Riordinadiario maggio 2023
di Ennio Abate
“Ci sedemmo dalla parte del torto [del 51, 91% dei non votanti o schede nulle] visto che tutti gli altri posti erano occupati [dalle coalizioni dei partiti]”
(B. Brecht rivisto nel 2023 a Cologno Monzese)
Siamo alla vigilia del ballottaggio tra Zanelli e Di Bari. Nel 2004 e 2009 votai per Vittorio Beretta e nel 2020 per Alessandra Roman Tomat. Nel 2023 non voto e voglio qui spiegare perché.
1. Ho seguito le dichiarazioni dei leader dei partiti e delle liste civiche in queste elezioni del 2023 e mi sono messo le mani nei capelli. Lasciando da parte la Perego (Lega), messa per ora fuori gioco o ai margini e inviperita[1]), su Di Bari, voltagabbana di lungo corso, sarò telegrafico. Ho detto in passato quel che pensavo di lui[2] e le recenti sue mosse confermano in pieno il mio giudizio.
In più. Rocchi in queste elezioni del 2023 aveva lanciato un sasso nella palude politica colognese. E che sasso! Ben più grosso di quelli lanciati da CSD o da ArtLista, le civiche di centro sinistra. Da dirgli quasi: bravo! Ed è stato premiato: le sue liste civiche (Avanti con Rocchi sindaco, Noi moderati) gli hanno portato il 23,5 % di voti. E ha potuto vantarsi di essere l’«ago della bilancia».[5] Ma va ricordato che le sue liste l’avevano appoggiato perché aveva rotto con FdI e Lega. Io non so se Rocchi – come si vocifera – abbia fatto il doppio gioco tra i due schieramenti, trattando col centro sinistra solo per finta e per alzare il prezzo in termini di poltrone col centro destra. Ma se mi chiedo: quando Zanelli e il centro sinistra gli hanno chiuso la porta in faccia, poteva comportarsi diversamente, rispondo: doveva essere coerente e trovare il coraggio di continuare sulla strada dell’esperimento “civico” che aveva avviato e riaffermare la sua indipendenza. Invece, dopo il suo dietrofront e il patto con Di Bari e FdI, dove starebbe la continuità che rivendica? Questa «è la politica, bellezza!»,[6] come ha commentato Sansalone. Sì, ma va precisato che è la politica dei maneggioni, dei piccoli intrighi e forse della compravendita delle “anime morte” dei propri elettori.
E poi Zanelli per formazione e provenienza (dalla lista «Cologno libera di Velluto) è un moderato conservatore. Si vanta di aver unito e ricostruito un nuovo centrosinistra a Cologno, fondato sul «rispetto» tra partiti e liste civiche.[8] Che io non ho mai visto. Né nei confronti delle civiche né soprattutto nei confronti di quanti muovono critiche al PD o ai partiti. Non mi va di Zanelli il suo quasi perfetto stile parrocchiale-democristiano con cui ha lisciato giorni fa il pelo alla Perego.[9] E neppure che, quando qualcuno ha tirato fuori – sia pur malevolmente – un problema spinoso (quello degli immigrati o degli islamici presenti a Cologno) invece di rispondergli per le rime, s’è nascosto dietro al suo programma che non prevede nulla in merito.[10] (I più vecchi ricorderanno il comportamento altrettanto “coraggioso” dell’ex sindaco del PD, Mario Soldano, quando spuntò la proposta del Villaggio solidale da parte di don Colmegna[11]). Ma che programma è mai quello del centro sinistra che promette – e va benissimo – «nuovi spazi per le votazioni» o «cestini “intelligenti”» ma non accenna ai problemi più controversi? (Manco si parla dell’area Torriani, tanto per dire). Insomma, come fanno i suoi concorrenti di centro destra, pure Zanelli si limita a dire frasi di circostanza sui problemi più scottanti o a slogan generici: «Costruiamo la Cologno del futuro: insieme possiamo!». (E il presente? Insieme? Insieme a chi?).
4. In questi giorni mi ha colpito un’analogia tra il comportamento di Rocchi e il comportamento di CSD. Come Rocchi si è subordinato a FdI, nel campo del centro sinistra CSD, durante le trattative per la scelta del candidato sindaco, s’è subordinata al PD. Anche quelli di CSD hanno avuto prima un piccolo gesto di (apparente) indipendenza dal PD (il tentativo della “piccola coalizione” con ArLista, CAT e SI). E poi, anche loro, sono rientrati (assieme a SI) alla “casa madre” del PD, scaricando CAT e Artlista. In questo i comportamenti di un rappresentante del centro destra locale come Rocchi sono moralmente e politicamente simili a quelli di una lista (CSD) o di un partitino (SI) del centro sinistra locale. In negativo. E sulla base di questa analogia mi viene da dire che le liste civiche, che per un po’ di anni hanno raccolto il dissenso o i malumori verso i partiti maggiori, poi non sanno dove andare o che pesci pigliare. E, pur di conservare quel po’ di visibilità conquistata, si adattano alle imposizioni. Ma non lo ammettono né ci ragionano su. Anzi coprono la loro subordinazione con la panna dell’ideologia: l’amicizia tra Rocchi e Di Bari nel primo caso; la fede nella natura ancora di sinistra del PD e nella sua riformabilità, grazie alla Schlein nel secondo caso.
5. Sulla politica ridotta a tifo sia a destra che a sinistra. Sforzandomi, cerco di capire come si fa a prendere ancora così sul serio i riti delle elezioni da parte di un’area (sempre più ristretta) di militanti che s’appassionano anche alle beghe politiche più meschine di questa città e calcolano gli spostamenti possibili di voti da una coalizione all’altra. Non ci riesco. Forse perché sospetto che, così facendo, contribuiscono anch’essi a mantenere vivo un “equivoco democratico”. Tanto più che non disturbano mai la politica maneggiona dei loro dirigenti, ma quasi la lodano. Perché sarebbe furba, realista, pragmatica, la meno peggio. Accettano ancora di discutere dentro la cornice preparata dalla propaganda dei loro partiti (o delle loro liste civiche). Si smarriscono e spingono altri a smarrirsi nel ginepraio delle mezze verità e delle chiacchiere. Che si sono paurosamente intensificate in vista del ballottaggio Zanelli/Di Bari. Da tutte e due le sponde. Con l’avallo dei rispettivi dirigenti. Che aizzano quelli del loro schieramento contro quello degli avversari. Da qui insinuazioni, bugie, provocazioni, profili anonimi sui social. Nessun dirigente ha quasi più il coraggio o la capacità di far ragionare i suoi sui problemi reali o sulle eventuali ragioni che in certi casi gli avversari potrebbero avere. No, al massimo concedono che su certi problemi, che pur riconoscono veri, si dovrà ragionare. Ma in un dopo indefinito. Ora non c’è tempo. Per ora conta vincere. E ieri c’era forse tempo? E domani ci sarà? Sì, forse, si vedrà. Che politica è mai questa? Una farsa penosa che diseduca i militanti e gli elettori. E i dirigenti di tutti i partiti si adeguano, si lasciano condizionare dall’ignoranza e dai pregiudizi delle loro basi elettorali di c/s e di c/d. In ciascuna c’è una falange di fanatici. E così – in buona fede alcuni, in malafede di sicuro i dirigenti – nell’elettorato del PD hanno continuato per anni a vedere l’ex sindaco Rocchi e la sua Amministrazione non come un avversario politico reale con cui confrontarsi, ma il simbolo diabolico del “fascioleghismo” (etichetta infamante e infondata storicamente che Cocciro ha usato a iosa). E dall’altra parte – in Fdi e nella Lega – hanno continuano a vedere il PD o il centro sinistra come “comunista”, seguendo la lezione menzognera sia di Berlusconi che di Salvini.
6. Per l’insieme degli abitanti di Cologno che vinca Zanelli o Di Bari cambierà poco nella sostanza. Perché i programmi sfiorano soltanto i rapporti diseguali a livello sociale di questa città e i legami tra la vita locale e quella nazionale e internazionale non vengono quasi più compresi. Dei vantaggi in più li avrà la ristretta cerchia dei consiglieri e degli assessori della coalizione che vincerà, i loro parenti, amici, clienti. E questo spiega a sufficienza perché ad appassionarsi alle elezioni sono sempre di meno, come si è visto dai risultati al primo turno. Che democrazia è mai questa? Una democrazia ormai dimezzata. E una democrazia dimezzata è ancora una democrazia? Prima o poi qualcuno dovrà chiedersi se, alla fine della fiera, i partiti o le liste civiche aiutano a rinnovare e ad allargare o a restringere e cancellare la partecipazione degli abitanti di Cologno ad una vera lotta sociale e politica. A Cologno nessuno può vantarsi di aver allargato la partecipazione (anche solo elettorale), se non vota il 51,99% di quelli che hanno il diritto a farlo. E che sindaco azzoppato sarà quello che verrà votato da meno della metà dei cittadini aventi diritto in una città di periferia così complicata? La crisi della democrazia si è aggravata. Soprattutto per responsabilità dei partiti. Sono loro gli avvelenatori dei pozzi della democrazia. E non è una cosa nuova.[12] Invece di trovare un qualche rimedio o una soluzione vera (più democrazia, vera democrazia), la crisi si perpetua e la democrazia marcisce. Questo ceto politico, così com’è, non ci dà scampo. Con le sue scelte e il suo stile politico ci spinge a passare dalla padella alla brace. O a tornare dalla brace alla padella. Anche questo ballottaggio lo conferma: la scelta resta tra vecchiume di centro sinistra con il volto giovane e pulito di Zanelli e vecchiume di centro destra con il volto altrettanto giovane e col ghigno ambizioso di Di Bari, il voltagabbana.
7. Che fare? Nulla per ora. «S’ha d’aspettà… Addà passà a nuttata!», come diceva amaramente Eduardo De Filippo. Una nuova cultura politica e una forma di organizzazione migliore dei partiti e delle liste civiche finora esistentidovrà pur spuntare, ma va pensata, va costruita. Di sicuro non verrà dalle elezioni o dando credito a una propaganda che continua a usare i cascami della vecchia cultura di destra o di sinistra. Con quelli non si costruisce nulla di nuovo. Si perpetua la crisi della democrazia e si lasciano a comandare vecchi o nuovi maneggioni in Villa Casati. Nessuno ha più voglia di organizzarsi e agire da minoranza attiva e critica? O vuole prendere sul serio i vecchi proverbi popolari: pochi ma buoni,;meglio soli che male accompagnati? Non credo. Tra quel 51,99% dalla parte del torto qualcuno ancora c’è …
[2] https://www.facebook.com/groups/colognom/posts/6028401370597152
[3] https://www.facebook.com/groups/colognom/posts/6174824392621515/
[4] https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/05/25/appalti-truccati-in-fiera-hallecker-patteggia-fdi-alla-prova-delle-urne-dopo-linchiesta-che-ha-travolto-i-vertici-locali-di-cologno-monzese/7173411/
[5] https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/cologno-angelo-rocchi-am8fmg9p [6]www.facebook.com/francesco.pasquariello.it/posts/pfbid0odREgX1sTdAdtzYDvKSJXcNqi97m4Q9jYs6ofJSFTj1z9X2rSknNq8tgyYvYGY8tl
[7] https://www.facebook.com/groups/colognom/posts/3719618631475449/
[8] Zanelli ha dichiarato che «i partiti e le liste civiche sono due aspetti fondamentali della politica locale perché danno la possibilità a tutti di poter esprimere il proprio impegno nella maniera che preferisce. Io stesso sono un candidato che arriva dall’esperienza civica e col tempo ho imparato che il rapporto con i partiti non è qualcosa di negativo ma qualcosa di necessario alla dialettica politica. Ovviamente, è importante che ci sia rispetto tra queste due componenti e – soprattutto – che ci sia rispetto tra un candidato sindaco e le liste che lo appoggiano.»
[9] «Pur essendo in uno schieramento lontano dal mio, non posso non rilevare come un’altra candidata a sindaco, Dania Perego, ha coerentemente scelto di correre da sola non potendo reputare “persone giuste” chi ha fatto cadere l’amministrazione e ora supporta Di Bari, e dopo aver raccolto attorno alla propria proposta tant
[10] https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0y8iAD7dzBxrm1vR8K6954tYBc3tNxu2j5AyvmkUzdw2rJgbg4q43yDTZKskDpeffl&id=100090205555303
[11] Cfr. il n. 2 cartaceo di Poliscritture del sett. 2006 scaricabile qui: https://www.poliscritture.it/la-rivista-in-pdf/
[12] Sentite cosa scriveva nel 1943 Simone Weil, che andrebbe conosciuta e riletta anche dai nostri …della politica locale: “Quasi ovunque – e spesso anche a proposito di problemi puramente tecnici – l’operazione del prendere partito, del prendere posizione a favore o contro, si è sostituita all’operazione del pensiero. Si tratta di una lebbra che ha avuto origine negli ambienti politici e si è allargata a tutto il Paese fino a intaccare quasi la totalità del pensiero. Dubito sia possibile rimediare a questa lebbra che ci uccide, se non cominciando dalla soppressione dei partiti politici”(https://www.reset.it/libri/quando-simone-weil-criticava-i-partiti?fbclid=IwAR2MZAPGCyzS928uvPrgEjESo9i0ybMvD8ggAZvpYhMsLJjjxNh9_opOnGY)