Piet Mondrian, giallo rosso blu
di Cristiana Fischer
Ho composto questo testo con citazioni da alcuni autori a cui ho inframmezzato alcuni miei versi. I testi appartengono sostanzialmente a tre autori: il teologo Sergio Quinzio, il fisico Carlo Rovelli e la filosofa Annarosa Buttarelli.
Le due citazioni iniziali, tratte da un racconto di Daniele Del Giudice e da una voce di Wikipedia, fanno da introduzione – con un sottotitolo quasi scherzoso: “perché il cielo è nero?” – al tema generale dell’intero testo, che mi è stato suscitato da letture, e riletture, recenti.
In modo quasi inconsapevole ho alternato la riflessione sul cristianesimo drammatico di Sergio Quinzio con le chiare spiegazioni e ipotesi scientifiche di Carlo Rovelli e le posizioni femministe, che mi corrispondono, di Annarosa Buttarelli. Questi due autori rivolgono la loro attenzione al mondo di quaggiù, al regno degli uomini invece che al Regno di Dio, cui rimandano i due testi di Quinzio.
La mia posizione, come appare dai versi di commento a Rovelli e a Buttarelli, si iscrive nel cerchio della vita di quaggiù, ma sono ambiguamente attratta dalle speculazioni di Quinzio. Tuttavia i miei versi di commento alle citazioni tratte dai suoi libri insistono non solo sul “povero dio umano”, ma anche sulla superbia teologica che pretende di dominare la morte e di stabilire una storia umana unitaria, con la memoria-tradizione “succedaneo di vita”. Credo però, in definitiva, che una tale ambiguità di interessi, non riguardi solo me.
1. perché il cielo è nero?
“Lì per lì Barnaba, ancora così preso, pensò un attimo alle bolle di sapone, sul serio, in effetti in qualche trattato di Marat se ne parlava, come l’effetto di materie coloranti che alla fine prendevano il loro posto nella bolla, il giallo in alto, il blu in basso, il rosso al centro, il contrario esatto dell’arcobaleno” 1
L’Universo è in espansione (come provato da Hubble) e quindi le sorgenti di luce, come le stelle o meglio le galassie, si stanno allontanando da noi: la lunghezza d’onda della radiazione che riceviamo aumenta, cioè la luce della sorgente si sposta verso l’infrarosso (il cosiddetto REDSHIFT). Questo significa che la radiazione delle stelle che si stanno allontanando da noi si sposta verso il lato rosso dello spettro, tanto da non più essere visibile.2
come se
immaginare l’infinito che ci appare
ci avvicinasse al dio che lo contiene
La maggior parte dei cristiani non ha più nemmeno il sospetto che la speranza cristiana è la resurrezione dei morti.
Ma la vittoria del Signore che urla sulla croce, che è un morto redivivo, che per duemila anni vede capovolto e beffato il suo annuncio, che dovrà distruggere nell’apocalisse l’opera delle sue mani, che dovrà per sempre abbandonare tante sue creature diventate massa informe e inestricabile per salvare solo un minimo resto, “come un pastore salva dalla gola del leone due zampe o un brandello d’orecchia” (Amos, 3,12) è troppo simile a una sconfitta.3
il povero dio umano impersona
potere e conoscenza individuale
sostiene l’oltrevita come un trucco
del pensiero simbolico e proietta
sul vuoto immaginario la sua forza:
vita perenne in materia scoperta
che ci guida come pecore matte
2. il tempo futuro del regno
Dio è morto nel tempo mondano ed è (sarà) vivo nel futuro tempo del regno, ma in realtà l’unico vero tempo è quello del regno di Dio, la vera realtà è quella escatologica e tutto quello che accade prima non ha definitiva consistenza (quindi non l’ha la morte e non l’hanno i nostri argomenti).4
Non so come le speranze e le angosce messianiche e apocalittiche siano entrate in me.
Se vedo una possibilità di comprensione reciproca tra religioni o fedi diverse, è solo nel loro consapevole morire nella storia del mondo, nella negazione che tutte patiscono proprio quando sono ridotte laicamente a eticità. Solo nella morte si possono conciliare realmente le diversità e le opposizioni, così come solo nella morte di Cristo può essere concepita la conciliazione fra la divinità e l’umanità.5
una sapienza sostanziale
nelle concrete circostanze:
quelle che credendo dominare
la vostra morte intanto proiettate
sui tempi in cui già siete morti e la memoria
succedaneo di vita vi conforta
3. la storia del mondo
Il cuore dell’interpretazione “relazionale” della teoria dei quanti, che qui illustro, è l’idea che la teoria non descriva il modo in cui gli oggetti quantistici si manifestano a noi (o a speciali entità che che “osservano”). Descrive come qualunque oggetto fisico agisca su qualunque altro oggetto fisico.
La teoria dei quanti è la teoria di come le cose si influenzano e questa è la migliore descrizione della natura di cui disponiamo oggi.
Il mondo si frantuma in un gioco di punti di vista, che non ammette un’unica visione globale. E’ un mondo di prospettive, di manifestazioni, non di entità con proprietà definite o fatti univoci.6
La maggior parte dei buchi neri individuati nel cielo sono nati da stelle che hanno finito di bruciare. La luce indugia presso l’orizzonte (la bizzarra superficie che circonda il buco nero), trattenuta dalla gravità, prima di riuscire ad allontanarsi.
Una stella come il sole impiega miliardi di anni a bruciare. L’onda di irreversibilità che produce investe quotidianamente la terra, e dà luogo agli innumerevoli processi irreversibili che costruiscono la biosfera.
Conosciamo il passato perché nel presente ci sono tracce del passato, per esempio nella nostra memoria. Il motivo per cui ricordiamo il passato, e non il futuro, sta interamente nel fatto che l’universo era più lontano dall’equilibrio in un momento del passato di quanto non lo sia ora.
La direzione del tempo è questo equilibrarsi delle cose. Questo andare verso l’equilibrio.
In un universo in equilibrio nessun fenomeno ci permetterebbe di distinguere il passato dal futuro.
Per pensare dissipiamo energia … il nostro pensiero è uno dei prodotti del disequilibrio iniziale.
forse, come è accaduto per decenni al buco nero nel centro della via lattea, forse questi minuscoli buchi bianchi nel cielo potremmo anche averli già rivelati da parecchio, senza averli ancora riconosciuti: una parte della materia oscura potrebbe forse essere costituita proprio da miliardi e miliardi di questi piccoli, delicati buchi bianchi, che ribaltano il tempo dei buchi neri, ma non troppo, e fluttuano lievi nell’universo, come libellule…7
tutto ci riporta a corporale comune finità
io lo dico e l’animale non parla,
è in me e mi guarda
e conosciamo l’identica sorte
4. custode millenaria del bene-giustizia
Negativo e male non vanno necessariamente d’accordo. C’è del male anche quando non possiamo parlare propriamente di sventura ma indichiamo qualcosa che partecipa della materia di cui siamo fatti noi esseri umani e di cui è fatta la condizione umana stessa; qualcosa che ha una realtà e un’alterità sperimentabili nella vita terrena.
Il “bene” ha già avuto un inizio di riconcettualizzazione secondo un orientamento femminile.
Sempre e imprescindibilmente siamo in grado di scegliere quello che fa bene e quello che fa male, poiché siamo sempre costituiti di parti della sostanza della natura che da sempre “è già lì”.8
guardare
da un fuori vegetale dai minuti
movimenti del tempo
del vento e della luce
non è contemplazione è logica
osservazione razionale delle linee
di frattura e degli scontri
del mantello ribollente: tutto appare
un intreccio di linee brulicante
di formiche alate e urticanti
a un pelo di distanza dalla terra la fascia
del nostro nulla possibile
Il materialismo radicale, compreso quello consumistico contemporaneo, dice che come non c’è nulla al di fuori dell’esistenza terrena, tanto più non ci può essere mistero in questa nostra condizione. Iris Murdoch rovescia completamente questa posizione perché ammette da subito qualcosa di misterioso che accompagna la vita umana; quindi è una pensatrice metafisica sui generis, perfino potremmo dire che sia una pensatrice della trascendenza nell’immanenza, ed è questa una delle novità del pensiero femminile: il fatto che si rinunci di ricorrere a Dio per spiegare tutto ciò che ci accade, mentre nello stesso tempo non si nega la trascendenza.
Perché per le donne è più facile orientarsi al bene? Perché è una qualità dell’autorità femminile potremmo rispondere; perché c’è un amore per la realtà rimasto intatto in quanto non ha collaborato con molte finzioni costruite nel mondo voluto dagli uomini.
Torniamo a constatare come sia difficile per un uomo amarci e volerci bene, come testimonia la continuità paradossale della misoginia millenaria, in un mondo che vede l’inarrestabile protagonismo femminile.9
la mia materia peregrina
se tutto va e tutto si conforma alla sua eternità
come materia mentale si conserva. forse un altro mondo
si apre in cui materia
divina sia l’unica realtà (ma il dio umano
non corrisponde a insondabile sostanza
impenetrabile, materialismo
conseguente per la nostra umanità). la vita
si estende nella vita e la memoria
dei nostri morti ci affaccia alla fine.
si vive così veleggiando
sul vuoto, l’anima del vento
annuncia
quel che lo spirito ha afferrato: che mai
cessa l’avvertimento
che l’infinito non è spazio né tempo
ma è reale in sola dimensione
corporale
Note
1 Daniele Del Giudice, I racconti, Einaudi, 2016
2 https://www.passioneastronomia.it/
3 Sergio Quinzio, Dalla gola del leone, Adelphi, 1980
4 Sergio Quinzio, op. cit.
5 Sergio Quinzio, Mysterium iniquitatis, Adelphi, 1995
6 Carlo Rovelli, Helgoland, Adelphi, 2020
7 Carlo Rovelli, Buchi bianchi, Adelphi, 2023
8 Annarosa Buttarelli, Bene e male sottosopra, TLON, 2023
9 Annarosa Buttarelli, op. cit.