Cina, quarantanni dopo

di Gabriella Papagna, Giulia Maglietti, Kerem Brera e Paolo Di Marco

1- Gabriella Papagna, 1989

Correva l’anno 1989.
A quell’epoca andavo in giro per la Cina:Pechino, Canton Guilin, Shangai…….
Territorio immenso, popolosissimo.
La gente: lavoratori istancabili
Le città: in continuo divenire
I mezzi di trasporto: Aerei, Treni,lenti ma sempre in perfetto orario, Traghetti, Autobus ma soprattutto: bici.
Nel mio primo giorno a Pechino guardavo dalla finestra e vedevo un cantiere, tanti operai, tutti intenti a costruire un grande edificio.
Dopo un mese, al mio ritorno a Pechino, guardavo dalla stessa finestra.
Davanti ai miei occhi, al posto del cantiere sorgeva un grattacielo.L’aveva
no costruito in un mese!!!
Che dire delle città.
Pechino: immensa, edifici numerosi e capienti, strade ampie, invase dalle bici, con una gigantesca piazza, vuota: piazza Tien An Men, dove si indovinavano vestigia di un passato recente fatto di botteghine, piccoli venditori ambulanti, tempietti……
Tutto spazzato via dalla rivoluzione culturale degli anni ’70
Peccato! Forse
Guilin: la città degli innamorati. Colline morbide si alternavano a montagne.
Il paesaggio era molto amato dai pittori cinesi, compariva spesso nelle pitture, arricchito di tanti piccoli particolari.
Canton: città operosa,popolosa,abitazioni capienti, non eleganti, dove si sentiva parlare in cinese con un accento diverso da quello di Pechino.
Forse la città soffriva del complesso di inferiorità per non essere la capitale……
Infine Shangai. La città più interessante.
Caotica nella struttura e nel comportamento della gente, dove si respirava cultura, aria di rivoluzione.
In tutte queste città si notava la semplicità degli edifici, l’assenza di automobili, la presenza di biciclette e di autobus, la povertà, pur dignitosa, delle persone, l’abbigliamento semplice.
Tutti vestiti allo stesso modo, tutti occupati a lavorare: i giovani nella vita attiva, i meno giovani nella cura dei nipotini.
Non va dimenticato che era il periodo del controllo delle nascite: non più di due figli per famiglia.
A distanza di più di 30 anni le cose saranno cambiate.
Sarebbe interessante tornare in quel Paese per capire come è cresciuto, in che direzione sta andando.

 

 

2- Giulia Maglietti, Kerem Brera, 2023

Siamo in procinto di atterrare. Il cielo di Shanghai ci accoglie con folti grigi nembi di nuvole e una pioggia torrenziale. Dai corridoi dell’aeroporto si direbbe un paesaggio autunnale, piuttosto freddo.
Il nostro amico cinese ci è venuto a prendere all’aereoporto, ci aveva detto prima di partire che le temperature erano altissime e io avevo portato una valigia colma di vestitini estivi.
Ci metteremo un po’ a capire quale sia la reale temperatura perché in ogni tipo di ambiente chiuso l’aria condizionata è fortissima, mentre fuori la temperatura è abbastanza elevata ma non insopportabile.
Ci attende un viaggio in macchina di un’ora e mezza e scopriremo nei giorni successivi che anche ogni spostamento da una parte all’altra nei primi due anelli centrali della città, nei quali soggiorneremo e lavoreremo noi, può richiedere un’ora o un’ora e mezza di macchina. Il traffico è imponente, tutti si spostano in macchina o con un servizio taxi simile a uber, i mezzi di trasporto sono scarsi e utilizzati solo dai “poverini”, come li chiama il nostro amico cinese che parla italiano. Oppure da chi ha tanto tempo da perdere, ma “il tempo è denaro” , come ci ripeterà lui diverse volte nel corso del nostro soggiorno.
Non possiamo subito non notare il paesaggio urbano imponente, una foresta di grattacieli e palazzi enormi di 30 piani e oltre. Le strade che attraversano la città sono enormi, perfette e costellate di vasi di fiori colorati. Rimaniamo colpiti dal fatto che tutte le auto che vediamo sono suv e auto di lusso, quasi nessuna utilitaria. Il nostro amico ci spiega che per i cinesi è molto importante avere una macchina grande e resistente per una questione di sicurezza. Sarà , comunque il primo impatto che abbiamo con questa città è di grande ricchezza ed imponenza. Siamo in una città di 30 milioni di abitanti, la metà circa dell’intera popolazione italiana.
Il nostro amico ha prenotato per noi una residenza di lusso in una zona abbastanza centrale della città. Anche qui, non trattasi di un solo edificio ma di un complesso di edifici dai 32 piani in su immersi in un parco rigoglioso pieno di uccelli e cicale, collegati da stradine ciottolate,il tutto recintato da un muro alla cui sommità sono fissati fili elettrici di recinzione e con servizio di guarderia nei diversi punti di ingresso del complesso stesso. Queste residenze così organizzate sono molto comuni in Shanghai ,alcune, come la nostra, immerse in meravigliosi parchi verdi fitti di alberi e vegetazione. Sono affittati sia come residenze temporanee come nel nostro caso sia come affitti lunghi e sono piuttosto costose. Nonostante la mole degli edifici e delle recinzioni, c’è qualcosa di piacevole ed esotico nella cura dei giardini interni e nei dettagli architettonici, di ispirazione occidentale.
Più ci si avvicina al centro più si ha la sensazione di trovarsi immersi in una fitta rete di viali verdissimi, quasi come se gli edifici fossero immersi in un bosco ombroso. I giardini sono ovunque curati e rigogliosi e la città è pulitissima. Il nostro amico ci racconta anche che la sicurezza è molto elevata, nessuno si azzarderebbe mai a rubare o altro, anche perché esiste un sistema di controllo e di telecamere talmente efficiente che sarebbe impossibile farla franca.
Il nostro amico ci aveva consigliato di non cambiare soldi perché non ne avremmo avuto bisogno e lui avrebbe provveduto al nostro soggiorno, cibo compreso. Il fatto di trovarmi senza denaro, pur avendo il bancomat, mi creava un senso di ansia e avevo insistito per cambiare un po’ di soldi all’aeroporto. Soldi che poi praticamente non useremo mai, perché scopriamo che a Shanghai nessuno usa più i contanti, alcune cassiere del supermercato storceranno il naso e in un’altra occasione riusciremo a pagare il caffè con le banconote solo in quanto erano contate e non necessitavano di resto. I pagamenti avvengono ovunque con un Qcode che viene inquadrato dal cellulare in pochi istanti, una sorta di Satispay ancora più efficiente. Così qualsiasi pagamento, anche in uscita dai parcheggi, richiede il tempo di pochi istanti.
La prima sera proviamo un ristorante tipico cinese, siamo da soli, non è facile interagire con le persone perché quasi nessuno a Shanghai parla l’inglese, ad eccezione di ragazzi giovani di famiglie benestanti che lo studiano nelle scuole internazionali. Nonostante il limite della lingua, sono tutti estremamente gentili e ci si capisce comunque.
Due giorni dopo avremmo iniziato il campus musicale organizzato dal nostro amico. Nel campus sono iscritti bambini dai 6-7 anni fino a ragazzi di 16 anni. Rimaniamo stupiti dal fatto che tutti i bambini parlino un inglese fluente e il nostro amico ci spiega che solo famiglie benestanti, i cui figli frequentano costose scuole internazionali, possono permettersi queste lezioni. Ci risulta presto chiaro che la quantità di famiglie ricche che guadagnano dai 500.000 euro annuali in su, non è una condizione così straordinaria come lo sarebbe in Italia o in Europa.
Il guadagno da attività indipendente non è tassato. Inoltre il costo della vita in proporzione è molto più basso.
Ma ci appare anche però evidente che questa grande ricchezza è accompagnata da un consumismo sfrenato e uno stile di vita poco sostenibile: aria condizionata al massimo ovunque, enorme spreco di cibo, delivery per qualsiasi tipo di bene e necessità , trasporto privato per tutti, nessun tipo di raccolta differenziata dei rifiuti e nessuna cultura del riciclo e di economia circolare. Il nostro amico ci racconta che nelle campagne c’è una povertà estrema, la gente non ha di che da mangiare. Per fortuna, secondo lui, dopo Mao il Paese si è aperto e questa ricchezza che noi vediamo prima o poi trascinerà anche gli altri verso una condizione migliore.
Dalla nostra prospettiva le cose appaiono un po’ diverse.
A Shanghai il capitalismo e il consumismo è ormai fuori controllo, lo stile di vita che si sta delineando anche in Italia e soprattutto a Milano è già arrivato al suo apice lì. Per molti non esiste più il concetto di fare la spesa o fare shopping nei negozi ma si fa tutto online. Molti negozi e supermercati hanno chiuso o stanno chiudendo, indubbiamente la pandemia ha incentivato e possibilmente accelerato questo processo. Ah, parentesi, e il COVID? “COVID doesn’t exist anymore, people don’t care” dice un’ amica musicista, tra il divertito e l’allibito. Dall’emergenza massima al menefreghismo? All’apparenza si. Poca gente in giro con la mascherina (sempre più che in Italia, comunque). Ma ancora: siamo a Shanghai. L’impressione di non essere capitati nella Cina “vera” si fa sempre più reale. “E il comunismo?” chiediamo con un poco di ingenuità. Il comunismo si vede solo in qualche grande manifesto per le strade, che “invita” a grandi caratteri a comportarsi (cosa vorrà dire di preciso?) da bravi comunisti. Ma è un comunismo di appartenenza, lontano anni luce dall’ ideologia. Serve a unificare il popolo sotto una qualche bandiera a contrasto del “nemico” occidentale. Ma considerata la risposta un po’ irritata del nostro amico, preferiamo non andare nei dettagli. Lui ci è parso un po’ contro tutto e tutti. E la Russia? I cinesi la considerano una nazione amica, sempre e comunque, e le notizie che arrivano loro sono tutte filtrate (da noi forse no?…ma questo è un altro capitolo) e pro Russia.
“Attenti in Cina, a cosa mangiate, non si sa mai, e portatevi delle medicine” in Italia quando si parla di cibo c’è sempre grande diffidenza. Ecco, in Cina si mangia benissimo. Perlomeno nei posti dove siamo stati noi, una varietà di cibi quasi infinita. Che di solito si ordinano tutti o quasi. Di tutto un po’, ma non puoi fare a meno di mangiare, mangiare e mangiare. Quello che ci colpisce più di tutti è la varietà di funghi (che si mangiano anche crudi) e addirittura ci sono ristoranti apposta, specializzati in funghi, e radici (radici del fiore loto in agrodolce o cucinati in svariati modi e altre …).
Da segnalare esperienze culinarie nei ristoranti nord coreani e sud coreani. Con tanto di presentazione dei piatti da parte dello chef in persona. Se non è passione questa…
“Non vi preoccupate se avanzate, qui non si usa molto portare a casa gli avanzi, li danno tutti ai maiali fuori città” . Sarà per questo che la carne è così buona? Maiali nutriti bene? Un po’ di perplessità non ci impedisce di cercare di finire tutto, un po’ per golosità un po’ per abitudine. Esperienza da annoverare tra quelle memorabili è un dopo cena nella Sala del Thè, quella delle “decisioni importanti”. Infatti si parla di affari. La serata ci conferma che questi cinesi la sanno lunga: l’ambiente, il servizio, il thè è tutto troppo perfetto per non andare d’accordo. E infatti ci si ritrova tutti felici e contenti manco avessimo bevuto whisky. E molto ossequiosi nel seguire pedissequamente tutte le istruzioni su come prepararlo, su quanto aspettare e come berlo. Sembrano tenerci molto. Guai a improvvisare.
“Per fortuna che stiamo solo due settimane, chissà che smog che respireremo in quella città lì, una delle più inquinate al mondo”
Sorpresa: dopo un primo impatto un po’ difficile, scopriamo che è l’umidità alla quale non siamo abituati a crearci problemi ma in giro vediamo solo motorini elettrici (venti anni fa erano bici, oggi la fiumana è di motorini) e tante macchine elettriche. Forse la maggioranza? Chi lo sa, non siamo stati molto minuziosi nel fare la conta delle targhe verdi contro le targhe blu. Insomma l’impressione è che anche sull’elettrico si sia molto avanti lì.
È già arrivato il momento dei saluti (ma come è possibile che il tempo sia passato così in fretta?) e di tirare le somme di questo meraviglioso soggiorno.
La Cina è come la immaginavamo? No. “Si però la avete solo sfiorata in superficie, chissà quante cose che non vanno lì”. Certo. Ma la promessa è di tornarci, anche per capire se ci siamo innamorati solo delle apparenze e delle circostanze. Se non altro per curiosità. Magari vedremo imotorini e le macchine volare, come sperava il nostro amico quando ci ritrovavamo imbottigliati nel traffico.

 

 

 3- Paolo Di Marco, qualche dato

Se guardiamo la linea dell’andamento del Prodotto Nazionale Lordo cinese , al netto delle osservazioni di Keynes sulla sua scarsa significatività, e al netto del fatto che nei paesi non industrializzati (come la Cina fino all’80) i termini monetari sono falsati per difetto, dato che trascurano il fattore di autoproduzione/consump che spesso è prevalente sulla quota dei beni commerciati notiamo che è una classica curva esponenziale, che inizia lentamente per poi accelerare progressivamente; questo significa, e lo vediamo anche nel grafico successivo, che nonostante il grande balzo in avanti fosse stato di fatto un balzo negativo, questo non ha inficiato la crescita progressiva e diremmo inesorabile lungo l’esponenziale; nel grafico mancano gli ultimi due anni col forte rallentamento del tasso di crescita (dal 10 poi all-8 poi al 4% annuo) ; le vie future possibili sono una ripresa della crescita accelerata mediante investimenti spostato dalle esportazioni al mercato interno, oppure un flesso nella curva che la porterebbe verso un andamento a S, da curva logistica, dove la parte finale diventa una crescita costantev(una retta) non piû accelerata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *