Riepilogo del don giovanni pezzente


di Ennio Abate

Tu, mio strabico amore assaggiato fra tempi di chiesa e di liceo; e tu, esile simulacro di sesso costruito da perfidi avventori di latteria; e tu, amore risicato in cuore battente d’impiegata.

Donne, giovanili prede, alle quali i seni belli, amaramente distratto, toccai: e alle quali impacciato esposi la mia ferita di incerta lussuria, ora che siete incorporeo fantasma di tiepida vergogna, datemi la chiave di quel mio comunissimo bisogno di congiungimenti coi corpi vostri smaniati.

Quanto seria fu, con voi, la mia non scafata giovinezza! Quanto freddi sarebbero ora gli sguardi sulle vostre polpe rugose.

Ah, maschili ardori di un’epoca d’istinti assuefatti al profitto! Da essi assediato, vi assediai. Sudando e balbettando, che amplessi dolenti, che confusione nei cuori, che fretta brigante la mia sulla funivia di sentimenti barcollanti!

Pensarvi oggi è vano? Gli energici corpi di una volta, più che mai curati, saranno flosci e, come il mio, indeboliti. I ricordi inquietanti sepolti nell’assillo di più rapidi giorni. Ma sempre vi luciderò, madamine d’oré, con devoto, assiduo riguardo all’antico fulgore.

Nota del 24 novembre 2023
In questi giorni ho preso appunti su vari commenti letti dopo l’uccisione della giovane  Giulia Cecchettin da parte del suo fidanzato. Molti – anche di femministe che in passato ho stimato – mi hanno lasciato insoddisfatto: sollevano polveroni sui fatti e offrono ricette ottimistiche che respingono per la loro astrattezza. Non concordo, ad esempio, con l’enfasi  movimentista e progressista di Lea Melandri (qui). Perché trascura il fatto che le proteste contro i femminicidi sono diventate un rito che arriva sempre dopo e ripara soltanto l’angoscia che il ripetersi delle uccisioni fa calare  sulle nostre menti. Trascura pure quanto tali proteste siano manipolate dai mass media. (Come si fa a considerare quasi un buon risultato che i mass media nominino il femminicidio – “già il fatto di nominarlo”- mentre i femminicidi continuano?). Sono, infine, molto scettico sul rimedio da più parti proposto: «Serve una educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’amore non è possesso». Concordo, invece, con quel che ha scritto Tiziana Villani sulla sua pagina FB (qui) : «l’evocazione del patriarcato come origine di tutti i mali non mi è sufficiente, non mi aiuta a cogliere i molti modi della sopraffazione che certo sono culturali, ma non solo». Tornerò sulla questione partendo da quanto avevo scritto nel 2010:

Alla vulgata sia della fine della storia che del postfemminismo o della femminilizzazione trionfante nel lavoro delle società post-fordiste, ho preferito una riconsiderazione storica sia del comunismo che delfemminismo: entrambi per me rovine di un fine Novecento da interrogare e reinterpretare per leggere nelle trasformazioni in corso - non certo benefiche per i molti uomini e donne del pianeta - qualcosa d’ altro.
Non credo che il mio narratorio sia misogino o antifemminista, ma più monologante che dialogante di quanto desideravo, sì. Per costrizioni esterne e per scelta meditata e consapevole poi. Da qui l'attestarmi in una pacata difesa del vissuto che sta alla base di Donne seni petrosi. E anche della forma – amara, smorzata, cupa, “cruda” - di certi testi e dello stesso titolo.
Considero tali aspetti da vecchio, quale sono in effetti diventato, una faticosa conquista compiuta soprattutto attraverso la scrittura. E voglio conservarli, discuterli pure, ma non scioglierli con disincanto in una tardiva, impossibile, astorica, artificiosa nuova armonia tra uomo
e donna, tra “maschile” e “femminile”.

12 maggio 2010   (Da Ennio Abate, Donne seni petrosi, Farepoesia 2010) - 
  • Carboncino di Tabea Nineo

3 pensieri su “Riepilogo del don giovanni pezzente

  1. mi trovo d’accordo con la narrazione di Lea Melandri sull’importanza che hanno avuto e attualmente hanno i movimenti femministi sui cambiamenti in atto nella nostra società soprattutto in riferimento alla maggiore consapevolezza acquisita dalle donne, dalle minoranze sul piano dei diritti. Promuovendo anche la riflessione sul piano piu’ profondo e ampio dei rapporti interpersonali e di genere, ma anche del sistema politico ed economico globale, dibattito sempre in corso e in aggiornamento in cui tutte i siamo implicati…E’ un discorso degli ultimi cinquanta sessanta anni che ha messo in discussione se non in crisi un sistema patriarcale, e capitalistco, di potere, prima mai cosi’ contestato…Non ci puo’ pero’ meravigliare che la salutare crisi non sia ancora un cambiamento radicale, noi siamo troppo abituate i a rapportare i fatti all’arco temporale di una vita umana, che è breve e non puo’ sperare in pochi decenni di vedere finire un sistema radicato da millenni…Anzi a volte puo’ succedere inizialmente che il processo di cambiamento veda inalzare barriere…e i femminicidi non si arrestano…come le guerre, le diseguaglianze, le sopraffazioni sui piu’ deboli, compreso l’ambiente che ci ospita…
    Riprendendo il discorso del cammino delle donne, i movimenti femministi hanno promosso anche leggi che le tutelano: per l’abolizione del dcosidetto elitto d’onore, le leggi, spesso evase, a favore della donna lavoratrice, il codice rosso..la legge 194 per l’interruzione della gravidanza….A proposito ho letto in questi giorni, suggeritomi, un romanzo autobiografico breve di Annie Ernaux: L’evento, una testimonianza straordinaria, personale ma con un respiro corale nella storia delle donne

  2. Penso che prevalentemete oggi i femminicidi siano provocati da parte dell’uomo sulla donna per una rivendicazione di potere sulla medesima che per varie ragioni traballa, nzi naufraga…La donna ha accolto il messaggio della parità, anzi oggi lo sente ampiamente, non deve venirne convinta come succedeva a generazioni precedenti i movimenti ’68-’70, anzi ne è stata protagonista. A volte paga con la vita questa consapevolezza e nuova forza.
    Un altro fronte è quello del delitto passionale, dove giocano altri fattori, ma sempre in qualche modo legati alla perdita di potere sul corpo della donna, alla gelosia, alla mancanza di autonomia affettiva…Piu’ complesso…
    Riguardo al tema avanzato da Roberto Buffagni per il quale l’atto erotico di coppia è inscindibile da un certa componente di violenza…come fosse un fatto legato alla natura virile dell’uomo…al contrario penso che sia un fatto culturale, cioè di consuetuini potenziate nel tempo da parte dell’uomo…Per questo caso è l’ultimo libro che ho letto a fornirmi una risposta…L’uomo ha visuto nel tempo lungo l’esperienza sessuale “libero”, per legge istituzinale, da vncoli di responsabilità legali verso l’eventuale figlio..Infatti se si pensa che la pratica anticoncezionale è stata resa possibile dalla legge italiana solo a partire dal marzo 1971 sino ad allora solo l’uomo affronatava l’esperienza sessule con leggerezza, spesso con baldanzosità, mentre alla donna toccavano tutte le preoccupazioni per le conseguenze, come una gravidanza indesiderata.Quindi accettarla ma non era sempre la scelta migliore e neanche possibile o l’aborto clandestino, un’esperienza atroce e “umiliante”, spesso con epilogo mortale e il carcere, se scoperte..
    Mi sento di dire due parole sulla poesia di Ennio Abate: di una sincerità disarmante su com’era il sentire del “Don Giovani pezzente” nella sua età giovanile…non si avverte violenza ma esuberanza legata al desiderio e anche all”ammirazione per il femminile, un campionario di piccole principesse, le “madamine d’oré”, dei nostri giochi all’oratorio… prede? Discorsi tra maschi?…Argomenti ancora non rielaborati…vissuti spontanei, secondo i canoni dell’epoca, pero’ fondamentalmente rispettosi…
    Nella mia osteria, dove ho vissuto diciotto anni, erano tra i comportamenti normali…piu’ temibili per le donne sono i colletti banchi, allora come oggi…Penso a quel personaggio che hanno ammesso al Famelio!!

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