: mi sono sottratto alla maggioranza. Mi sono chiuso nel mio mondo piccino.

Io esisto solo per cadere. Nell’impossibilità di significare. Praticamente sempre sconfitto.

Non serve ostentare diversità. Quando si è contigui al nulla, ogni distacco rivendicato è una posa. La posa di chi si pavoneggia da anticonformista. In pieno nulla.

Da oggi, si cambia. Basta studiare Marx, basta rivendicare Carmelo Bene. Assecondare la corrente. Intercettare gli snodi. Da oggi un unico programma: divenire un burattino della rappresentazione del business. In politica, adeguando il mio pensiero alle spinte strutturali; e dunque: atlantismo, competizione, individualismo. In teatro, adeguando la mia prassi a quella dell’intrattenimento; e dunque: comico, banalità, impegno civile.

Parlare come nei manuali dell’epoca. Essere destra. Fare soldi.

[Ennio Abate

Comunque arriveresti troppo tardi e saresti minoranza anche nella tua decisione di “essere destra”!]

Stefano G. Azzarà

All’errore della frenesia elettoralista evitiamo di aggiungere ora l’errore della smobilitazione.

La delusione annunciata e scontata non diventi riflusso.

Non uccidiamo il bambino nella culla. È questo il momento di organizzarsi di più e meglio.

L’unità parziale e insufficiente conseguita in Unione Popolare non va smantellata ma rafforzata, includendo altre forze come il PCI e dando vita a un processo reale di costruzione che riattivi un circuito di partecipazione. E, oltre a incalzare i 5Stelle, va avviato finalmente quel lavoro politico e sociale di lunga durata che non abbiamo sinora mai iniziato.

Le elezioni erano segnate e non era quello il nostro banco di prova: che Conte è I 5Stelle ci avrebbero prosciugato era scritto nelle cose. Potevamo evitare di dare questa ulteriore dimostrazione di debolezza e scegliere una strategia più accorta. Ma la cosa peggiore sarebbe adesso mettere in discussione il percorso comune e tornare a scannarci come tanto bene ci viene.

Uniamo ciò che è stato diviso.

[Ennio Abate

Quel che non si è stati in grado di unire (davvero) prima non sarà possibile unirlo (davvero) dopo. Cfr. storia della “nuova sinistra” anni ’70.]

Roberto Buffagni

Una buona notizia

Ultimora.net – POLITICS

@ultimora_pol

#ElezioniPolitiche2022

Emma #Bonino non ce la fa: è fuori dal Parlamento. +Europa non supera di poco lo sbarramento

Maria Zimotti

Il padre di Isabella Rauti che ha vinto a Sesto San Giovanni (la Stalingrado d’Italia, vergogna) contro tra l’altro Emanuele Fiano figlio di un deportato, è stato condannato per le stragi degli anni 70. Paese senza memoria.

Maria G Meriggi

Verrà già domani il tempo di analisi, riflessioni e proposte

Ma Isabella Rauti eletta contro Emanuele Fiano a Sesto è troppo da assorbire in una notte

Sono davvero tempi bui

Laura Cantelmo

Una donna che è un uomo : come essere fieri che un essere come questo sia detto donna? Ha messo in riga i suoi maschi e adesso eccola qui. Visto che la sinistra non esiste e aveva bisogno di prendersi questa mazzata . E adesso cerchiamo le briciole e nel centenario della marcia su Roma becchiamoci il postfascismo. La destra, unica consolazione, non avrà i due terzi per compiere l’ultimo massacro: cambiare la Costituzione. (A Sesto San Giovanni la figlia di Rauti vince il seggio al Senato). Peggio di così …Teniamoci vicino….

Ma molto nasce dall’aver chiamato sinistra un partito che vinceva si Parioli…

Giovanni Scirocco

Male, molto male.

Il trend era quello, ma aggravato, spiace dirlo, dagli errori del centro-sinistra e della sua classe dirigente

Ps vedere Rosato che commenta tranquillo il disastro elettorale (dovuto in parte anche alla sciagurata legge elettorale che porta il suo nome) mi fa venire l’orticaria

Luca Trada

La cosa che mi fa veramente schifo è vivere in un Paese dove una persona su sei tra quelle che mi circondano vota per un partito che si rifà al fascismo già a partire dal simbolo

Simone Santamato

Non parlo mai di politica, e chi mi conosce lo sa.

Ciononostante, a prescindere dalla vittoria del cdx, vorrei evidenziare questo: sentirsi chiamati al voto rispetto ad un centrosinistra completamente inetto solo per togliere un voto alla Destra è emblema della morte di un’autentica partecipazione alla vita politica.

Non si deve votare per fronteggiare una minaccia, si deve votare per far valere quanto in cui politicamente si crede. E spendere il proprio voto in qualcosa in cui non si crede, solo per reprimere qualcos’altro di peggiore, è un affronto a chi ci ha permesso di votare.

Ed è indicativo, preciso, non tanto di una scena politica che deve cambiare quanto di un popolo la cui fiducia è disillusa e martoriata.

Con una coscienza politica disorientata, si è scelto il programma all’apparenza più forte e determinato.

Roberto Giuliani

Al di là dei risultati elettorali, c’è un punto fermo, Alpha and Omega, per chiunque voglia essere oggi di sinistra: “rifiutare la guerra e la sua economia”.

Tiziana Villani

No, le masse non sono state ingannate, esse hanno desiderato il fascismo in un determinato momento, in determinate circostanze, e questo è ciò che precisa la spiegazione, questa perversione del desiderio collettivo.

Félix Guattari

Pour une refondation des pratiques sociales

in Le Monde diplomatique, octobre 1992

Maria G Meriggi

Questo intervento anticipa una analisi che avevo elaborato… Lo condivido

Paolo Mattera

Con la partecipazione più bassa nella storia della repubblica e il calo (-9 punti) più consistente mai visto tra un’elezione e l’altra, si registra anche un altro dato: nel 2014 Renzi raggiunse il 40% e poi crollò al 18%, nel 2018 il M5s svettò al 32% e ora ha meno della metà col 15%, nel 2019 Salvini volò al 34% e ora è precipitato sotto il 10%.

Questo non è un elettorato disincantato che si astiene, né un elettorato volatile che cambia scelta.

Qui c’è una cittadinanza in preda alla disperazione che non sa a che santo votarsi.

Una popolazione depressa, impaurita, carica di rabbia, che disprezza i politici e perciò, dopo anni di comunicazione demagogica (sia dai politici e soprattutto nei talk-show) cerca soluzioni facili a problemi complessi, in un eterno presente privo di orizzonti.

Da qui un elettorato che si affida di volta in volta al leader forte che sembra promettere miracoli. Poi quando il miracolo non arriva, allora aumenta la rabbia e si mette alla ricerca di un altro leader al quale affidarsi e di nuovi miracoli in cui sperare.

Ora è il turno di Giorgia Meloni che, facendo dell’urlo il suo tratto distintivo, è entrata in sintonia con questi umori popolari. Vedremo come governerà, ma la rabbia e la speranza delle soluzioni miracolistiche nell’eterno presente sono sentimenti diffusi ormai ben radicati: resteranno.

È li che va condotta l’opera di cambiamento: proponendo di ragionare con ponderazione e non sotto l’onda delle emozioni contingenti, ponendo gli avvenimenti in prospettiva e non nell’eterno presente.

Un’opera che sarà lunga e lenta, dai risultati tutt’altro che sicuri.

Guido Cusinato

Quali sono i partiti più impopolari d’Italia? Proprio quelli che si sono auto-convinti di rappresentare il “Popolo Sovrano”:

Paragonexit 1.92%

Unione Impopolare 1,45%

Italia Sovrana e Impopolare 1,25%

Disimpegno civico 0,55%

Giso Amendola

(1.La tecnocrazia non solo non blocca l’estrema destra, ma la rafforza 2. L’assenza di un nodo istituzionale anche semplicemente “laburista”, genericamente di “sinistra”, capace di esercitare qualche forma di forza, è un problema per l‘esistenza stessa di una sfera pubblica democratica, e riguarda anche le lotte che guardano – e devono sempre più guardare – ad un orizzonte di trasformazione ben più radicale 3. La risposta solita ‘liberale’ degli ultimi decenni per cui “la domanda politica è moderata, e a quella dobbiamo rispondere”, è evidentemente smentita dai fatti, a cominciare dal risultato del M5S “neodescamisado”.

Dal “dentro il palazzo” mi pare al momento tutto. Che ovviamente non è il tutto, e neanche il più importante, ma è un pezzo che la costruzione di un’opposizione sociale dovrà tenere presente.)

Raffaele Simone

IL BEL PAESE, DOMANI
Qualche appunto su quel che è successo e quel che succederà.
Chi vince
— i (post)fascisti (il prefissoide è opzionale) della Figlia della Lupa, non vincono ma stravincono;
— quel che resta del berlusconismo, agonizzante ma ancora respirante: l’Uomo di Arcore entra in Senato e vedrete che ne sarà il presidente;
— la Lega, ma a costo di una tremenda botta in testa, che la dimezza e fa crollare l’invadente e sproloquiante segretario; comunque, ritorna il partito dei nordisti;
— La loro coalizione, che è però frantumata: difficile coalizzare tre soggetti di cui uno conta tre volte gli altri.
— Il partito dei no-show (astensionisti, ma ora si dice così), che supera il quaranta per cento: disgustati dalle troppe elezioni (apatia democratica, cit.), dal fatto che “non cambia mai niente”, dal continuo riciclaggio di mummie e non-vivi, dall’immensa quantità di chiacchiere di politica che deborda dai media ogni giorno e a ogni ora.
Motivi della vittoria
— Politiche di immigrazione insufficienti, sbagliate e contraddittorie
— Crisi economica da pandemia e altro;
— Restrizioni per pandemia;
— Errori, eccessi e spropositi nella politica dei diritti;
— Sotterraneo antieuropeismo degli italiani, in parte per pura ignoranza, in parte per eccessi e spropositi della gestione UE;
— Ignoranza dell’elettorato, che non legge, non sa nulla e non capisce più nulla.
Chi perde
— Il PD, catastroficamente. Non si candida Casini a Bologna senza pagarne le conseguenze; non si candida Cottarelli a Cremona; non si candidano altri frantumi e rottami solo per richiamare i loro probabili elettori. Enrico paga la caterva di errori che ha fatto (primo tra tutti, rifiutare l’abbraccio, malsano ma inevitabile, dei 5Stelle) e di incaute proposte (voto ai sedicenni, diecimila euro ai diciottenni…) che è riuscito a generare.
— La band Calenda-Mateo: aspiravano a raggiungere il 10, o forse di più, ma non ce la fanno.
— 5Stelle: perdono ma vincono. Dimezzano le percentuali rispetto alle ultime elezioni, ma sopravvivono per la cinica astuzia di Conte, che, diventato descamisado e giacobino dopo aver diretto un governo di destra, ha eccitato gli animi dei campani, i più voraci divoratori di reddito di cittadinanza del paese. Si ridefinisce come partito dei sudisti.
— Il Paese intero.
Perpetrators
— E’ tutta e sola una scia tossica fossile (ma non tanto) della micidiale pandemia prodotta dall’Uomo di Arcore la bellezza di trent’anni fa : sdoganò i fascisti portandoli al governo, screditò le istituzioni, prese sul serio Bossi e la Lega, portò in piena luce l’anima fascista degli italiani, che la DC e il PSI avevano ricoperto di biacca. La malattia dura ancora, e il virus, benché non-vivo e pregiudicato, ritorna in Senato. Una malattia immonda che dura trent’anni è davvero un Evento Fatale, se non cosmico-storico (cit.).
Maggioranze?
— Maggioranza di destra alla Camera e al Senato, ma non arriva ai due terzi e quindi, perlomeno, la Costituzione non potrà toccarla da sola, ma potrà fare un sacco di altri guai, anche grossi.
— Piccolo scarto di vantaggio della maggioranza, probabile mercato delle vacche nelle occasioni importanti.
Governo?
— Figlia della Lupa presidente; l’Uomo di Arcore capo del Senato, cioè seconda carica dello Stato, col proposito già enunciato di fare dimettere Mattarella e prenderne il posto, almeno come canto del cigno; Tremonti all’Economia; Pera all’istruzione; uno dei loro pochi laureati alla Cultura; Esteri a berlusconiani…
Nell’insieme, ritorno di diversi non-vivi, Totentanz.
Chi perde il posto
— Enrico e tutto il gruppo dirigente, a cominciare dalle sue inutili vicesegretarie e capigruppo;
— Salvini e tutto i gruppo dirigente; Fontana come ri-aspirante presidente della Lombardia;
— Giggino, che dovrà finalmente trovarsi un da fare e portare al macero il suo librettaccio (“Un amore chiamato politica” — ma come si fa?).
Cose antipatiche e peggio
— La band Calenda-Mateo, benché perdente, può essere determinante.
— L’armata Brancaleone di +Europa, invece di sparire come dovrebbe, riesce a passare.
— La compagna dell’Uomo di Arcore eletta in Sicilia senza averci mai messo piede.
— Rieletta la figlia del nazista Rauti, consorte di Alemanno.
Rischi
La Figlia della Lupa è la faccia, diciamo così, presentabile del partito (salvo quando va in Spagna, dove spiattella il catalogo autentico della ditta). La base è fatta di gente che fa il saluto romano, va in preghiera a Predappio, tiene il busto del Mascellone in casa ed è pronta se occorre anche a qualcosa di forte.
Prossimi eventi
— Grandi manifestazioni di commemorazione della Marcia su Roma (27 ottobre e segg.), con tumulti e scontri di piazza;
— Revisione di programmi scolastici;
— Espugnazione completa della RAI, già espugnata nella seconda rete; smantellamento dei programmi di Radio3;
— Introduzione di nuove feste nazionali e cancellazione del 25 aprile e altro (vedi Programma FdI).
Effetti a distanza
— Indebolimento UE;
— Nuova Visegrad comprendente l’Italia;
— la Francia sarà la prossima a cadere.
In conclusione
Una situazione umiliante, insopportabile e vergognosa.
Preghiamo i nostri amici stranieri di credere che non siamo stati noi, che noi non siamo così e che lotteremo per uscirne.
PS Non dite che non l’avevamo previsto. E non da oggi. Vedi sotto.

8 pensieri su “Dopo le elezioni politiche del 25 settembre 2022

  1. Il liberismo sfrenato della cd “sinistra” al governo a tutti i costi e pochi voti ha prodotto -secondo me- questo successo di Meloni: il suo programma economico, da quello che ho potuto raccogliere, prevede nazionalizzazioni (sull’Eni il nostro stato ha il 30%, quindi l’Eni deve rispondere ANCHE ai suoi azionisti privati, e non “rispondere” dei suoi affari al governo. Invece Francia e Germania hanno possesso totale delle loro imprese riguardo l’energia) e stretta sulle delocalizzazioni. E potrebbe anche bastare. Chi la ha votata (non io) deve averci pensato, ne sono convinta… Altro che battaglie puramente ideologiche come quelle degli autori che riporti!
    Perdipiù ho fatto un’altra osservazione: i nostri amici di ex-sinistra, quelli del PD, sono antipatici! Umanamente scadenti. I/le politiche dovrebbero essere anche dei modelli per i votanti, dovrebbero essere umanamente attraenti, ragionevoli, retti, qualcuna/o cui si vorrebbe somigliare, non dico eroi o eroine ma… figure di riferimento, quello sì.
    C’è un libro “Anime nere” di Anna Foa e Lucetta Scaraffia che disegna con una precisione terrificante il disordine umano di personagge femminili nella Roma ancora occupata dai nazi mentre c’era già stato lo sbarco ad Anzio. Pochi mesi in cui i voltafaccia e i tradimenti mostravano la bassezza a cui si arriva nelle condizioni forzate di distress. Se si guarda il quadro generale di oggi, in fondo la lacerazione e l’incoerenza rispecchiano lo stesso caos.

  2. Un caos che dagli interventi raccolti emerge cosi: “fate gli artisti poeti se segni avete e non PETI!; la melogna, la paperaccia fascista, Figlia della Lupa; elettorato che accetta di votare il nulla cosmico, una cittadinanza in preda alla disperazione; riciclaggio di mummie e non-vivi, candidati frantumi e rottami, voraci divoratori di reddito di cittadinanza; da 30 anni una malattia immonda, Totentanz”.
    E’ davvero una “situazione umiliante, insopportabile e vergognosa” accusare una parte del paese di avere votato dei partiti da cui si sente rappresentata! Non abbiamo gli alleati ad Anzio e i nazisti in centro a Roma ma ci troviamo comunque in un caos quasi infernale che è solo disordine: quando al confronto si sostituisce il disprezzo.

    Una voce dissonante, Benedetto Ippolito: “l’Italia, nel piccolo comune come nella grande regione, fino ad arrivare all’intera nazione, ha avuto per anni una maggioranza reale, produttiva, solidale, buona nella sostanza, repressa, umiliata, silenziata, schiacciata in un angolo dal dominio del potere intellettuale ed economico del progressismo e delle sue propaggini internazionali, totalmente inconcludenti.
    Ecco perché, a causa di un insieme opposto di ragioni, in un attimo, tale spettro oppressivo, libertario e coercitivo, della sinistra si è dissolto. Si è intravista una possibilità nella Meloni e il popolo l’ha cavalcata.
    Oggi il centrodestra può diventare una vera alternativa governante a quel sistema fittizio, potendo beneficiare di un plebiscito popolare tangibile e sicuro. Questo fatto, cosa molto interessante e conturbante, si attua con un’idea non populista, non improvvisata, ma interna alla grande tradizione politica della destra italiana.” https://www.startmag.it/mondo/giorgia-meloni-e-linea-futura-dellitalia/?ct=t(RSS_EMAIL_CAMPAIGN)
    E Antonio Polito, sul Corriere: “bisogna innanzitutto chiedersi chi sono gli elettori che hanno votato per la prima volta Giorgia Meloni  […] Si tratta di italiani ormai svincolatisi da ogni condizionamento ideologico, disincantati e disaffezionati, politicamente disinibiti, non esattamente di destra né propriamente di sinistra.”
    Si può anche fregarsene, di un filosofo cattolico e di un editorialista del corrierone. Ma conviviamo, viviamo insieme in un Paese, in una Europa, in un Occidente, e la politica -grande passione- o si misura con questa convivenza o emigra sull’isola di Utopia. Solo con la mente. E con parole vecchie di centanni.

  3. Capisco che lo smarrimento prodotto da questi risultati elettorali -in particolare nel ‘piccolo’ come a Sesto- porti a all’annebbiamento della ragione
    ma non esageriamo! la demenza di certi commenti giustifica -quasi- a posteriori i risultati stessi
    – metà sono orfani del PD ancora scambiato per un qualche erede del PCI, laddove è solo un assemblaggio di rottami marcescenti del peggio della DC, con un allegro codazzo di imbecilli e incapaci privi anche di colore politico; quel che era rimasto del PCI era finito in LEU, sparita senza rimpianti dopo i luminosi assoli di tal Speranza; giustamente Fischer fa notare che quando uno vota vorrebbe magare turarsi il naso ma non anche orecchie e occhi
    – si dimentica tranquillamente che il comportamento del PD è stato eterodiretto, con un diktat americano diretto a punire l’unica forza favorevole alla pace in Ucraina; e se con questo il PD si suicidava a loro non gliene fregava un becco, tanto la meloni l’avevano già in tasca; che poi, come dice Travaglio, questa è l’edizione in gonnella dei 3 governi Berlusconi, e agli mericani della camicetta nera importa poco (ricordiamoci che se i partigiani comunisti non lo facevano fuori loro Mussolini l’avrebbero salvato e poi riciclato)
    – si continua a confondere le elezioni col giudizio universale, a cui presentarsi in regola con tutti i crismi ideologici, per cui è sempre meglio un drappello di reduci col libretto di Mao anche se non ha alcuna speranza di combinare qualcosa su questa terra; e che arrivi la camicetta nera è molto più importante di quando c’era l’uomo della mafia a presidente del consiglio-per tre volte; e il guaio dei piddini è lo snobismo intellettualoide di chi ha abbandonato al suo destino il proletariato in armi ai cancelli delle fabbriche…
    – e come al solito dati, analisi locali, analisi -ohibò- di classe, inesistenti e sostituiti da dotte opinioni; forse l’elemento più importante uscito dalle urne è che sono spariti i vecchi equivoci cui molti si aggappavano e quindi è aperto il campo a chi volesse leggere la realtà sociale e politica senza occhiali rosa nè altri paraocchi consolatori

  4. Segnalazione

    ANALISI DEL VOTO A FRATELLI D’ITALIA E AD AZIONE-ITALIA VIVA

    https://www.fondazionehume.it/politica/le-radici-della-vittoria-di-meloni-e-la-sfida-di-calenda-al-pd/?fbclid=IwAR3IVayCfP2_E8Rs0Wgt7RKe348Wv_vAqVKBtIKIAx28aiE8tZx4_CPnYl0
    1,
    Acquisito il grande exploit di Giorgia Meloni, capace di guadagnare ben 20 punti percentuali in soli 3 anni, è forse il momento di domandarsi quali siano stati i motivi del repentino incremento di Fratelli d’Italia (Fdi) in questo breve periodo di tempo. Le risposte che giungono in prevalenza da commentatori e analisti fanno specifico riferimento alla sua posizione contraria, unico partito all’opposizione in Italia assieme a Sinistra Italiana, al governo di larghe intese presieduto da Mario Draghi.
    Basta questo per comprenderne la rapida ascesa? Forse in parte sì, ma certo non del tutto, altrimenti per prima cosa non si capirebbe perché il suo partner all’opposizione, Fratoianni, non abbia beneficiato di alcun significativo successo elettorale domenica scorsa
    2.
    La cosa interessante da notare è che questa relazione appare del tutto indipendente dalla assenza o dalla presenza del governo Draghi (in carica dal febbraio del 2021). Anzi, dal settembre 2019 fino alla caduta del Conte II (con la Lega all’opposizione, al pari di Fdi) e l’insediamento del nuovo esecutivo di larghe intese (con la Lega al governo), la correlazione è semmai ancora più elevata, con un coefficiente superiore a 0,98.
    Dunque, le fortune del partito di Meloni appaiono del tutto indipendenti dal suo ruolo di opposizione all’esecutivo dell’ex-capo della BCE, e si nutrono in maniera evidente dal costante passaggio di voti provenienti dalla Lega, che ha avuto inizio immediatamente dopo la formazione del governo Pd-Movimento 5 stelle, quando cioè entrambe le forze politiche si trovavano all’opposizione.
    3.
    Contestualmente, l’ulteriore fonte di consensi per Fdi giunge dall’altro alleato, Forza Italia, che gli cede un quinto circa del suo precedente elettorato, poco più del 20%. Appare dunque evidente come la vittoria di Fdi assuma contorni un pochino diversi dal mero ruolo di opposizione. Dopo essersi “infatuato” di Salvini, e in precedenza di Berlusconi, l’elettorato di centro-destra si è poco alla volta convinto, nel giro di tre anni, dal 2019 al 2022, che potesse essere il partito di Giorgia Meloni quello che coerentemente e con una decisa forza programmatica riuscisse a rappresentare una efficace proposta politica di quell’area, in maniera molto più efficiente degli altri partner di coalizione e, fra poco, di governo.

    4.
    a proposta di Calenda andava a sollecitare un elettorato abbastanza simile a quello del Pd (e solo marginalmente a quello di Forza Italia); effettivamente, i flussi di voto ci indicano come una parte significativa degli elettori di Azione-ItaliaViva provengano proprio dal Partito Democratico, tanto che la composizione attuale del nuovo partito è fatta per oltre un terzo di ex-votanti Pd, unitamente a ex-pentastellati che si definiscono di centro-sinistra. La sfida continuerà evidentemente nei prossimi mesi, ma c’è un dato che forse dovrebbe già fin d’ora preoccupare il partito del dimissionario Letta, un dato proveniente da Milano, una delle poche roccaforti rimaste al Pd.
    Ho scritto ieri della “deriva” della sinistra italiana, simile peraltro a quella di molti paesi occidentali, capace di avere maggior presa su un elettorato scolarizzato, più benestante e secolarizzato, il cosiddetto elettorato definito spiritosamente “delle ZTL”, i residenti cioè nel centro delle grandi metropoli, nazionali e internazionali, come New York, Londra, Parigi, Roma, Berlino, Milano.
    Ebbene, proprio a Milano, nel centralissimo Municipio 1, dove il Pd sia nelle precedenti politiche, nelle europee e nelle comunali prese oltre il 40% dei voti, risultando di gran lunga il primo partito, domenica scorsa è retrocesso in seconda posizione, con una quota di voti intorno al 23%, superato nettamente da Azione-ItaliaViva, che ha ottenuto oltre il 30% dei consensi provenienti in larga misura dallo stesso Partito Democratico votato. Se a Milano le cose accadono prima, come vuole la vulgata, e poi gli altri luoghi si adeguano, è questo un segnale piuttosto significativo di come la sfida di Calenda possa avere in futuro riscontri positivi.

  5. Segnalazione

    IPOTESI SU COME SI COMPORTERA IL GOVERNO MELONI
    (dalla pagina) FB di Cosimo Scarinizi

    Stralcio:

    Ciò premesso, alla domanda “c’è il fascismo in Italia?” credo che vadano date due risposte solo apparentemente contraddittorie:
    NO. Fratelli d’Italia ha garantito la sua fedeltà all’Alleanza Atlantica e all’Unione Europea, alle classi dominanti ed alle élites italiane, a Santa Romana Chiesa e a tutto ciò a cui può essere fedele ed è alla ricerca di “tecnici” ed intellettuali con cui integrare il suo fragile ceto politico. A meno di sorprese la politica economica e quella internazionale del governo non cambieranno molto. Aggiungo che la Lega, sconfitta pesantemente, con ogni probabilità abbandonerà la precedente deriva sovranista e si ricollocherà come partito/sindacato del Nord, in un certo qual modo un ritorno alle origini, e sarà subalterna, come Forza Italia, a Fratelli d’Italia ;
    SI. Proprio perché sull’essenziale cambierà abbastanza poco FdI con ogni probabilità farà del suo peggio su un insieme di questioni: immigrazione, legge e ordine, diritti delle donne, omosessuali. Basta pensare al fatto che i corpi di polizia sono ampiamente fascistizzati per immaginare cosa succederà quando verranno loro tolti guinzaglio e museruola. Inoltre colonizzeranno radio e televisione e vedranno correre al soccorso del vincitore artisti ed intellettuali e puttane varie. Insomma assisteremo, almeno credo, a un mix di “prima gli italiani” e randellate.

  6. Faccio un commento di bassa cucina: sull’atlantismo di ferro della Meloni, come non ricordare la fascista volonterosa manovalanza nelle stragi durante la strategia della tensione dai tardi anni ’60 in poi? Al servizio di servizi vari, interni e esteri. Del resto l’endorsement della democratica Hillary a Giorgia la dice lunga. Sull’oggi, poi (forze di polizia e media pubblici), forse Scarinizi ha una vista acuta…

  7. SEGNALAZIONE
    Per chi brucia quella fiamma
    di Ida Dominijanni
    https://www.essenziale.it/notizie/ida-dominijanni/2022/09/26/per-chi-brucia-quella-fiamma-elezioni-2022?fbclid=IwAR1kLqypeYvLR0Ux39Z5Fv2YFsr0KUuIKEoasz8wdghG1B_UmybynIv7sMY

    In un certo senso il quadro è più chiaro, così come ovunque nel mondo si va chiarendo la destinazione divaricante dei populismi, o verso il sovranismo tradizionalista di destra o verso un’iniezione di vocazione popolare perduta nella sinistra. Ma l’alternanza di tecnocrazia e populismo si conferma come la spia più evidente, e tuttora accesa, della crisi verticale della democrazia rappresentativa italiana. Anche le crisi più estenuate, però, a un certo punto si chiudono. Difficile scommettere che dalla propria sconfitta una sinistra parlamentare possa trarre le energie per una qualche palingenesi. Più facile prevedere che la via d’uscita si profili nello scontro fra la stretta d’ordine che la destra di governo tenterà di imprimere a un paese sull’orlo del collasso e il conflitto sociale che ne scaturirà.

  8. SEGNALAZIONE
    (con mio scetticismo…)
    Dopo la sconfitta, ricostruire la sinistra
    29-09-2022 – di: Silvia Manderino
    https://volerelaluna.it/che-fare/2022/09/29/dopo-la-sconfitta-ricostruire-la-sinistra/

    Cos’è oggi la sinistra? Dove si trova e cosa la distingue? Perché merita di rinascere? Sono domande che vanno rivolte intanto al Partito democratico, da cui molti si aspettano una risposta. Domande da porre anche a Sinistra Italiana, ai Verdi, a Liberi e Uguali, al Movimento 5 Stelle, a Unione Popolare e a tutte le miriadi di frammentazioni che nel tempo si sono costruite e sovrapposte l’una all’altra. Soprattutto dal PD è bene pretendere una risposta: chi si qualifica, il giorno dopo la disfatta elettorale, come il primo partito di opposizione deve fare un profondo esame di coscienza. E deve farlo a tamburo battente.
    L’opposizione non richiede più una semplice intransigenza. Questa volta sono in dirittura d’arrivo progetti governativi diretti a un complessivo sovvertimento istituzionale e costituzionale. I partiti della sinistra ‒ che abbiano ottenuto seggi in Parlamento o che operino in sede extraparlamentare ‒ hanno un compito a cui non possono sottrarsi: interrogarsi sulla volontà e capacità di convergere in un progetto comune di opposizione. Il programma ‒ ben al di là di quelli presentati alla bisogna per l’appuntamento elettorale ‒ sta scritto nella Costituzione. È diventata insopportabile la lunga attesa per la sua attuazione.
    Il PD, se lo vuole, cominci a darsi e farsi identità di sinistra, troppo sbandierata e immancabilmente tradita; cominci a ricostruire il suo tessuto originario, almeno quello di cui si è chiamato erede; se ne è capace, si faccia co-promotore di un movimento unitario a sinistra. I tanti cittadini che da soli, senza riferimenti, hanno combattuto e anche vinto contro i vari tentativi di demolire le radici della nostra Repubblica, hanno bisogno di questo impegno, di questa ricostruzione. Per contrastare qualsiasi progetto politico contrario al sistema civile, sociale e politico costruito dalla Carta costituzionale, progetto che dal 26 settembre ha i numeri per essere realizzato.
    Si cominci da qui, con volontà e determinazione. In assenza, la sinistra rischia di restare solo nell’anima e nella ragione di tanti cittadini: che sono la forza della sua esistenza, ma che da soli non riusciranno a far fronte contro la destra di questo Paese.
    Dopo la sconfitta, ricostruire la sinistra
    VOLERELALUNA.IT
    Dopo la sconfitta, ricostruire la sinistra

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