di Cristiana Fischer
Christine presenta alla regina Isabella di Baviera il suo La città delle Dame:
Non so se veramente combattere con dio a fianco
come Ester Giuditta e Debora, donne di gran valore,
è volere la Pace
sconfiggendo i nemici di dio che è dalla nostra parte.
Così Christine de Pizan nel suo poema
per la pulzella di Orléans, capitano di armati
contro i nemici interni, i Borgognoni,
e quelli esterni, Enrico di Inghilterra
nella lunga guerra dei cent’anni.
La pace è interna e le male genti che hanno rovinato il regno
saranno sconfitti come cani morti:
pace e guerra di allora
pace dei dominanti e guerra contro
chi si ribella con un altro dio.
Per undici anni Christine ha taciuto
non scrive per il re, non interviene
come un generale, non tratteggia
i rapporti tra il popolo e i regnanti.
Poi vede Jeanne d’Arc e si risveglia.
Inizia il suo poema con il proprio nome: “Io Cristina che ho pianto/undici anni chiusa in abbazia,/dove ho dimorato da quando/Carlo (che strana cosa),/il figlio del re, se posso osare dire,/fuggì di tutta fretta da Parigi,/a causa del tradimento qui rinchiusa,/ora per la prima volta ricomincio a sorridere.”1
Nasce a Venezia nel 1365 come Cristina da Pizzano, il padre Tommaso da Pizzano viene chiamato a corte dal re francese Carlo V come astrologo, e presto lo raggiungono la moglie e i figli. La piccola Cristina poté frequentare la biblioteca del Louvre fondata dal re, e l’ambiente stimolante della corte. A 15 anni si sposò ed ebbe tre figli, ma in pochi anni morirono il re, il padre e lo sposo. A 25 anni, rimasta vedova, decise di non sposarsi più, non si perse d’animo ma diventò copista, che era considerato un lavoro di poco pregio per cui vi si impegnavano anche le donne. Organizzò uno scriptorium in cui copisti e maestri miniatori copiavano i suoi libri, ma sono circa 55 i manoscritti considerati autografi. Nelle miniature che arricchiscono i suoi libri, che spesso è lei stessa a creare, Christine è vestita di grigio o blu, mentre le maestre o i personaggi cui dedica i libri indossano vesti rosse e oro. Divenne, grazie alla sua passione per lo studio, scrittrice di professione, le sue opere iniziali furono poetiche. Molto nota la XI poesia dell’opera Le cento ballate, in cui esprime il dolore per l’amore perduto e insieme l’orgoglio per la sua solitudine. (La traduzione non può dare conto della metrica e delle rime delle ballate.)
“Sono sola e sola voglio rimanere,/sola, mi ha lasciata il mio dolce amico,/sola, senza compagno né maestro,/sola, dolente e triste,/sola, nel languore della sofferenza,/sola, smarrita come nessun’altra,/sola, senza più amico./Sola, alla porta o alla finestra,/sola, rannicchiata in un angolo,/sola, mi nutro di lacrime,/sola, inquieta o tranquilla,/sola, non c’è nulla di più triste,/sola, chiusa nella mia stanza,/sola, senza più amico./Sola, ovunque e in ogni luogo,/sola, che io vada o che resti,/sola, più di ogni altra creatura,/sola, abbandonata da tutti,/sola, duramente umiliata,/sola, e spesso tutta in lacrime,/sola, senza più amico./Principi, è iniziata la mia pena:/sono sola, minacciata dal dolore,/sola, più nera del nero,/sola, senza più amico.”2
La solitudine la ha trasformata, “capii di essere diventata un vero uomo” e “timoniera di una nave rimasta in mezzo alla tempesta e senza capitano”, studia molto e nelle opere che da ora in poi produce, di arte militare, di storia, di buon governo, una biografia del re Carlo V, sulla pace, Christine è sempre guidata da importanti figure femminili.
Di Christine si sono appropriate molte femministe: la sua idea di pace si incontra con il richiamo a dee e figure antiche di donne della Sagesce (saggezza). Solo maestre la guidano nei libri. Nel “Cammino di lungo studio” la Sibilla Cumana le appare in sogno e la conduce in tutto il mondo, facendole conoscere luoghi e personaggi che in realtà testimoniano della vasta cultura dell’autrice. Interviene nella querelle sul Roman de la Rose, iniziata nel 1401 e proseguita per un paio d’anni, contro la misoginia propria della seconda parte del romanzo, scritta da Jean de Meun. Christine nomina anche Dante (vestito di grigio e guidato da Virgilio in rosso) così come lei, vestita di grigio, è guidata dalla Sibilla (la sua fonte sono Le metamorfosi di Ovidio). Vive una intensa vita pubblica e da ora in poi vestirà sempre di blu, colore della lealtà, umile e nobile insieme, quando presenta i suoi libri a dignitari di corte. Dedica a Isabella di Baviera, moglie di Carlo VI, il suo La città delle Dame, uno dei libri di Christine più conosciuti.
L’abito blu, simbolo di lealtà, che Christine usa nella vita pubblica
Numerosi sono gli studi dedicati a Christine in tutto il mondo e si sono susseguiti con scadenza triennale Convegni internazionali della società Christine de Pizan.
Nel Livre de la paix dichiara: “Dio lo sa, e desidero contribuire alla pace ed evitare la guerra con i mezzi della mia limitata conoscenza”, non solo la pace tra paesi nemici ma soprattutto desidera contribuire a quella che chiama pace civile, in un’epoca in cui le compagnie militari, dopo il lungo periodo di guerra, continuavano a compiere scorrerie.
Nel Poema di Giovanna d’Arco, Christine individua lo sviluppo storico in tre soggetti: Dio: “Invece Dio, che ai torti si oppone,/ riscatta chi conserva la fede”; il sovrano: “Confido che sarai buono,/retto e amante della giustizia,/e sorpasserai tutti gli altri,/che il tuo orgoglio non ti corrompa;/per il tuo popolo dolce e favorevole/e timorato di Dio, Egli che ti ha scelto/come suo servitore (le premesse/ci sono), fai sempre il tuo dovere”; la Pulzella: “E tu, Pulzella benedetta,/dovresti essere dimenticata,/dopo che Dio ti ha tanto onorata/dopo che hai sciolto la corda/che teneva legata la Francia?/Potremmo mai lodarti abbastanza/per aver dato a questa terra, umiliata/dalla guerra, la pace?/Tu, Giovanna, nata nella giusta ora,/benedetto sia colui che ti creò!/Pulzella inviata da Dio,/in cui lo Spirito Santo irradia/la sua immensa grazia, in cui risiede/tutta la grandezza dell’alto dono,/non c’è richiesta che [Dio] ti rifiuti./Chi ti ricompenserà mai abbastanza?”
Christine immagina anche che Giovanna partirà per una crociata “Sradicherà i saraceni,/conquistando la Terra Santa./Là porterà Carlo, Dio lo salvi!”. Morirà invece prima di sapere che Giovanna sarà arsa sul rogo..3
Dunque è così, niente di nuovo,
Christine come Jeanne le fondatrici
del nazionalismo europeo e mondiale,
la pace nasce dalla guerra giusta
“credo che dio ci abbia donato la pulzella
affinché ci portasse la pace”
mentre è sbagliata la guerra dei “sudici ribelli”
“gente cieca” che si oppone a dio
e “pagherà per il suo peccato”. Il dio
che per sette secoli sarà adorato
è forse pacifista? La Ragione si incarna in giustizia
che mantiene divise le parti e l’inimicizia.
Jeanne difende il suo paese, una pulzella
di sedici anni vince ogni battaglia
la nazione si afferma e quella logica
con la grazia di dio ha conformato
la politica dei poteri terreni
situati per lingua e tradizioni.
Superfluo aggiungere che il nazionalismo di oggi è sostenuto dall’imperialismo di alcuni grandi soggetti che si combattono in centinaia di guerre locali per dominare il pianeta. Il nazionalismo/sovranismo è una ideologia del moderno ma oggi chi potrebbe immaginare una nuova Giovanna d’Arco?
Sono i grandi capi religiosi che si impegnano ad auspicare una pace nel nome di Dio.
papa Francesco con l’imam di Al-Ahzar e il re al Forum sul dialogo in Bahrein
NOTE
I due testi in versi, quello iniziale e quello finale, sono di Cristiana Fischer.
Di Christine de Pizan sono tradotte in italiano “La città delle dame” Carocci 2004; “Libro della pace col poema di Giovanna d’Arco”, Medusa edizioni 2007 (esaurito); “La vita e i buoni costumi del saggio re Carlo V”, a cura di Virginia Rossini, Carocci 2010; Il cammino di lungo studio, https://www.academia.edu/40193357/Christine_de_Pizan_Chemin_Cammin
1 https://www.paolospaggiari.com/il-poema-di-giovanna-darco/
2 https://resources.warburg.sas.ac.uk/pdf/ebh350b2451785A.pdf
3 Il poema di Giovanna d’Arco, cit., ottave IX, XVIII, XXI-XXII.