Angela Pagnanelli, Correre dietro al sole nell’ombra, Edizioni Il Castello, 2022
di Teresa Paladin
Una nuova investigatrice entra nel panorama della narrativa giallistica: una giovane giornalista di 35 anni di nome Gianna, una donna che non si ferma alla apparenze degli accadimenti o alla loro esecrazione, perché ritiene che di fronte alle ingiustizie e ai crimini occorra non tirarsi indietro e che, con intraprendenza e soprattutto coraggio, ci sia bisogno di testimoni di verità. E’ allieva di un altro mitico giornalista, suo mentore, Giorgio, esperto di cronaca nera del giornale “Voce popolare” di Livorno dove anche lei è inquadrata.
Ideale la scelta di questa città, eletta porto di mare da Cosimo I, aperta ai commerci ma soprattutto culturalmente “trasgressiva”, non allineata, non signorile come le raffinate Firenze e Pisa, ma autentica e viscerale nelle passioni, una città che fa da specchio, a mio parere, alla protagonista: sincera, emancipata, allegra, ironica.
La trama del precedente giallo Anelli di una catena, pubblicato da Il Castello nel 2020, vedeva investigare Gianna sullo sfondo di un traffico di prostituzione internazionale, una rete di sfruttamento di donne ridotte in schiavitù e private dello loro libertà e dignità. Correre dietro il sole nell’ombra è un giallo identicamente temporaneo e profondamente impegnato nel sociale, in cui non c’è il cliché dell’assassino che viene scoperto e catturato dopo il crimine commesso come atto individuale all’interno di una storia personale. In questo giallo i morti diventano tali perché inseriti in uno scenario di corruzione, di traffici illeciti, locali ma radicati in interesse internazionali, ovvero in Africa.
L’incipit del giallo non è tradizionale: il ricordo dei genitori durante una gita si interseca con quello dei nonni, raffigurati come due personaggi di una stampa di fine ‘800, con le loro attività lavorative e visioni del mondo. Su tutto spiccano il cappello e la camicia rossa del bisnonno alla parete, fuggito di casa a 16 anni per arruolarsi nel Corpo volontari garibaldini per la III Guerra d’Indipendenza, e le lettere di Garibaldi custodite dal nonno di Gianna e inviate al di lui padre, Costantino, con espressioni di amicizia. Da questi simboli parte la prima educazione politica, intensamente valoriale, di Gianna .
Definita una samurai dal suo mentore e dal suo capo giornalistico – Samurai perché cerca la verità – Gianna sa che la libertà ha un prezzo e così, mentre rifugge dai compromessi, è pronta ad accettare le sfide che la sua professione le presenta. Sceglie non di fare semplice cronaca da proporre ai suoi lettori, ma di indagare sui retroscena, sulle cause di sfruttamento sociale e criminale che stanno dietro ai due incendi e tre omicidi misteriosi, apparentemente slegati tra loro, avvenuti in città.
Non è però una supereroina isolata: in realtà accetta di confrontarsi e di svolgere una collaborazione informativa con la polizia, in linea col pieno rispetto delle istituzioni. Dotata di un’innata curiosità, il suo interrogarsi e indagare porta a svelare trame complesse che smascherano ben più di un delinquente fino a catturare gli attori di una rete internazionale del crimine organizzato.
L’esergo è elegante per un giallo: una frase di Nietzsche che recita “l’ombra è necessaria quanto la luce. Esse non sono avversarie, anzi si tengono amorevolmente per mano, e quando la luce scompare, l’ombra le scivola dietro” (Friedrich Nietzsche, Il viandante e la sua ombra). Da qui l’origine del Correre dietro al sole nell’ombra di Angela Pagnanelli, un percorso diegetico il cui cerchio si chiude nell’ultimo capitolo, con una frase cruciale: “Come si chiama quando fa giorno, come oggi, e tutto è deturpato, tutto è saccheggiato, e l’aria tuttavia si respira; e quando tutto è perduto, quando la città brucia, e gli innocenti si uccidono l’un l’altro, ma i colpevoli agonizzano in un cono di luce nascente ? Ha un nome bellissimo. Si chiama aurora” (Jean Giraudoux, Elettra).
Come si arriva ad avere questo squarcio di luce che individua la rete di “colpevoli” che si arricchiscono sulle spalle di vite altrui? Come si rende possibile questo risultato?
In tutto il romanzo la condizione privilegiata che consente e struttura l’indagine si fonda sulla trama di relazioni che le persone a Gianna vicine o appena conosciute, ma coinvolte nei fatti nel passato e nel presente, hanno vissuto tra loro: il raccordo di notizie e informazioni di Gianna diventa magistralmente utile a comprendere e dipanare il mistero di incendi e omicidi purimi.
Trovo interessantissima questa visuale. C’è una parte assegnata all’indagine autoptica, indispensabile ovviamente, ma quello che prevale nel dispiegarsi delle indagini non è l’aspetto scientifico, come in certi telefilm di oltreoceano. La parte dominante è la conoscenza della complessa rete di attività economica e relazionale, l’intreccio di amicizie e concertazioni legate al mondo di interessi commerciali in cui si intersecano simultaneamente persone rispettabili e non.
Le connivenze tra buoni e cattivi diventano possibili all’interno di consorzi amministrativi in cui alcuni politici, dall’apparenza impeccabile, possono essere collusi con il sistema malavitoso che gira intorno al porto e ha ramificazioni a livello internazionale: il messaggio positivo è che inevitabilmente i buoni seguiranno la loro strada, senza indugi e compromessi. Con la corruzione non si può che tagliare e differenziarsi radicalmente!
Altro aspetto motivante alla lettura è l’ampiezza di ideali che compenetrano i personaggi positivi e moralmente sani. In particolare emerge la figura di zia Libera, che dopo aver documentato come reporter a Pisa la contestazione del ’68 degli studenti della Normale decollò nell’attività di reporter di guerra. Zia Libera a Gianna dirà che loro due sono “due cani sciolti, preferiamo alla luce accecante l’ombra, oppure la sorgente della luce”: entrambe animate dal Weltschmerz, il dolore cosmico, e dall’empatia per la pena universale del mondo, come determinate ma insieme delicate falene. interessantissimo il profilo di Carlo Tanzi, un intellettuale di professione cuoco e promotore di associazioni di educazione alimentare e tutela dell’ambiente e le cui azioni hanno come scopo il bene della comunità.
Il giallo è dunque impostato secondo tutti i suoi elementi, ma con qualcosa in più, che permette di affondare nel sociale, nell’orizzonte dei traffici illeciti organizzati, dell’ingiustizia arrecata a esseri innocenti e indifesi. Nella difesa di principi e idee legate all’ecosostenibilità, alla cooperazione sociale, alla tutela dell’ambiente i valori e le riflessioni proposte sono pertinenti e interessanti nella loro ricaduta sociale, in particolare in riferimento allo smaltimento dei rifiuti RAEE, dispositivi elettronici con componenti metalliche da bonificare e riciclare in Ghana. Quest’ultimo rappresenta il tema principale di Correre dietro al sole nell’ombra: rigorosamente coincidente la scrittura con la cronaca, data la ricerca puntigliosa di notizie storico-sociali da parte di Angela Pagnanelli e la stigmatizzazione dell’autrice, attraverso il personaggio di Gianna, arriva in questo senso deciso e vigoroso, senza se e senza assoluzioni.
Il ritmo della narrazione è gestito con abilità tecnica: le sequenze dialogiche sono utili all’indagine, oltre che assumere l’aspetto colorato delle vicende sentimentali e familiari o amicali legate a Gianna e agli altri coprotagonisti. Il tema trattato con leggerezze e ironia è quello sentimentale, nel vivace scambio di battute tra Gianna e il suo fidanzato Amedeo, sempre pronto ad adeguarsi alle tempistiche di una giornalista “detective” cui lo lega un sentimento intenso con stuzzicanti momenti di sensuale allegria.
Il lettore segue con partecipazione emotiva le vicende fino all’epilogo finale, per nulla scontato ma che indubbiamente porta la giustizia a trionfare.
- In copertina un’illustrazione di Angela Pagnanelli. Qui sopra la copertina del libro e la foto della sua presentazione alla Gualchiera di Prato. A sinistra Teresa Paladin, a destra Angela Pagnanelli.