di Franco Nova
Quante speranze ormai vane,
mentre le molte già realizzate
protestano contro questa vita
che sempre avanza e declina.
Perché Faust raccontò bugie
creando così pure illusioni?
Il mal intenzionato mentiva
soltanto a se stesso, credendo
di alleviare la sua vecchiezza.
Ormai volgiamo lo sguardo
ai ricordi da noi colorati
per poter contenti sognare,
pur se mai essi ci daranno
più d’un bagliore di letizia.
Stiamo seduti a testa china
ed eventi e visi e paesaggi
sfilano e si disperdono laggiù,
dove tutto è luce e la memoria
cancella o gentile fa sfumare
tutto ciò che il rammentare
potrebbe renderci smarriti.
Non si può evitare il pensiero
di un futuro ormai privato
dei sospirati empiti di gioia.
La vita davanti a noi è niente,
ma non diversa è alle spalle
di fronte all’enormità che
tutt’intorno ci rende inutili
nell’Universo così stellato.
Eppure si vive, si fatica e
si valorizza anche il poco
che sempre siamo stati, noi
così sciocchi da vantarci.
Siamo detti umani, ognor illusi
d’aver infine eterna vita, priva
dei corpi sentiti ingombranti
mentre sono l’unico sollievo.
Addio fantasie, tornate in voi
nel tempo e nello spazio dove
mai avete ricevuto udienza.
Ma lavorate, datevi impegni,
pensate che ancor ci siete; e
vivere è meglio del sognare
l’eterno mai conosciuto e
d’una noia insopportabile.
Versi che corrispondono a momenti sintattici, a segmenti del discorso nel periodo, con alcuni necessari réjet (per esempio: “Il mal intenzionato mentiva/soltanto a se stesso”) per mantenere la forma compatta. Lo scopo di tale versificazione è centrare la lettura sull’argomento della poesia. E’ piuttosto il vocabolario che si concede letterariamente alla poesia: “ricordi colorati, bagliori di letizia, dove tutto è luce, empiti di gioia…”
Il tema è esplicitato dalla ripetizione della parola “eterna/o” per dire che l'”eterna vita” è la scappatoia per non legarsi all'”ancor ci si[amo]ete” ed è, l’eterno, sogno “di una noia insopportabile”.
Oltre, se non contro, il verso libero.