Con questo prima articolo ha inizio la collaborazione a Poliscritture di Raffaella Ferraiolo Depero. La sua rubrica si chiamerà “Pensieri su New York e sull’America poco conosciute”.[E.A.]
Buon Juneteenth a tutti! Com’è bello avere questa “nuova” festa ufficiale! Ovviamente, nella comunità nera, non c’è niente di nuovo al riguardo: le celebrazioni si svolgono in questo giorno dal 1865. Letteralmente Juneteenth è la fusione di June (Giugno) e ninetheenth (19esimo). Storia della festa. Juneteenth è la festa che, in tutti gli Stati Uniti, onora la celebrazione della data, 19 Giugno 1865, in cui il generale Granger annunciò, in Texas, che gli americani ridotti in schiavitù erano liberi. Gli afroamericani, da allora celebrano quell’evento ogni anno.L’annuncio mise finalmente in atto anche in Texas la proclamazione di emancipazione, che era stata emessa quasi due anni e mezzo prima, il 1 gennaio 1863, dal presidente Abraham Lincoln.
Gli stati Confederati mal digerirono la proclamazione di emancipazione, e continuarono a ereggere oltraggiose statue per marcare i territori dei Bianchi e ancora oggi spesso si dichiarano apertamente razzisti. Di tutto ciò scriverò in un altro episodio.
Per ora continuiamo con la storia di Juneteenth.
Dopo la brutale uccisione di George Floyd, un uomo di colore di 46 anni, da parte della polizia di Minneapolis nel maggio 2020, migliaia di persone in tutti gli Stati Uniti si sono riversate nelle strade in segno di protesta. Il razzismo sistemico, intrinseco nella cultura istituzionale della polizia di quasi tutta l’America, ha permesso e causato l’uccisione di George Floyd, di Breonna Taylor, di Amaud Arbery, di David McAtee e di molti altri Black, i cui nomi sono diventati un grido di battaglia per un cambiamento in tutto il paese, dando nuova energia al movimento Black Lives Matter.Sulla scia delle proteste a livello nazionale contro la brutalità della polizia, nel 2020 la spinta per il riconoscimento federale di Juneteenth ha acquisito nuovo slancio e il Congresso ha approvato la legislazione nell’estate del 2021. Il 17 giugno 2021, il presidente Biden ha firmato il disegno di legge, rendendo Juneteenth l’undicesima festa riconosciuta dal governo federale. Durante una cerimonia alla Casa Bianca, Biden ha reso onore a Opal Lee, un’attivista che all’età di 89 anni ha percorso a piedi il cammino da casa sua a Fort Worth fino a Washington, DC, e l’ha definita “la nonna del movimento per rendere Juneteenth una festa federale”.
La festa è anche chiamata “Juneteenth Independence Day”, “Freedom Day” o “Emancipation Day”. Lo scrittore Ralph Ellison chiama Juneteenth “la celebrazione di una sgargiante illusione”, perché celebrare questa festa non è sufficiente per iniziare a riparare quello che è a pezzi. Finché tutti non saranno liberi, nessuno lo sarà, finché c’è razzismo non possiamo illuderci di sentirci più liberi di quanto siamo realmente. Michael Moore indica la parola “Riparazione” come una delle parole/idee che fa più paura alla America repubblicana bianca. Angela Davis parla di “immaginazione radicale”: È fondamentale credere che il mondo che vuoi che esista possa arrivare.
Juneteenth è la festa di una illusione ma è anche la festa della speranza. Essendo la più antica commemorazione della fine della schiavitù in questo paese, Juneteenth occupa un posto speciale nel cuore dei Blacks, ma la giornata viene sempre più spesso celebrata da persone di tutte le etnie in un discorso di inclusione globale che include tutte le razze. Juneteenth è quindi una gioiosa festa della speranza e della gioia. Juneteenth è commemorata in tutti gli Stati Uniti con musica, arte, cibo e fuochi d’artificio. Alcune celebrazioni si svolgono tra le famiglie nei giardini dietro casa. Alcune città, come Atlanta e Washington, organizzano grandi eventi, tra cui sfilate e festival. A New York gli spettacoli, affascinanti e tutti “free”, sono innumerevoli. Noi siamo andati a Central Park, in una zona abitata due secoli fa da una comunità nera, per uno spettacolo di Spirituals e Afro Jazz e la sera siamo andati al Lincoln Center per uno spettacolo di gioia e Jazz che è durato tutta la notte. Pubblico qui qualche clips.
Raffaella Ferraiolo Depero è nata a Gubbio (Perugia) nel 1947 e vive dal 1988 a New York. Ha insegnato informatica negli Istituti Tecnici Commerciali di Roma e poi Computer Science nella Dwight School di New York. Fa parte del Gruppo NYCIST (New York City Independent School Technologists) e del Gruppo NYSAIS, Associazione di più di 200 scuole indipendenti. In collaborazione con la Scuola della Nazioni Unite ha organizzato e ospitato alla Dwight School un congresso di tecnologia per Scuole appartenenti al Gruppo NYSAIS. Ha scritto poesie mai pubblicate e, nel 2010, un libro digitale sulla storia dei suoi genitori durante la Seconda Guerra Mondiale, «Racconti di guerra e di lontananza». In Italia ha partecipato nel 1969 alle proteste contro la guerra in Vietnam, ai movimenti femministi degli anni ’70 e alle lotte degli insegnanti COBAS contro I fondi statali alle scuole private; e lavorato come volontaria nei Consultori Famigliari a Roma nei quartieri Tuscolano e Tufello. Negli Stati Uniti ha partecipato alle proteste contro la Guerra in Iraq, co-fondato il gruppo di Resistenza contro Trump, reSisters, e fa parte dei gruppi INDIVISIBLE, MOVEON, SWING LEFT e Upper West Side Action Group.
ringrazio Ferraiolo Depero per l’articolo…Ci informa che è stata ufficializzata la nascita di una nuova festa,Juneteenth, che celebra “altri” traguardi tutt’altro che scontati per la ricorrente cultura americana: il giorno 19 di giugno del 1865 quando il generale Granger annuncio’, in Texas, che gli americani ridotti in schiavitu’ erano liberi. Ancora oggi i corpi di polizia, e non solo, si sono dimostrati decisamente ostili verso la comunità afro americana, come dimostra il terribile episodio di George Floyd, seguito da diversi altri
Grazie per il commento.
Il libro Juneteenth di Ralph Ellison è fantastico. Ellison è noto per il suo unico romanzo (novel) Uomo invisibile, anni cinquanta, prefazione di Saul Bellow, un testo sull’emancipazione di un nero che passa anche dal Partito comunista americano – sulle orme dei romanzi di Richard Wright.
Da allora Ellison ha scritto solo dei racconti ed è stato impegnato per il resto della vita con il romanzo che avrebbe dovuto descrivere tutta l’epopea degli afroamericani a partire dallo schiavismo fino al presente – romanzo che non ha mai concluso, lungo credo qualche migliaio di pagine.
Da questo romanzo-mondo frammentario, nasce il suo Juneteenth, incompleto, ma con dei capitoli strepitosi. Se ricordo bene, sono state fatte varie edizioni, la prima raccoglieva poche pagine, circa 300, quella che ho letto io, e altre successive sono più estese.
Lo consiglio a tutti, insieme al suo più famoso Uomo invisibile.
Consiglio anche Paura e I figli dello zio Tom di Richard Wright, a mio parere dei capolavori.
Si vede che sono appassionato di letteratura afroamericana?
PS Da non dimenticare Gridalo forte di James Baldwin.
Grazie.