5 pensieri su “Filippo Nibbi

  1. SEGNALAZIONE

    IL PROBLEMA DELL’ANTISEMITISMO ODIERNO
    (dalla pagina Fb di Andrea Zhok
    https://www.facebook.com/andrea.zhok.5/posts/pfbid02t25PLfENQZdiJQHiK6fQWEnWHkHpqh8eFeJBegwVwDLRoGBdkQ3TgPQbGap9mZDol

    Stralci:

    1.
    Se ora ci chiediamo quali siano le ragioni degli apparenti rigurgiti antisemiti contemporanei, la prima cosa che dobbiamo notare è come oggi manchino le motivazioni che nei periodi più oscuri dell’antisemitismo novecentesco formavano il nerbo di quei pregiudizi. Il nazismo si nutriva di una concezione biologico-razziale che gli permetteva di fare il salto dalle colpe dell’individuo a quelle del gruppo con facilità: l’idea era che il “male” fosse nelle “disposizioni naturali della razza”. Oggi però questa visione è sostanzialmente estinta e non credo che dal secondo dopoguerra sia stata più rivendicata da nessuno (casi psichiatrici a parte).
    2.
    Se vogliamo parlare oggi di antisemitismo, dobbiamo parlare di un antisemitismo etnico-politico piuttosto che etnico-razziale, in cui la vicenda storica dello Stato di Israele gioca un ruolo molto significativo, se non totalizzante. E tuttavia, sembra chiaro che qui è in funzione una volta di più quel pernicioso paradigma di generalizzazione, per cui un individuo viene giudicato in modo moralmente negativo semplicemente perché appartenente ad un gruppo. Così, un ebreo che non c’entra nulla con lo stato di Israele può trovarsi coinvolto in un giudizio sprezzante per estensione a partire da un giudizio nei confronti delle politiche di Israele.
    Quando ciò accade ci troviamo di fronte ad una reale istanza di antisemitismo.

    3.
    La domanda ora però diventa: chi è che fomenta questa identificazione forfettaria di Israele, e specificamente delle scelte della sua classe politica, con l’ebraismo in generale?
    E la risposta qui è credo abbastanza chiara.
    Il primo colpevole di questa identificazione forfettaria e acritica tra ebraismo e stato di Israele è lo stato di Israele.

    4.
    L’accusa di antisemitismo non è un’accusa qualsiasi nel mondo occidentale, nato sulle macerie della seconda guerra mondiale: si tratta di un’accusa che pone in continuità con il nazismo e dunque con ciò che è considerato il “male assoluto”. È un’accusa che corrisponde in molti paesi ad un’imputazione di reato. È un’accusa che delegittima l’interlocutore in modo totale, che gli dichiara guerra (non puoi mica discutere con chi, per definizione, vuole solo il tuo sterminio, no?).
    Questo riflesso condizionato si associa ad un’altra carta, simmetrica e pericolosissima, ovvero al “vittimismo storico”. Questa carta l’abbiamo vista giocare questi giorni nel modo più palese quando, negli stessi giorni in cui l’esercito israeliano uccideva tra i 300 e i 400 civili al giorno, i suoi rappresentanti all’ONU pensavano bene di presentarsi con la stella gialla di David appuntata sulla giacca. Come ha detto il presidente dello Yad Vashem (istituzione custode della memoria dell’Olocausto) questo gesto “disonora le vittime dell’Olocausto”.

    5.
    La carta vittimista è la più costantemente utilizzata come arma di propaganda e di pressione diplomatica dal governo di Israele dalla sua nascita. All’ambasciatore all’ONU Gilad Erdan è parso perfettamente normale, e consono ad una consolidata tradizione, presentarsi come diretto erede dei torti di quattro generazioni fa.
    Come è chiaro, ciò che è implicito in questa visione è l’idea di un’identificazione etnica che travalica il tempo e lo spazio, e che renderebbe l’attuale governo israeliano in credito con il mondo per quanto subito da Anna Frank o Primo Levi. Il fatto di sentirsi vittima, di porsi come creditore della storia, giustifica apparentemente ogni rivalsa, anche 3500 bambini massacrati in 20 giorni.

    6.
    Dopo tutto, se l’ambasciatore Erdan o il premier Netanyahu o il ministro Galant sono così fermamente persuasi dell’ereditabilità storica di colpe e meriti, debiti e crediti, non si capisce bene perché non abbiano ancora dichiarato guerra alla Germania, chiedendo un “focolare nazionale” in Baviera, invece di prendersela con due milioni di morti di fame in Palestina.
    7.
    L’idea di punizione collettiva è presente dagli anni ’70 con l’abbattimento delle case delle famiglie di palestinesi sospettati di attività antiisraeliana, oltre che in mille altre istanze, ma in questi giorni l’abbiamo sentita ripetere più volte ai massimi livelli (ex ambasciatori, membri della Knesset, ministri) con l’affermazione che “a Gaza non ci sono civili innocenti”.
    Ora, purtroppo, l’idea di colpe e meriti collettivi fondati sull’appartenenza ad un gruppo etnico è ciò che Israele ha rivendicato in continuazione a proprio beneficio, ma sciaguratamente è precisamente la stessa operazione che invertita di segno si incarna in antisemitismo.

    8.
    Per fortuna esistono nel mondo molti ebrei che continuano lucidamente a contestare il progetto sionista e le violenze di cui si è fatto latore. Li abbiamo visti in questi giorni protestare a New York ma anche a Gerusalemme.

    Dai commenti:

    1.
    Stefano Iannuzzi
    Professore, sono disponibile per onestà intellettuale a seguirla sul distinguo che fa, perché ammetto che abbia degli elementi di fondatezza.
    Le chiedo però allora di esplicitare quello che pensa sull’Islam militante di Hamas, ossia su quello che ha nella jihad un riferimento preciso e vuole non due stati, ma la totale distruzione di Israele.
    È l’Islam che uccide centinaia se non migliaia di cristiani ogni anno, che crede nella dhimmitudine, che disprezza e sottomette gli omosessuali e le donne.
    È l’Islam che usa gli aiuti finanziari destinati alla popolazione civile per acquistare armi, che si fa scudo dei civili e che non ha mai fatto nulla di concreto per migliorare la situazione dei palestinesi.
    Mi auguro che lei mostri la stessa onestà intellettuale che io mi sforzo di avere, nel rispetto reciproco di due punti di vista comunque diversi.
    Grazie

    2.
    Andrea Zhok
    Stefano Iannuzzi Non mi è chiaro cosa dovrei fare? Un elenco delle situazioni in cui certe politiche svolte da governi o milizie di ispirazioni islamiche sono da me ritenute disdicevoli?
    Io comunque disapprovo senza se e senza ma chiunque “disprezza e sottomette gli omosessuali e le donne”, chiunque “uccide centinaia se non migliaia di cristiani ogni anno”, e anche chiunque sostiene la “totale distruzione di Israele”.
    Poi stabilire chi esattamente fa queste cose, quando e perché è un po’ più complicato che lanciare una generica accusa all’Islam. Quando gli islamici in Europa, come avvenne nei noti episodi del Bataclan, ecc. hanno assunto il ruolo di violenti suprematisti, lì i fatti erano molto chiari e ovviamente mi sono espresso nel modo più duro.
    Sono invece molto meno incline a formulare giudizi sulla vita interna a paesi e società di cui ho una conoscenza indiretta e limitata, come l’Iran, anche perché le rare volte in cui ho interagito con persone iraniane è emerso che una buona parte delle narrative che ci arrivano qua sono farlocche. Dunque preferisco in tutti questi casi una sospensione di giudizio.

    3.
    Vittorio Daniele
    • Analisi interessante. Ma sbaglierebbe chi attribuisse a tanti editorialisti e commentatori buona fede, onestà intellettuale e interesse verso i fatti. Si pensa davvero che, quando in ballo ci sono questioni di estrema rilevanza come le guerre, chi è interessato a descrivere o analizzare i fatti per come realmente si svolgono possa trovare spazio sui grandi giornali o nelle televisioni?
    • Ecco, riportare le immagini di un massacro di innocenti può cozzare con gli interessi e la linea politica. Pertanto va evitato, e se proprio non si può evitare bisogna che quel fatto venga considerato all’ interno di una cornice che nella percezione del pubblico ne riduca la gravità.

  2. Manifesta-delirio -sogno-fiaba…come una bambina puo’ trasfigurare l’esperienza di un bombardamento oggi a Gaza e vivere in una fiaba i suoi ultimi istanti….La casa non esplode, veleggia “Leggerissima. Per fortuna era notte e tutti eravamo al caldo dentro alle sue braccia…Volava in silenzio, l’unico suono sembrava velluto…sembrava un angelo quadrato con il tetto. Ho aperto la finestra per guardare la notte dall’alto…dietro di noi il prato fluttuava come una magnifica coda di smeraldo . Chissà dove stiamo andando, ho pensato. Ma la casa volava tranquilla e sicura. Lei lo sa, ho detto e sono tornata a letto”
    Veramente un augurio gentile rivolto ai bambini vittime innocentii di una guerra crudele…che le loro ultime prove dei sensi siano leggere, colorate, calde, vellutate…

  3. sono piuttosto d’accordo con il discorso di AndreaZhok…del resto il popolo ebraico ha sempre avuto a cuore la giustizia, riferendosi ai Giusti quanto ai Giusti tra le Nazioni…Questo principio della coscienza non puo’ permettersi due pesi e due misure, quando si tratta di considerare le vite umane. Non si tratta di giustizialismo, si tengono presenti le singole compenenti affettive, familiari, di origine, le vicissitudini pregresse ma non possono diventare alibi solo per una delle due parti in conflitto…alibi per vendette spaventose e sanguinarie, per genocidi e stragi di minori..I Giusti non si nascondono responsabilità precise di una parte del proprio popolo, per fortuna una minoranza…
    La vendetta ne richiama un’altra, senza fine…non è una mossa lungimirante

  4. NO! Dopo i segretari di stato in esilio che dicono a tutto il mondo cosa deve fare, mò ci capita anche il vate dell’antivaccinismo, nonchè esegeta dell’ovvio….

    Ma sarà per poco: i sondaggi di oggi danno Trump sicuro vincitore delle elezioni del 24; Biden ha solo due strade: o si ritira (qualunque democratico al di fuori di lui e della sua vice ha invece vittoria prevista), o un mese prima scatena la guerra, stavolta diretta
    Secondo voi cosa farà?

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