di Cristiana Fischer
Per qualche ragione che non so più ho preso in mano il poema “De rerum natura” di Lucrezio (vivente all’epoca in cui nacque la nostra era cristiana) restando profondamente stupita dal suo splendido naturalismo, da un lato, e dal suo sereno materialismo, dall’altro. Lucrezio ammette l’esistenza degli dei (e non di un Dio unico) ma li colloca – sereni e beati, indifferenti agli umani – negli intermundia (uno “spazio sottile come i loro corpi”) epicurei, inaccessibili a noi che viviamo nel/nei mondi popolati di atomi materiali. Tuttavia il suo materialismo introduce, nella caduta meccanica dei fondamentali elementi naturali, la possibilità di impercettibili variazioni, che giustificano, per noi umani, che possiamo avere libertà e piacere.
Questa visione filosofica, semplice e razionale, mi è parsa rispondere all’angoscia di cieche interrogazioni su cui mi affannavo, nello stesso tempo, circa l’aspirazione alla trascendenza che fa parte della nostra cultura.
Ho scritto questo poemetto per ripercorrere il percorso che ho sopra descritto, intrecciando versi di Lucrezio alle poesie in cui esprimevo l’angoscia del forse impossibile senso che cercavo per la nostra esistenza sulla Terra.
Sono spazi vuoti tra infiniti mondi cui mi accosto ubi materies omnis cumulata iaceret ex infinito iam tempore subsidendo come svagata e amorosa tra pascoli e boschi crescunt arbusta et fetus in tempore fundunt, quod cibus in totas usque ab radicibus imis per truncos ac per ramos diffunditur omnis. Nello scambio di vita naturale scelta e selezione in leggerezza un premio vitale di terrene sostanze in che ogni creatura nasce e muore principio genus herbarum viridemque nitorem terra dedit circum collis camposque per omnis i floridi prati rifulgono di verde e ai diversi alberi è concesso di gareggiare liberi nell'aria si scioglie l'anima in eterno rigoglio di specie il frame televisivo è un'iscrizione che non mi comprende non siamo chi raccontano non siamo vinti e concordi in pace coi vincenti un passato gelato e lontano tra menzogne e abbellimenti mentre il conflitto estremo sopravvive si dispone in forze sconosciute: non è pace non è convivenza non è offa di sopravvivere pagata a parte offesa è acqua che tutto invade e scioglie. Tutto è bagnato saranno milioni di foglie che trasmettono l'acqua dal cielo e del bosco vivo sulla Terra dove sempre mai si affolla beatitudine celeste in speranza di altro immaginare l'atomista Lucrezio al piacere offre la chance di riprodursi i semi che cadono nel vuoto declinano la traiettoria impercettibilmente: da dove proviene questa fatis estranea voluntas e per essa ci muoviamo dove voluptas ognuno conduce e solo la mente ci fa muovere altrove e in altri momenti? Non dubitare, la volontà è il principio che innesta i movimenti del corpo, non vedi dunque che abbiamo nel petto qualcosa che può lottare e resistere? E' un nostro potere innato e che la mente non sia costretta a subire e a patire lo ottiene una lieve declinazione degli atomi in luoghi e tempi non determinati quanti credono che per noi uomini omnia constituisse deos perdono la ragione mai più per noi divinamente è stata creata natura mundi. Omnis enim per se degli dei la natura necessest di tempo immortale summa cum pace goda, infatti senza dolori e pericoli in sé potente delle proprie ricchezze non ha bisogno di noi non la conquistiamo con i nostri meriti né mai con noi si infuria sostanze estranee per l'accrescimento o il mantenimento (e inebrianti per sanare il dolore di vivere) feriscono quasi sempre il semplice apparato digestivo respiratorio e mentale forse non siamo naturali interamente forse estranei o doppi appartenenti a natura speciale e trascendente o un difetto un inciampo inconcludente di una specie di ordine impensato di una natura che non ha di suo nessun ordine interno assegnato da chi per quale forza o qual pensiero e la mia nostra eccezione è un mistero che a nulla mai si appiglia Denique caelesti sumus omnes semine oriundi solo il cielo ci ha generati, padre di tutto dal cielo la terra madre riceve la pioggia e genera messi e alberi e il genere umano e le fiere a tutti offre il cibo et dulcem ducunt vitam prolemque propagant. Torna alla terra quanto prima ha prodotto et quod missumst ex aetheris oris ancora lo accolgono le regioni del cielo la natura appare libera da padroni superbi e tutto opera senza gli dèi sempre più importante controllare leggerezza di sostanze destinate a equilibrio di insieme corporale che non si accresca e che non deperisca non si corrompa e non marcisca sarà equilibrio tra la ossi ficazione petrosa dei tessuti e ammorbi dimento degli organi sanguigni e il cervello di astratta materia neurologica e spinale indirizzato a mantenere vivo quell'orpello spirituale che scommette bastardo che infinito dio è anche umano e mortale al resto ci pensa la storia memoria indelebile a stento contiene in templi rotoli e stampe: nil dulcius est, bene quam munita tenere eretti dalla doctrina dei sapienti templa serena. E alla memoria del tempo passato vivo di storia come non fosse mia sola memoria conferma la fine. Le immense cose del mondo vede il poeta consumarsi e rinascere dunque anche caeli quoque item terraeque hanno principio e in futuro rovina largus item liquidi fons luminis, aetherius sol mai cessa con nuovo splendore di aggiungere luce alla luce la morte con gialli occhi di agata più forte di armi e di calcoli più del lago di luce di quando si nasce all'oblio in una strada sconosciuta che si accumula insensata e senza assoluta ragione incompetente mio dio unico impossibile eppure anche unica forma che comprende la risposta a domanda incomprensibile alla domanda ineludibile sopra di noi, eterna, noi eletti, rivolta a chi divino nominiamo senza risposte mai alla sorte terrena che ci inchioda per noi tutti salvati dalla terra bruna che ci accoglie in corpi di luce da ricominciare con libera mente Lucrezio libera da affanni il nostro mondo di corpi: siamo materia che nel vuoto profondo precipita urtandosi appena, il libero piacere e la volontà creando e gli dei sottili e invisibili in sedi d'aria - illud item non est ut possis credere, sedis esse deum sanctas in mundi partibus ullis - beati in pace e quieti non teme il poeta e non interroga.
Bella questa ibridazione tra italiano e latino
nella riscoperta di un Lucrezio laico e ricco di analisi
ma anche come esercizio in sè di approfondimento dell’uso della lingua italiana
l’esatto contrario della sottrazione legata all’uso scemo (nell’accezione originale toscana) di termini inglesi di cui non si sa l’esatto significato
mentre il latino è un rafforzativo: me ne sono accorto quando in Brasile imparavo il portoghese e nei momenti di dubbio ricorrevo alla radice latina come dirimente
mi piacerebbe riprendessi questo esercizio, magari su elementi più brevi ma emblematici…
molto bello e musicale questo inseguirsi nel testo, come onde dello stesso mare, di riflessioni ed immagini sulla natura, con passaggi, quasi impercettibili, dalla lingua italiana alla latina, diventando fresca e attuale. Cielo, acque, boschi, astri luminosi…un mare che comprende placide bonacce, dubbi tormentosi e irrisolti, ma sciolti in una natura misteriosa e serena di nascite, morti e rinascite…Intelligenza e volontà umane in lotta con se stesse a cercare un senso alle cose, la natura indifferente, non ha bisogno di noi…Gli dei indisturbati e non disturbanti.