di Annamaria Locatelli
A me temeraria Il tempo mi tampina pesa sulla gobba strattona rampogna -Stai un passo in là non puoi starmi appresso fai mille passi in là, piccola umana! La mia misura non sei tu ma il movimento dei pianeti i flussi delle maree le mutazioni climatiche... Quando tu ti fermarai io continuero’ a percorrere spazi infiniti, saltelli tra le siepi... Se proprio vuoi con me misurarti fissa un raggio di sole e segui il suo cammino dall’alba al tramonto e di notte accompagna ogni battito del tuo cuore e conta, se ti riesce, le stelle in cielo sino alla piu’ remota... Esausta e smarrita non avrai sfiorato che un mio piccolissimo frammento...- ll tempo sberleffa noi umani e siamo già vinti! E chi cavalco’ temerariamente il tempo? Gengis Kan Napoleone Hitler... Inseguendo la superba vittoria con armi ed eserciti? In un pugno di mosche e di cenere si risolse la loro impresa nel cono d’ombra. Personalmene... sono arrivata a sentirne la presenza rumoreggiante quale quella di un fanciullo monello che a volte mi cammina appresso ma poi corre corre via... Percorso l’universo amico com’è del mistero, il tempo ritorna da me per pochi passi volando di nuovo via... Se fosse aquilone lo terrei stretto per lo spago e via con lui nel vento... Senza tormento Non ebbe bisogno di riti di lacrime e di sospiri un giorno qualsiasi capito’... Meno di una brezza di vento e il risveglio meno d un saluto distratto e la vita finita continuo’ senza tormento
Senza tormento Non ebbe bisogno di riti di lacrime e di sospiri un giorno qualsiasi capito’... Meno di una brezza di vento e il risveglio meno d un saluto distratto e la vita finita continuo’ senza tormento Non ebbe bisogno di angosciosi lamenti di pentimenti un giorno qualsiasi capito’... Supero’ stretti passaggi e libera volo’ sulle alture l’aria che tanto le mancava riflui’ fresca in uno sfavillio di luci di mare di cielo di sole e l’abisso precipito’ Non ebbe bisogno di benedizioni di addii di cupi abbandoni, un giorno qualsiasi capito’... Era la pelle arida e acque scroscianti in azzurre trasparenze fluirono a limpida cascata. Aveva sonno e palpebre accoglienti, morbide coltri, apprestarono un nido di piume agli occhi esausti
carissima, senza tormento capiterà…
rovesciamo la visuale: ma come può quest’universo, quest’illusione travestita da tempo, accettare di cambiare in altro da sè, chè tale sarebbe senza quelle parole, quel tocco, quei pensieri?
…ringrazio per la lettura Cristiana, che mi assicura che “capiterà”, e Paolo per la criptica domanda…
Cercando di interpretare quest’ultima, credo si riferisca all’invenzione umana del tempo che non esiste fuori dalla nostra soggettività, personale e intelligenza collettiva… Il suo immaginario viene declinato in diversi modi: il tempo della resistenza al tempo, il tempo amico del mistero, il tempo nemico, il tempo della memoria, il tempo della guerra, il tempo della schiavitu’, il tempo delle caste, il tempo della liberazione, il tempo di un corso d’acqua, di un ghiacciaio, di una specie animale…Il tempo, come un grande recipiente, viene caricato di significati, regole nonchè paure e falsi miti… Ci portiamo il pesante fardello sulle spalle: il tempo della memoria, il tempo della conoscenza, del pregiudizio, della ricerca…Sono tanti gli imput e ora sono loro che, anzichè fornirci una guida alla vita, un difesa dal nulla, a portarci intorno, legati ad uno spago, come aquiloni impazziti… Sembra, alla fine, che il tempo non c’entri nulla con le nostre complicazioni…Pero’ se il tempo della ricerca ci aiutasse a debellare il virus maligno?!